"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

domenica 5 agosto 2007

India, la rivolta dei grandi fiumi




5/8/2007 (8:25)

GLI ESPERTI: «PEGGIORERA'»



Le alluvioni devastano il Nord Est del Paese e il Bangladesh: è disastro umanitario. Più di mille morti, circa 25 milioni di sfollati
di PABLO TRINCIA


GUWAHATI (INDIA)
Poche ore e tutto è cambiato: il fiume Brahmaputra, gigante lento e pigro che lambiva le sponde di questa città dell’India nord-orientale, circondata dalle piantagioni di the dell’Assam, si è improvvisamente trasformato in una macchina di distruzione, capace di sommergere migliaia di ettari di terreni coltivati, cancellare villaggi, e portare lo spettro della morte tra milioni di sfollati. «Viviamo da tre giorni nei pressi di un argine pericolante», dice Karia Sahni, un pescatore che ha abbandonato il suo villaggio con una famiglia di sei persone per sfuggire alle inondazioni. «Non abbiamo niente. Né sacchi di cereali, né teli di plastica, né kerosene».

Gli ospedali nelle zone circostanti, sporchi e malfunzionanti, traboccano di feriti e di persone colpite da virus batterici che causano gravi infezioni intestinali, dissenteria, febbri. Le piogge monsoniche spazzano la zona, rendendo le strade inaccessibili e i soccorsi impossibili. Solo in questo Stato, il primo bilancio delle alluvioni che dall’inizio di agosto hanno colpito l’Asia meridionale fa venire i brividi: diciannove morti, venticinque distretti allagati, quasi sei milioni di persone colpite che necessitano di cibo e medicinali.

Esteso a tutta la regione, il conteggio raggiunge cifre da apocalisse: più di mille morti e un numero di sfollati che si aggira tra i 20 e 35 milioni, stipati in tendopoli tirate su in fretta e furia o rifugiati sui tetti di case e capanne. È qui che - affamati e vulnerabili – attendono i soccorsi, mentre una fanghiglia malarica corre sotto i loro piedi trascinando via persone, animali e cose.

«Le vittime di queste alluvioni sono lasciate a se stesse – dice l’operatore di un’agenzia umanitaria – purtroppo, per ora, devono riuscire a cavarsela con i propri mezzi». Le immagini aeree catturate dalle telecamere dei media internazionali nell’India settentrionale inquadrano chilometri di un mondo quasi completamente sommerso. In alcuni punti l’acqua è arrivata a quindici metri d’altezza. Intere zone dell’Uttar Pradesh e del Bihar sono sparite, e l’agricoltura praticamente non esiste più. Secondo le prime previsioni di esperti delle agenzie internazionali, quando l’acqua comincerà a recedere, sulla terra resterà uno strato di limo che renderà impossibile la coltivazione di riso fino all’anno prossimo.

Le inondazioni hanno raggiunto anche le regioni meridionali del Nepal, dove le vittime sarebbero diverse decine. In Bangladesh, secondo gli ultimi dati, le persone colpite dalle alluvioni di questi giorni – le peggiori degli ultimi anni – sarebbero almeno 7 milioni. Nulla di nuovo, per un Paese già straziato dalla povertà, dove cicloni e altri cataclismi si danno appuntamento regolarmente. E sul cui territorio, oltre a una densità di popolazione tra le più alte del mondo, si incontrano tre grandi fiumi - Gange, Brahmaputra e Meghna – che ogni anno, con l’arrivo dei monsoni, distruggono distretti e causano morti e profughi.

La maggior parte dei 43 canali del sistema di drenaggio di Dhaka, la capitale, anch’essa in parte sommersa dall’acqua, sono bloccati. Ma ogni volta si aggiunge perdita a perdita, e questa volta la violenza della pioggia è sembrata più brutale e sterminatrice. «Le alluvioni mi hanno portato via tutto», ha detto all’agenzia Reuters Rahmat Sheikh, uno dei 2mila sfollati di un villaggio nel distretto bengalese di Siraganj. «Le mie risaie, le mie due mucche e la mia casa. Non c’è più nulla. Non so come faremo ora a sopravvivere».

Gli fa eco Vimal Rai, un sopravvissuto del distretto di Muzaffarpur, nello Stato indiano del Bihar: «Abbiamo mangiato riso, sale e peperoncini per cinque giorni consecutivi, bevendo acqua contaminata e dormendo all’addiaccio. L’amministrazione locale non ci ha dato alcun aiuto». In alcuni casi, il ritardo nei soccorsi ha causato scontri tra sfollati e forze dell’ordine. In Bihar una persona è morta e venti sono rimaste ferite. Le agenzie umanitarie internazionali hanno lanciato l’allarme e iniziato a distribuire i primi aiuti. Ma è una corsa contro il tempo. Per l’inizio della prossima settimana sono previste nuove piogge.

fonte: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200708articoli/24414girata.asp

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