"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci
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martedì 14 febbraio 2012

D'Italia e di Grecia

Ma che bello: il riposo coatto da FB mi dà il tempo di postare qualcosa con più tranquillità e dar sfogo pubblico ai miei pensieri.

Cominciamo dalla buona notizia: la sentenza di Torino ha finalmente portato un po' di giustizia nel mondo del lavoro e delle malattie "professionali" (che definire malattie da profitto dei padroni mi parrebbe più equo): 16 anni a Schmidheiny e a De Cartier (ex vertici della multinazionale Eternit) son poca cosa rispetto ai morti provocati, ma dimostrano senza ombra di dubbio che la lotta paga... chinare sempre la testa no.

Qualche dubbio sulla sentenza - che non ho letto in originale - mi viene leggendo che "... il "disastro ambientale" (ma non la "rimozione di cautele") provocato dagli stabilimenti di Napoli-Bagnoli e Rubiera (Reggio Emilia) è prescritto." (fonte: http://qn.quotidiano.net/cronaca/2012/02/14/667933-eternit-sentenza-reazioni.shtml): se è vero che Napoli e Reggio Emilia son state, come dire, messe a tacere, condivido l'opinione che non possono esistere morti di serie A e di serie B (ma questo è un annoso discorso e non riguarda solo le morti per
amianto, mi sembra).

Altre cose positive in Italia non mi sembra di vederne, a parte forse il fatto che stasera alla serata inaugurale del festival di Sanremo la valletta-modella sarà probabilmente assente (ne sentiremo la mancanza? io sicuramente no, anche perché non ho manco l'intenzione di accendere la TV... come ormai da troppo tempo).











Intanto in Grecia un governo non troppo diverso dal nostro quanto a miopia e scelte
scellerate continua a massacrare il suo popolo con leggi affamanti, secondo i diktat dei grandi potentat
i europei (che nulla hanno a che fare con i popoli). Di conseguenza la Grecia brucia, perché i Greci non ci stanno. E hanno ragione.







Personalmente non approvo la violenza,
non mi piace vedere negozi o automobili o biblioteche andare a fuoco, non perché non capisca la rabbia ma perché non ne vedo il costrutto (come dice anche Mario Badino nel suo post), soprattutto in considerazione del fatto che, i Greci, un partito di opposizione dura e seria ce l'hanno. E qualche idea sensata nei confronti della Merkel e di questa Europa pure.













Non come da noi...
il nostro migliorista napoletano conciona rassicurante che noi non siamo la Grecia ed i nostri partiti hanno già dato prova di senso di responsabilità (sicuramente si riferisce alla lega, ritengo io. Ma è solo un'ipotesi...)

Dormite, Italiani, dormite narcotizzati e tranquilli... tanto quello che sta succedendo in Grecia non vi riguarda, anche se tra Omsa, Binario 21, Fincantieri, Fiat e altre "piccole" realtà di chiusure forse dovreste aprire gli occhi e farvi qualche domanda... dormite e non pensate, cullatevi nei vostri sogni teletrasmessi, che tra un festival di Sanremo e una telenovela o un reality la realtà si sfuma e potete continuare a credere al potere salvifico di Monti e del suo governo "diverso"... dormite e sognate di un piddì che difende i vostri interessi ed il futuro dei vostri figli... soprattutto dormite, ché se vi svegliate rischiate di restarci male.

Senza contare poi che in Grecia la polizia s'è schierata dalla parte dei cittadini (Cuba-Italia blog, post del 12 febbraio) con questa frase:
"Qualora continuiate con le vostre politiche distruttive, vi avvisiamo che non riuscirete a farci combattere contro i nostri fratelli. Ci rifiutiamo di fronteggiare i nostri genitori, i nostri figli e tutti i cittadini che protestano e chiedono un cambiamento nelle politiche". Vi pare poco? Pensate che da noi succederà lo stesso? Mi piacerebbe crederlo, ma di Ennio Di Francesco non mi sembra ce ne siano in giro poi tanti... e per ora i tutori dell'ordine de noantri han preso ben altre posizioni (senza stare a rivangare il G8 di Genova, bastano le ultime manifestazioni di pescatori e studenti, mi sembra).

Ma posso finire un post così, con questa lamentazione pessimista? No, non me la sento. E allora vi lascio con due proposte - alternative maanche no, si possono fare entrambe volendo! - su cui riflettere e, magari, discutere.

La prima è dell'amico Loris e suggerisce uno sciopero generale di tutti i lavoratori europei, ognuno nella sua piazza, ma che paralizzi questa Europa finanziaria inumana e verticistica, mentre la seconda è di una ragazza greca e prevede un DO-NOTHING-DAY, cioè il rifiuto a partecipare, collaborare e contribuire (però un giorno solo second
o me non basterebbe...)

Meditate gente.

venerdì 1 luglio 2011

il mondo, Israele, la Palestina e la Freedom Flotilla

Copio dal blog della Stefano Chiarini l'ultimo comunicato stampa:

Il Mediterraneo non è proprietà di Israele – comunicato stampa

Freedom Flotilla Italia – Comunicato stampa 1 luglio 2011

La nave Statunitense “Audacity of Hope” ha deciso di tenere fede al proprio nome ed è salpata, per essere bloccata dopo un quarto d’ora di navigazione dalle autorità portuali greche che hanno intimato agli attivisti di tornare in porto ad Atene minacciando l’equipaggio ed i passeggeri con le armi. Stesso tentativo e stesso esito per la nave canadese Taharir. Intanto una nota del Ministero per la sicurezza interna greco mostra tutta la subalternità del governo di Papandreou alle politiche israeliane, dichiarando che la Grecia vieta alle barche della Freedom Flotilla 2 di salpare per Gaza. Nel mare greco, in queste ore, si sta giocando un vero e proprio braccio di ferro tra i sostenitori del diritto internazionale e quelli del diritto di Israele, diritti che come è dimostrato sin dalla nascita dello Stato di Israele non fanno che confliggere. Come ignora Gianni Letta che risponde alla sollecitazione della Freedom Flotilla Italia con un comunicato dove dice che non è in grado di garantire la sicurezza degli italiani diretti a Gaza “…trattandosi di iniziative in violazione della vigente normativa israeliana”. “Non immaginavamo che tutto il Mediterraneo fosse proprietà di Israele” hanno commentato dalla FF2 gli attivisti internazionali determinati a portare a termine la missione, non solo umanitaria, ma soprattutto politica di fare approdare le navi a Gaza. L’obiettivo è quello di rompere un assedio che si protrae da troppo tempo ai danni di una popolazione che subisce una punizione collettiva, laddove sono proprio il diritto internazionale, le convenzioni e i trattati, nati per salvaguardare le popolazioni oppresse, ad affermare che tutto questo oltre a essere inumano, è fuorilegge.

MOBILITIAMOCI PER FARE PRESSIONE SUL GOVERNO GRECO

Freedom Flotilla Italia indice un presidio davanti all’Ambasciata greca in Via Mercadante a Roma

Lunedì 4 luglio alle 17,00 e invita alla mobilitazione in tutta Italia

Invitiamo tutte e tutti a scrivere all’ambasciata di Grecia in Italia, all’indirizzo gremroma@tin.it, a telefonare al n. 06-8537551 e ad inviare fax al n. 06-841592Inserisci link7.

Per adesioni: roma@freedomflotilla.it

Contatti: 333/5601759 – 338/1521278

Sono indignata. Non basta l'arrendevolezza e l'indifferenza colpevole del nostro governo o le minacce della Clinton agli Americani, non basta la campagna di bugie sperticate messa in atto da Israele, non bastano neanche i sabotaggi che le navi della Flotilla subiscono misteriosamente, (non una sola...), non bastano gli appelli al "restare umani" (o tornare ad esserlo, o diventarlo che dir si voglia) che ogni persona di buona volontà rivolge ai propri "rappresentanti al governo", non basta neppure che un giornalista americano dichiari che le accuse dell'IDF non hanno basi sicure. Non basta nemmeno che intanto Israele inasprisca le condizioni di vita dei prigionieri Palestinesi, no, adesso Israele si mette pure a fare pressioni indebite quanto ricattatorie (ovviamente con l'aiuto dei suoi fedeli alleati americani e pure di qualche europeo, forse con la coscienza ancora sporca... ammesso che la coscienza certi individui ce l'abbiano). Non è nemmeno sufficiente che ci siano ebrei che sostengono il boicottaggio di Israele e la Flotilla.










Eggià. Israele ha il diritto di difendersi, evidentemente anche in modo preventivo e in ogni parte della terra. Se domattina il Mossad vi bussa alla porta e vi arresta perché esponete la bandiera della Freedom Flotilla 2, non stupitevi e non proclamate il vostro essere italiani: Israele deve difendersi... mica può perder tempo in quisquilie come i Diritti Universali dell'Uomo!

Una "fonte informata" mi ha detto, in una discussione su Facebook, che già sono state trovate armi a bordo delle navi della Flotilla, che la Palestina non appartiene ai Palestinesi, che Allah è un impostore e che come gli Ebrei son stati perseguitati nel corso dei secoli, ora viene perseguitato Israele... sempre di antisemitismo si tratta (se vi fidate della mia traduzione bene, altrimenti leggetevi l'originale in inglese). E se anche qualche Ebreo e/o Israeliano non la pensa come lei, non importa, perché lei si basa sui fatti mentre c'è gente che non vuole capire. Ma capire cosa? Che un popolo che un tempo subì una persecuzione durissima (non la sola, certamente, ma non è neppure stato l'unico a sperimentarla) non ha imparato niente dalla sua storia, visto che da vittima è diventato carnefice, e neppure dei suoi ex aguzzini, ma di altri che non c'entravano proprio nulla ed erano solo nel posto sbagliato al momento sbagliato?

Ancora con questa storia dell'antisemitismo... l'accusa di "antisemitismo" in questo contesto è ignorante e falsa: "semiti" sono determinati popoli, tra cui sì gli Ebrei, ma anche gli Arabi ed i Maltesi, per esempio (non lo dico io ma Wikipedia), quindi essere antisemita vorrebbe dire automaticamente essere anche contro gli Arabi, quindi contro i Palestinesi...

Quanto all'essere antiebraica, altra accusa ricorrente, anche questa è una scorciatoia facile ma inesatta. Io posso anche essere agnostica, ma non vedo perché dovrei starmela a prendere con gli Ebrei e non con i Cattolici (ad esempio), che oltretutto conosco meglio. E poi non m'hanno fatto nulla, gli Ebrei. Sono, quello sì, decisamente antisionista ed aborro le politiche del governo israeliano, ma d'altra parte sono in ottima compagnia, se un Rabbino sostiene che lo stato di Israele deve essere smantellato...


Che dire poi dell'affermazione (presuntuosa, a mio avviso) che Allah è un impostore? Non mi pare un grande esempio di tolleranza... allora preferisco essere agnostica e non riconoscere alcuna divinità senza per questo denigrare quelle altrui (come faccio io) piuttosto che pretendere di avere la verità in tasca. Perché poi è questa convinzione di essere gli unici nel giusto a causare intransigenza, odio e fanatismo. Altro che pace... al massimo, come scrisse un tale, "fanno il deserto e lo chiamano pace". Appunto.

Quanto poi al fatto che la Palestina non è dei Palestinesi, mi sembra la stessa cosa che i coloni americani sostenevano nei confronti dei nativi Indiani d'America... perché faceva loro comodo, non perché fosse una verità, ma siccome loro erano più forti, ecco che "la Storia" ce li presenta come legittimi portatori di libertà e democrazia... e scusate se la cultura indiana era molto più democratica di quella a stelle e strisce!

Fate in fretta a leggere tutto, che tra pochi giorni potrei essere oscurata... potenza della democrazia. E leggete anche il post di Loris, che vi ricorda anche gli appuntamenti di "Genova 2001-2011: loro la crisi, noi la speranza"



















lunedì 6 giugno 2011

riprendo dagli amici di Pino Masciari...


Questo è un appello degli amici di Pino Masciari: al momento non abbiamo notizie da Pino, che sappiamo al sud ma appiedato e senza scorta; tutti gli amici di Pino sono allertati, perchè non sappiamo cosa stia realmente accadendo nè in quali condizioni di sicurezza sia Pino.

Stiamo cercando di capire se è necessario organizzarci per andarlo a prendere, ovunque si trovi.

Speriamo a breve di poter fornire ulteriori dettagli.

Gli Amici di Pino Masciari





fonte: http://www.nuovaresistenza.org/2011/06/06/articolo-archivio-blog-degli-amici-di-pino-masciari/comment-page-1/#comment-8694

martedì 2 giugno 2009

La denuncia penale e Mariastella Gelmini - il clima si fa sempre più pesante

Leggo su facebook e riporto, con preghiera di massima diffusione. Ovviamente i dati tecnici della manifestazione verranno inseriti non appena ne verrò a conoscenza. Grazie a tutti gli amici bloggers che si attiveranno per dare risalto al caso (che non è poi così “caso”, e nemmeno unico):














Buongiorno a tutt*,

vi scrivo per due motivi. Il primo è sicuramente più importante del secondo.

Ieri pomeriggio mi è stato comunicato che la Questura di Lecco mi ha denunciato per violazione degli articoli 650 e 654 del Codice Penale. Art. 650: Inosservanza dei provvedimenti dell'Autorità. Il 654: Grida e manifestazioni sediziose. Il tutto per essermi permesso di contestare il Ministro La Russa il pomeriggio del 22 maggio. Il massimo della pena prevista è di un anno e tre mesi.

Il paradosso è che l'unico ad aver subito un torto sono stato io: il Vice Questore infatti mi ha riservato particolari attenzioni come strattonarmi, tapparmi la bocca, minacciarmi, insultarmi e via discorrendo.

Questa denuncia non è che l'ennesimo episodio del progressivo inasprimento del trattamento nei confronti di ogni forma di dissenso nel nostro territorio. Il cittadino non suddito ogni giorno di più infastidisce i prevaricatori e i loro sgherri.
Quindi: repressione indiscriminata. E non è la prima volta che accade.
A detta di fonti interne alla Questura avrei altre tre denunce penali maturate a Milano. A breve arriveranno anche quelle.

Con alcuni amici si sta pensando di organizzare una manifestazione cittadina improntata non tanto al mio caso personale - gravissimo - quanto invece al fine di prendere una posizione netta di contrasto (aspro ma pacifico) verso questa cultura della paura e dell'intimidazione continua.

Spero che in breve possa comunicarvi la data e i tempi organizzativi. Sarebbe bello se si riuscisse a spargere la voce il più possibile.


In Italia, a Lecco e ovunque sopravvenga qualche potentucolo di peso, ogni forma di contestazione o dissenso è ritenuta fuori luogo e quindi da punire, perseguire, denunciare e possibilmente nascondere.


Sono accettate solo folle inginocchiate e mani spellate per gli applausi. Tipo il salottino di Bruno Vespa.

A questi link troverete alcuni riassunti delle "puntate precedenti" per comprendere meglio l'affaire La Russa.

http://www.quileccolibera.net/?p=652
http://www.quileccolibera.net/?p=658
http://www.quileccolibera.net/?p=661
http://www.quileccolibera.net/?p=664

Secondo punto: abbiamo incrociato Mariastella Gelmini. La furbetta del bresciano.
Qui il resoconto filmato dello spiacevole incontro: http://www.youtube.com/watch?v=8E6QrpYuBhc

A presto,
Duccio





















La libertà non è star sopra un albero...

venerdì 17 aprile 2009

Abruzzo, ancora


Lo so che l’abbiamo già postato nel Solleviamoci serio… anche perché ho contribuito alla scrittura del commento. Ma questa riflessione mi piace troppo, quindi me ne approprio e me lo copio. Oltretutto, visto che l’autore ieri era da Santoro e presumibilmente ci tornerà, è anche un modo per segnalarlo a chi ancora non l’avesse letto ed a quanti non volessero perdersi la diretta… E per aggiungere un tocco di novità, riporto anche un altro post interessante. Anzi due.

"Ma io per il terremoto non do nemmeno un euro..." di Giacomo Di Girolamo - 14 aprile 2009

Scusate, ma io non darò neanche un centesimo di euro a favore di chi raccoglie fondi per le popolazioni terremotate in Abruzzo. So che la mia suona come ... ... una bestemmia. E che di solito si sbandiera il contrario, senza il pudore che la carità richiede. Ma io ho deciso. Non telefonerò a nessun numero che mi sottrarrà due euro dal mio conto telefonico, non manderò nessun sms al costo di un euro. Non partiranno bonifici, né versamenti alle poste. Non ho posti letto da offrire, case al mare da destinare a famigliole bisognose, né vecchi vestiti, peraltro ormai passati di moda. Ho resistito agli appelli dei vip, ai minuti di silenzio dei calciatori, alle testimonianze dei politici, al pianto in diretta del premier. Non mi hanno impressionato i palinsesti travolti, le dirette no - stop, le scritte in sovrimpressione durante gli show della sera. Non do un euro. E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare. Non do un euro perché è la beneficenza che rovina questo Paese, lo stereotipo dell’italiano generoso, del popolo pasticcione che ne combina di cotte e di crude, e poi però sa farsi perdonare tutto con questi slanci nei momenti delle tragedie. Ecco, io sono stanco di questa Italia. Non voglio che si perdoni più nulla. La generosità, purtroppo, la beneficenza, fa da pretesto. Siamo ancora lì, fermi sull’orlo del pozzo di Alfredino, a vedere come va a finire, stringendoci l’uno con l’altro. Soffriamo (e offriamo) una compassione autentica. Ma non ci siamo mossi di un centimetro. Eppure penso che le tragedie, tutte, possono essere prevenute. I pozzi coperti. Le responsabilità accertate. I danni riparati in poco tempo. Non do una lira, perché pago già le tasse. E sono tante. E in queste tasse ci sono già dentro i soldi per la ricostruzione, per gli aiuti, per la protezione civile. Che vengono sempre spesi per fare altro. E quindi ogni volta la Protezione Civile chiede soldi agli italiani. E io dico no. Si rivolgano invece ai tanti eccellenti evasori che attraversano l’economia del nostro Paese. E nelle mie tasse c’è previsto anche il pagamento di tribunali che dovrebbero accertare chi specula sulla sicurezza degli edifici, e dovrebbero farlo prima che succedano le catastrofi. Con le mie tasse pago anche una classe politica, tutta, ad ogni livello, che non riesce a fare nulla, ma proprio nulla, che non sia passerella. C’è andato pure il presidente della Regione Siciliana, Lombardo, a visitare i posti terremotati. In un viaggio pagato - come tutti gli altri - da noi contribuenti. Ma a fare cosa? Ce n’era proprio bisogno? Avrei potuto anche uscirlo, un euro, forse due. Poi Berlusconi ha parlato di "new town" e io ho pensato a Milano 2 , al lago dei cigni, e al neologismo: "new town". Dove l’ha preso? Dove l’ha letto? Da quanto tempo l’aveva in mente? Il tempo del dolore non può essere scandito dal silenzio, ma tutto deve essere masticato, riprodotto, ad uso e consumo degli spettatori. Ecco come nasce "new town". E’ un brand. Come la gomma del ponte. Avrei potuto scucirlo qualche centesimo. Poi ho visto addirittura Schifani, nei posti del terremoto. Il Presidente del Senato dice che "in questo momento serve l’unità di tutta la politica". Evviva. Ma io non sto con voi, perché io non sono come voi, io lavoro, non campo di politica, alle spalle della comunità. E poi mentre voi, voi tutti, avete responsabilità su quello che è successo, perché governate con diverse forme - da generazioni - gli italiani e il suolo che calpestano, io non ho colpa di nulla. Anzi, io sono per la giustizia. Voi siete per una solidarietà che copra le amnesie di una giustizia che non c’è. Io non lo do, l’euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani guadagna in un mese. E allora perché io devo uscire questo euro? Per compensare cosa? A proposito. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po’ dei loro risparmi alle popolazioni terremotate. Poi ci fu l’Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico versamento su conto corrente postale. Per la ricostruzione. E sappiamo tutti come è andata. Dopo l’Irpinia ci fu l’Umbria, e San Giuliano, e di fronte lo strazio della scuola caduta sui bambini non puoi restare indifferente. Ma ora basta. A che servono gli aiuti se poi si continua a fare sempre come prima? Hanno scoperto, dei bravi giornalisti (ecco come spendere bene un euro: comprando un giornale scritto da bravi giornalisti) che una delle scuole crollate a L’Aquila in realtà era un albergo, che un tratto di penna di un funzionario compiacente aveva trasformato in edificio scolastico, nonostante non ci fossero assolutamente i minimi requisiti di sicurezza per farlo. Ecco, nella nostra città, Marsala, c’è una scuola, la più popolosa, l’Istituto Tecnico Commerciale, che da 30 anni sta in un edificio che è un albergo trasformato in scuola. Nessun criterio di sicurezza rispettato, un edificio di cartapesta, 600 alunni. La Provincia ha speso quasi 7 milioni di euro d’affitto fino ad ora, per quella scuola, dove - per dirne una - nella palestra lo scorso Ottobre è caduto con lo scirocco (lo scirocco!! Non il terremoto! Lo scirocco! C’è una scala Mercalli per lo scirocco? O ce la dobbiamo inventare?) il controsoffitto in amianto. Ecco, in quei milioni di euro c’è, annegato, con gli altri, anche l’euro della mia vergogna per una classe politica che non sa decidere nulla, se non come arricchirsi senza ritegno e fare arricchire per tornaconto. Stavo per digitarlo, l’sms della coscienza a posto, poi al Tg1 hanno sottolineato gli eccezionali ascolti del giorno prima durante la diretta sul terremoto. E siccome quel servizio pubblico lo pago io, con il canone, ho capito che già era qualcosa se non chiedevo il rimborso del canone per quella bestialità che avevano detto. Io non do una lira per i paesi terremotati. E non ne voglio se qualcosa succede a me. Voglio solo uno Stato efficiente, dove non comandino i furbi. E siccome so già che così non sarà, penso anche che il terremoto è il gratta e vinci di chi fa politica. Ora tutti hanno l’alibi per non parlare d’altro, ora nessuno potrà criticare il governo o la maggioranza (tutta, anche quella che sta all’opposizione) perché c’è il terremoto. Come l’11 Settembre, il terremoto e l’Abruzzo saranno il paravento per giustificare tutto. Ci sono migliaia di sprechi di risorse in questo paese, ogni giorno. Se solo volesse davvero, lo Stato saprebbe come risparmiare per aiutare gli sfollati: congelando gli stipendi dei politici per un anno, o quelli dei super manager, accorpando le prossime elezioni europee al referendum. Sono le prime cose che mi vengono in mente. E ogni nuova cosa che penso mi monta sempre più rabbia. Io non do una lira. E do il più grande aiuto possibile. La mia rabbia, il mio sdegno. Perché rivendico in questi giorni difficili il mio diritto di italiano di avere una casa sicura. E mi nasce un rabbia dentro che diventa pianto, quando sento dire "in Giappone non sarebbe successo", come se i giapponesi hanno scoperto una cosa nuova, come se il know - how del Sol Levante fosse solo un’esclusiva loro. Ogni studente di ingegneria fresco di laurea sa come si fanno le costruzioni. Glielo fanno dimenticare all’atto pratico. E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci, e nel frastuono della televisione non c’è neanche un poeta grande come Pasolini a dirci come stanno le cose, a raccogliere il dolore degli ultimi. Li hanno uccisi tutti, i poeti, in questo paese, o li hanno fatti morire di noia. Ma io, qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il diritto di dire quello che penso. Come la natura quando muove la terra, d’altronde. Tratto da: www.facebook.com/

E come non sottoscrivere ogni singola frase di questo sfogo? Come non essere assolutamente contrari alla destinazione del 5x1000 ai terremotati abruzzesi, come non considerarlo solo uno specchietto per le allodole che va a penalizzare pesantemente associazioni assolutamente meritorie e ben poco (se e quando) aiutate a svolgere la loro missione umanitaria e sociale (pensate ad Emergency, al CeSVI, all’ANPI, a Legami d'Acciaio… e ovviamente sono solo alcuni – tra i nostri preferiti), mentre invece il lucroso 8x1000 che per la maggior parte si spartiscono Chiesa e Stato non si tocca? Che tra l’altro, se la matematica non è un’opinione, è una cifra maggiore del 5x1000? Non è un problema nostro: da anni lo destiniamo ai Valdesi e ne siamo più che contenti. Ma anche se fossimo d’accordo a dare il nostro 5x1000 a beneficio dei terremotati, chi ci assicura che davvero arriverebbe loro e non si perderebbe nei mille rivoli delle tasche di chi non c’entra? Nessuno. Appunto.
Però… però nel frattempo chi ci va di mezzo facendo scelte di questo tipo sono quei poveri abruzzesi incolpevoli. Allora la nostra idea è questa, banale ma forse più utile di tante speculazioni travestite da buone azioni: il 5x1000 ai soliti destinatari di cui sopra, l’8x1000 ai Valdesi e una cifra – quello che possiamo – ad un’organizzazione di cui ci fidiamo, fossero i compagni di partito che settimanalmente vanno giù o le raccolte in rete fatte da blogger fidati (ad esempio questo) o direttamente una persona - Anna - o una famiglia colpita dal sisma, per chi la conosce.
NIENTE deve finire nelle mani sbagliate. Ogni centesimo entrato deve essere giustificato, altrimenti tra vent’anni gli abruzzesi saranno ancora nelle tende e qualche furbetto si sarà fatto una villa in più, magari anche grazie all’ultima ingegnosa trovata per rilanciare l’edilizia.

Ed ecco un’altra voce fuori dal coro: riporto testualmente, con il consenso dell’autrice (grazie Solange!), un bel post del blog di Paolo Franceschetti (http://paolofranceschetti.blogspot.com/2009/04/terremoto-e-segreti.html):


TERREMOTO E SEGRETI


Dopo il terremoto che ha colpito l'Abruzzo vari paesi esteri ci hanno offerto aiuto. Erano pronti ad inviare uomini e mezzi. Il Governo ha rifiutato affermando che non ne avevamo bisogno.
Berlusconi ha rilasciato la seguente dichiarazione: "Ringraziamo i paesi stranieri per la loro solidarietà, ma invitiamo a non inviare qui i loro aiuti. Siamo in grado di rispondere da soli alle esigenze, siamo un popolo fiero e di benessere, li ringrazio ma bastiamo da soli”. Siamo in grado di rispondere da soli alle esigenze? Siamo un popolo fiero e di benessere? Bastiamo da soli? Ma se i terremotati dell'Irpinia è trent'anni che vivono in prefabbricati e cenano con pantegane che sono più grandi del mio cane (che pesa 45 kg). Lì per lì ho pensato che il rifiuto fosse stato motivato dal fatto che è più difficile rubare se hai accanto volontari di paesi esteri dove per una evasione fiscale vai in galera per trent'anni. Potrebbero non capire che, da noi, in Italia fa curriculum avere una, o due, condanne passate in giudicato per entrare in parlamento, e che rubare gli aiuti a chi è stato colpito da una calamità è una prassi consolidata. Poi ho letto che il Governo ha rifiutato gli aiuti di uomini e mezzi, ma accetterà volentieri quelli economici........sempre, ovviamente, perché siamo un popolo fiero e benestante.....soprattutto stanno molto bene quelli che riescono a rubare di più, ad aggiudicarsi la ricostruzione e non ricostruire o, nella migliore delle ipotesi, costruire con cemento “disarmato”. Poi, però, una domanda mi è sorta spontanea: perché l'Italia non vuole personale straniero nelle zone colpite dal terremoto? Così ho provato a cercare di capire cosa potesse esserci di “particolare” in quelle zone, in aiuto mi è arrivata la segnalazione di un nostro lettore, Pinco Ramone. Due i risultati:

1. Sotto il Gran Sasso, a 1.400 metri sotto terra ci sono i Laboratori Nazionali del Gran Sasso (LNGS), i più grandi laboratori scientifici sotterranei del mondo. Detti laboratori sono di proprietà dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN).

In cosa consistano questi esperimenti è facile immaginarlo trattandosi di FISICA NUCLEARE, comunque qualcosa, solo qualcosa, è consultabile visitando il sito: http://www.lngs.infn.it/home_it.htm . Quanto materiale chimico, radioattivo, nucleare era presente nei laboratori al momento del sisma? Quali esperimenti erano in corso? Ma sopratutto quali e quanti danni ha subito la struttura? Perché i media non fanno un solo cenno a tutto ciò? Interi paesi sono distrutti, l'Aquila è una città fantasma e del più grande laboratorio di fisica nucleare del mondo, situato a 1400 metri di profondità sotto il Gran Sasso, zona colpita dal sisma, non si dice nulla? Se le strutture hanno retto perché non dirlo? Cosa successo a 1400 metri di profondità?



















2. Vicino a Sulmona, poi, sotto le colline di S. Cosimo vi è un notevole deposito militare, chilometri di tunnel sotterranei con tanto di ferrovia privata. Meno di un anno fa, il deposito di San Cosimo è stato al centro di un'aspra polemica che aveva costretto il generale di Corpo d'Armata Giorgio Ruggeri ad affermare: “Nel deposito militare di San Cosimo non c'è nulla che possa rappresentare un rischio ambientale o una contaminazione radiologica pericolosa per la salute della popolazione residente. Posso affermare con estrema certezza che gli ipotetici casi di malattia non sarebbero assolutamente collegati alla presenza del deposito e che non sarà smantellato perché rappresenta per l'Esercito una presenza strategica sul territorio”.
Personalmente non mi fido molto delle rassicurazioni date dall'esercito, sopratutto dopo quanto fatto con i nostri soldati e l'Uranio impoverito (articolo su questo blog http://paolofranceschetti.blogspot.com/2007/12/vergognamoci-per-loro-3-migliaia-di.html) in cui ricordiamo 2000 nostri soldati che hanno partecipato alle missioni all'estero sono tornati ammalati di tumore. Dal 1977 vi erano circolari e relazioni scientifiche che avvertivano del pericolo dell'esposizione dei militari alle particelle di uranio impoverito, scarto nucleare usato per rafforzare gli armamenti. Dal 1984, erano state emanate, dalla Nato, precise norme di protezione per chi operava nelle zone a rischio. Ma l'Italia, che pure fa parte della Nato, sino al 1999 non recepisce. Ma la vergogna più grande avviene dopo. Infatti, i nostri soldati, una volta ammalati, hanno chiesto un indennizzo al Ministero. Sapete cosa dovevano firmare per poter ottenere l'indennizzo? Dovevano firmare un foglio in cui affermavano di essersi ammalati per paura! Si esattamente così. Non per l'uranio impoverito, la cui pericolosità è provata da innumerevoli relazioni scientifiche, ma per “strizza da sentinella”. Ora, se l'esercito tiene questo comportamento con i suoi soldati, con buona pace dello “spirito di corpo”, mi riesce difficile pensare che possa comportarsi con maggiore correttezza con la c.d. “popolazione civile”. Ma, a parte questa mia considerazione personale, la domanda è un'altra: ha subito danni quel deposito? Se si, quali e quanti? Anche in questo caso, da parte dei media, assoluto silenzio. Segreto di Stato! Dunque, nella zona colpita dal terremoto ci sono: - il più grande laboratorio sotterraneo di fisica NUCLEARE del mondo; - un deposito di armi (non si sa quali) ed esplosivi con tanto di ferrovia privata. Perché nessuno ne parla? Cosa è successo a quelle strutture? Sono state danneggiate? Ci possono essere state fuoriuscite di materiale radioattivo? Nulla, il più assoluto silenzio, meglio fare un servizio giornalistico sulle uova di pasqua nelle tendopoli.


A dire la verità, il laconico comunicato del LNGS non ha rassicurato neppure me: non avevano detto anche (non l’LNGS, sia chiaro) che a Severo la diossina non era poi così dannosa? E’ colpa loro, dei politici e dei giornalisti miopi, di quelli che pensano che siamo tutti bambini dell’asilo da “educare” e soprattutto cui non raccontare mai la verità, sennà si spaventano. Il risultato è che io non ci credo più, a quello che dicono. Anche perché, onestamente: chi ha guardato ieri la puntata di AnnoZero mi può dire se ha capito di chi è la responsabilità? Perché io non l’ho capito. Mi è sembrato che giocassero tutti, chi più chi meno, a rimpallarsela. E comunque io sto con De André: siamo tutti coinvolti.
Ma ancora, segnalato da Laura su Rita Atria news (http://www.ritaatria.it/LeggiNews.aspx?id=810):


Un video su You Tube parla di un numero di morti durante il terremoto dell'Aquila probabilmente superiore a quello ufficiale...


Visto che è Pasqua ... facciamo resuscitare anche la VERITA'
Ricevo ed inoltro "I morti che non vi dicono" Chiediamo che vengano fatti tutti gli accertamenti del caso. Il centro storico dell'Aquila è da abbattere e ricostruire. E questo lo dicono in tanti. I morti, i feriti e gli sfollati sono stati contati, più o meno precisamente. E questo lo dicono tutti. Adesso vi dirò qualcosa che non dice nessuno. Gli scantinati e i seminterrati del 90% del centro storico erano stati affittati. In nero. Dentro c'erano clandestini, immigrati, extracomunitari. Ammassati come bestie. Ci sono ancora. Centinaia di persone che non risultano all'anagrafe, che non compaiono nelle liste dei dispersi, che non esistono. I proprietari delle case che si sono messi in salvo non ne denunciano la presenza. Non gli conviene. Nessuno li cerca. Nessuno li piange. Da vivi non esistevano, non esistono neppure da morti. Spazzati via di nascosto, come la polvere sotto al tappeto. In fondo, perchè darsi tanta pena per loro? Una tomba ce l'hanno già. E questa volta non gli è costata niente. Gliel'abbiamo data gratis.

Il video è qui: http://www.youtube.com/watch?v=zz8GuoCjIKo

venerdì 1 febbraio 2008

ITALIA INVISIBILE - "Avanzi di galera: Le ricette dei poco di buono"





Prefazione di Renato Vallanzasca


Si parla spesso dell'arte di arrangiarsi o del recupero degli avanzi, e lo si fa anche in questo libro. Ma gli avanzi, a San Vittore, sono un'altra
cosa.


La "sbobba" che passa l'Amministrazione è quella che è.
Si cucina su un unico fornelletto da campeggio. La cucina è anche il bagno. La spesa si può fare all'interno del carcere, ma non tutti possono permettersela.
Si possono ricevere quattro "pacchi" al mese con generi alimentari e vestiti per un peso complessivo mensile di venti chili, ma niente frutta e verdura, cibi confezionati o acquistabili alla spesa interna.
Niente alcool naturalmente.
E comunque c'è chi non ha nessuno e il pacco se lo sogna.

Tutto è difficile, qui, ma la necessità aguzza l'ingegno.
Paradossalmente, nel luogo dove tutto è vietato la cucina è permessa.
Non sono ammesse posate di acciaio, e c'è chi se le inventa facendo esplodere le bombolette del gas per utilizzarne la lamiera. Se ti trovano un coltello ti fanno rapporto.
Si può anche costruire un forno rivestendo con la carta stagnola due cassette, ma si rischia di incendiare la cella.

C'è chi si è costruito un frigo con l' acqua corrente collegata ad una serie di bottiglie di plastica, ma poi una notte si è allagata la cella e anche i piani inferiori del braccio.
San Vittore ha una capienza massima di ottocento persone, ma ci vivono almeno 1400 detenuti. Cose dell'altro mondo, un mondo dove un sugo senza carne sa miracolosamente di carne, e tanto basta per immaginare tutte le altre ricette, dove l'ingrediente mancante è sostituito, dove il procedimento ordinario è reinventato, dove la solidarietà può fare miracoli.


AVANZI DI GALERA
Le ricette dei poco di buono

era un CD-ROM.
...ora è diventato un LIBRO!
Procacciatevelo al più presto, scrivendo a emilia@ildue.it,
oppure andando davanti a san Vittore, a Milano, nel bar-tabacchi Acquaviva, Piazza Filangieri angolo via Olivetani...

ah...noi siamo lì, dal lato opposto della piazza, chiusi...


fonte: http://ildue.it/Home.asp

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In coda al mercato dei ladri

da la Stampa
di Ludovico Poletto

Torino, 23 gennaio 2008


Nel centro di Torino, cibo e vestiti rubati in vendita a due passi dalle vetrine di lusso

Dicono che il formaggio ci sarà oggi.
Se tutto va bene. Ieri, invece, c’erano i salami, le scatolette di tonno e di sgombro, la pasta, i soliti profumi e qualche capo di abbigliamento.
Certe volte, ma bisogna essere proprio fortunati, c’è anche il salmone: confezioni di fettine affumicate color rosa intenso. Prelibatezze. Vendute più o meno a metà del prezzo dei negozi.
I salami, invece, ieri li hanno spacciati scontatissimi: tre da otto etti l’uno per dieci euro in tutto: roba da hard discount. Anche se la merce ha una provenienza più nobile: le scansie di un qualche negozio ben fornito, e pure del centro, a giudicare dalla confezione.
Qualcuno ha rubato tutto quel ben di Dio.
Qualcun altro, subito dopo, lo spaccia.

Benvenuti in piazza Carlo Felice, nei giardini fioriti di fronte alla stazione ferroviaria di Porta Nuova.
A venti metri, forse anche meno, dall’imbocco della via del commercio elegante, dei negozi griffati e del passeggio chic. Via Roma, ovvero la «via Montenapoleone» di Torino.

Alle cinque della sera il commercio d’insaccati è una macchina che corre a tutta velocità.
E il venditore non ha tempo da perdere.
«Senti bello, adesso fila e non farti vedere con tutta sta roba in mano» ordina il pusher di salumi al giovanotto in pantaloni gialli che bighellona in zona con due chili e mezzo di «salame nostrano», «prodotto e confezionato da Salumificio Alsenese».
«C’erano i carabinieri prima: si sono portati via due persone. È meglio se te ne vai perché se ti beccano con sta roba in mano sono guai veri» insistono gli aficionados del «supermarket Carlo Felice», hard discunt a cielo a aperto nel cuore della città. Primo e forse unico mercato senza scaffali, banchi e commercianti con tanto di patentino.

Al supermarket del rubato c’è chi viene con una certa frequenza a fare la spesa.
Bastano dieci euro e vai a casa con una quantità di cibo sufficiente a sfamare una famiglia intera per una settimana. Dieci euro, e si fa presto a scoprire che l’inflazione qui non pesa e i prezzi sono rimasti quelli di quindici anni fa.
Qualche esempio?
Un paio di scarpe da ginnastica costa dieci euro.
Un giubbotto imbottito, 30.
La pasta?
Cinquanta centesimi a pacchetto da un chilogrammo.
Ma, attenzione: per avere sconti veri, bisogna contrattare. Perché chi viene qui a vendere il suo bottino vuol vedersi riconosciuti la fatica e il rischio: ha sfilato la merce dalle scansie dei Carrefour e dai supermercati Pam, vigilatissimi e controllati da telecamere a circuito chiuso.
Ha sfidato e battuto sistemi antitaccheggio che dovrebbero impedire di portare fuori dai negozio qualsiasi merce.
E adesso, ovvio, non è disposto a vendere tutto per quattro soldi. Gli sconti sono grossi, ma un poco la fatica si deve pur pagare.

Alle diciannove sotto gli alberi del giardino di questa piazza, biglietto da visita per chi sbarca dai treni della stazione Porta Nuova, non resta quasi più nessuno.
I vecchietti che giocavano a carte e a dadi appoggiati sugli scatoloni hanno ceduto al buio e al freddo.
Qualcuno conta una manciata di euro: «Qualche scommessa, che c’è di male? Giochiamo tra amici. Siamo pensionati. Una volta si vince e una si perde. Ma non sono mai grosse somme».

E quelli che vendono il cibo?
«Eh, sono via da un bel po’. Quelli fanno in fretta, hanno i loro contatti. Quelli li trovi tra le tre e le cinque. Poi, puff, spariscono».
Già, tra le tre e le cinque del pomeriggio, dal lunedì al sabato, che piova, nevichi o che ci sia un sole che spacca le pietre arrivano i venditori.
Alcuni sono immigrati romeni.
Altri tossicodipendenti.
Ma ci sono anche insospettabili signori sessantenni che hanno trovato il modo di arrotondare la pensione.
Qualcuno ha i clienti fissi: pensionati che hanno la delega in bianco da mogli e figli per fare la spesa. Altri si propongono: «Ho un giubbottino che non è niente male. Ti interessa?». Che taglia è? «Una media, ma secondo me ti va benissimo. Dammi cinquanta euro».
Venti e sono anche troppi.
«Se me ne dai trenta te ne vai felice. Ma infilatelo, eh, altrimenti mi metti nei guai».

E poi ci sono gli spacciatori di profumi di gran marca: Dior, Chanel, Armani.
Roba originale, mica i tarocchi che trovi sulle bancarelle dei mercati rionali.
Li tirano fuori da borse rivestite di domopak: sacchetti magici che permettono di eludere i controlli.
I passeur di essenze sono ragazze giovanissime, slave o romene.
Non dicono una sola parola d’italiano ma sanno tutto sulle mode e le tendenze.
E basta insistere un po’: «Hai bigiotteria?».
«Collane? Guarda queste con il laccio di gomma. Cinque euro».
Mai chiedere dove le hanno prese, mai insistere troppo con le domande.
Basta una parola sbagliata e loro spariscono.
E arrivano gli amici.
E allora è meglio andare via.
Meglio mescolarsi ai pensionati che ancora giocano a carte o guardano sospettosi il passare e ripassare dei mezzi delle forze dell’ordine.
Meglio sparire.
Tanto tra un po’ non ci sarà più niente da comperare.
E anche il tipo con baffoni e giubbotto nero tra un po’ se ne andrà: sta prendendo l’ultima ordinazione da un pensionato: «Spaghetti. E poi un po’ di carne. Fettine, eh. Di pollo non ne possiamo più».


fonte: http://ildue.it/Thesaurus/Thesauruspagina.asp?IDprimoPiano=2457

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Studio: Mangiar male rende violenti

da Ansa
Londra, 29 gennaio 2008


Il cibo malsano è collegato ai comportamenti violenti, e anche alla criminalità. Lo sostiene un gruppo di studiosi dell'Università di Oxford, che ha analizzato l'alimentazione di mille giovani detenuti tra i 16 e i 21 anni, in tre riformatori britannici.
È emerso che i ragazzi alimentati in maniera sana hanno diminuito di un terzo i loro atteggiamenti violenti all'interno dei centri di detenzione.

"Non vogliamo dimostrare che il cibo è l'unico fattore che influenza il comportamento - ha detto al quotidiano britannico 'The Independent' John Stein, professore di psicologia - ma che finora ne abbiamo sottovalutato l'importanza".
L'università porterà avanti un progetto che consiste nell'incrementare l'apporto di minerali e vitamine nell'alimentazione dei giovani detenuti, con un monitoraggio di dodici mesi.

In un esperimento pilota su 231 ragazzi, gli atteggiamenti criminali sono diminuiti di più di un terzo, tra coloro che si sono alimentati correttamente. "Significa che è possibile ridurre di un terzo la violenza anche all'interno della comunità", si afferma nella ricerca.
Secondo gli studiosi, l'esperimento sarebbe utile a diffondere tabelle nutrizionali anche nelle scuole per ridurre la criminalità anche all'esterno dei centri di detenzione.
La teoria alla base dell'esperimento è che quando il cervello ha carenza di nutrienti, soprattutto di acidi Omega-3, perde la sua flessibilità, ovvero diminuisce il tempo di attenzione e riduce l'autocontrollo.

"Secondo la legge - ha spiegato lo studioso Bernard Gesch - il crimine è una questione di libera volontà, che però non può essere esercitata senza coinvolgere il cervello. A sua volta, quest'ultimo non può funzionare correttamente senza un sano apporto nutrizionale. Da cui ne deriva che l'alimentazione influenza il comportamento".


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La Locanda dei Girasoli












Laura mi segnala:

A Roma c'è un ristorante che si chiama la Locanda dei Girasoli.

E' nato dalla volontà di alcuni genitori di ragazzi con la sindrome di Down per dare una prospettiva lavorativa ai loro figli Claudio,Valerio, Emanuela e Viviana che già oggi ci lavorano come camerieri.

Purtroppo non è in una via molto frequentata di Roma (in zona Quadraro) ed è molto difficile farlo conoscere.

Però se non riusciamo a farlo in fretta, le prospettive non sono molto allegre. La pizza è buona, il locale è carino ed economico e vale la pena di dar loro una mano, non vi pare?

Un primo aiuto può essere far girare questo messaggio al maggior numero di amici possibile; se poi conoscete persone o uffici nella zona Appio-Tuscolano è ancora meglio o se avete un amico giornalista che può pubblicizzare la loro esperienza, ancora meglio.


L'indirizzo è: Locanda dei Girasoli - Via dei Sulpici 117 h Tel:06/7610194 www.lalocandadeigirasoli.it

Ne hanno parlato già altri siti, ad esempio qui e qui (sito da cui ho “rubato” l’immagine), ma ad iniziative come questa mi piace dare spazio.

Suerte ai ragazzi e… buon lavoro di tam-tam a tutti!




sabato 12 gennaio 2008

THYSSENKRUPP / IL FONDO: Dopo la figuraccia si corre ai ripari



"Dai parlamentari mille euro l'anno"

E' la proposta di legge che verrà presentata la prossima settimana da Stefano Pedica, dell'Italia dei valori, che dichiara la sua "amarezza"

Roma, 12 gennaio 2008 - "La prossima settimana presenterò la proposta di legge per costituire il fondo di solidarietà per le vittime del dovere del lavoro e della strada dove tutti i Parlamentari, se passasse la mia legge, verseranno una quota annuale di 1.000 euro da destinare ai famigliari delle vittime". Lo afferma Stefano Pedica dell'Idv.

"Con questo sistema si raccoglieranno ogni anno solo con i Parlamentari circa un milione 400mila euro. Un gesto di responsabilità regolato da una proposta di legge - continua Pedica - Devo dichiarare la mia amarezza nell'aver constatato che alla prima riunione dei capigruppo non si è parlato del versamento di mille euro come gesto di vicinanza ai familiari della ThyssenKrupp. Spero di essere ricevuto dai presidenti delle Camere per capire il perchè e denunciare tale insensibilità attraverso il mio blog per far capire ai cittadini chi sono questi Parlamentari».


fonte: http://qn.quotidiano.net/2008/01/12/59117-dopo_figuraccia_corre_ripari.shtml

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sabato 5 gennaio 2008

DANIELLE MITTERAND: “Lettera aperta ai dirigenti europei”



Alessandra Riccio
(04 gennaio 2008)

Stavo scrivendo per questo taccuino una breve nota per condividere la mia grande preoccupazione per il futuro della Bolivia e di Evo Morales, quando mi arriva questo articolo di Danielle Mitterrand pubblicato sul quotidiano messicano “La Jornada” del 23 dicembre, che esprime, assai meglio di quanto avrei potuto fare io, la necessità di essere solidali con Evo Morales e con la Bolivia.


“Lettera aperta ai dirigenti europei”

Come l’Europa sa per averlo pagato crudelmente, la democrazia ha bisogno di essere vissuta senza soste, inventata, difesa sia dentro i nostri paesi democratici che nel resto del mondo. Nessuna democrazia è un’isola. Le democrazie si devono prestare assistenza mutua. Perciò, oggi rivolgo questo appello ai nostri dirigenti e ai nostri grandi organi di stampa: si, lo sostengo, la giovane democrazia boliviana corre un pericolo mortale.
Nel 2005 un presidente e il suo governo sono stati eletti con ampia maggioranza di più del 60 % degli elettori, nonostante il fatto che una gran parte dei suoi potenziali elettori, indigeni, non fossero scritti nelle liste elettorali, visto che non possiedono nemmeno lo stato civile. I grandi orientamenti politici di questo governo sono stati massicciamente approvati attraverso un referendum perfino prima delle elezioni, fra cui, in modo particolare la nazionalizzazione delle ricchezze naturali in vista di una migliore redistribuzione, e anche la convocazione di un ‘Assemblea Costituente.

Perché è indispensabile una nuova Costituzione? Per la semplice ragione che quella precedente è del 1967, quando in America Latina le popolazioni indigene (che in Bolivia rappresentavano il 75% della popolazione) venivano totalmente escluse da qualunque cittadinanza.

I lavori dell’Assemblea Costituente boliviana sono stati, fin dall’inizio, costantemente ostacolati dalle manovre e dal boicottaggio delle antiche oligarchie, che non sopportano di perdere i loro privilegi economici e politici. L’opposizione minoritaria esaspera fino a mascherare il suo rifiuto al verdetto delle urne con il pretesto della difesa della democrazia. Reagisce con il boicottaggio, con le aggressioni in strada, con l’intimidazione dei responsabili eletti, con una esatta continuità con le stragi perpetrate contro civili disarmati dall’ex presidente Sánchez de Losada nel 2003, il quale, d’altra parte, continua ad essere ricercato per i suoi crimini ed è rifugiato negli Stati Uniti.
A favore di un caos attentamente organizzato, rinascono le minacce separatiste delle regioni più ricche, che rifiutano il gioco democratico e non vogliono pagare per le regioni più povere..

Gruppi di attivisti neofascisti e bande paramilitari, sovvenzionati dalla grande borghesia boliviana e da certi interessi stranieri, instaurano un clima di paura nelle comunità indigene. Ricordiamoci di come sono finite la Colombia e il Guatemala, ricordiamoci soprattutto della democrazia cilena, assassinata l’ 11 settembre 1973 dopo un identico processo di destabilizzazione.

Una democrazia può essere uccisa anche attraverso la disinformazione. No, Evo Morales non è un dittatore. No, non è alla testa di un cartello di trafficanti di cocaina. Queste immagini caricaturali vengono fatte circolare nei nostri paesi senza la minima obbiettività, come se l’intrusione di un presidente indigeno fosse insopportabile non solo per le oligarchie latinoamericane ma anche per la stampa benpensante occidentale. Quasi a smentire ancora più chiaramente la bugia organizzata, Evo Morales fa un appello al dialogo, rifiuta di fare ricorso all’esercito e rimette perfino il suo mandato sulla bilancia.

Mi rivolgo solamente ai difensori della democrazia, ai nostri dirigenti, ai nostri intellettuali, ai nostri mezzi di comunicazione. Dobbiamo aspettare che a Evo Morales tocchi la stessa sorte di Salvador Allende per piangere sulla sorte della democrazia boliviana?
La democrazia o vale per tutti o per nessuno. Se l’amiamo nella nostra patria, dobbiamo difenderla in tutti i luoghi in cui è minacciata. Non tocca a noi, come qualcuno pretende arrogantemente, di andare ad istallarla in altre nazioni mediante la forza delle armi; invece, a noi tocca proteggerla nel nostro paese con tutta la forza della nostra convinzione e stare a fianco di coloro che l’hanno istallata nella loro nazione.

fonte: http://www.giannimina-latinoamerica.it/visualizzaTaccuino.php?idtaccuino=24

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giovedì 3 gennaio 2008

Ufficiale: nel CUD 2008 il 5 per mille non c'è!



di Gabriella Meroni

Adesso è vero: nonostante le smentite del'Agenzia delle Entrate - che aveva assicurato trattavasi di un atto dovuto, in attesa dell'approvazione della Finanziaria - il CUD 2008 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (n. 297 del 22-12-2007 - Suppl. Ordinario n.281) senza il riquadro del 5 per mille. Sarà quindi impossibile destinare la propria scelta per i contribuenti italiani - e sono tantissimi - che presentano solo quel modello per la dichiarazione dei redditi.

Una beffa vera e propria. Dopo tutte le battaglie portate avanti da questo sito e da migliaia di organizzazioni del terzo settore (oltre che dal Sole24Ore) affinché il 5 per mille per il 2008 venisse dotato di un tetto ragionevole (cosa avvenuta, ora il limite per il gettito è pari a 380 milioni di euro mentre prima era di soli 100), il governo «dimentica» di inserire il riquadro nel CUD, vanificando di fatto tutto il lavoro fin qui svolto.

Vita.it se n'era già accorta lo scorso 26 novembre (leggi qui), ma era stata smentita prontamente dall'Agenzia delle Entrate, che aveva parlato di un atto dovuto al fatto che il provvedimento non era diventato ancora legge per il 2008, e che quindi si doveva attendere la fine della discussione della Finanziaria (leggi qui). La storia si era ripetuta il 12 dicembre, quando l'Agenzia delle Entrate aveva pubblicato un CUD 2008 «da pubblicare in Gazzetta Ufficiale» identico al precedente (leggi qui). Ma anche qui le Entrate ci avevano rintuzzato: «Aspettate, ancora non è definitivo».

E invece, la G.U. del 22 dicembre non lascia dubbi. Potete scaricare il modello definitivo dal sito dell'Agenzia delle Entrate oppure direttamente dal numero della Gazzetta.

Chiediamo quindi alla dottoressa Augusta Iannini, direttore dell Dipartimento del ministero della Giustizia che si occupa della pubblicazione delle leggi e degli altri provvedimenti nella Gazzetta Ufficiale, oltreché moglie di Bruno Vespa, se per caso sia stato un errore della Gazzetta, o se invece si sia limitata a pubblicare ciò che l'Agenzia delle Entrate le ha trasmesso. In entrambi i casi, sarebbe un errore davvero clamoroso, a cui porre rimedio quanto prima (anche se ciò comporterà costi che non sappiamo quantificare; e dire che si voleva mettere il tettuccio al 5 per mille per risparmiare, amen).

fonte: http://www.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=88236

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