3 Agosto, 2007
Donne incatenate, fosse comuni, case date alle fiamme, villaggi distrutti. Una nuova prova dei crimini compiuti
Piccoli testimoni - Violenze, maltrattamenti, case incendiate, mutilazioni. Un vero orrore, fino a ieri davanti ai loro occhi, riaffiora oggi nei disegni. Le 500 creazioni dei bambini del Darfur, ora rifugiati nel vicino Ciad, sono nuove prove di quanto accade nella regione occidentale del Sudan. I disegni saranno consegnati alla Corte penale internazionale dell’Aia, chiamata a giudicare i responsabili dei crimini di guerra e contro l’umanità compiuti durante gli oltre quattro anni di conflitto nel Darfur.
Carta e colori - La testimonianza dei bambini è emersa per caso. Anna Shmidt, un’attivista per la pace e ricercatrice per Waging Peace, ha dato loro carta e colori per tenerli occupati mentre intervistava le loro mamme. Stava raccogliendo informazioni sulle violenze compiute in Darfur contro le donne. Quei disegni, nati per gioco, parlano molto più delle parole. I più piccoli degli autori hanno otto anni. Molti di loro non hanno più padri o fratelli, rimasti uccisi nei conflitti in Darfur.
Ricordi fotografici - I disegni mostrano attacchi contro civili e bambini, case date alle fiamme in villaggi distrutti, decapitazioni, corpi senza vita in pozze di sangue, donne incatenate tra loro per essere trascinate via e fosse comuni. Si vedono elicotteri con mitragliatrici, carri armati con la bandiera sudanese, militari in divisa affiancati dai miliziani Janjaweed a bordo di veicoli dotati di mitragliatrice. Gli aggressori sono sempre ritratti con la pelle chiara, mentre le vittime hanno la pelle scura.
"Questa è una prova - ha detto al quotidiano Independent la direttrice di Waging Peace Rebecca Tinsley - se non sono una prova, non so cosa siano. I bambini hanno fornito un loro ricordo fotografico. Non sono stati manipolati. Lo schema che emerge dai disegni è sorprendente. Conferma quello che già sappiamo e smentisce quanto dichiarato dal governo sudanese".
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