"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci
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sabato 28 aprile 2007

Un invito cinematografico

Vorrei invitarvi, cari amici, a vedere un film che mi ha molto colpito: Salvador, 26 anni contro.
Si tratta della storia vera dell'anarchico catalano Salvador Puig Antich, in lotta contro il regime franchista, e ultimo garrotato dalla mano del boia il 2 marzo 1974. Ultimo perché la sua barbara uccisione servì a risvegliare le sopite coscienze del popolo spagnolo, forse bisognoso di un martire per intraprendere il cammino della rivoluzione che porterà alla deposizione del sanguinario dittatore.
Il film è diviso in due parti: nella prima si assiste alle prime imprese di Salvador e i suoi compagni all'interno del MIL (Movimento Ibèrico de Liberaciòn); nella seconda alla straziante attesa di una grazia che mai arriverà. Salvador è colpevole di aver ucciso accidentalmente un poliziotto in uno scontro a fuoco durante un'imboscata che gli viene tesa. Vengono proposte ben due condanne a morte, ma Salvador ha buone probabilità di cavarsela....finché l'attentato mortale da parte dell'ETA ai danni del presidente del governo franchista Carcero Blanco non ne fa un capro espiatorio. A nulla valgono le sollevazioni in Spagna e nell'Europa intera per salvargli la vita: il boia girerà la vite della garrota che spezzerà le vertebre cerebrali di Salvador.

I detrattori del film criticano fondamentalmente due aspetti:
1) la mancanza di dettagli sullo scenario storico del regime franchista, sulle motivazioni politiche che spingevano il MIL a quel tipo di lotta, e sulle modalità con cui questa lotta si esprimeva. Il MIL stesso, d'altronde, si è dissociato proprio in base alle suddette motivazioni dal modo di realizzazione del film, che trova troppo romanzesco. Ecco il testo di protesta del MIL:

2) l'eccessiva insistenza sul pathos della separazione dai proprio familiari, e l'indugiare della macchina da presa sulla scena della garrota.

Io, che ho apprezzato moltissimo il film, non fosse altro per avermi portato a conoscenza di questa storia, rispondo per il punto 1 che a mio parere questo universalizza per così dire la storia di Salvador, che potrebbe essere qualunque rivoluzionario giustiziato da un regime fascista, e ci insegna che "i morti parlano", che non si mette a tacere la rivoluzione uccidendone gli esponenti; poi chi vuole approfondire, come me, va a cercarsi le cose, chi non vuole dimenticherebbe comunque presto il film seppure fosse del tutto esplicativo, cogliendone solo gli aspetti più evidenti e "romanzeschi". Ci sono molti modi, non uno, per raccontare una storia: si può fare un film o un documentario. Questo era un film, un film sulla legittimità della rivoluzione e dell'agitazione armata ("Cosa hai fatto?" "Nulla di cui debba vergognarmi"), sulla violenza legalizzata dello Stato, infine un film contro la pena di morte. A tale proposito, per il punto 2, mi permetto di dire che se è straziante assistere a una simile scena, lo è ancor di più pensare che quella scena era, è stata, è vera, non finzione. Che gli Stati ancora oggi si vendica torturando i dissidenti, o facendoli "sparire".
Stupendo il rapporto che si instaurerà fra Salvador e un...servitore dello Stato che arriva a capire l'orrore che viene perpetrato.

"Se un uomo porta un cane al guinzaglio, è legato anche lui"

La pellicola è del catalano Manuel Huerga, e il protagonista è Daniel Bruehl, già straordinario interprete del meraviglioso e originale "Good Bye Lenin". Curiosità: Daniel Bruehl è di madre catalana e padre tedesco.

Salvador Puig Antich
Barcelona, 1948-1974
Per una storia dettagliata su Salvador vedi:
http://www.germinalonline.org/g97/internazionali.htm