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Mentre si contempla la crescita economica cinese e i riflettori continuano a essere puntati verso le zone d’azione dei paesi occidentali, il nostro interesse si rivolge a uno dei quattro stati più poveri al mondo, il Burkina Faso. Paese sfruttato e dominato, in cui ripetuti e sanguinosi sono stati i colpi di stato fino al 1987 quando si instaurò l’attuale regime, con l’aiuto dei francesi e con l’assassinio di Thomas Sankara.
Giovane rivoluzionario al governo dal 1983 al 1987, Sankara fece riemergere, attraverso le leggi, i discorsi e le idee, l’identità del popolo burkinabé, dando al continente africano e al mondo intero una lezione precisa e reale della possibilità di amministrare e risollevare uno stato in piena crisi. Punto di partenza del nostro viaggio sarà il Centro Ghélawé, un’associazione di promozione sociale italo-burkinabé che opera fuori dalla logica dei finanziamenti internazionali e che ha come finalità quella di promuovere l’agricoltura e l’allevamento tra la gente del luogo.
Un atto pragmatico ancora raro che nasce dall’”interno” e che tende all'unica forma possibile di sviluppo: quello creato attraverso le risorse del luogo, con e dalla gente del luogo.
Partiremo da questo microcosmo e ci allargheremo al paese cercando i simboli di un popolo, i luoghi e i tempi delle sue storie, le soffocanti pratiche economiche e quelle possibili, le attuali forme d’arte, la vita e i tentativi di costruzione ai bordi del deserto. Tutto ciò filtrato attraverso la nostra sensibilità.
Non un documentario dunque ma un film di viaggio, in cui l’autore è il viaggiatore e la ricerca cinematografica coincide con la sua esperienza stessa. Un film collettivo a basso budget girato in dv e in 16mm da quattro autori. Parafrasando Sankara, a vent’anni dal suo omicidio, “tutto quello che viene dall’immaginazione dell’uomo, è per l’uomo realizzabile”.
di
Christian Consoli Alessandro Gagliardo Julie Ramaioli Giuseppe Spina
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