"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

martedì 18 settembre 2012

Aiutiamo un fratello... e aiutiamo noi stessi.


Premessa (fondamentale): non cliccate "mi piace" o commentate e basta... qui bisogna agire.

Qui si parrà nostra nobilitate...

Parliamo tanto di fratellanza, di diritti, di repulsione per gli abusi di potere e di solidarietà... vediamo se e quanto sono solo parole.

E vediamo di non trincerarci dietro il fatto che, in questo caso, si parla di un'unica persona (mentre i princìpi suddetti dovrebbero essere applicati a tutto il genere umano). Un fratello in difficoltà lo si aiuta quando ne ha bisogno, non si aspetta certo che siano tutti impelagati nei problemi... secondo il motto kropotkiniano per cui “fai agli altri quello che, in analoghe circostanze, vorresti fosse fatto a te”. Secondo me, ma mi pare una questione di buon senso.

E chi prende questa premessa come una critica personale sappia che dimostra soltanto una grande coda di paglia.

Non so quanti di voi siano a conoscenza o si ricordino di una brutta vicenda di corruzione avvenuta nel carcere di Velletri (Roma), che ha avuto come correi un po' tutte le autorità carcerarie e parecchi secondini: quella in cui le derrate alimentari destinate ai detenuti venivano dirottate verso altri lidi (connessi al giro dei carcerieri): Ismail, un detenuto tunisino, ebbe il coraggio che mancò a tutti – tutti infatti, nel carcere, ne erano a conoscenza – e denunciò il fatto.

Per questo pagò in modo inumano, con pestaggi ed abusi di ogni tipo, finché finalmente qualcuno gli diede retta, cominciò l'indagine (per quanti tentativi di insabbiamento sian stati compiuti) e finalmente siamo giunti al processo (veramente è iniziato l'anno scorso, ma si sa da noi quanto è lunga la giustizia). E lui è un teste chiave.

Ismail non è un angelo: è un uomo che ha fatto anche dei grossi errori (ma li ha pagati) e che poi ha deciso di non piegarsi alle logiche del potere, pagandone tutte le conseguenze.



Ora vive con un permesso di soggiorno a breve scadenza, sta cercando un lavoro onesto (anche perché un eventuale ritorno in prigione, per lui, significherebbe la morte sicura) ma non lo trova perché tutti si spaventano per il suo esser stato carcerato (certo, dicesse che ha fatto il parlamentare... tutte le porte gli si aprirebbero. Eppure noi sappiamo bene quanti delinquenti si aggirino per i palazzi del potere...).

Deve presentarsi al processo a deporre, ma per arrivarci deve prendere un treno e non ha i soldi per il biglietto, vive con una persona fantastica che lo aiuta quanto può (straniera anche lei) e... insomma, ha bisogno di noi, di tutti noi.

Non posso credere che siamo tutti disoccupati, invalidi, pensionati con la minima, lontani da Roma, mobilizzati o cassintegrati, sfrattati o senzatetto... non posso credere che non possiamo dimostrare ad Ismail che non tutti gli italiani sono uguali, che c'è anche una popolazione onesta, amante della giustizia e non razzista: vi chiedo, CI chiedo, di fare quel che possiamo.

Possiamo aiutarlo a sopravvivere, facendo un versamento sulla carta Genius Card, IBAN numero: IT67V 02008 32974 001260228172 intestata ad Ismail Ltaief,  in modo che possa prendere il treno per raggiungere Roma senza dover viaggiare da clandestino, e poi tornare...

Possiamo (potete, io purtroppo non riesco a muovermi... ma io sono invalida e non sto a Roma!) andare a sostenerlo al processo, dove probabilmente cercheranno ancora di intimidirlo e/o di farlo ritrattare o edulcorare i fatti, il 4 ottobre a Velletri (Roma), al Tribunale in piazza Giovanni Falcone, aula n. 5 – piano terra alle ore 15:00 (aggiunta del momento: la stampa non è ben accetta in aula... chissà poi perché!)

Ma possiamo anche aiutarlo a trovare un lavoro: si adatta a fare qualsiasi cosa, è massaggiatore esperto e diplomato, può dare lezioni di pianoforte, è cuoco, esperto di computer, traduttore (inglese, francese, spagnolo, swahili, arabo ed italiano), giardiniere, badante per bambini e/o anziani, nella zona di Milano preferibilmente, ma è disposto a spostarsi ovunque.

Una piccola parte della sua storia la trovate qui: 


http://www.radioradicale.it/scheda/331809?format=52

ma lo trovate anche tra i miei contatti, dunque potete chiedere, verificare e quant'altro.

Ci commuoviamo per Stafano Cucchi, scriviamo lettere per Niki Gatti, piangiamo Manuel Eliantonio, Francesco Mastrogiovanni, Federico Aldrovandi e tutte le altre vittime della violenza carceraria e non vogliamo mobilitarci per Ismail, la cui unica differenza dalle altre vittime è che è ancora vivo?
Non ci posso, non ci voglio credere. Non deludetemi e non cancellate la speranza in un mondo migliore in questo ragazzo.

Io la mia goccia nell'oceano ce la metto.

Grazie a chi coglierà e diffonderà l'appello.




 Questo è il testo integrale di una nota che ho pubblicato su facebook qualche giorno fa; la riporto qui non solo per cercare di darle il massimo risalto possibile (dunque tutti gli amici blogger che vogliono possono prenderla ed inserirla nei loro blog, grazie!), ma anche perché da quando l'ho pubblicata stanno succedendo cose strane.

Che facebook sia una comunità virtuale in cui circola impunita una massa di imbecilli è noto (ma d'altronde, ci sono ovunque), ma che costoro cerchino di ostacolare la diffusione di notizie è pernicioso ed inaccettabile - stanno cercando di bloccarmi la posta privata!

E dunque la salvo anche qui... chissà che non serva a dare un esempio di giustizia dal basso. E magari anche qualcos'altro.

domenica 2 settembre 2012

L'ultima spiaggia... è la riscoperta dei sogni nel cassetto.



Lo so: non passa giorno che non si legga notizia di giovani disoccupati, pensionati, cassintegrati, mobilizzati, over40 etc che non ce la fanno più e si suicidano per mancanza di speranza.
Non passa giorno che le cronache non riportino di lavoratori che si abbarbicano - letteralmente, spesso - ai posti di lavoro in pericolo e cerchino di escogitare qualche forma di protesta eclatante per farsi notare, assurgere alle cronache e trovare, forse, la soluzione al loro problema.

Purtroppo non mi pare che la classe politica al potere (e anche tanti che fingono di opporsi, ma che han cambiato lato della barricata... secondo me) e/o la finanza siano in grado  di dare risposte risolutive e convincenti; d'altra parte anche troppa parte del sindacato ha abdicato al suo compito e si comporta né più né meno come il partito politico di riferimento.

D'altra parte, ancora peggio, la sinistra annaspa, non trova un terreno unitario da cui costruire un'alternativa valida e convincente.

In mezzo a tutta questa confusione deprimente, c'è la mia convinzione che non verremo mai a capo di nulla se non siamo pronti a ridiscutere tutto. Non ha senso la difesa del posto di lavoro in quanto tale, ma non ha neppure senso mantenere le lotte "separate". Solo uniti si può pensare di vincere, e solo pensando ad un lavoro che rispetti gli individui e la loro dignità ma nel contempo non ne comprometta la salute e soprattutto serva (perché dai: a che erve continuare a produrre Panda se nessuno ha i soldi per comprarsele?) e tuteli l'ambiente, senza il quale siam destinati a sparire tutti, si può uscire dal tunnel, che sia una miniera, una fabbrica o un laboratorio.

Appunto: uniti. Io purtroppo ho poco da unire... sono sempre stata parecchio isolata, non per scelta ma per contingenza, e non ho mai avuto il conforto di colleghi che spartissero le mie difficoltà.
Intendiamoci: non credo nel "mal comune", anzi la trovo un'idea abbastanza stupida, però anche sentirsi soli poi, troppo spesso, porta a gesti estremi - né la solidarietà a parole di qualche compagno può fornire una via d'uscita.

E dunque... dunque io penso per me, che poi se mi va bene "m'allargo" e diffondo la mia fortuna. Se mi andrà bene, perchè ci vuole tanta fortuna anche... e sono proprio all'ultima spiaggia.

Chi mi conosce sa tutte le traversie che hanno caratterizzato la mia vita lavorativa: non sono mai stata una lavativa (ma una scomoda sì), ho fatto di tutto, eppure sono stata una delle prime vittime delle "riconversioni" multinazionali, e recidiva per di più.

E poi, tanto per non farmi mancare nulla, ci si son messi pure problemi di salute, che mi hanno portato, da ultimo, ad un "intervento risolutivo" all'anca destra... talmente risolutivo che, dopo più di tre anni, quella (che non mi faceva manco male) è ancora dolorante, la sinistra poverina, che era la parte lesa già allora, è sempre più sofferente e, ultima entrata, adesso pure la schiena ne risente.

Morale: son disoccupata da più di tre anni, ho venduto la casa e con quei proventi ci siamo mantenuti finora, ma non era un palazzo di cui qualcuno pagava l'affitto (o il mututo) a mia insaputa... e sono pure invalida. Ho persino smesso di andare a fare colloqui, perché di sentirmi dire, a turno, che son troppo esperta/vecchia/costosa/inesperta/malata mi son stufata.

Che devo fare, incatenarmi davanti al municipio e minacciare di darmi fuoco? Temo che mi porterebbero un accendino... e non ho voglia di rischiare, grazie.

Si torna dunque all'ultima spiaggia... dove si dimostra che, in fondo, non bisogna mai rinunciare ai propri sogni.

Mi è sempre piaciuto scrivere, con molti amici ci siamo scambiati pacchi di lettere (altri tempi) e poi di mail... mi dicono che scrivo anche bene... e allora, voilà: i sono messa a scrivere. Come andrà? Non ne ho idea. Io ci provo.





domenica 19 febbraio 2012

APPELLO: Verità e giustizia per i morti della "Marlane"


Alla Marlane di Praia a Mare, in provincia di Cosenza, industria tessile del gruppo Marzotto, si è consumata una tragedia del lavoro della quale si parla poco. Ben oltre 100 lavoratori si sono ammalati di tumore di varia natura e a decine sono deceduti (secondo fonti attendibili e realistiche sono oltre 80). Purtroppo questi numeri, che nascondono vite spezzate, sono destinati a crescere nel tempo.

Il Tribunale di Paola, il 12 novembre 2010 ha rinviato a giudizio Pietro Marzotto ed altri 11 dirigenti della Marlane, della ex-Lanerossi, della Marzotto, con l'accusa di omicidio colposo plurimo, aggravato dalla omissione delle cautele sul lavoro, lesioni colpose gravissime, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro e disastro ambientale doloso, per aver sversato e interrato nell'area antistante lo stabilimento tessile, tonnellate di rifiuti speciali di cui la maggior parte di natura altamente cancerogena.

Dopo anni di indagini e tra mille difficoltà, la Magistratura ha deciso di procedere per raggiungere quella verità richiesta dai lavoratori, dalle famiglie, dalle organizzazioni sociali e associazioni ambientaliste, dalle amministrazioni locali che si sono costituiti parte civile (le parti offese sono oltre 180). Il processo doveva iniziare il 19 aprile 2011 ma la prima udienza è stata rinviata ben 5 volte (l’ultimo rinvio è del 30 dicembre 2011) per vizi di forma, errori di notifica ed eccezioni procedurali presentate dagli avvocati degli imputati. Il dibattimento, quindi, non è ancora veramente iniziato. La prossima udienza dovrebbe svolgersi il 24 febbraio 2012 ed il rischio di prescrizione aumenta con il passare del tempo.

Noi crediamo che sia giusto che emerga con chiarezza quanto accaduto alla Marlane. Riteniamo necessario, quindi, che il processo abbia finalmente inizio e che non ci debbano essere ulteriori impedimenti di varia natura che ostacolino il suo normale svolgimento. Perché i morti, gli ammalati, le loro famiglie e la popolazione chiedono verità e giustizia.

A Vincenzo Benincasa, Lorenzo Bosetti, Salvatore Cristallino, Antonio Favrin, Giuseppe Ferrari, Ernesto Fugazzola, Jean De Jaegher, Carlo Lomonaco, Pietro Marzotto, Lamberto Priori, Attilio Rausse e Silvano Storer, imputati del processo Marlane, vogliamo fare un appello: non chiedete ulteriori rinvii delle udienze, non autorizzate i vostri avvocati ad agire in tal senso: pretendete di raggiungere un verdetto in tempi ragionevolmente brevi. Questo è un vostro preciso diritto, un dovere e una condizione indispensabile per fugare qualsiasi dubbio e rendere giustizia ai lavoratori della Marlane ed alle loro famiglie.


ADERISCI INVIANDO UNA EMAIL ALL'INDIRIZZO APPELLOMARLANE@GMAIL.COM


LEGGI LA LISTA DELLE ADESIONI (aggiornata al 2 febbraio 2012)


DOPO L’APPELLO SULLA MARLANE HANNO SCRITTO:

vicenzapiù

la nuova vicenza

il gazzettino

l’unità

il manifesto


L’APPELLO È PUBBLICATO IN:

marx21.it

comunisti-italiani.it

articolo21.org

cadutisullavoro.blogspot.com

olivierobeha.it

portogruarovive.it

vicenzapiù.com

nuovavicenza.it

ilfattoquotidiano.it

ilmanifesto.it

dongiorgio.it (don giorgio de capitani)

contropiano.org

tg3.rai.it

laltrariva.net

controlacrisi.org

rossoverona.org

usb.it

miogiornale.com

ildialogo.org

allasalutesel.it

pane-rose.it

rifondasandona.it

tucondividi.com

blogtortora.it

dirittiglobali.it

informarexresistere.fr

salutesicurezzalavoro.over-blog.it

cobaspisa.it

fdc.ilcontemporaneo.it

pane-rose.it

bastamortesullavoro.blogspot.com

paola.virgilio.it

liberivicentini.it

rassegna.it

ilchisciotte.it

maratea.virgilio.it

e-io-scrivo.over-blog.it

glvart.blogspot.com

informazionecontro.blogspot.com

(a cui vanno aggiunti maipiuthyssenkrupp.blogspot.com e questo blog)

fonte: http://www.marx21.it/italia/sindacato-e-lavoro/838-appello-verita-e-giustizia-per-i-morti-della-qmarlaneq.html

martedì 14 febbraio 2012

D'Italia e di Grecia

Ma che bello: il riposo coatto da FB mi dà il tempo di postare qualcosa con più tranquillità e dar sfogo pubblico ai miei pensieri.

Cominciamo dalla buona notizia: la sentenza di Torino ha finalmente portato un po' di giustizia nel mondo del lavoro e delle malattie "professionali" (che definire malattie da profitto dei padroni mi parrebbe più equo): 16 anni a Schmidheiny e a De Cartier (ex vertici della multinazionale Eternit) son poca cosa rispetto ai morti provocati, ma dimostrano senza ombra di dubbio che la lotta paga... chinare sempre la testa no.

Qualche dubbio sulla sentenza - che non ho letto in originale - mi viene leggendo che "... il "disastro ambientale" (ma non la "rimozione di cautele") provocato dagli stabilimenti di Napoli-Bagnoli e Rubiera (Reggio Emilia) è prescritto." (fonte: http://qn.quotidiano.net/cronaca/2012/02/14/667933-eternit-sentenza-reazioni.shtml): se è vero che Napoli e Reggio Emilia son state, come dire, messe a tacere, condivido l'opinione che non possono esistere morti di serie A e di serie B (ma questo è un annoso discorso e non riguarda solo le morti per
amianto, mi sembra).

Altre cose positive in Italia non mi sembra di vederne, a parte forse il fatto che stasera alla serata inaugurale del festival di Sanremo la valletta-modella sarà probabilmente assente (ne sentiremo la mancanza? io sicuramente no, anche perché non ho manco l'intenzione di accendere la TV... come ormai da troppo tempo).











Intanto in Grecia un governo non troppo diverso dal nostro quanto a miopia e scelte
scellerate continua a massacrare il suo popolo con leggi affamanti, secondo i diktat dei grandi potentat
i europei (che nulla hanno a che fare con i popoli). Di conseguenza la Grecia brucia, perché i Greci non ci stanno. E hanno ragione.







Personalmente non approvo la violenza,
non mi piace vedere negozi o automobili o biblioteche andare a fuoco, non perché non capisca la rabbia ma perché non ne vedo il costrutto (come dice anche Mario Badino nel suo post), soprattutto in considerazione del fatto che, i Greci, un partito di opposizione dura e seria ce l'hanno. E qualche idea sensata nei confronti della Merkel e di questa Europa pure.













Non come da noi...
il nostro migliorista napoletano conciona rassicurante che noi non siamo la Grecia ed i nostri partiti hanno già dato prova di senso di responsabilità (sicuramente si riferisce alla lega, ritengo io. Ma è solo un'ipotesi...)

Dormite, Italiani, dormite narcotizzati e tranquilli... tanto quello che sta succedendo in Grecia non vi riguarda, anche se tra Omsa, Binario 21, Fincantieri, Fiat e altre "piccole" realtà di chiusure forse dovreste aprire gli occhi e farvi qualche domanda... dormite e non pensate, cullatevi nei vostri sogni teletrasmessi, che tra un festival di Sanremo e una telenovela o un reality la realtà si sfuma e potete continuare a credere al potere salvifico di Monti e del suo governo "diverso"... dormite e sognate di un piddì che difende i vostri interessi ed il futuro dei vostri figli... soprattutto dormite, ché se vi svegliate rischiate di restarci male.

Senza contare poi che in Grecia la polizia s'è schierata dalla parte dei cittadini (Cuba-Italia blog, post del 12 febbraio) con questa frase:
"Qualora continuiate con le vostre politiche distruttive, vi avvisiamo che non riuscirete a farci combattere contro i nostri fratelli. Ci rifiutiamo di fronteggiare i nostri genitori, i nostri figli e tutti i cittadini che protestano e chiedono un cambiamento nelle politiche". Vi pare poco? Pensate che da noi succederà lo stesso? Mi piacerebbe crederlo, ma di Ennio Di Francesco non mi sembra ce ne siano in giro poi tanti... e per ora i tutori dell'ordine de noantri han preso ben altre posizioni (senza stare a rivangare il G8 di Genova, bastano le ultime manifestazioni di pescatori e studenti, mi sembra).

Ma posso finire un post così, con questa lamentazione pessimista? No, non me la sento. E allora vi lascio con due proposte - alternative maanche no, si possono fare entrambe volendo! - su cui riflettere e, magari, discutere.

La prima è dell'amico Loris e suggerisce uno sciopero generale di tutti i lavoratori europei, ognuno nella sua piazza, ma che paralizzi questa Europa finanziaria inumana e verticistica, mentre la seconda è di una ragazza greca e prevede un DO-NOTHING-DAY, cioè il rifiuto a partecipare, collaborare e contribuire (però un giorno solo second
o me non basterebbe...)

Meditate gente.

domenica 12 febbraio 2012

Facebook e la censura dei sepolcri imbiancati (io non ci sto)



Tanto per cambiare, Facebook ne ha combinata un'altra delle sue. La spiegazione è tutta in questo video:

http://youtu.be/Uc7YFQUZtAI

In breve, la storia è questa: qualche giorno fa il mio amico Marco pubblica questa foto (poi mio avatar) e Facebook provvede subito a censurargliela, avvisandolo che ha violato le condizioni di FB e che se persiste gli bloccano l'account.

Quale sarà mai la regola violata? Forse la riconoscibilità dei minori, che non hanno i visi completamente "oscurati"? No, pare proprio che la difesa della privacy dei bimbi non c'entri.

Cos'è dunque a disturbare tanto? Stando alle richieste di spiegazioni di Marco, che non hanno avuto riscontro (così funziona la democrazia di FB: loro decidono, impongono e non spiegano. L'han fatto anche con me, e ancora sto aspettando di sapere quale immagine abbia causato le loro ire furibonde), pare che l'immagine a fianco abbia "contenuti sessuali espliciti" (come dire che si vedono i capezzoli? mah).

Inutile dire che mi sono (ci siamo) incupiti di brutto. Ma come, una mamma che allatta è immagine che scandalizza e questa invece (che ho rubato ad un contatto, sempre su FB) passa tranquillamente senza suscitare alzate di scudi?

E notare che mi sono limitata, che a me la pornografia non interessa e la mercificazione dei corpi ha sempre causato ribrezzo... e poi, ho la mia faccia da difendere io, mica voglio inquinarmi con certe schifezze che invece navigano tranquillamente con il beneplacito di Fb stesso medesimo... pedofilia, razzismo e fascismo compresi - un piccolo esempio di quello che si può liberamente trovare nella comunità dei benpensanti FB lo trovate nel video stesso.

Allora una pensa: vuoi vedere che l'aspetto che più disturba FB è proprio il fatto che la mamma allatti? Evidentemente i signori son cresciuti a biberon e non sanno che l'allattamento al seno è una cosa naturale e sana... o forse sono sponsorizzati da qualche ditta che, appunto, produce latte in polvere (e lo manda in Africa, dove l'acqua è inquinata ma almeno la loro opera buona l'han fatta... con buona pace delle loro coscienze).

Oppure ancora, il problema è che la mamma è nera ed il bimbo è bianco... e siccome siamo tutti uguali ma qualcuno lo è di più, pare che dovremmo difendere la purezza della razza bianca e quindi impedire ad una donna non candeggiata di allattare uno dei nostri preziosi cuccioli. Che magari è albino, ma tant'è, prevenire è meglio che usare il cervello... così pare.

Allora, qui non è un fatto di femminismo o comunismo: si tratta di puro e semplice buonsenso. Ed è per questo che chiedo a tutti i blogger ed agli amici che hanno un profilo su Facebook di unirvi alla nostra protesta: sciopero di presenza su FB appunto, da lunedì 13 febbraio h. 7:30 a mercoledì 15 febbraio h. 23:30.

Con preghiera di massima diffusione... per favore.

martedì 17 gennaio 2012

Sì: devo farmi per forza un partito.


Basta. Mafaldescamente basta. Non ne posso più. Ma davvero questa volta.

Sono maledettamente stanca delle solite tiritere, delle solidarietà a parole, delle belle frasi cui non segue alcun costrutto.

Saranno almeno tre anni che il mio segretario (per ora ex, visto che non ho ancora rinnovato la tessera) parla della necessità di riunificare i comunisti in un unico grande partito, un partito dalle percentuali berlingueriane per capirci e non un'armata brancaleone sempre alle prese con lo zero virgola. E infatti siamo ancora tutti belli divisi, anzi alla lista nel frattempo se n'è aggiunto qualche altro - poi a una non deve venire il sospetto che al di là delle teorie divergenti ci sia l'interesse per il proprio orticello.

Sono anni anche che si parla della crisi, della solidarietà al mondo del lavoro (chi ancora ce l'ha) e infatti il modello Marchionne impera, l'articolo 18 viene sistematicamente attaccato, per quel che riguarda la sicurezza sul lavoro è meglio stendere un velo pietoso e di sicurezza del lavoro proprio non c'è ombra.

Si evita di scatenare guerre tra poveri (giovani contrapposti a "maturi" o addirittura ai pensionati), giustamente anche, ma non si risolvono i problemi di fondo e ci si limita a ribadire ad ogni pié sospinto la solidarietà... una volta alle lavoratrici della OMSA, una volta a Fincantieri, una volta a Pomigliano e poi al Binario 21 e così via, ma di concreto non si fa nulla. E intanto, oltre a continuare a fare la conta dei morti sul lavoro, ora ci possiamo pure dilettare con la conta dei morti senza lavoro: disoccupati, pensionati, commercianti... è un continuo bollettino di guerra quotidiana, al punto che non si tratta più di emergenza ma di routine.

Ma si continua a parlare di "crescita", anche da parte di tanta sinistra. Che ci sarà mai da crescere, dico io? I figli... la pace... la tolleranza, la cultura, la salute, il benessere di tutti (inteso proprio come "stare bene", non solo e non tanto in termini biecamente materiali di avere e consumare) sì, devono crescere. Non la produzione, non il PIL, non l'economia.

Le persone devono crescere. E già questo lo dicono in pochi. La decrescita sembra una parolaccia, ancora per troppa sinistra. E siccome la sinistra (occhio: sto parlando di sinistra, non di piddì e simili) è troppo debole per far qualcosa oltre ai proclami, ecco che si sprecano incontri, dibattiti, assemblee sulla necessità di UN partito COMUNISTA. Uno, e comunista, appunto. Ho detto niente.

Ci credo ancora, io, nella frase "da ognuno secondo le sue possibilità, ad ognuno secondo i suoi bisogni". Ma a quanto pare non è così semplice, perché se non c'è un grande partito che garantisca una equa distribuzione delle risorse e delle ricchezze (basterebbero anche un po' di uomini onesti, ma sono introvabili come il suddetto partito, mi pare), chi ha avrà sempre di più e chi non ha continuerà a non avere.

D'altra parte non mi pare di vedere segnali positivi neppure dalla parte sindacale... possibile che non si possa pensare ad uno sciopero totale, generale, ad oltranza ma solo a sciopericchi di categoria e perdipiù a tempo determinato? E che razza di incidenza avranno mai?

E allora la soluzione è farmi un mio partito, visto che nessuno dei presenti risponde prefettamente e totalmente al mio pensiero? Ovvio che no, il titolo è solo una provocazione sull'onda di un ricordo gaberiano.
Per tanti motivi, non mi faccio un partito.

Primo, ho sempre detto che un altro partito non serve.

Secondo, sono pigra e non ho proprio voglia di mettermi a pensare per tutti, perché una delle mode più deleterie - e frequenti - degli ultimi tempi è aspettare il leader carismatico, che può anche essere un emerito imbecille ma se è un trascinatore ed è disposto a dire cosa dobbiamo fare, va benissimo.

Terzo, proprio perché sono una convinta assertrice del motto "per criticare bisogna conoscere" e nel contempo riconosco la mia ignoranza colossale (d'altronde sono in buona compagnia: già qualcun altro disse "so di non sapere"... e non era esattamente l'ultimo arrivato) ma ormai le teorie più che altro mi annoiano e son già abbastanza depressa senza impegolarmi in astruse sottigliezze metodologiche e spaccature del capello, non critico, non mi ergo a giudice ma semplicemente scelgo autonomamente la mia strada.

Che è poi la stessa dei miei esordi. Il comunismo pare impraticabile di questi tempi, visto che non riusciamo a garantire a tutti gli stessi diritti, seppur fondamentali (e lasciamo pure perdere se e come tali diritti siano poi stati effettivamente a disposizione dei popoli che hanno avuto l'onore di essere guidati da un partito comunista o presunto tale), ergo torno orgogliosamente anarchica. Insomma, faccio quello che posso. Non ho la forza di salvare il mondo, ma almeno provo a salvare qualcuno.

Anche perché, se lo facessimo tutti, magari scopriremmo che ci siam salvati tutti... insieme. Da soli non si arriva da nessuna parte, ritengo io.

Ciao compagni, sicuramente le nostre strade si ri-incroceranno. Ma io intanto mi rimbocco le maniche e vedo cosa posso - solidarmente - fare. Che non c'entra nulla, spero sia ben chiaro, con l'egoistico salvataggio personale. E neppure con la classica elemosina.

"Fai agli altri quello che, in analoghe circostanze, vorresti fosse fatto a te".