"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

domenica 1 luglio 2007

Lugo: "Ho scelto di stare con i poveri"



:: Elezioni 2008 Paraguay ::

Nonostante le minacce di morte, i duri attacchi che gli vengono da settori del Partito Colorado, che governa ininterrottamente il Paese da oltre mezzo secolo, la sospensione a divinis del Vaticano, e dopo la grande manifestazione a suo sostegno che si è tenuta il 29 marzo ad Asuncion
Fernando Lugo appare più forte e sicuro della possibilità di vincere la competizione elettorale per le Presidenziali del 2008. L'ex vescovo sembra aver compiuto già un piccolo miracolo: per la prima volta dopo 60 anni, e lo si sente per le strade, negli autobus, all'università, i paraguaiani sono ritornati a discutere di politica.

Di Manfredo Pavoni Gay - per Selvas.org

Da Asunción - A San Pedro tra le zone più povere del Paraguay, dove Fernando Lugo ha lavorato per anni, tutti si ricordano di quel giorno d'agosto del 1992 quando da vescovo della città si era rifiutato di benedire e partecipare alla giornata di festa per l'inaugurazione del moderno aeroporto militare costato, all'epoca, 5 milioni di dollari. Il Monsignore aveva mandato a dire all'allora presidente Juan Carlos Wasmosy, seduto al tavolo d'onore del banchetto per celebrare la moderna opera, che non era disposto a benedire una cattedrale nel deserto, visto che alla popolazione contadina di San Pedro serviva una strada asfaltata per portare i loro prodotti al mercato della città e un ospedale per non dover morire di parto o di dissenteria. Indignato il presidente chiese come si chiamava quel vescovo insolente.”Fernando Lugo, eccellenza, è un vescovo ribelle, un contrero”, gli avevano risposto i suoi lacché.

Dopo dieci anni di quell'aereoporto rimangono soltanto rovine, mentre sulla pista sta crescendo la vegetazione tropicale e la regione continua a essere povera e isolata, senza una strada asfaltata. L'ex vescovo ha rinunciato alla sua diocesi e al suo ministero, e qualcuno sussurra che sia stato costretto a rinunciare. Lo incontriamo nella periferia di Asuncion, in una piccola villetta che i suoi sostenitori gli hanno messo a disposizione per il comitato elettorale, il giorno dopo la grande mobilitazione a suo favore, che ha riempito le vie della capitale.
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Perché ha deciso di dimettersi da Vescovo cattolico?
Dopo 30 anni di onesto sacerdozio ho rinunciato alle mie condizioni formali di vescovo, proprio per poter mettermi al servizio di coloro che in questo Paese, vivono con fatica. La nostra costituzione vieta infatti la candidatura, ai ministri di culto. Questo non significa che mi sono dimesso dall'essere un credente cristiano, ma vista la situazione drammatica in cui è precipitato il Paraguay, credo che oggi posso dare un contributo più efficace facendo politica.

La manifestazione del 29 marzo è stata una delle più grandi manifestazioni in Paraguay dalla fine della dittatura del generale Stroessner. Come ci si sente il giorno dopo?
E' stata una grande manifestazione spontanea per dire che il Paese è a un punto di non ritorno. I partiti dell'opposizione non c'erano, ma c'erano i militanti di base di quei partiti. Poi c'erano i Movimenti come Tekojoja e il Bloque Social Popular. In un Paese come il nostro abituato a sopportare dittature militari, tortura, desaparecidos, questa grande mobilitazione rappresenta una speranza. Il nostro Paese oggi vive uno dei suoi momenti più critici. Il popolo vuole un cambio, non ne può più di morire per stupide malattie come il dengue che il governo per inettitudine ha sottovalutato falsificando anche le statistiche. Non vuole essere costretta a dover emigrare all'estero per mantenere le proprie famiglie - negli ultimi sei mesi grazie a questo governo sono emigrati trecentomila paraguaiani su una popolazione di 5 milioni di persone - non vuole più essere ucciso dai grandi proprietari terrieri o dalla polizia perché chiede un minimo di equità sociale. Non ne può più di una giustizia totalmente dipendente dal potere politico della “cupola colorada”, che da 60 anni governa nella totale impunità.

Ma senza un partito e con le divisioni dell'opposizioni crede davvero alla possibilità di essere eletto presidente del Paraguay?
Intanto io lavoro per costruire un programma politico convincente che metta ai primi posti questioni come una crescita equa - in un Paese dove 500 famiglie vivono nel lusso, circondati da un mare di povertà - una giustizia giusta e indipendente, e un processo di verità e riconciliazione. Per noi la questione della giustizia è centrale poiché senza giustizia aumenterà l'emigrazione, diminuiranno sempre più gli investitori stranieri che non hanno più fiducia del sistema Paese, e peggioreranno le condizioni economiche della popolazione. E' vero, non ho un partito politico, ma mi appoggiano ampi settori della popolazione. I contadini, gli studenti, le centrali sindacali i movimenti civici, e non è poco. Con la Concertacion (il fronte dell'opposizione) sono in costante dialogo e ho aderito a titolo personale visto che non ho un partito. Il mio obiettivo è unire, sommare tutte le componenti sane del Paese, per arrivare ad un cambio profondo che non sia soltanto la presa del potere. In un Paese diviso che rischia un processo di decomposizione del tessuto sociale, a me interessa unire, agglomerare forze diverse.

Monsignor Antonimi, il nunzio apostolico paraguaiano, in una recente omelia ha dichiarato che Gesù non faceva politica. Anche Papa Ratzinger in un discorso rivolto ai vescovi latinoamericani, ha detto recentemente che compito di un vescovo e fare proselitismo, non fare politica. Si sente sotto attacco?
Il servizio al prossimo attraverso la politica fa parte dell'azione evangelica, il cui fine è il bene comune. In questo senso anche Gesù faceva politica. La realtà latinoamericana è molto diversa da quella europea. Io ho scelto di stare con i poveri, credo non ci sia nulla di anticristiano in tutto questo.

In Paraguay lo accusano di voler importare il modello venezuelano...
Per me il valore più forte della rivoluzione bolivariana è la sua dimensione sociale, una migliore distribuzione della ricchezza per la parte più povera della popolazione. Il rischio è una dose eccessiva di statalismo e di personalismo, e la mancanza di pluralismo che è un pericolo per la democrazia. Il Paraguay ha una storia differente e dunque non è assimilabile alla situazione venezuelana. Il mio stile politico è quello che ho imparato in tanti anni di servizio evangelico, sarà l'ascolto, la partecipazione, la cooperazione per arrivare a soluzioni condivise.

Il neoliberismo ha prodotto atrocità nel mondo e in Americalatina. Che politica economica pensa di seguire se sarà eletto?
Cercherò di coniugare un'economia mista tra pubblico e privato tenendo conto che il Paraguay oggi soffre terribili disuguaglianze. Il 5% è proprietario del 90% delle terre di cui il 40 per cento restano incolte. La disoccupazione tra i giovani è del 20% il salario minimo è fermo a 200 dollari al mese. Non esiste un sistema pensionistico, né uno sanitario. Se devi fare un'operazione devi pagare: conosco tante famiglie che per curarsi hanno dovuto vendere il poco che possedevano. Ecco in questo contesto lavorerò per una crescita che abbia come orizzonte l'equità sociale. Bisogna pensare a un modello Paese che sia in grado di generare lavoro, risorse collettive e serenità sociale. La fame, la mancanza di educazione, la malattia, non sono questioni ideologiche. Non hanno colore. Un proverbio guaranì dice “Ruta hu ndoicolori”: vuol dire che “la strada asfaltata non ha colore”, non è patrimonio di nessun partito politico. In Paraguay dobbiamo lavorare in modo convergente per affrontare problemi complessi con soluzioni nuove. Possiamo aggredire la realtà e renderla più accettabile, più giusta, più equa mettendoci, in discussione tra di noi facendolo anche con allegria. Non permettiamo ai nostri sogni di diventare frustrazioni, questo Paese merita il nostro sforzo.



Manfredo Pavoni Gay - Valdese, Membro della Lega per i Diritti e la Liberazione dei Popoli e di Attac si è laureato in teologia protestante, ma fondalmentalmente è agnostico. Frequenta Master in DDHH e Cooperazione internazionale, pubblicista, ha lavorato sulle tematiche dell'impunità e della memoria con le Nonne di plaza de Mayo e con il premio Nobel alternativo paraguayano Martin Almada. I suoi poeti preferiti sono Mario Benedetti e Juan Gelman, i suoi fumetti, L'Eternauta e Corto Maltese.
E-mail alla redazione info@selvas.org




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Monsignor Paraguay
6-2-2007 - I movimenti sociali irrompono nella campagna elettorale 2008 in Paraguay. Fernando Lugo, vescovo paraguaiano, si candida alla Presidenza della Repubblica come avversario dello storico partito di governo Colorado. Ma la strada per l'elezione del monsignore è tutta in salita, anche grazie agli ostacoli imposti dalla Santa Sede.


Radio RAI 1 "PIANETA DIMENTICATO"
La difficile navigazione della democrazia lungo i fiumi del Paraguay
E' il Paese che ha subito una delle piu' lunghe dittature del Sud America: ma oltre a migliaia di vittime i 35 anni di terrore del generale Alfredo Stroessner sono costati al Paraguay fame e degrado. Una pesantissima stagnazione economica e sociale (con oltre il 60% della popolazione che vive sotto la soglia della poverta') da cui il Paese non riesce tuttora a risollevarsi.
L'unico spiraglio che si intravede sono le elezioni presidenziali del 2008.

Di Cecilia Rinaldini

con la partecipazione di Manfredo Pavoni Gay (Selvas.org)
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