"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci
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sabato 9 febbraio 2008

La Turchia liberalizza il velo islamico all'università

Centomila in piazza per dire "no"

La manifestazione ad Ankara

ANKARA (9 febbraio) - «La Turchia è laica e deve restarlo»: con questo slogan 100mila persone sono scese in piazza ad Ankara per protestare contro la liberalizzazione del velo islamico nelle università che il parlamento turco ha approvato oggi. «La Turchia è laica e lo resterà», «La Turchia non diventerà come l'Iran» gli slogan gridati dai manifestanti

100mila in piazza. La manifestazione in piazza Sihhiye è stata indetta da 67 organizzazioni non governative laiche, in buona parte femminili. «La Turchia è laica e lo resterà», «La Turchia non diventerà come l'Iran», sono gli slogan gridati dai manifestanti che mostravano anche ritratti del padre della Turchia, Mustafa Kemal Ataturk che inserì la laicità come principio immodificabile della Costituzione turca. «Il Parlamento, dominato dal partito filoislamico Akp, sta erodendo il regime repubblicano e lo sostituisce con la bigotteria. Essi vogliono distruggere la repubblica democratica laica», ha affermato dal podio Gokhan Gunaydin uno degli organizzatori. Si teme che dopo le università, il velo venga liberalizzato anche negli edifici pubblici, nei licei e nelle scuole medie, dove al momento è proibito. Una analoga manifestazione si era svolta il 2 febbraio alla vigilia dell'approvazione in prima lettura delle stessa riforma e aveva raggruppato oltre 125 mila persone.

La riforma. La riforma è stata approvata grazie al voto favorevole (411 su 550) dei deputati filoislamici dell'Akp e quelli nazionalisti del Mhp. Contrari invece tutti di deputati del partito di opposizione laico e di sinistra, Cop. Il primo emendamento (403 voti a favore e 107 contrari) ha inserito nella Costituzione un paragrafo che sancisce il diritto di tutti a un eguale trattamento da parte delle istituzioni dello Stato. Il secondo emendamento (403 a 108) stabilisce che «nessuno può essere privato del suo diritto a un'istruzione superiore». Il Partito repubblicano del popolo (Chp) ha già annunciato un ricorso alla Corte costituzionale. «Il velo è un simbolo politico. Non permetteremo che il nostro Paese torni al medioevo», ha tuonato il deputato Canan Aritman, cui ha fatto eco l'indipendente Kamer Genc, il quale teme che la legge possa creare il caos nelle università e condurrà alla disintegrazione della nazione. Passati i due emendamenti, il governo lavorerà alla modifica delle leggi che regolano l'istruzione superiore per specificare quale sarà l'abbigliamento ammesso, evitando così che le studentesse si presentino all'università in chador o col burqa.


fonte: http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=18562&sez=HOME_NELMONDO

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giovedì 7 febbraio 2008

Aborto, ma dove sono le donne Erode che descrivono i cattolici?

Nella foto: il dottor Lawn, di Cambridge, compie esperimenti su un bambino vivo nato da un aborto legale, a suo dire "per il bene dell'umanità".
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di
Gennaro Carotenuto, Domenica 3 Febbraio 2008, 11:50

Il documento delle cliniche di Ostetricia e Ginecologia delle quattro facoltà di Medicina delle università romane, La Sapienza, Tor Vergata, Cattolica e Campus Biomedico che prescrive, nel caso in cui un feto nasca vivo dopo un’interruzione di gravidanza, che il neonatologo debba intervenire per rianimarlo, “anche se la madre è contraria, perché prevale l’interesse del neonato” è del tutto pleonastico per almeno tre motivi.


In primo luogo è pleonastico perché sta parlando di pochissimi casi di scuola, estremi. L’aborto oltre i tre mesi viene affettuato solo per gravi malformazioni o per gravi rischi per la salute della madre. Ma dai tre ai cinque mesi, quando se ne concentrano la gran maggioranza, non c’è alcuna possibilità di sopravvivenza del feto. L’aborto oltre la ventunesima settimana di gravidanza riguarda di per sé un numero molto limitato di casi l’anno, e un numero limitatissimo di casi di sopravvivenza del feto che non è rappresentativo di alcun comportamento sociale.In secondo luogo il documento è pleonastico perché è del tutto evidente che se il feto sopravvive all’aborto viene a trovarsi in una condizione del tutto diversa il che rende più che scontato, anzi del tutto ovvio quello che prescrivono i ginecologi romani. Ovvero hanno del tutto ragione, ma con questo avere ragione non spostano di una virgola i termini del problema.

Le gravidanze delle quali parlano (è il terzo punto) non sono “gravidanze indesiderate”. Anzi, sono gravidanze desiderate ma a grave rischio alle quali si sottopongono per esempio molte primipare ultraquarantenni. Sono donne che desiderano il figlio e riscontrano malformazioni attraverso esami complessi come l’amniocentesi. La decisione dell’aborto è in questi casi sempre una scelta nella quale il parere del medico è decisivo.

Dove sono allora queste donne sulle quali indugia il documento? Dove sono le donne che sapendo che il feto è nato vivo pretendono che non venga rianimato? Dove sono queste donne Erode che di fronte ad un bambino nato vivo esigono espressamente di non rianimarlo?

Se esistono davvero se ne pubblichi la casistica. Ma semplicemente non esistono. Sono un parto della fervida e fervente fantasia della pubblicistica anti-194 che riesce a far giungere in prima pagina documenti che non aggiungono nulla come quello di oggi.

La donna-Erode è una parte fondamentale della pubblicistica anti-194. E quella donna che esprime “parere contrario” alla rianimazione dell’a quel punto neonato, calzerebbe a pennello -se esistesse- con l’immagine dell’infanticida voluta da Giuliano Ferrara e chi per lui. Ma quella donna non esiste.

Al contrario la pubblicistica cattolica nel tempo ha esaltato i casi di donne in odore di santità che hanno portato a termine gravidanze per lasciare poi uno o molti orfani nelle mani della divina provvidenza.

Se l’immagine dev’essere da una parte quella della donna-Erode che esige l’infanticidio e dall’altro della santa che preferisce morire pur di non abortire, è evidente che si è compiuta una scelta violenta. Una scelta dove non si vuole il dibattito ma uno scontro aspro che inquinerà -come se non lo fosse già abbastanza- tutta la campagna elettorale.


fonte: http://www.gennarocarotenuto.it/1809-aborto-ma-dove-sono-le-donne-erode-che-descrivono-i-cattolici

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2 LETTERE, TRA LE TANTE


Mio nipote idrocefalo nato di 26 settimane

Sono la nonna di un ragazzino disabile, nato alla ventiseiesima settimana di gravidanza, al quale non è stato permesso di morire.

Subito dopo la nascita venne tenuto per più di cinquanta giorni in rianimazione, poi fu operato tre volte e quando aveva tre mesi fu consegnato ai genitori ai quali i medici non seppero o non vollero dire alcuna cosa circa il suo futuro.

Il bambino era ed è idrocefalo, gravemente cerebroleso, ovviamente spastico e ritardato. Ora mio nipote ha quattordici anni, gode, si fa per dire, di un assegno di accompagnamento irrisorio, a scuola cambia continuamente insegnante di appoggio, le strutture pubbliche che dovrebbero garantirgli un'assistenza lasciano a desiderare, non si sa che cosa potrà fare in futuro, quando nonni e genitori non ci saranno più.

Non mi piace fare la vittima, né piangermi addosso, ma mi permetto di essere furibonda e sdegnata con chi, sulla pelle altrui pronuncia sentenze. Perché lo fanno? Ho sempre creduto che un medico, anche se credente, fosse anche un uomo di scienza ed un professionista che ha promesso di non nuocere al paziente.
Ed allora? Perché?

Paola Pitossi
paola.pitossi@fastwebnet.it

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Io, figlio non voluto di un aborto maldestro

In questa Italia con la testa rivolta all'indietro che fa fatica a guardare avanti, , è tornato d'attualità il dibattito sull'aborto. Argomento nel quale credo sia necessario entrare in punta di piedi avendo profondo rispetto dei drammi di tutti i soggetti coinvolti: la donna ed il nascituro prima di tutto.

Io vorrei portare il punto di vista dei figli nati senza essere voluti: io sono uno di loro. Sono nato nalla Sicilia povera degli anni '50 e sono sopravissuto ad un maldestro, rudimentale e pericoloso tentativo di aborto non riuscito.

Ho amato lo stesso mia madre che è stata come me vittima di una situazione di grave arretratezza culturale, sociale ed economica.
Voglio dire a Ferrara ed a Ruini che non è bello vivere sapendo di non essere stati voluti. E' coem partecipare ad una cena di gala senza essere stati invitati. E' coem se se sulla carta di identità uno portasse la scritta nato per caso.

Voglio invitare a tenere conto dei drammi di tutti i soggetti coinvolti: la donna ed il nascituro prima di tutti. Limitare l'autodeterminazione della donna vorrebbe dire ampliare la casistica dei drammi. Facciamo in modo che la vita sia un dono del quale possano lietamente godere i genitori ed i figli, altrimenti che vita è.

Lettera firmata
Palermo

da Repubblica, 5 febbraio 2008

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Comunicato delle chiese protestanti

LEGGE SULL'ABORTO


Roma, 3 gennaio 2008 (NEV-CS02) - “L'autonomia riproduttiva delle donne è uno dei diritti umani fondamentali. Non si possono obbligare le donne ad avere figli o a portare avanti gravidanze indesiderate”. Lo ha dichiarato oggi la pastora Letizia Tomassone, vicepresidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). I protestanti italiani entrano così nel dibattito sull’aborto infuocatosi in seguito alla provocazione lanciata dal quotidiano “Il Foglio” di Giuliano Ferrara, che ha chiesto una "moratoria dell'aborto", prendendo spunto dalla risoluzione per la moratoria della pena di morte votata il mese scorso dall'Assemblea generale dell'ONU su iniziativa del governo italiano.

“Un figlio, una figlia - prosegue la vice presidente della FCEI -, sono iscritti nel desiderio della madre che disegna con la creatura concepita una relazione densa di significato e di vita. Quando questo non avviene, perché il concepimento è frutto di violenza o di frettolosa superficialità ed errore, la donna deve essere messa in grado di interrompere la gravidanza. Fino a quel momento sono infatti in gioco la responsabilità e la libertà che lei ha sviluppato nella sua vita. Per questo il senso di libertà individuale, che è riconosciuto e considerato oggi in Occidente come il fondamento del diritto civile, fa parte della costruzione della dignità femminile. La donna non è un puro contenitore di vita concepita altrove. E' un soggetto libero che crea relazione con questa vita. Negare che l'interruzione di gravidanza si inserisca in questo processo relazionale significa riportare le donne a un obbligo biologico che non ci appartiene più”.

Per la pastora Tomassone non è concepibile
accomunare aborto e pena di morte, come invece proposto da Giuliano Ferrara: “Abolire la pena di morte significa riaprire le possibilità di relazioni umane per gli ex condannati. Riammetterli in quel circuito di comunicazioni in cui la vita non è pura biologia, ma capacità e libertà di decisione. Così anche leggi come la 194, che riconoscono la capacità e la libertà decisionale delle donne, affermano la centralità della relazione. In questa riapertura del dibattito sulla 194 una cosa sola è importante: che si fermi l'attenzione su una educazione libera e critica degli adolescenti e, in modo diverso, delle donne e uomini immigrati, sulla sessualità e sulla decisione di avere figli e figlie”.

Per informazioni:
Agenzia NEV - Notizie Evangeliche
Federazione delle chiese evangeliche in Italia

tel. 06/48.25.120 fax 06/48.28.728
e-mail: nev@fcei.it

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domenica 3 febbraio 2008

Aborto, il documento dei medici riapre lo scontro sulla 194



Il testo dei cattedratici riaccende il dibattito sull'interruzione di gravidanza
Angius: "Profondo sdegno per l'aggressione a una legge giusta"



ROMA - Si divide il mondo scientifico
e si apre la discussione in quello politico dopo il documento firmato da un gruppo di cattedratici delle facoltà di Medicina delle università di Roma. Un testo nel quale si sostiene che nel caso in cui un feto nasca vivo dopo un'interruzione di gravidanza, il neonatologo deve intervenire per rianimarlo anche senza chiedere l'autorizzazione alla madre. E a riaccendere la discussione sulla legge 194, all'indomani della diffusione del documento, arriva anche l'appello anti-aborto di Benedetto XVI.

Esprime "rispetto e distanza",
nei confronti delle affermazioni del Papa, Fausto Bertinotti, "rispetto perché da tutte le cattedre religiose vengono delle sollecitazioni su temi etico-morali che le grandi componenti laiche, un po' sopraffatte dall'idea mercantile e scientista, hanno dimenticato. Ma questa non è una buona ragione per ascoltare queste parole con una dipendenza". Il presidente della Camera si dice "non d'accordo" e ritiene che "la legge sull'aborto in Italia sia una grande conquista di civiltà che fa onore a questo Paese e dà uno spazio anche di sofferenza ma di libertà alle donne".

Quanto al dibattito sulla 194, l'Udeur si associa al documento dei cattedratici, con la responsabile di bioetica del partito, Wanda Ciaraldi, che auspica un aggiornamento della legge "alla luce delle nuove tecniche di rianimazione dei prematuri, perché ogni feto ha diritto di essere curato né è pensabile che a tanti anni di distanza la 194 debba essere considerata intoccabile". E Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita, dopo aver partecipato all'Angelus di Benedetto XVI ribadisce che "a nessuno è permesso minimizzare il dramma umano e professionale del medico che si trova davanti a un prematuro nelle cui vene si vede pulsare il sangue".

Il documento dei medici conferma che "la scienza è al servizio della vita", dice Alfredo Mantovano di An, che plaude ai docenti di neonatologia, e alla loro difesa della vita, perché ciò confermerebbe a suo giudizio "che l'università italiana non è assimilabile alle poche decine di professori che hanno protestato per la visita del Papa alla Sapienza, e che la scienza è capace di porsi al servizio dell'uomo quando aderisce al dato di realtà".

L'unica voce di "profondo sdegno" - assieme a quella dei radicali - è quella di Gavino Angius, che a nome dei Socialisti interviene nella polemica e parla di "aggressione alla 194 perpetrata nelle ultime settimane dalle gerarchie vaticane e da gruppi a essere contigui". Sulla stessa lunghezza d'onda la segretaria radicale Rita Bernardini: "Condannare alla sofferenza non è difesa della vita" dice, attaccando "i potenti del Vaticano, dei partiti e della medicina" e in generale chi "vuole scegliere per gli altri al posto dei genitori, della madre, e prendere decisioni sulla vita di innocenti condannandoli ad un'esistenza di inferno sulla Terra".

(3 febbraio 2008)

fonte: http://www.repubblica.it/2008/02/sezioni/cronaca/documento-neonati/documento-aborto-dibattito/documento-aborto-dibattito.html

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Il Papa ringrazia i medici romani per il manifesto anti-aborto

«Rianimare feti anche contro la madre»


 Una sala operatoria

Non c'è un riferimento esplicito al manifesto dei neonatologi cattolici di Roma ma domenica all'Angelus papa Benedetto XVI rincara l'invettiva contro l'aborto. È del resto la 30° Giornata della Vita per la Chiesa Cattolica romana. E così, arriva l'appello a «tutelare e promuovere» la vita umana «sia prima della nascita che nella sua fase terminale». E diretto anche se annoverato in un richiamo generico arriva anche il ringraziamento a tutti quelli che « secondo le proprie possibilità, professionalità e competenze - ammonisce il Pontefice - si senta sempre spinto ad amare e servire la vita, dal suo inizio al suo naturale tramonto».

E il documento reso pubblico alla vigilia della Giornata cattolica per la Vita più il richiamo antiabortista del Papa danno, come al solito, spazio a alcuni politici dell'Udc, da Cesa a Buttiglione, per applaudire e schierarsi nel codazzo.

Ma cosa avevano detto i neonatologi antiabortisti di alcune università come La Sapienza, Tor Vergata, La Cattolica e il Campus Biomedico? Avevano detto che nel caso in cui un feto nasca vivo dopo un'interruzione di gravidanza, il medico neonatologo deve intervenire per rianimarlo, «anche se la madre è contraria, perché prevale l'interesse del neonato». A sostenerlo in particolare è Domenico Arduini, direttore della clinica di ostetricia e ginecologia dell'università di Tor Vergata, uno dei firmatari del documento condiviso dalle università romane di medicina secondo cui va rianimato qualsiasi prematuro che mostri segni di vitalità.

«Un neonato vitale, in estrema prematurità, va trattato come qualsiasi persona in condizioni di rischio ed assistito adeguatamente». È quanto viene affermato in un documento approvato ieri dai direttori delle cliniche ginecologiche delle facoltà di medicina delle università romane, Tor Vergata, La Sapienza, Cattolica e Campus Biomedico.

Il documento è stato discusso nel corso del convegno al Fatebenefratelli dedicato alla giornata della vita in relazione alla prematurità estrema. «Con il momento della nascita la legge - afferma il documento - attribuisce la pienezza del diritto alla vita e quindi all'assistenza sanitaria. L'attività rianimatoria esercitata alla nascita dà il tempo necessario per una migliore valutazione delle condizioni cliniche, della risposta alla terapia intensiva e delle possibilità di sopravvivenza, e permette di discutere il caso con il personale dell'unità ed i genitori». Tuttavia, sostengono i firmatari, «se ci si rendesse conto dell'inutilità degli sforzi terapeutici, bisogna evitare ad ogni costo che le cure intensive possano trasformarsi in accanimento terapeutico». Il documento si riallaccia alle problematiche emerse in questi ultimi mesi circa i limiti dell'aborto in relazione all'avanzamento delle tecniche rianimatorie e di sopravvivenza del feto. Alcune preoccupazioni erano state espresse dai vescovi italiani, mentre le società scientifiche dei neonatologi hanno prodotto diverse linee guida per adeguare gli interventi. «Nell'immediatezza della nascita - ha spiegato Cinzia Caporale, componente del Cnb - il medico deve agire in scienza e coscienza sulla opzione di rianimare, indipendentemente dai genitori, a meno che non si palesi un caso di accanimento terapeutico». Secondo Caporale il medico deve quindi rianimare sempre, decidendo caso per caso.

Nell'ipotesi in cui il feto sopravviva all'aborto «non ritengo necessario chiedere il consenso della madre. In questo caso infatti si esercita un'opzione di garanzia con cui si tutela un individuo fragile e vulnerabile, qual è il neonato, in un fase in cui non si hanno certezze cliniche». Una volta che però la rianimazione ha avuto inizio e la situazione clinica evolve in modo sfavorevole, «con mezzi di cura troppo onerosi rispetto ai risultati che si possono ottenere non c'è l'obbligo di cura, ma è anzi doveroso moralmente sospendere la terapia». Nicola Colacurci, dell'Università di Napoli, ricorda come il problema della rianimazione dei feti prematuri sia «stato ampiamente discusso, e non siamo mai riusciti a elaborare un documento condiviso. Anche perché la legislazione italiana è pazzesca, con due leggi, la 40 e la 194, in contraddizione tra loro. Servirebbe chiarezza». Di fatto si potrebbe creare il paradosso di una legge che con una mano consente alla madre di abortire entro un certo termine, e con l'altra obbliga il neonatologo a intervenire sul feto. Per questo, spiega Colacurci, «ci vorrebbe una legge che fissi il limite temporale oltre il quale intervenire sul feto. 18, 20, 22 settimane? È lo stato che deve dirci come intervenire, non si può ogni volta, come è successo spesso, correre il rischio di venire denunciati per omissione di soccorso».

Nella Giornata della Vita parla anche l'arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi dice espressamente di non voler fare «un rimprovero, una denuncia, un'accusa alla società civile». Il suo è un invito e testimoniare ogni giorno che la vita è un dono sempre e comunque e che per ciò va difesa, sostenuta e aiutata seguendo l'esempio di Gesù che per la vita ha donato tutto se stesso. Bisogna cercare di fare «un'azione concertata» a cui collaborano singole persone, istituzioni e risorse, bisogna saper offrire gesti di ascolto, di accompagnamento di vicinanza, ma sempre «in termini delicati - sottolinea l'arcivescovo di Milano -, rispettosi e insieme credibili e forti affinchè situazioni problematiche o negative di una vita, in particolare nascente, minacciata di essere soppressa possano ricevere una risposta coerente al vero e al bene di ogni persona, soprattutto nelle situazioni più disperate». Il cardinale non ignora il «dibattito sui più diversi problemi della vita umana, sotto l'incalzare inarrestabile delle scoperte scientifiche e delle applicazioni tecnologiche e sotto il peso schiacciante delle questioni politico legislative, delle condizioni sociali precarie di vita di persone e famiglie, dei poteri forti e dei grandi interessi economici». Si tratta di elementi che rendono «più acuta, anzi fondamentale e decisiva - prosegue - la problematica etica della vita umana, soprattutto ai suoi inizi e prima della nascita come pure al suo epilogo». Ma l'arcivescovo non parla mai esplicitamente della legge 194. Pone una sola domanda ai cristiani: «In questo campo abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare, tutto quello che dovevamo fare?». «È un esame di coscienza - conclude - che si impone, non per una facile o falsa auto assoluzione, ma per un salto di qualità, un impegno rinnovato e deciso a fare di più e meglio».


Pubblicato il: 03.02.08
Modificato il: 03.02.08 alle ore 14.35

fonte: http://www.unita.it/view.asp?idContent=72622

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sabato 2 febbraio 2008

I vescovi contro Zapatero: "Spagnoli, non votatelo"


VISTO IL 'SUCCESSO' ITALIANO, LA GERARCHIA CI RIPROVA
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1/2/2008 (7:39) - LA SPAGNA VERSO IL VOTO


Il primo ministro si difende: la maggioranza è dalla mia parte

LUIGI LA SPINA
INVIATO A MADRID


Il ministero della Sanità fronteggia uno dei più belli e noti viali di Madrid, il Paseo del Prado. Sulla facciata spiccano tre enormi fotografie con i volti di alcuni fra gli uomini più conosciuti della Spagna: un famoso giudice, uno scrittore e un presentatore tv. Sono, tutti e tre, gay dichiarati e, sotto i loro sorrisi, c’è un messaggio esplicito: «Noi usiamo il preservativo».

Basterebbe pensare a una trasposizione italica di tale scena, con gli effetti che avrebbe nella nostra società, per capire come, nonostante le apparenze, Madrid sia molto più lontana dalle nostre città delle due ore scarse che un aereo impiega per collegare i nostri due paesi latini. E per capire come il capo di governo di una nazione nominalmente cattolica come la Spagna possa affrontare senza troppi timori, senza imbarazzate giustificazioni, soprattutto senza palinodie un attacco così duro come quello che, ieri, i vescovi spagnoli gli hanno sferrato. Eppure, si stimano ancora in 8-10 milioni gli spagnoli praticanti. Persino nel suo partito, il Psoe, Luis Rodriguez Zapatero può trovare tra gli uno e i due milioni di sostenitori che si dichiarano cattolici.

La Spagna, erede di un impero unitario dalla fine del Quattrocento, conta su un senso dello Stato orgogliosamente difeso da tutti i suoi cittadini. Una separazione con la Chiesa tranquillamente rivendicata dall’intera classe politica, anche quella del centrodestra. E’ significativo, a questo proposito, che i leader del Partito popolare, lo schieramento che cercherà, il 9 marzo, di ottenere i voti per scalzare Zapatero dal palazzo presidenziale della Moncloa, non abbiano promesso, ad esempio, di cancellare tutte quelle riforme introdotte da colui che, in Italia, viene dipinto come un pericoloso e incosciente mangiapreti. Vogliono solamente togliere la dizione «matrimonio» alle unioni tra gay, ma non si sognano di abolire una legislazione di protezione giuridica ben più estesa di quella che era prevista nei cosiddetti «Dico», la proposta avanzata timidamente dal centrosinistra italiano e subito naufragata per i dissidi interni all’Unione.

Così le riforme approvate da Zapatero nel campo dei diritti civili, quelle più contundenti nei confronti della Chiesa, hanno ottenuto un consenso valutato, dai sondaggi dell’epoca, tra il 70 e l’80 per cento della popolazione. Ecco perché nel ritratto che traccia Suso de Toro nell’ultimo libro sul leader spagnolo, Zapatero rivendica di «non essere affatto un radicale» e di aver sempre interpretato il pensiero e la volontà della maggioranza dei suoi compatrioti.

Maria Teresa Fernandez de la Vega, vicepresidente del suo governo, peraltro composto per la metà da donne, forse caso unico al mondo, riassume la personalità del premier spagnolo con una formula molto efficace: «Una miscela di idealismo e pragmatismo». Zapatero è uno strano leader carismatico che deve smentire la sua fama di «timido», una caratteristica inadatta alla figura del capo di un partito moderno, ma si compiace di presentarsi come «reservado» e «austero». Una attitudine a frenare l’eccessiva esibizione di sé, che lui stesso definisce, con un termine difficilmente traducibile con una solo parola italiana «contencion». «La principale virtù - afferma il premier - di chi ha anche molto potere».

Perché un capo di governo che autodescrive la propria personalità a tinte così poco rutilanti abbia puntato la gran parte del suo primo mandato su un tale allargamento dei diritti individuali da suscitare la furibonda opposizione della Chiesa, in un paese, comunque, di antica tradizione cattolica, è spiegato da lui stesso con queste parole, sempre affidate al suo biografo: «Teoricamente il principio di uguaglianza tra uomo e donna non era una questione prioritaria della socialdemocrazia classica, così come lo era la difesa dei lavoratori, l’educazione, l’accesso alla sanità. Oggi, invece, è prioritaria, perché è un fattore di democratizzazione sociale. La sinistra operaia mancò di capire, ed è comprensibile per l’epoca, che il soggetto di cambio della storia, soprattutto nel XXI° secolo,... è la cittadinanza. Questo significa un’ampia espansione dei diritti, di libertà. Diritti sociali, economici e individuali».

Zapatero è consapevole, dunque, che la sua proposta ai partiti riformisti dell’Europa si differenzia notevolmente dai canoni della socialdemocrazia classica. E’ la variante iberica, applicata con la massima coerenza e con la massima decisione. Una parte della società spagnola, appoggiata dai vescovi, è rimasta traumatizzata dall’esperimento. Il 9 marzo sapremo se la maggioranza dei cittadini di questo paese riterrà che l’ esperimento possa continuare.


fonte: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200802articoli/29758girata.asp

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La spallata di Benedetto XVI al governo Prodi



di Curzio Maltese


La vera spallata a Prodi alla fine l'ha data il Vaticano.

Era chiaro da tempo che le gerarchie ecclesiastiche erano scese in campo direttamente contro il centrosinistra e per favorire il ritorno di Berlusconi, elargitore di mille favori alla Chiesa durante il suo quinquennio a Palazzo Chigi. La Chiesa ha agito alla vigilia della crisi come una qualsiasi lobby politica, sia pure extraparlamentare, addirittura extraterritoriale, e con un'intelligenza politica superiore a quella dei partiti in circolazione.

La spallata della Chiesa
al centrosinistra era partita da lontano. Non c'è stata settimana, dalla primavera del 2006, in cui il papa o i vescovi non siano entrati in polemica, più o meno diretta, con l'azione del governo. Ma nell'ultima settimana si è consumato uno spettacolare attacco su più fronti. Ha cominciato Benedetto XVI, in qualità di vescovo della capitale, con l'attacco al Veltroni sindaco sul "degrado di Roma".

Ora, è chiaro che l'uno è "anche" papa e l'altro è, guarda caso, leader del Pd. Quanto alla predica del papa sui mali di Roma, dagli "affitti troppo alti" allo scarso attivismo dell'amministrazione locale, bisognerebbe aprire un lungo capitolo. L'Apsa, che gestisce le proprietà ecclesiastiche, è il primo immobiliarista della capitale, con il 22 per cento del patrimonio totale della città: non può fare nulla per calmierare gli affittti?

La Chiesa è il primo evasore (legalizzato)
delle tasse romane, con l'esenzione dall'Ici, così come è il primo beneficiario delle onerose convenzioni private su sanità e scuola. L'elenco dei favori che la città di Roma paga alla Chiesa è infinito, dalle forniture d'acqua ai pass delle automobili per il centro.

Era ben studiato il pretesto della mancata visita alla Sapienza, dove si capiva benissimo che alla Chiesa non interessava la questione in sé ma lo sfruttamento del caso. La polemica sulla sicurezza non garantita era strumentale. I predecessori di benedetto XVI sono andati in visita pastorale in Paesi del Terzo mpndo ed hanno incontrato folle di milioni di persone, e questo papa ha paura di entrare nell'Universita di Roma? Bisognava trovare il modo di organizzare una manifestazione contro il governo a san Pietro, senza dire che si trattava di politica.

Così è andata,
e nella folla di sanPietro c'era in prima fila Clemente Mastella, il quale proprio in quell'occasione, per sua ammissione, decide l'uscita dalla maggioranza e la comunica subito non a Prodi ma al cardinal Bertone, segretario di Stato vaticano.
Nello sfascio della politica, la Chiesa ha deciso di scendere in campo, alla riconquista di un ruolo centrale perso dal tramonto della Dc.
I leader del centrosinistra dovrebbero almeno prenderne atto e studiare qualche contromossa, che non sia il solito inginocchiarsi nella vana speranza di ammansire i vescovi.


fonte: il venerdì, 1 febbraio 2008

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domenica 20 gennaio 2008

Gesuiti, eletto padre Adolfo Nicolas, il Papa nero venuto dal Giappone


La Congregazione ha scelto il teologo spagnolo per "doti di governo ed esperienza in Asia"
il religioso succede al missionario Peter Kolvenbach. Domenica la prima messa a Roma

Benedetto XVI ha invitato la Compagnia di Gesù
a "promuovere la vera e sana dottrina cattolica"


Padre Adolfo Nicolas

CITTA' DEL VATICANO - Il gesuita Adolfo Nicolas è il nuovo "Papa nero". Lo ha eletto al secondo scrutinio la Congregazione Generale riunita nella sede della Curia Generalizia in Borgo Santo Spirito, vicino San Pietro. La prima messa del religioso, che succede a padre Kolvenbach, è prevista per domani a Roma. Padre Nicolas, 72 anni il prossimo aprile, viene chiamato "Papa nero" per il colore della tonaca che indossa, perché è eletto a vita come il Pontefice ed è a capo, quale Superiore dei gesuiti, del più numeroso e potente ordine religioso del mondo. La lunga esperienza in Asia, terra in forte sviluppo di evangelizzazione, e le capacità "di governo" sono le doti sulle quali la Compagnia di Gesù ha puntato per l'elezione di Nicolas alla guida dei 19.200 gesuiti del mondo.

L'esperienza in Asia. Padre Nicolas ha un percorso formativo e pastorale tutto asiatico, svolto in particolare in Giappone. Tra i 29 successori dell'ordine fondato da Sant'Ignazio di Loyola nel 1540 il teologo spagnolo è il secondo ad arrivare dal Paese del Sol Levante, dopo il missionario Pedro Arrupe (uno dei testimoni della tragedia di Hiroshima). Nato nel 1936 a Palencia, in Spagna, si è laureato all'Università Gregoriana, nel 1971 ha conseguito un master in Teologia sacra ed è stato poi professore di Teologia Sistematica alla Sophia University di Tokyo.

Dal 1978 al 1984 ha diretto l'Istituto Pastorale di Manila, nelle Filippine. Dal 1991 al 1993 è stato rettore dello Scolasticato di Tokyo, poi fino al 1999 ha assunto il ruolo di provinciale della Provincia dei Gesuiti del Giappone. Il nuovo "Papa nero", dal 2004 al 2007, è stato moderatore della Conferenza Gesuita dell'Asia Orientale e Oceania. Gode di ampia stima nell'Ordine e in Vaticano anche per essere stato segretario dell'ultima Congregazione Generale, con la quale padre Kolvenbach ha riportato i gesuiti a posizioni più moderate.

Monito del Vaticano. Nei giorni scorsi Benedetto XVI ha chiesto ai gesuiti una maggiore fedeltà nel "promuovere la vera e sana dottrina cattolica", della quale "la Chiesa ha ancor più bisogno oggi, in un'epoca in cui si avverte l'urgenza di trasmettere ai contemporanei, distratti da voci discordanti, l'unico e immutato messaggio di salvezza che è il Vangelo". Ratzinger ha definito "quanto mai utile" una pubblica riaffermazione della "propria totale adesione alla dottrina cattolica" da parte della Compagnia di Gesù, "in particolare su punti nevralgici oggi fortemente attaccati dalla cultura secolare, come il rapporto fra Cristo e le religioni, taluni aspetti della teologia della liberazione e vari punti della morale sessuale, soprattutto per quel che riguarda l'indissolubilità del matrimonio e la pastorale delle persone omosessuali".

Il Pontefice ha poi riconosciuto "il valido contributo che la Compagnia offre all'azione della Chiesa in vari campi e in molti modi", ribadendo l'urgenza che "la vita dei membri della Compagnia di Gesù, come pure la loro ricerca dottrinale, siano sempre animate da un vero spirito di fede e di comunione in docile sintonia con le indicazioni del magistero".

(19 gennaio 2008)

fonte: http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/esteri/papa-gesuiti/gesuiti-papa-nero/gesuiti-papa-nero.html


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NON SARA' TUTTO VERO, MA DA' DA PENSARE..

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I Gesuiti sono gli effettivi Controllori spirituali del NWO ( Nuovo Ordine Mondiale )


di Greg Szymanski

25 Settembre 2006


L'ex vescovo Gerard Bouffard del Guatemala
ha affermato che il Vaticano e' "il reale controllore spirituale" degli Illuminati e del Nuovo Ordine Mondiale, mentre i Gesuiti, tramite il Papa Nero, il generale padre Peter Hans Kolvenbach, controllano in modo effettivo la gerarchia vaticana e la Chiesa Cattolica Romana.

Il vescovo Bouffard, che ha lasciato la Chiesa ed ora e' un Cristiano Rinato che vive in Canada, ha fondato la sua conclusione dopo aver lavorato sei anni come sacerdote in Vaticano, incaricato del compito di trasmettere la corrispondenza giornaliera e riservata tra il Papa ed i dirigenti dell'Ordine dei Gesuiti, che risiede in Borgo Santo Spirito n° 5, nei pressi della piazza di San Pietro.

"Si, l'uomo conosciuto come il Papa Nero controlla tutte le più' importanti decisioni prese dal Papa e questi a sua volta controlla gli Illuminati," ha dichiarato il vescovo Bouffard la settimana scorsa nel corso dello spettacolo svolto alla radio di Greg Szymanski, denominato "Il giornale investigativo", presso www.gcnlive.com, ove gli archivi delle sorprendenti dichiarazioni possono essere ascoltati nella loro interezza.

"So che questo e' vero, dal momento che ho lavorato per anni in Vaticano ed ho viaggiato con Papa Giovanni Paolo II. Il Papa prende i suoi ordini di marcia dal Papa Nero, mentre i Gesuiti sono anche i leader del Nuovo Ordine Mondiale, con il compito di infiltrare le altre religioni ed i governi del mondo, allo scopo di realizzare un governo mondiale unico fascista ed una religione mondiale unica, basata su Satanismo e Lucifero."

"Le persone non possono immaginare quanto male e quanta distruzione i Gesuiti hanno causato e causeranno, mentre contemporaneamente usano la perfetta copertura di nascondersi dietro tuniche nere e di professare di essere uomini di Dio."

La conoscenza di prima mano da parte del vescovo Bouffard del male che aleggia all'interno della gerarchia del Vaticano e particolarmente entro l'Ordine dei Gesuiti conferma la testimonianza di altri ricercatori, compreso Bill Hughes, autore degli sconvolgenti libri "Il nemico non mascherato" ed "I terroristi segreti", come pure il preminente ricercatore sull' Ordine dei Gesuiti Eric Jon Phelps, autore di "Assassini vaticani".

Oltre a dipingere un cupo ritratto del Papa Nero in Roma, il vescovo Bouffard rivela che il potere malefico dei Gesuiti si estende da un capo all'altro del mondo, inclusa una solida infiltrazione del governo Usa, del Consiglio delle Relazioni Estere (CFR) e delle maggiori organizzazioni religiose.

Il vescovo Buffard proclama che i Gesuiti agiscono come perfetti camaleonti, assumendo l'identità' di Protestanti, Mormoni, Battisti e Giudei, con l' intenzione di causare il tracollo degli Usa cosi' come di portare la nazione sotto una religione mondiale unica, fondata in Gerusalemme e sotto il controllo del loro leader, Lucifero.

"Io so di prima mano che il Vaticano controlla e monitora ogni cosa in Israele, con l'intenzione di distruggere i Giudei," ha affermato il vescovo Bouffard, aggiungendo che l'autentico proposito dell'Ordine dei Gesuiti e' quello di orchestrare e controllare tutti i leader del mondo, allo scopo di provocare un piu' importante conflitto esteso al mondo intero, che alla fine distruggerà' gli Usa, il Medio Oriente ed Israele. "Essi distruggono ogni cosa dall'interno e vogliono provocare la distruzione pure della stessa Chiesa Cattolica, allo scopo di inaugurare una religione mondiale unica basata sul Satanismo. Ciò si vede anche nel modo in cui i sacerdoti svolgono i servizi religiosi nella Messa, in effetti venerando i morti (1). Inoltre segni di Satanismo si riscontrano in molti simboli esteriori, consuetudini e paramenti esibiti dalla Chiesa."

Dopo aver prestato servizio in Roma, il vescovo Bouffard fu impiegato in Africa ed in Guatemala, salendo ad una posizione di potere all'interno della Chiesa. Comunque, insieme a questo potere religioso, sopravvenne l'affiliazione e la registrazione come Frammassone, e divenne membro massonico del 37.mo grado, un qualcosa che si suppone disapprovato nella Chiesa Cattolica Romana, dal momento che, secondo il Diritto canonico, l'appartenenza ad una Loggia massonica comporta l' immediata scomunica.

Secondo il vescovo Bouffard la Frammassoneria viene usata dalla Chiesa per realizzare i suoi piani segreti, perché' molti altri sacerdoti di alto livello, ossia vescovi, cardinali e persino papi, si sono iscritti a società' segrete insieme ad altri in posizioni di potere in altre religioni e governi, la maggioranza di loro lavorando insieme per favorire la malefica agenda degli Illuminati.

E le sue dichiarazioni sostengono i rapporti che affiorarono sui giornali italiani e francesi nei primi anni '80, che recavano notizia di più' di 150 sacerdoti di alto rango iscritti alla Frammassoneria, compresa la Loggia massonica P2, e ad altre società' segrete.

"Alla fine rinacqui come cristiano e denunciai la Chiesa Cattolica," ha affermato il vescovo Bouffard, che ora e' un Cristiano praticante e segue la parola di Dio tramite la Bibbia. "Dobbiamo sempre pregare per i nostri dirigenti, denunciando apertamente il male e smascherando i Gesuiti per quello che realmente sono."

Dopo aver lasciato la Chiesa, il vescovo Bouffard fece anche ammenda e chiese perdono all'ex sacerdote gesuita, padre Alberto Rivera. Padre Rivera fu uno dei pochi sacerdoti gesuiti con il coraggio di smascherare i malefici scopi della Società' di Gesù', facendo un passo avanti per proclamare in che modo lavorasse, essendo uno degli infiltrati dell'Ordine dei Gesuiti in Usa, con il compito di penetrare nelle chiese Protestanti e Battiste, con l'intento di distruggerle dall'interno.

"Quando ero vescovo ed ancora fedele alla Chiesa, una volta scrissi una lettera, denunciando padre Rivera e proponendo la sua morte," ha dichiarato il vescovo Bouffard. "Quando compresi la verità', cercai padre Rivera e chiesi il suo perdono. Diventammo buoni amici ed io so che diceva la verità'. Era un uomo onesto, che, per giunta, trovo' Dio."

"Io so che i Gesuiti hanno cercato di alterare la verità', affermando che egli non era mai stato sacerdote e distruggendo ogni documentazione che lo attestasse. Hanno cercato di fare lo stesso a me, ma padre Rivera proclamava la verità' senza dubbi. Conosco queste vicende come testimone e sono anche stato con lui molte settimane prima della sua morte. Soffriva terribilmente dopo essere stato avvelenato con acido. Come ho gia' detto, non potete immaginare la sofferenza e la distruzione che sono state causate e saranno causate dai Gesuiti."

In un articolo intitolato "Alberto: il grande trambusto", uno scrittore sconosciuto, che seguiva la carriera del vescovo Bouffard e la sua connessione con padre Rivera, scrisse quanto segue, compresa la difficolta' da parte del Vaticano nel cercare di censurare le accuse sia di Rivera che di Bouffard:

"A quel punto subentra la avvalorante testimonianza fornita da padre Gerard Bouffard. Egli era un vescovo di alto rango nato nel Quebec, Canada. Sali' dai piu' bassi livelli del suo ordine sino a diventare assistente per molti anni di Papi quali Paolo VI e Giovanni Paolo II. Si converti' al protestantesimo e proclama di essere stato l'uomo che ricevette l' ordine di eliminare Rivera. In un documentario denominato "Svelare il mistero posto dietro i simboli cattolici", Bouffard mostra una lussuosa penna placcata in oro 18 carati, che contiene uno speciale inchiostro che scompare, con cui le autorità' del Sacro Uffizio firmano i documenti al massimo livello di segretezza. Bouffard proclama: "Con questa penna che ho in mano ho firmato l'ordine di uccidere il Dr. Rivera". Considerevole e drammatica storia di cappa e spada ! La sua precedente posizione di alto profilo lo renderebbe facile bersaglio di discredito... Tuttavia il silenzio e' assordante."

"Il Vaticano ha anche i suoi propri problemi di credibilità' con cui lottare. Da un contesto storico la proclamazione di Alberto di essere stato un gesuita che lavorava in segreto per distruggere le chiese protestanti non e' tanto inverosimile quanto potrebbe sembrare. I Gesuiti furono creati nel 1541 da Ignazio De Loyola per quel preciso proposito (sebbene, naturalmente, alcuni Gesuiti neghino ciò). Essi si sono impegnati in innumerevoli sporchi imbrogli, assassinii e congiure traditrici durante il periodo del loro maggiore successo e potere."

L'Ufficio della Inquisizione fu un risultato della loro missione, che porto' alla tortura e/o uccisione di milioni di persone innocenti per "eresia".

Quel dipartimento da allora e' stato rinominato "Il Santo Uffizio", ma i Gesuiti non si sono mai preoccupati per un cambio di nome. Quanto i loro obiettivi siano cambiati con il passare del tempo e' anche incerto. Ne' l'organizzazione e' molto trasparente e neanche serve gli interessi del Papa. Le cattive reputazioni non vengono facilmente dimenticate.

"Se la storia di Alberto fosse solo una montatura, sarebbe tuttavia un brillante brano di narrativa, con sbalorditiva coerenza. Esistono certamente altre cospirazioni che siano state escogitate, che sono egualmente vivide ed intricate. La congiura per l' assassinio di JFK e quella degli UFO / Majestic 12 (2) vengono per prime alla mente. Ma queste cospirazioni furono ideate e perfezionate da centinaia di persone nell'arco di un lungo periodo di tempo, quindi assemblate e rifinite, fino al punto in cui formassero una narrazione plausibile. Dopo circa venti anni di "apporti pubblici" e revisioni, viene adottata una versione semi-"ufficiale". Se qualche specifica parte di essa viene dimostrata falsa, la versione si modifica in una forma leggermente differente, privata delle parti confutate."

Alberto non aveva nessuna di queste risorse. La sua storia personale provenne da lui solamente. Essa non fu revisionata e rifinita per decenni dalla commissione, prima che Chick la pubblicasse. Al contrario essa fu pubblicata nella sua interezza e solo allora arricchita con volumi addizionali (cinque più' i fumetti), aggiungendo nomi e date, ma senza ritrattazioni. Se in effetti "avesse inventato tutto ciò ", allora egli certamente meriterebbe un premio per genio letterario. Specialmente quanto piu' i suoi personali intrecci biografici sono connessi (sorvolare, Barone von Munchausen ?).

Dopo venti anni di indagini tutte le risorse del Papa non sono riuscite a "provare" che la denuncia di Alberto fosse un falso. Naturalmente neanche Alberto riusci' a "provare" le sue accuse contro il Vaticano. Così, al meglio, la contesa e' ancora un pareggio. Forse futuri sviluppi frutteranno qualche evento drammatico. Ma non fateci affidamento. Probabilmente non sapremo mai se Alberto fosse realmente quel personaggio che proclamava di essere, a meno che il Papa faccia un passo chiaro e netto, e lo confessi. (E ciò presenta circa le stesse probabilità' di avvenire quanto quelle che un disco volante atterri sul prato della Casa Bianca). Esso, comunque, e' precisamente delizioso nutrimento per la meditazione, e molto più' terrificante di ogni trailer trasmesso riguardante X-files.

Per leggere una difesa di Alberto dal sito Chick, vai al link

Nel corso della storia l' Ordine dei Gesuiti e' stato collegato a guerra e genocidio, venendo formalmente bandito da molte nazioni, comprese Francia ed Inghilterra. Mentre i ricercatori proclamano che i Gesuiti sono i concreti controllori spirituali del Nuovo Ordine Mondiale, lo scrittore Phelps ha anche reclamato il bando dell'Ordine da questa nazione.

Comunque, con più' di 28 università' maggiori da costa a costa, l' Ordine ha costituito qui una forte base di appoggio politico e finanziario, compreso il controllo segreto del CFR ed il controllo di molte banche, come la "Bank of America" ed il "Federal Reserve banking system", rendendo l'appello di Phelps per il bando una impresa difficile, se non addirittura proibitiva.

Greg Szymanski


traduzione di Francesco Caselli

fonte: http://www.menphis75.com/destino_dei_gesuiti.htm

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sabato 19 gennaio 2008

Campagna elettorale statunitense e dintorni

Mario Calabresi - da Repubblica

South Carolina: Nell'università covo della destra religiosa
"Quattro anni fa i valori erano la torta, oggi al massimo sono la ciliegina sulla panna", Jonathan Pait è il portavoce della Bob Jones University, la culla dei fondamentalisti cristiani, la platea dove un giovane George Bush nel 2000 celebrò la sua alleanza con la destra religiosa, l'ateneo da cui partì la campagna di veleni che distrusse le aspirazioni presidenziali di John McCain, il luogo simbolo della speranza di trasformare l'America in una nazione cristiana.
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Il campus è formato da palazzine basse di mattoncini gialli in stile anni Quaranta, nessuno fuma, non si possono bere alcolici, ascoltare musica rock, country o rap, tingersi i capelli o portare i pantaloncini corti. Le ragazze hanno tutte la gonna sotto il ginocchio, meglio se arriva alle caviglie. I 5000 studenti non possono andare al cinema, guardare dvd sul computer, giocare con videogames violenti o volgari, internet è filtrato e la luce si spegne tassativamente alle 11 ogni sera. Ma tutti sorridono e discutono ai tavolini della caffetteria, l'immagine dello studente con l'ipod nelle orecchie e la testa nel computer qui non va di moda. Anzi è proibita.
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L'università non sostiene candidati, l'unico a parlare qui oggi pomeriggio è Ron Paul, personaggio minore con idee libertarie e radicali. Per il resto lezioni, preghiera e una sorprendente assenza di politica. "Oggi i fondamentalisti - spiegano - sono scettici sul ruolo della politica, nel 2004 Bush voleva essere rieletto e costruì una campagna basata sui valori: il rifiuto dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, dell'aborto e della ricerca sulle cellule staminali e così riuscì a creare una mobilitazione straordinaria. Oggi non se ne sente nemmeno più parlare, sono temi usciti dall'agenda". Cammini nel campus e nessuno ha remore a dirlo: nella presidenza di George Bush non è accaduto nulla di quanto era stato promesso, la gente era stata galvanizzata dall'idea che si potesse cambiare davvero, "ora c'è delusione: è diventato chiaro che era un gioco di potere".
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Anche oggi sono tornati a circolare i veleni, ma non vengono da queste aule: si sono convinti chi i politici "sono tutti uguali", meglio impegnarsi per cambiare gli individui nella società, continuare a formare migliaia di pastori per le chiese d'America.
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Nel piccolo museo di memorabilia vicino alla foto di Reagan c'è la pubblicità che l'università faceva sulla rivista Time nel 1967: "Sì, siamo quadrati", diceva lo slogan, "perché essere quadrati - conclude Jonathan Pait - è una dote nel mondo che rincorre affannosamente l'ultimo pettegolezzo su Britney Spears". Fox e Cnn qui non arrivano e nemmeno più i candidati, alla redenzione che passa per Washington non ci crede più nessuno.

fonte: cani sciolti

martedì 15 gennaio 2008


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Bene, al di là della vignetta (che è mia) che vuol essere ironica e basta, assistere all'ignobile gazzarra mediatica di queste ultime ore è abbastanza nauseante.. Levate di scudi da tutto il centrodestra che, ancora una volta, perde l'occasione per starsene zitto, e servili 'servizi' (servizietti?) di pennucoli rai e dintorni che propinano informazioni molto, ma molto 'maneggiate' ad usum delphini..
Un servizio del tg2 ha persino sostenuto che sia stata la stessa Sapienza ad impedire al Papa il suo intervento previsto per giovedì. Il che è assolutamente falso. Docenti (non tutti) e studenti (non tutti) hanno elevato la loro vibrata protesta per il previsto intervento papale: e questo era nel loro diritto. La Curia vaticana ha annusato il vento e, dopo alcune manovre dilatorie, hanno poi comunicato il 'forfait'.

Che c'è di scandaloso?

L'Università La Sapienza di Roma è una università laica. Che poi sia stata fondata da un predecessore (lontano) di Benedetto nulla aggiunge all'attuale status. Il Papa poteva intervenire o meno, a seguito dell'invito del Rettore.

Come sempre se ne fa una questione politica all'unico scopo di preparare il terreno all'imminente (lo spera la destra) tenzone elettorale, starnazzando con toni beceri e inappropriati. Di pensieri manco a parlarne. Anche perché, nella destra, di
maître a penser attualmente non se ne vede manco l'ombra..
In fondo, poi, cosa aveva detto il Papa (oggetto della contestazione)? Che il processo a Galilei era stato un processo 'giusto', e che si doveva fare.
Contento lui..

mauro
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Una vittoria laica

15 Gennaio 2008

Ha avuto più buon senso Benedetto XVI, rinunciando alla sua visita alla Sapienza, di coloro, come Veltroni e Mussi (per non parlare del rettore), che si erano accodati all’iniziativa senza nulla eccepire. La presenza di un’autorità ecclesiastica (anzi, del leader infallibile di una delle confessioni religiose più potenti al mondo) all’inaugurazione di un anno accademico era indubbiamente «incongrua», come l’hanno definita i docenti che avevano chiesto di annullarla. L’escamotage con cui era stata architettata la presenza del papa era già, di per sé, un buon motivo per dubitare dei contenuti culturali della sua visita: ma ciò non significa che si volesse tappare la bocca al papa!


Anzi, invitiamo il papa a tenerla ancora, la sua ‘lezione’, purché alla fine faccia come ogni buon professore, chiedendo ai presenti «se ci sono domande»: e di domande da fargli ce ne sarebbero veramente tante. Partendo magari da quella difesa del processo inquisitoriale contro Galileo che Ratzinger, già responsabile del Sant’Uffizio, farebbe meglio a smentire, se solo non collidesse con la sua pretesa infallibilità, ex cathedra o de facto che sia non cambia: pare che nessuno abbia più il coraggio o la possibilità di criticarlo.


Proprio per questo, l’UAAR esprime
ancora una volta la propria solidarietà ai docenti della Sapienza che hanno saputo rompere questo muro d’omertà, che hanno saputo cogliere il pontefice in palese contraddizione con i fini istituzionali di uno spazio laico di cultura e scienza, quale sempre dovrebbe essere un’università. Alla base rimane la solita domanda: è possibile un confronto con chi si ritiene infallibile?


Anche in questa occasione il papa non ha avuto il coraggio
di confrontarsi con i suoi contraddittori, per quanto fosse stato loro imposto di restarsene a debita distanza. Non è un caso che si sia addirittura cercato di impedire la manifestazione del dissenso: non è un caso che l’UAAR non sia stata nemmeno autorizzata a manifestare. Un’università passabilmente laica avrebbe quantomeno dovuto autorizzare l’organizzazione di eventi culturali contestuali all’intervento di Benedetto XVI: ci sarebbe piaciuto ascoltare una lezione di laicità mentre, nello stesso luogo e nello stesso momento, ma in un’aula più prestigiosa, l’ateneo trasmetteva un messaggio inequivocabilmente di parte. Tutto ciò non è stato possibile: forse per la malcelata intenzione di presentare i laici come vecchi tromboni e giovani bamboccioni esagitati.


Ci ha sfavorevolmente impressionato osservare,
negli ultimi giorni, la crescente militarizzazione dell’ateneo. In un clima sempre più esasperato, e a costo di passare per gli ultimi mohicani dello stato di diritto, riteniamo che sia doveroso ribadire che l’Italia è uno stato laico e che ha una costituzione che contempla la libertà di espressione e il diritto di manifestare. Giovedì la democrazia sarebbe stata momentaneamente sospesa, dentro e intorno la Sapienza: oggi possiamo invece festeggiare una vittoria dell’Italia laica, quella che emerge vigorosa dai sondaggi ma che non riesce a farsi sentire nei palazzi del potere. Da questo punto di vista, non possiamo non riconoscere che il papa ha dimostrato di avere orecchie molto più sensibili di quelle dei leader della sinistra (?) italiana.

Raffaele Carcano – segretario UAAR

fonte: http://uaarultimissime.wordpress.com/

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La Sapienza: il Papa contestato, il ministro Mussi lo difende

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visita papa università la sapienza

Permesso ottenuto: «Ci disporremo sotto la facoltà di Lettere, a ridosso della zona in cui passerà il Papa». Gli studenti che martedì mattina hanno occupato il rettorato dell'Università La sapienza di Roma, la stanza dei bottoni, quelli che hanno deciso di invitare il Vaticano per l’anniversario di una ateneo laico, possono manifestare. Il Rettore, Renato Guarini, ha accordato gli «spazi per protestare» che chiedevano gli studenti.

Giovedì, infatti, il Papa varcherà la soglia dell’università e gli studenti, o almeno una buona parte di loro, lo vogliono accogliere a modo loro. Tutto nasce da una lettera datata 10 gennaio. A scriverla, 67 docenti dell’Università La Sapienza che la indirizzano al Rettore, ma è evidente che è qualcun’altro che deve leggerla. È Benedetto XVI, papa Ratzinger, che giovedì 17 gennaio è stato invitato all’inaugurazione del nuovo anno accademico. Ma non per tutti è ospite gradito. Gli scienziati che insegnano a La Sapienza – e dietro di loro moltissimi studenti – ritengono «incongruo» l’arrivo del Papa nel più prestigioso degli atenei romani.


«In nome della laicità della scienza e della cultura – scrivevano una settimana fa – e nel rispetto di questo nostro ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspichiamo che l'incongruo evento possa ancora essere annullato». Ma il Vaticano non si è fatto mettere in crisi e da giorni va ripetendo che «il Papa è stato invitato, e la visita si terrà regolarmente».


Tra le cose che non vanno giù agli scienziati in cattedra alla Sapienza ce n’è una in particolare. «Il 15 marzo 1990 – ricordano nella lettera – ancora cardinale, in un discorso nella città di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un'affermazione di Feyerabend: “All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto”. Sono parole – sottolineano i professori – che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all'avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano».


La protesta di professori e studenti non piace, come prevedibile, al centrodestra ma nemmeno ad alcuni esponenti dell’Unione. Non gradisce il capogruppo del Pd alla Camera, Antonello Soro, secondo il quale «la pretesa di una minoranza dei docenti di impedire la presenza del Papa alla Sapienza è incomprensibile e deplorevole. È – dice Soro – un ritorno di oscurantismo illiberale indegno di una università, luogo elettivo per sua natura del confronto di idee».


Non piace il clima che si sta creando nemmeno al segretario del Pd Walter Veltroni. «Tra la voce critica e l'intolleranza – ha detto – c'è un confine che, per noi del Pd, non può essere varcato».


Perplesso invece il capogruppo del Pdci alla Camera, Pino Sgobio, che si chiede se l’invito del Papa all’inaugurazione «accadrebbe mai nelle università pubbliche di Spagna, Francia, Inghilterra o degli stessi Usa» e che lo considera comunque «un segnale di regressione dei temi della civiltà in generale».


«Amarezza» per quanto è accaduto è stata espressa dalla Santa Sede. Intanto, interviene a sostegno del Pontefice anche il ministro dell’Università Fabio Mussi che, insieme al Sindaco di Roma Walter Veltroni, giovedì prenderà parte all’inaugurazione dell’anno accademico. «Non si può negare ad un punto di vista autorevole come quello della Chiesa di esprimersi», ha detto Mussi. E in merito alla lettera dei docenti di fisica, il ministro della Ricerca e dell'Università spiega: «Posso condividere in parte o del tutto le loro posizioni, ma non posso condividere la richiesta che il Papa rinunci a parlare».


Pubblicato il: 15.01.08
Modificato il: 15.01.08 alle ore 16.27

fonte: http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=72093

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lunedì 14 gennaio 2008

Protesta La Sapienza, il Papa: «Verrò lo stesso»

università al sapienza, studenti


La lettera è datata 10 gennaio. A scriverla, una serie di docenti dell´Università La Sapienza di Roma. La indirizzano al Rettore, ma è evidente che è qualcun´altro che deve leggerla. È Benedetto XVI, papa Ratzinger, che giovedì 17 gennaio è stato invitato all´inaugurazione del nuovo anno accademico. Ma non tutti gradiscono la visita. In particolare una sessantina di scienziati che insegnano a La Sapienza e che ritengono «incongruo» l´arrivo del Papa nel più prestigioso degli atenei romani.

«In nome della laicità della scienza e della cultura, e nel rispetto di questo nostro ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspichiamo che l'incongruo evento possa ancora essere annullato». Così, senza troppo giri di parole, una nutrita schiera di professori universitari aveva fatto intendere di non gradire la visita. Ma il Vaticano non si fa mettere in crisi. «Il Papa è stato invitato – dicono da San Pietro – e la visita si terrà regolarmente».

Tra le cose che non vanno giù agli scienziati in cattedra alla Sapienza ce n´è una in particolare. «Il 15 marzo 1990 – ricordano nella lettera – ancora cardinale, in un discorso nella città di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un'affermazione di Feyerabend: "All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto". Sono parole – sottolineano i professori – che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all'avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano».

Ma dal Vaticano non arrivano chiarimenti né ripensamenti. Solo un irremovibile «nessun cambio di programma». Intanto, gli studenti del collettivo di Fisica de La Sapienza annunciano quattro giorni di contestazione, mentre la vice di Veltroni in Campidoglio, Maria Pia Garavaglia richiama «il ruolo fondamentale rivestito dalla Santa Sede nella città di Roma»: già Radio Vaticana aveva ricordato che La sapienza «proprio da un Papa è stata fondata, Bonifacio VIII nel 1303».

Pubblicato il: 14.01.08
Modificato il: 14.01.08 alle ore 18.28

fonte: http://www.unita.it/view.asp?idContent=72069

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domenica 13 gennaio 2008

ABOU KASSIM LIBERO! PETIZIONE



di Pier Piero

Petizione: Abou Elkassim Britel libero e vivo!

La petizione per l'immediata liberazione di Kassim è appena stata inserita sul sito di petitionOnline. E' rivolta al Governo italiano, alla Commissione europea e al Parlamento europeo.

Chi, sin d'ora, vorrà sostenerci inoltrando subito la propria adesione, sarà al nostro fianco tra i primissimi firmatari del documento.

Invitiamo tutti a diffondere ovunque la voce di Kassim.

Di seguito, il testo del documento.

Abou Elkassim Britel, nato in Marocco e cittadino italiano dal 1999, è in sciopero della fame dal 16 novembre 2007 in un carcere marocchino.

Dopo quasi 6 anni di ingiusta detenzione chiede di essere liberato: non ha commesso reati.

Da marzo 2002 Kassim ha subito: extraordinary rendition, arresti arbitrari, detenzioni segrete con torture e violenze di ogni genere, un processo affrettato ed iniquo, carcere duro.

Il Parlamento europeo nella sua Risoluzione n° 2006/2002 (INI)/feb 2007: « 63. condanna la consegna straordinaria del cittadino italiano Abou Elkassim Britel, che era stato arrestato in Pakistan nel marzo 2002 dalla polizia pakistana ed interrogato da funzionari USA e pakistani, e successivamente consegnato alle autorità marocchine ed imprigionato nella prigione di "Temara", dove è ancora detenuto; sottolinea che le indagini penali in Italia contro Abou Elkassim Britel erano state chiuse senza che egli fosse incriminato; 64. si rammarica che secondo la documentazione trasmessa alla commissione temporanea, dall'avvocato di Abou Elkassim Britel, il Ministero degli Interni italiano all'epoca fosse in "costante cooperazione" con servizi segreti stranieri in merito al caso di Abou Elkassim Britel dopo il suo arresto in Pakistan; 65. sollecita il governo italiano a prendere misure concrete per ottenere l'immediato rilascio di Abou Elkassim Britel ».

La sua innocenza è provata anche dalle conclusioni della magistratura italiana che ha archiviato l’indagine su di lui « rilevato che gli ulteriori accertamenti disposti, intercettazioni telefoniche ed accertamenti bancari, non hanno fornito alcun supporto all'accusa », (9745/06) set.06

Kassim attua questa forma di protesta estrema dopo che lui e sua moglie, innumerevoli volte nel corso di questi anni, si sono rivolti con fiducia sia alle autorità italiane che marocchine senza risultato alcuno, anzi durante lo sciopero della fame un trasferimento ha peggiorato le condizioni di reclusione.

Ogni ora che passa aggrava la situazione: la sua vita è ormai in grave pericolo. Insieme alla debolezza fisica aumenta anche la sua determinazione.

Chiediamo insieme di salvare la vita di Abou Elkassim Britel rendendogli al più presto la dovuta libertà:

- al Governo italiano un passo concreto e deciso per la liberazione di Abou Elkassim Britel,

- alla Commissione europea ed al Parlamento europeo un’efficace azione a sostegno di queste richieste urgenti, in considerazione dell’art. 2 dell’ACCORDO EUROMEDITERRANEO di associazione UE-Marocco, in vigore dal 2000: « il rispetto dei principi democratici e dei diritti fondamentali dell’uomo, quali enunciati nella dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, ispira le politiche interne e internazionali della Comunità e del Marocco e costituisce elemento essenziale del presente accordo ».

Per favore, inserite nome e cognome, solo così la vostra adesione sarà valida, grazie.

Sottoscrivi

http://www.petitiononline.com/kassim/petition-sign.html


http://www.kassimlibero.splinder.com/
http://www.giustiziaperkassim.net/

fonte: http://www.forum.rai.it/lofiversion/index.php/t187777.html

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Qui si piange e si pensa, ragazzi e ragazze. Occhio :)


As salam alaykum wa rahmatuLlah. Non ha a che fare col matrimonio islamico, il video che vorrei che tutti (soprattutto i non musulmani) vedeste.

Ha a che fare con una dolcissima, sincera all' inverosimile e pia donna, che ha scelto l'Islam grazie a Dio, il Quale lo ha posto nel suo cuore per mezzo dell' amore più grande della sua vita: sua figlia (che all' epoca dei fatti aveva sette anni!).

Spero davvero che lo guardiate, non vi costa niente a parte un po' del vostro tempo, ma forse vi farà riflettere, se Dio vuole. E vi aiuterà a capire il perchè sempre più persone decidono di abbracciare questa meravigliosa religione. In lingua inglese.

As salam alaykum wa rahmatuLlah.



Jazaki Allahu khairan alla sorella Nabila che ce lo ha inviato. In lingua inglese.


fonti: http://an-nisa.splinder.com/
http://sistersinblog.splinder.com/post/15484071/Qui+si+piange+e+si+pensa%2C+raga

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sabato 12 gennaio 2008

Alla Sapienza fronte anti-Ratzinger

Dopo l'appello dei fisici gli studenti preparano la contestazione
Giovedì il Papa terrà un discorso di inaugurazione dell'anno accademico

"Nemico di Galileo, qui non parli"

Il rettore: al di là delle opinioni, viene tra noi come messagero di pace


di ANNA MARIA LIGUORI


Papa Benedetto XVI


ROMA - "Benedetto XVI non deve entrare all'Università La Sapienza".
Il vade retro viene da un nutrito gruppo di docenti e studenti di uno degli atenei più antichi d'Europa e apre un nuovo fronte laici-cattolici. Il rischio è che giovedì prossimo, quando è in programma un discorso del Papa - terzo pontefice in visita all'ateneo - vada in scena una clamorosa contestazione, un sit-in antipapalino all'ombra delle Minerva. La parola d'ordine è: "Non vogliamo Ratzinger nel tempio della conoscenza perché è troppo reazionario".

L'alzata di scudi laica era stata preannunciata giovedì da una lettera ai vertici dell'università che hanno invitato, il 17 gennaio, papa Ratzinger ad inaugurare l'anno accademico 2007-08, il 705° dalla fondazione. Sessantasette docenti, tra cui tutti i più noti fisici dell'ateneo, hanno firmato un appello (pubblicato scorso su Repubblica) perché "quell'invito sconcertante", così lo hanno definito, venga revocato.

Il messaggio anti Ratzinger è stato spedito direttamente al rettore Renato Guarini: "Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso a Parma, Joseph Ratzinger ha rilanciato un'intollerabile affermazione di Feyerabend: "Il processo della Chiesa contro Galileo fu ragionevole e giusto"". Una frase che ha fatto sobbalzare il gruppo di scienziati che ora fa la fronda alla visita di Benedetto XVI. E che si dicono "indignati in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all'avanzamento e alla diffusione delle conoscenze. Quelle parole ci offendono e ci umiliano. E in nome della laicità della scienza auspichiamo che l'incongruo evento possa ancora essere annullato".

La risposta del rettore Guarini? Un invito alla tolleranza e nessuna marcia indietro. "Al di là delle divergenze di opinioni - dice - bisogna accogliere Benedetto XVI come un uomo di grande cultura e di profondo pensiero filosofico, come messaggero di pace e di quei valori etici che tutti condividiamo". Così la cerimonia è stata confermata, e sarà divisa in due parti: la lectio magistralis tenuta da Mario Caravale, docente di storia del diritto, che parlerà della pena di morte, poi gli interventi del ministro dell'Università Fabio Mussi e del sindaco di Roma Walter Veltroni. Poi il discorso di Benedetto XVI. Alla fine, tutti in cappella.

Ma la vigilia potrebbe diventare "pesante". Dopo i professori anche gli studenti promettono che non resteranno a guardare. Annunciano che faranno un sit-in contro "l'oscurantismo" di Benedetto XVI, terzo papa in visita alla Sapienza dopo Paolo VI nel 1964 e Giovanni Paolo II nel 1991. "Non capiamo per quale motivo il Papa debba prendere parte alla cerimonia" sottolinea Michele Iannuzzi della Rete per l'Autoformazione. E centinaia di studenti delle università romane già fanno sapere che nei prossimi giorni si daranno appuntamento sotto la statua della Minerva, simbolo del sapere e della conoscenza. Già mercoledì organizzeranno cortei, campagne di comunicazione e daranno vita a "gesti eclatanti" per coinvolgere il maggior numero di studenti in quella che vuole essere "una vera e propria lotta contro l'ingerenza del pontefice nelle istituzioni italiane".

Clima di mobilitazione anche tra i docenti. Andrea Frova, docente di Fisica generale, è tra coloro che hanno partecipato alla stesura della lettera: "L'invito è una scelta inopportuna e vergognosa e non è sufficiente che il Papa non tenga più la lectio magistralis, come avevano deciso all'inizio. È solo un maquillage fatto anche piuttosto male. Si tratta di un capo di stato straniero ed inoltre il capo della Chiesa cattolica. E noi che abbiamo dedicato tutta la vita alla scienza non ci sentiamo di ascoltare, a casa nostra, una voce autorevole che condanna di nuovo Galileo". Un altro dei firmatari più attivi è Carlo Cosmelli, docente di Fisica: "Le accuse anti-scienza che il Papa ha lanciato da cardinale le ha ribadite anche nella sua ultima enciclica. Lui è convinto che, quando la verità scientifica entra in contrasto con la verità rivelata, la prima deve fermarsi. Una cosa del genere in una comunità scientifica non può essere accettata".

(12 gennaio 2008)

fonte: http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/esteri/benedettoxvi-18/sapienza-contesta/sapienza-contesta.html

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martedì 8 gennaio 2008

L'esorcista Amorth: «Satana è anche in Vaticano»



CITTÀ DEL VATICANO (8 gennaio) - Satana tra le sacre mura. A lanciare l'allarme della presenza del demonio anche in Vaticano è padre Gabriele Amorth, esorcista della diocesi di Roma, che rilancia in una intervista al Der Spiegel la sua preoccupazione sulla presenza di Satana tra le sacre mura. Allarme che ha diversi precedenti, più o meno illustri. Nel '76 infatti fu papa Montini a denunciare che il «fumo di Satana» era entrato in Vaticano ma l'espressione è stata ripresa in seguito anche dal vescovo-esorcista Emmanuel Milingo, poi finito scomunicato.

Al giornale tedesco padre Amorth descrive anche le fatiche della vita dell'esorcista. Padre Amorth, che è esorcista della diocesi di Roma e presidente onorario, nonché fondatore, dell'associazione internazionale degli esorcisti, negli ultimi tempi ha incrementato le denunce sulle presenze sataniche anche nella Chiesa. Alla fine di dicembre aveva affermato che molti vescovi e preti non credono più all'esistenza del demonio e ignorando la realtà spirituale negativa non riescono a illuminare le persone bisognose d'aiuto, che, non avendo risposte ai loro disturbi psichici e alle loro pene esistenziali, si rifugiano da maghi e cartomanti pensando di trovare risposte, senza contare coloro che allungano la lista prolifica delle sette sataniche contribuendo così all'incessante fiorire dell'occultismo.

Al settimanale tedesco il sacerdote esorcista ribadisce che «il demonio lavora ovunque: Il demonio è attivo a Fatima, a Lourdes, ovunque, e di sicuro in Vaticano, il centro del cristianesimo» e che tra le mura Leonine ci sono anche «sette sataniche». E ricorda che anche madre Teresa fu tentata dal diavolo, negli ultimi anni della sua vita, perché Satana «sfrutta la debolezza di chi sta morendo». Amorth ci tiene comunque a precisare che, quando parla di diavolo in Vaticano non si riferisce alla 35.ma Congregazione generale dei gesuiti, apertasi ieri. Amorth racconta poi che lavora sette giorni alla settimana, incluse la notte di Natale e il giorno di Pasqua, che negli ultimi 21 anni ha fatto «circa 70.000 esorcismi», e che la sua agenda per i prossimi due mesi è «già completamente piena». Per fortuna c'è il sostegno del Papa: «il Papa - riferisce - mi ha sempre incoraggiato molto».

fonte: http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=16588&sez=HOME_INITALIA


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