"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

sabato 4 agosto 2007

SESSO & POTERE / PARLA UNA SQUILLO



"Senza politici faremmo la fame
Tra i clienti un calciatore azzurro"

Il caso Mele ha riaperto il filone degli intrecci tra prostituzione e vip. Parla Maria Ornella Serpa, la sindacalista delle lucciole della Capitale

squillo Roma, 4 agosto 2007 - Riprendiamo l'intervista esclusiva di Affari Italiani a Maria Ornella Serpa.

Cosimo Mele, ex deputato dell'Udc ora passato al Gruppo Misto, ha riaperto il filone degli intrecci tra prostituzione e vip: "La notte brava dell'onorevole". "Sesso, coca e vizi". "Due prostitute nell'hotel della Dolce Vita". Questi alcuni titoli da prima pagina. Ipocrisia o reale senso di condanna? Il dibattito è aperto. Anche nella classe politica. Non mancano però esempi nello sport come nel mondo dello spettacolo. Maria Ornella Serpa la sindacalista delle lucciole della Capitale (Coordinamento per la Difesa delle Persone Prostitute di Roma). Affari l'ha intervistata per scoprire manie, tendenze e gusti dei personaggi noti.

Maria Ornella Serpa, partiamo dall'inizio. Un politico pizzicato con due prostitute.
"Sì, e qual è la novità: i parlamentari andavano nei bordelli anche prima perché se lo potevano permettere, come si possono permettere le cifre salate e tutto il resto".

Le polemiche però non sono mancate. E' solo ipocrisia?
"Le dirò: se i politici non venissero da noi prostitute, moriremmo di fame. Ci vengono tutti e non sto scherzando: politici di Centrodestra che parlano della famiglia e poi mantengono le ragazze russe o le signore ucraine, come quelli di Centrosinistra".

A lei è mai capitato?
"Lavorando a Roma e su un semplice marciapiede, non si può parlare quindi nemmeno di una prostituzione di alto bordo (non ho l'avvenenza e la pazienza, ride - ndr) - mi sono capitati un paio di parlamentari".

Di Centrodestra o dell'Unione?
"Dichiaratamente di sinistra. Poi sono andata a controllare ed erano di sinistra, effettivamente".

Nessun imbarazzo, quindi.
"No, i politici vengono, si fanno le amanti. Voglio dire, con tutte quelle migliaia di euro che prendono possono organizzare anche delle belle 'champagnate' con noi. Però le vogliono di un certo tipo...".

Mi spieghi.
"Ricercano un certo stile. O una donna di classe, o la ragazzina. Ma l'elemento fondamentale per il quale io non sono attratta dalla prostituzione di alto bordo è che la vogliono remissiva e sottomessa. C'è poi un'altra duplice categoria...".

Dica.
"Chi con un certo budget - e magari il prezzo oscilla da 150 a 500 euro - vuole dominare la prostituta e chi - ma è una categoria in minoranza - vuole che non gli si metta fretta".

Un altro caso che ha scatenato la bufera è stato quello che ha coinvolto Silvio Sircana...
"Ho provato un rapporto di amore e di odio. Provai simpatia e solidarietà all'inizio, magari anche comprensione poi quando si è accentuata una sua presenza mediatica anche con la famiglia ho cambiato idea. Anche se rimango dell'opinione che la prostituzione debba essere totalmente autogestita".

Politici, mondo dello spettacolo, sportivi. Il gossip sulla vita privata dei personaggi famosi non conosce pause. Che tipo di clienti sono i calciatori?
"Sono la seconda categoria dei migliori. Poi c'è il mondo dello spettacolo - tantissimi attori - e poi professionisti: medici, avvocati".

Detta così la percentuale sarebbe altissima...
"Vengono con noi tutti gli uomini. L'uomo che non viene rappresenta un'eccezione o perché non se lo può permettere. Il 100%, tutta la categoria maschile".
Sesso a pagamento nel calcio anche in Nazionale?
"Sì, c'è un giocatore molto famoso del giro azzurro, che non è un portiere ed è un bellissimo ragazzo. Anzi, approfitto per fare un appello: adoro Buffon, anche se so che è molto impegnato (ride, ndr)".

Tra i giocatori dell'Italia esistono rapporti anche con omossesuali o transessuali? "Non è tanto una questione di gusti o esperienze. Siamo sessualemente a 360 gradi poi c'è una cultura più trasgressiva. Per rispondere alla domanda: sicuramente sì. Soprattutto anche nel mondo dello spettacolo. E a volte si vedono anche per strada".

Azzurri a parte, la pratica è diffusa anche tra i calciatori stranieri?
"Di quello che io sappia abitando a Roma non ho mai sentito storielle".

Qual è la mania più ricorrente?
"Direi che è una pratica più generalizzata, non solo tra i calciatori. Alla prostituta si chiede un rapporto orale (che è quello più economico ma secondo me è un errore) e le cose che la donna comune non fa. Anche perché gli uomini con la vagina non è che abbiano poi tutto questo rapporto... (ride, ndr)".

Quali sono gli apprezzamenti fisici che vi fanno?
"Di solito sui punti non sessuali. La coscia, i glutei, i fianchi, la vita fino al seno".

I costi?
"Le tariffe di strada sono 20 euro per un rapporto orale e 50 euro per un rapporto completo. Ma per le prestazioni di alto bordo si va fino anche a 500-1000 euro".

Nel caso Mele, si è parlato anche dell'assunzione di droga. Di cocaina in particolare.
"Ne gira. La bianca, la cocaina. Ma vorrei sfatare un mito: con la cocaina quasi mai si verifica un'erezione. E' molto raro...".

di Andrea Pressenda

fonte: http://qn.quotidiano.net/2007/08/04/29108-senza_politici_faremmo_fame.shtml

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CURIOSITA' STORICHE



CRIPTA DELLE REPENTITE



Le tombe segrete delle prostitute diventate monache.

E’ una cripta che custodisce i segreti di uno dei luoghi più curiosi e affascinanti della città antica: il convento cinquecentesco di Santa Maria la Grazia, meglio noto come convento delle Repentite, le prostitute convertite alla vita monastica e mantenute dalle cortigiane in servizio attraverso un’imposta pagata al Senato palermitano, una sorta di “porno-tax” ante litteram. Il tributo non era obbligatorio, ma doveva essere versato se le prostitute volevano vestirsi come le “donne oneste”, senza gli abiti che erano segno della loro condizione di peccatrici.

Dimenticata da secoli, la cripta è tornata alla luce casualmente nel 2005, durante lavori di ristrutturazione dell’ex complesso religioso di via Divisi, oggi destinato a dipartimenti universitari. Eliminando le piastrelle del pavimento e il sottostrato per ristrutturare i servizi igienici vicini a un’aula, si è reso evidente il volume di una volta, e quindi si è fatto largo il sospetto che esistesse ancora la vecchia cappella sotterranea. L’intuizione si è rivelata fondata. Una volta rimossi quintali di terriccio e di materiali di risulta forse esito di precedenti lavori compiuti intorno al 1960, la cripta, grande circa sedici metri quadrati, è venuta alla luce. E ha rivelato il suo tesoro: un magnifico altare seicentesco, la tomba della Madre Badessa e le panche dove venivano appoggiati i corpi delle defunte secondo un'antica tradizione religiosa che – come nel convento dei Cappuccini - prevedeva il prosciugamento dei cadaveri prima della sepoltura.

La cripta è stata adesso restaurata da Simona Panvini, sulla base di un progetto firmato da Enrico De Mattei e condotto sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali della Regione siciliana. La tomba della Madre Badessa è identificata da una lapide di marmo in cui è incisa la scritta: “In questo sepolcro giace il corpo della Reverenda Madre Santa Ignazia di Gesù Squatrito quale nacque al 1706, si chiamò nel secolo Donna Maria Squatrito, morì di anni 76 l’8 aprile del 1782”. Come per la protagonista del romanzo “Dell’amore e di altri demoni” di García Márquez, del suo corpo è stata ritrovata soltanto una lunga ciocca di capelli, insieme con due ampolle di vetro che custodiscono messaggi ancora sconosciuti, probabilmente di affidamento e raccomandazione al Signore. Le ampolle sono oggi all’Istituto di Patologia del libro di Roma, perché l’estrazione delle pergamene è una procedura molto delicata: gli specialisti temono che possano danneggiarsi a contatto con l’ossigeno dopo tre secoli, e sperano di poterle recuperare e leggere integralmente.

La lapide, trovata tra i resti della sepoltura, è stata adesso ricollocata sul pavimento della cripta. L’altare seicentesco è affiancato da mattonelle originali che riproducono San Francesco e presumibilmente Santa Chiara, o forse la fondatrice del convento. Le due figure sono inginocchiate ai piedi della Croce, alla base della quale sta un teschio simbolo dell’omnia vanitas, cioè della caducità del corpo di fronte alla morte. La figura femminile tiene in mano una pisside con dentro l’ostia, e sull’ostia è disegnata una piccola scena di Calvario, probabilmente simbolo di pentimento. Tutt’intorno, le panche dove venivano appoggiati i corpi delle defunte, sovrastate da mattonelle di maiolica che sono state ritrovate, pulite e ricollocate al loro posto.
Dalla cripta si apre una seconda botola dove si trova la fossa comune delle altre monache, che è stata parzialmente esplorata. Numerosi crocifissi di metallo sono stati scoperti in mezzo al terriccio scavato. E’ emersa pure la scala originaria di ingresso alla cripta, che è stata consolidata e viene adesso nuovamente utilizzata per accedere all’ambiente sotterraneo.

La storia delle Repentite (cioè Ree pentite) è estremamente affascinante, oltre che curiosa: queste ex cortigiane che si erano ritirate a vita monastica venivano infatti mantenute dal Senato palermitano con i ricavati di un’imposta che le prostitute in servizio dovevano pagare se volevano vestirsi – al pari delle donne oneste – con abiti di seta e di oro. Il convento, in realtà, fondato nel 1524 da suor Francesca Leonfante, fu abitato in origine da monache olivetane. Ma, morta la fondatrice e passate in altri conventi le religiose, l’arcivescovo stabilì – come racconta Gaspare Palermo – che “in quel luogo venissero raccolte le donne che dal pentimento de’ loro trascorsi potessero chiamarsi Ripentite”. La chiesa, con il prospetto su via Divisi, fu costruita nel 1512 dal chierico Vincenzo Sottile e abbellita tra il 1697 e il 1698. Del complesso sono ancora visibili la facciata con il portale e le finestre goticheggianti, alcune colonne originarie e, sul soffitto di un’aula, le ricche decorazioni pittoriche di quella che era la navata della chiesa.

Via Divisi 81, Palermo

fonte: www.unipa.it/cittaateneo/repentite.html

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