"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

lunedì 23 luglio 2007

La democrazia, i partiti e il potere dal basso


UNO SCRITTO D’ATTUALITA’, DI TRENT’ANNI FA. In questo articolo Capitini invita al dibattito; lo facciamo anche noi per Solleviamoci.

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La democrazia, i partiti e il potere dal basso

di Aldo Capitini

Alcuni lettori del primo numero del nostro giornale ci hanno invitato a chiarire il nostro pensiero sul rapporto che dovrebbe intercorrere fra gli organismi di democrazia diretta da noi auspicati e i partiti che agiscono nello schieramento politico italiano.
Trattandosi di un argomento molto importante e tuttora oggetto di ampia discussione, abbiamo deciso di affrontarlo in questo secondo numero, aprendo un dibattito al quale fin d’ora invitiamo i nostri amici lettori.

Facciamo due osservazioni preliminari. La prima è che siamo del tutto estranei alla polemica qualunquistica contro il regime parlamentare e contro i partiti che gli danno vita.
Malgrado tutto, consideriamo la presenza e la competizione dei partiti politici come la più alta espressione raggiunta nella società italiana dal potere popolare.
La consideriamo, anzi, una conquista del movimento popolare, strappata con lotte dolorose alle classi borghesi dirigenti nel nostro paese, che per trenta anni hanno potuto imporre a tutti il regime più conveniente ai loro interessi, il regime fascista.

Condanniamo perciò ogni polemica contro il regime attuale la quale non si ponga come obiettivo un regime ancora più democratico ed un potere popolare sempre più vasto.
Poiché questo è anche il nostro obiettivo, diciamo, come seconda osservazione, che il nostro interesse e il nostro appoggio vanno a quei partiti che si propongono la trasformazione della nostra società e lottano per realizzare questo impegno.

A tutti è ormai chiaro che l’ostacolo principale da superare è rappresentato dallo Stato capitalistico, le cui strutture economiche, sociali, politiche, giuridiche, per quanto addolcite, ammodernate e mascherate non riescono a superare le realtà sulla quale poggiano, la realtà della divisione del paese in sfruttati e sfruttatori, governati e governanti, esecutori e dirigenti.
Quando noi auspichiamo la creazione da parte di tutti gli sfruttati, i governati, gli esecutori, di organizzazioni di democrazia diretta che sappiano rivendicare l’esercizio di porzioni sempre più grandi di potere, non siamo così ingenui da vedere in questo solo fatto l’annullamento della contraddizione fondamentale dello stato capitalistico.

Crediamo, però, che questo sia il mezzo migliore, la via migliore per arrivare al superamento dello stato democratico borghese, preparando e prefigurando da oggi quel nuovo Stato che si fondi effettivamente sul potere di tutti.
Per i partiti popolari, non è certamente questo un obiettivo nuovo ; ma è certamente nuova l’esigenza che da più parti si avverte di arrivare ad esso con i metodi e per la strada che anche noi desideriamo.

La conquista antidemocratica del potere è oggi esclusa da tutti i partiti italiani, compresi quelli che vogliono arrivare al potere per trasformare la società.
Mentre però i partiti conservatori agiscono senza impacci, utilizzando le strutture di uno Stato che è in definitiva il loro Stato, non comprendiamo perché la stessa cosa debbano fare i partiti che intendono rovesciare i rapporti di classe e realizzare il potere di tutti.

Constatando che “il primo elemento della politica è che esistono davvero governati e governanti, dirigenti e diretti” Gramsci sosteneva che per dirigere nel modo più efficace e per formare a tal fine i dirigenti, un partito rinnovatore deve rispondere, come prima cosa, a questo interrogativo: “si vuole che ci siano sempre governati e governanti, oppure si vogliono creare le condizioni in cui la necessità dell’esistenza di questa divisione sparisca? Cioè si parte dalla premessa della perpetua divisione del genere umano o si crede che essa sia solo un fatto storico, rispondente a certe condizioni?”.

Oggi più che mai la risposta che i partiti rinnovatori debbono dare sta nel loro impegno di creare le condizioni per abolire la divisione tra governanti e governati, tra diretti e dirigenti, dimostrando non solo in teoria ma praticamente la superiorità degli obiettivi finali.
Si utilizzino anche le strutture dello stato borghese, ma per suscitare dal basso nuovi centri di potere popolare.
Su questi impegni dovrebbe, secondo noi, basarsi l’azione politica dei partiti veramente rinnovatori.
Non può bastare a questo impegno la loro organizzazione e il loro funzionamento come partiti di massa, anche se potessero raggruppare milioni di iscritti.

Vediamo infatti che, poiché le decisioni vengono applicate nelle varie istituzioni dello Stato borghese, non solo il popolo ma anche gli iscritti ai partiti rimangono sempre lontano dall’esercizio di un potere reale.
Il popolo viene consultato ogni quattro anni e in maniera paternalistica e demagogica; gli iscritti vengono consultati più spesso, ma la decisione rimane sempre nelle mani degli apparati dirigenti, degli eletti, della tanto discussa burocrazia.
Questa burocrazia, pur essendo necessaria al funzionamento dei partiti, è portata a chiudersi, a difendere la sua posizione, a perdere il contatto con la base.
Soprattutto non si sente in alcun modo vincolata ad essa, giacchè i suoi incarichi, stipendi, promozioni, trasferimenti ecc. dipendono esclusivamente da organi centrali dei vari partiti.
Per questo il cittadino che milita nei partiti è solo in parte e saltuariamente impegnato alla vita politica, e reagisce abbandonando i partiti, non iscrivendosi, partecipando sempre più svogliatamente alla loro vita. Sono fatti che abbiamo sotto gli occhi.
Ci sembra inutile dare la colpa di tutto ciò alla TV, al cinema, al benessere, alla attrazione sessuale ecc.

L’azione di questi mezzi diviene corruttrice solo perché trova nella maggior parte dei cittadini un vuoto politico, sociale, morale e culturale che i partiti conservatori coltivano e quelli rivoluzionari non sanno colmare.
Occorre superare questo stato di cose, se non si vuole pregiudicare non solo il futuro ma anche le basi delle conquiste democratiche realizzate finora.
L’esercizio del potere dal basso ci sembra l’unico mezzo per superare il fossato che divide oggi la politica della maggioranza degli italiani.
In questa opera istituzioni e forme sono di secondaria importanza.

Occorre superare questo stato di cose, se non si vuole pregiudicare non solo il futuro ma anche le basi delle conquiste democratiche realizzate finora.
L’esercizio del potere dal basso ci sembra l’unico mezzo per superare il fossato che divide oggi la politica della maggioranza degli italiani.
In questa opera istituzioni e forme sono di secondaria importanza. Alcune ne esistono già, come i sindacati quando agiscono sul luogo di lavoro; altre ne vediamo attuate e proposte in varie parti del paese.
Due condizioni che riteniamo indispensabili sono:
1) il potere dal basso deve essere esercitato nella maniera più decentrata possibile; 2) i partiti, le associazioni, i gruppi promotori devono garantire l’esercizio di questo potere consentendo la revoca degli eletti.
In questo senso intendiamo e desideriamo che si attui il rapporto dei partiti innovatori con gli organismo di democrazia diretta: per cui ci pare ovvio osservare che, pur considerando i partiti le sole forze politiche capaci di trasformare lo Stato attuale, riteniamo insufficiente allo scopo il loro funzionamento, la loro organizzazione e i loro attuali metodi per tradurre in realtà il vero scopo della loro esistenza: l’esercizio del potere di tutti.

IL POTERE E’ DI TUTTI - ANNO I° - N°2 – febbraio 1964

fonte: http://nonviolenti.org/content/view/44/37/#i2

3 commenti:

Anonimo ha detto...

A volte non trovo le parole giuste per esplicare i miei spesso veloci commenti, ma quando poi leggo articoli come questi, mi rendo conto che in tutti i commenti di taglio politico e sociale, c'è l'ho con un solo nemico: la burocrazia.
Ciao.

Val ha detto...

Beh compagni ,visto che si parla di esercizio del potere trovo giusto iniziare a dibattere di quello.
Dunque esistono due modi di esercitare il potere:uno e quello dominante, che sa soltanto ascoltare, per trasformare in slogan e provvedimenti a lui convenienti o per lui efficaci il pensiero e le rivendicazioni del popolo senza preoccuparsi di ricorrere alla partecipazione democratica diretta degli iscritti,dei simpatizzanti e degli stessi elettori.
L'altro è quello egemonico di concezione gramsciana, che unisce all'ascolto il comprendere e la risoluzione di ogni problema attraverso il coinvolgimento popolare in tutto il suo splendore a 360 gradi,per tutto il cerchio della democrazia, lasciando si il potere all'eletto ma con un ruolo nettamente differente da quelo concepito dalla stragrande maggioranza dei poltici attuali e ,soprattutto con la messa in pratica della democrazia diretta narrata da Capitini.
Con il potere dominante, il partito diventa la casa della casta,dove prima o poi le menzogne superano le verità e quel che rimane di questa viene inivitabilmente usato per proprio tornaconto.
Con il potere egemonico(sempre visto nell'ottica gramsciana)il partito diventa la casa di tutti
A questo punto diventa necessario che io spieghi quella frase che ho scritto per chiudere un commento precedente.
Se non erro concludevo con "Mussi ha sbagliato,Diliberto certe volte però..".
Bene,Mussi ha sbagliato perchè intervenendo apertamente a favore di un provvedimento che a detta di altri è iniquo e insoddisfacente,è venuto meno al suo ruolo di coordinatore nazionale del movimento(badate bene movimento)di sinistra democratica,il quale si prefigge la ricerca dell'unità a sinistra senza preclusione alcuna e senza assumere atteggiamenti dominanti o di egemonia (greca questa volta)nei confronti dei probabili futuri alleati o meglio ancora di compagni di un unico soggetto.
Diliberto invece,dopo che ha scelto più volte di esercitare il compromesso con se stesso per tenere in piedi il governo,compie un atto forte di critica senza considerazione alcuna di questa scelta:tranne che per la giusta osservazione di sentire su questo i lavoratori(ma va?fusse che fusse...) crea tensioni all'interno del progetto unitario della sinistra amplificando gli argomenti di divisione all'interno della stessa,come se non bastasse il Boselli.
Quindi,anche qui si parla di potere o almeno del inizio di un nuovo potere e da qui la necessita da parte mia di tentare una spiegazione .
Dunque,quello che tutti crediamo e chè il nocciolo della questione sia l'eliminazione dello scalone,degli scalini e delle scalette(rivisitati in epoche diverse dal poker Mastella-Dini-Maroni-PadoaSchioppa)quello che non sappiamo e legato ad un provvedimento che dal 1993 trasformava il calcolo dell'assegno pensionistico spettante da retributivo a contributivo a chi non era in possesso di 18 anni di contribuzione.
Questo significa che la somma destinata al titolare che andrà in pensione,con tutti gli scalini che volete,senza chequesti abbia i requisiti dei 18 anni di contribuzione prima del 1993,sarà notevolmente decurtata perchè calcolata sull'intero arco della vita lavorativa(con la pillolina dei coefficenti di rivalutazione)e non più sulla media degli ultimi 10 anni(sempre con la stessa pillolina perchè prima erano cinque.
Detto questo,mi rifaccio ad un mio commento lontanissimo inerente ai virus(Nunzio ,che non sento più,ricorderà)e pongo una domanda a tutti voi:ma è davvero necessario lottare per ottenere una vittoria di Pirro,che il capitalista ci lascia volentieri ottenere e l'uomo dal lavoro nero pure... anzichè partire con lo studio di un più ampio progetto che definisca per sempre un sistema di welfare-state più consono alla sinistra e in chiave moderna data la situazione attuale nel mondo del lavoro?
Pensare a dividere la previdenza dall'assistenza immettendo anche in Italia il salario di disoccupazione ,dare la possibilità di scelta al coniuge superstite sulla reversibilità,agganciare gli aumenti pensionistici,questi si a scalare con l'avanzare dell'età, ai contratti di lavoro per il settore di appartenenza prima dell'uscita definitiva dal mondo del lavoro,pensare ad un periodo di apprendistato che distribuisca il peso dei contributi sulle tre componenti (IMPRESA-LAVORATORI-STATO)per un certo lasso di tempo e pensare anche all'impresa ed in particolar modo alle prime nate attraverso un piano di esenzione o forte sgravio di alcune tasse ,sono solo alcuni casi che ci devono indirizzare verso questa situazione senza nessun indugio.
Queste e molte altre ancora sono le proposte che dobbiamo fare per espletare il potere in modo corretto e determinante.
Ma perchè non proviamo a fare un referendum e vediamo quanti lavoratori sono disposti a rivedere i limiti di età pensionistici in cambio di un welfare state che va nella direzione da me indicata e che,di fatto inficia e cancella la legge 30,eh perche non proviamo?
Certo mi sono dilungato,ma questo è un chiaro esempio dellla differenza del potere.
Tutto quel che ho scritto non va altro che a favore del popolo in un senso o nell'altro pensionati,lavoratori e imprenditori sono la quasi totalità della popolazione.
Di fancazzisti e affini frega nulla,mentre merita discorso a parte la difesa degli ultimi e dei portatori di handicap.
Forse avrò scatenato un vespaio ,ma se sono qui è perchè a differenza di quel che diceva Fassino,non ho ragionevoli dubbi ma,bensi indubbie certezze e sono stanco di vedere gente che solidifica il proprio credo a granito impedendo,di fatto, la contaminazione del nuovo e incapace di fomentare nient'altro che una critica becera e di un odio quasi nazista nelle intenzioni per non essere riuscita a trovare spazio oppure per aver esaurito le sue possibilità nel partito di provenienza.
Questa è la terza categoria,quella che si unisce agli imbelli e ai proni al giogo: quella degli arrivisti(terrorizzati perchè parlo di federazione? Eh già è dura ritrovarsi con.....)
Suerte
Val

Scusate per eventual errori di grafia

Val ha detto...

Per Dragan va bene. Mettete il contocorrente ,ci sto e invito altri a starci
Ciao
Val