Ricevo da Mario, momentaneamente "non disponibile", e pubblico (magari gli facciamo la sorpresa di trovare un dibattito ben avviato sulla strada indicata...)
Auguri Mario, ti aspettiamo presto!!! Che la forza sia con te...
ANCORA UNA VOLTA IN MEZZO AL GUADO
Rieccoci ancora una volta in mezzo al guado, senza certezze e sicurezze (se mai le avessimo cullate) di poter continuare ad avere dei referenti politici e governativi, con un minimo di “cultura di sinistra” e credibili da vari punti di vista.
Abbiamo assistito ad un continuo titubare dei governanti “di questa sinistra” sui grandi temi dei diritti civili, della immigrazione, di una politica che sapesse riappropriarsi del ruolo guida di indirizzo e controllo della Politica sulla economia e per il welfare o per la sovranità nazionale capace di difendere i Diritti Fondamentali della Persona Umana contro ambizioni di negazione e pratiche di tortura, come fossero spaventati, e di più terrorizzati non solo delle controffensive vaticane, dei tassisti o dei professionisti dell’evasione fiscale, dei cittadini timorosi di ogni diversità, ma anche dai grandi interessi dei potentati economico finanziari (in cui certi suoi esponenti sono stati trovati collusi alla medesima cultura di profitto senza regole) e dallo strapotere minaccioso del Governo Statunitense, negazionista delle minimali e fondamentali conquiste della Democrazia, nata nel suo stesso Paese.
Per poi trovarci a veder battuto questo Governo, e con lui cadere ogni speranza di resistere alla delicatissima situazione di governabilità determinata da una legge elettorale che i suoi stessi estensori avevano definito “una porcata”, per una “incredibile rigidità” su temi di politica estera ed internazionale che sarebbe ignobile non riconoscere avevano invece cominciato ad assumere (in un,per me, inaspettato intervento del Ministro D’Alema) i toni sperati dalla base di sinistra di una discontinuità dal servilismo berlusconiano e dal massimilismo della destra verso le attese del dominus statunitense (che e’ altra cosa dal Popolo e dalla Civiltà statunitense)
E questa volta – vedrete - si andrà alle elezioni subito, o saremo costretti in nome di una governabilità caricata del ricatto di questa sciocca ed inaudita caduta ad ingoiare, nei prossimi due o tre anni di tormento, rospi ben peggiori di quelli per i quali abbiamo issato il vessillo del “non possumus”. E comunque ad assistere a grandi e sotterranee manovre per ricostruire quel “grande centro” che potrà, vorrà e saprà fare a meno dei residui della cultura comunista, in nome di un apparente e contestuale distacco dalle destre trionfalistiche, integraliste e massimaliste (come dice Follini “parlare con Bertinotti non è meno pesante che parlare con Calderoli” Grazie infinite della considerazione, signor prossimo Ministro).
Si vorrà punire questa “inaffidabile sinistra, incapace a garantire stabilità di Governo” esponendola al ludibrio degli elettori, ma si ricostruirà forse una alternativa a Berlusconi molto più solida e tuttavia priva dell’anima sociale e solidale che solo una cultura comunista poteva installare in Governi animati dalla affabulazione del neoliberismo selvaggio. E noi, la base, dovremo ricominciare tutto daccapo, un’altra volta, tornando a cucire dal basso, se avremo capacità e consapevolezza del compito e dell’obiettivo, la tenue tela della politica solidale ed antiliberista di una cultura di sinistra che ha saputo fare i conti, molto più e molto prima dei suoi rappresentanti istituzionali, con un passato di deludenti mistificazioni di un pensiero comunista autentico e che si sta battendo (deve continuare a battersi) perché la sua nobiltà non muoia per le colpe dei suoi piccoli e grandi Stalin. Ne abbiamo o no il diritto ed il dovere?
E’ stato forse dichiarato morto il Vangelo per le colpe storiche della Chiesa? Per i Papi simoniaci e nepotisti, per quelli lussuriosi ed incestuosi, per il terrore dei roghi e delle torture, per lo sterminio dei popoli indigeni, per la colpevolizzazione della donna e la insignificanza in cui vennero relegati i bambini? E’ forse stato dichiarato morto il Vangelo per i preti pedofili e pornografi, per quelli iscritti nelle più torbide congregazioni massoniche o simili, per i Marcinkus e per i traffici illeciti dello IOR per garantire riciclaggio di denaro sporco e costituzione di fondi neri finalizzati alla corruzione politica (collegati ad efferati delitti), per le connivenze con la mafia fino ad ospitare in una cattedrale il feretro di uno dei capi piu’ sanguinari della criminalità organizzata?
E’ forse morto il Vangelo per i funerali negati a Welby ma celebrati con grande enfasi e retorica per i grandi suicidi di Stato? Forse sono stati negati a Giovanni Paolo II per aver chiesto anche lui di “interrompere l’accanimento terapeutico”, con quella frase che nel suo caso e’ stata celebrata come ansia di riunirsi al Padre celeste “Lasciatemi andare!”?
Perché dovrebbe morire la nostra idea di comunismo, allora, per le colpe di chi pretese di impersonarne con violenza ed unilateralismo le attese e le speranze? E dovremmo farlo proprio oggi quando i signori delle guerre e del mondo globalizzato dell’economia selvaggia e del primato esclusivo del profitto sulla dignità umana stanno affamando milioni di Persone Umane, stanno costringendo migliaia di bambini a diventare killer sanguinari, stanno defraudando di diritti e di futuro la più larga parte dell’umanità. NO, è nostro dovere rivendicare, qui ed ora, la insostituibilità di quei principi di civiltà nati nella rivoluzione francese, confermati dalla rivoluzione americana e rinsaldati dalla rivoluzione sovietica. Principi superiori a qualsiasi distorsione storica e banalizzazione interessata dei loro antagonisti feroci ed avidi di insaziabile ed insindacabile potere.
Ma per fare questo non basta essere animati da quei principi, se poi non sappiamo declinare i compiti ed i ruoli che competono a ciascuno: alla base quello di rivendicarli costantemente, denunciandone i ritardi, ai rappresentanti quello non solo di essere dei megafoni acefali dei desiderata della base ma di divenire anche gli artefici dei percorsi e degli strumenti politici perché quegli obiettivi siano perseguiti con la costanza e la progressività che sempre sono necessari alla crescita della civiltà.
Perché il “nuovo” Governo, per costruzione artificiosa o per esito elettorale, si farà, vedrete. Se non da subito lo si costruirà con costanza ed abnegazione, forse proprio utilizzando i “sensi di colpa di una sinistra puerile ed insipida”, fino a divenire coautrice della sua marginalizzazione. Da Casini fino a D’Alema, si farà, come ieri dal PLI fino al PSI. Gli applausi di certi settori del Parlamento alle pur sofferte dichiarazioni di D’Alema la dicono lunga su quello che si va costruendo. Anche per colpa e responsabilità di nostri rappresentanti istituzionali.
Il paradiso di una umanità solidale, non più conflittuale secondo logiche sanguinarie ma solo secondo regole di convivenza e di dialogo, cari compagni, dovremmo ormai saperlo o averlo imparato, non ci verrà più regalato gratuitamente da nessuno, in specie da qualche signore e demiurgo della storia. Sarà solo il frutto di ciò avremo saputo costruire, ed ancor prima seminare, con la fatica quotidiana dell’impegno e della militanza e pagando il prezzo di questa necessaria fatica. E soprattutto con quella lucidità che faccia tornare la Politica alla dignità del suo ruolo e compito, quello di portare a sintesi la analisi che solo dalla base può venire, per intercettare possibili obiettivi, individuare percorsi condivisi e praticabili di avvicinamento progressivo, inventare gli strumenti attraverso cui rendere l’utopia sempre più come un traguardo perseguibile.
Dovremmo provare allora, io credo, a valutare se non sia necessario ripartire da quell’intervista del 1981, di quel grande leader comunista che fu Enrico Berlinguer, sulla questione morale. Sapendo coniugare su di essa la analisi delle collusioni funzionali al sistema di sudditanza atlantica, delle complicità con il sistema di corruzione e di criminalità organizzata, della negazione di vera Democrazia e del riconoscimento dei Diritti Fondamentali, delle garanzie e delle tutele che caratterizzano la vera Democrazia.
Perché, invece di lasciare che si costruiscano nuovi “pensatoi” (come fabbriche di programmi molto simili a batterie di allevamenti del pollame) dove si elaborano gli improbabili programmi di impossibili convivenze tra anime incompatibili della cultura politica, non proviamo a scriverlo dal basso un nuovo programma politico della nuova sinistra, orgogliosamente comunista e consapevolmente antitetica al “socialismo reale” di sovietica o cinese memoria, ma al tempo stesso ostinatamente antifascista e portatrice di una nuova ansia di solidarietà internazionale incompatibile con lo sposalizio infausto con le attese egemoni del dominus statunitense e con le teorie di un liberismo selvaggio renitente ad ogni assoggettamento alle politiche sociali in nome del puro e solo profitto?
Proviamo, compagni. Proviamo a darci delle scadenze. Che so, una settimana per la individuazione dei punti fondamentali di un simile programma, poi una suddivisione in gruppi che si scambino in rete analisi, diagnosi e propongano terapie per ciascuno dei punti emersi, un mese per sottoporre a tutti i risultati organici e sistematici di questi studi di settore, un mese di tempo per un vero dibattito in rete (e non per le esternazioni apocalittiche o narcisistiche di qualcuno) e per la stesura di un progetto condiviso sul quale convocare i candidati a nuove future, più o meno prossime, tornate elettorali ovvero esprimerne di nostri, di candidati al Parlamento, se lo riterremo necessario ed utile.
Ma e’ necessario, compagne/i, che noi abbiamo un’idea condivisa di partenza sui diversi compiti e ruoli della base, cioè di ciascuno di noi nel suo ambiente di vita e di lavoro, e dei rappresentanti politico-istituzionali che avremo saputo esprimere.
E ritengo necessario, per questo, aprire una parentesi sulla mia esperienza di “militare”, cioè di Ufficiale formato in una Accademia, perché sia a tutti chiaro come a volte il potere sia in grado di condizionare anche i compagni più in buona fede per renderli inconsapevolmente funzionali ai propri interessi ed obiettivi, come potrebbe essere accaduto anche al nostro compagno Turigliatto, convinto che portare e rappresentare i valori della base possa significare anche rompere senza aver valutato conseguenze, alternative e prospettive politiche.
Ebbene in quei momenti di “formazione” ci veniva insegnato con assoluta trasparenza cosa significhi essere “gli specialisti”, coloro che sono chiamati ad intervenire efficacemente e risolutivamente di fronte all’insorgenza di virus sociali inusitati e pericolosi per la stabilità.
Uno “specialista” è certamente colui che può e sa intervenire “chirurgicamente” su una nuova e sconosciuta “infezione”; ma il vero specialista è colui che sa trasformare il virus, isolandolo e studiandolo con assoluta scientificità, in vaccino manipolandolo a sua insaputa. Per questo studia approfonditamente ogni insorgenza sconosciuta fino a riconoscerne il virus e capirne i meccanismi di riproduzione, e poi per manipolarlo a sua insaputa perché si trasformi in “vaccino”. Cioè quando quel “virus manipolato e ridotto in vaccino” sarà re-inoculato nel corpo sociale, dopo l’isolamento ed il trattamento, egli si agiterà convinto di generare la sua stessa moltiplicazione (e rivendicandola come sua insopprimibile natura), ma così facendo svilupperà esso stesso gli anticorpi necessari e sufficienti ad ucciderlo.
Badate, amici ed amiche, compagni e compagne, spesso ho trovato compagni insofferenti a valutare che questa prospettiva e queste tecniche potessero essere state utilizzate nei loro personali confronti o con appartenenti al proprio ambito sociale e politico, ma la scientificità del metodo medico (da Plinio in avanti) è stata assunta in tutta la sua complessità solo dalla destra e dalla logica del potere, mentre a sinistra ce ne siamo rimasti a discutere delle sole possibili “infiltrazioni” e mai delle “manipolazioni” che avremmo potuto subire e dei processi inconsapevoli cui saremmo stati necessariamente esposti. “L’infiltrazione” infatti è’ tutt’un’altra cosa dalla “manipolazione”, in politica come in medicina, dove la branca della chirurgia è tutt’un’altra cosa dalla branca della biologia e della ricerca che accompagna quest’ultima. Entrambe si sviluppano attraverso il progresso di metodologie e di tecnologie come di strumentazione e di dottrina, entrambe si fondano sulla sempre più minuziosa conoscenza della fisiologia e dell’anatomia del corpo, ma l’una è invasiva ed in qualche misura sempre violenta, l’altra è astuta e spesso subdola, perché studia processi di aggressione del male che a volte possono trasformarsi in armi di attacco, come gli strumenti della guerra batteriologica.
E’ con questa consapevolezza che il nostro studio dovrebbe saper porre con limpidezza anche le modalità con cui un rappresentante istituzionale dovrebbe saper interpretare le attese della base. Infatti, tornando al caso della malattia di un familiare, è evidente che le attese dei parenti siano quelle di un pieno e pronto ristabilimento in salute, ma è altrettanto evidente che il “medico” dovrà sapersi accontentare di progressi, per quanto lenti, di un processo che guardi alla salubrità come punto di approdo e non come aspirazione di immediatezza. Saremmo forse così sciocchi da chiedere l’interruzione delle cure solo perché a nostro giudizio i progressi sarebbero troppo lenti, e senza avere nessuna alternativa in mano che quella di affidarci a qualche sciamano o “maghetto” televisivo?
Vedete, la presa di coscienza di nuovi diritti, come quello alla salute o alla dignità del malato, sono stati fondamentali per la mutazione della medicina tradizionale da baronia insindacabile e potere devastante sulla persona in modalità di servizio alla sanità e di rispetto del paziente, ma nessuno potrà pretendere di sostituirsi al medico in sala operatoria o quale terapeuta medico per il solo fatto di aver contribuito a questa nuova cultura della medicina. Dovrà, se vorrà sostituire quanti egli ritiene siano dei “baroni”, aver acquisito tutte le competenze specifiche per operare con una cultura diversa ed in un’ottica diversa e nuova della professionalità medica, ma le competenze di base dovranno essere state assolutamente acquisite. A pena di dover diversamente abbandonare il campo alla prima appendicite, per aver distribuito budella in tutta la sala operatoria senza sapere come rimediare. Con buona pace di tutte le intenzioni buoniste di saper esercitare una “medicina dolce e rispettosa della persona umana”.
Perciò al Parlamento dovrà entrare e dovremo mandare certamente gente che abbia una storia che ne certifichi la condivisione delle nostre aspettative., ma che abbia anche studiato ed abbia voglia di perfezionarsi nella specifica professione della Politica, che non è l’arte del compromesso, ma l’arte del possibile in vista dell’auspicabile.
Beh, io penso che nessuno di noi lascerebbe che a costruire la sua casa provvedessero in assoluta indipendenza geometri o muratori. Chiunque abbia avuto la ventura e la fortuna di poter scegliere la propria casa sa di aver imparato e dovuto imparare molte competenze per le quali si riteneva assolutamente inidoneo: da muratore ad idraulico, da elettricista ad imbianchino. E soprattutto di aver preteso che i “professionisti” realizzassero un modello di casa il più vicino possibile al “sogno” che ciascuno di noi aveva pensato. Abbiamo poi cercato gli strumenti finanziari per realizzare il sogno, abbiamo accettato di ridimensionarlo quando abbiamo capito che non potevamo “ottenere tutto e subito”, abbiamo accettato di sottometterci ai sacrifici che il “possibile ed il praticabile” rendevano comunque necessari.
E chi di noi, avendo un familiare ammalato in casa, non è divenuto un “piccolo esperto” di terapie, effetti collaterali di medicinali, “esperto infermiere” del degente, consulente ed interlocutore del luminare di medicina al quale nessuno pensava di potersi sostituire, ma dal quale pretendere rispetto e pari dignità nella diversità di ruolo e competenze ci appariva cosa del tutto legittima e scontata?
In certi casi l’ordinarietà della vita passa normalmente in secondo piano, le ferie e le vacanze divengono un piccolo rimpianto ma al quale si rinuncia con serenità per la consapevolezza del “dovere” di dover stare “al pezzo”. Che si tratti del progetto casa o della salute del familiare. E’ vero o no?
Perché non farlo allora, molto umilmente, ma con la stessa determinazione per la Politica, per la nostra casa comune, che è il Paese Italia, e per il nostro futuro comune la cui natura, violenta e frantumata o pacifica e solidale, dipende solo da noi e da quanto avremo saputo seminare perché possa avere speranza di crescita?
Fatemi sapere quel che ne pensate. Domani è un altro giorno, ma dipende da noi se partecipare o meno alla costruzione del volto con cui questo futuro ci si presenterà.
Mario