La guerra è madre di tutte le cose. Divagazioni semiserie di un cuore irriducibilmente anarchico
"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci
giovedì 28 maggio 2009
Riflessioni di una cittadina non proprio qualunque...
Detesto i pettegolezzi. Penso che chiunque abbia il diritto di avere una vita privata senza doverla per forza sottoporre al vaglio del pubblico – anche se sono cresciuta con il motto “il personale è politico”, ma ovviamente il senso era leggermente diverso.
Ho infatti aborrito la campagna che si è scatenata quando il sottosegretario Sircana (governo Prodi) è stato fotografato con un trans (ma saranno anche fatti suoi? Non siamo tutti uguali, ma la Costituzione garantisce – quantomeno in teoria – pari dignità a qualsiasi scelta, no? Poi uno può decidere di uscire allo scoperto, come Vendola, o – ammesso che sia tutto vero – tenerselo per sé, senza bisogno di cercare motivazioni riprovevoli a tutti i costi. Penso a me: dovessi mai decidere di sbattezzarmi, non penso che me ne vergognerei proprio, ma sicuramente non mi farebbe piacere che questo fatto venisse pubblicizzato. Non per me, ma per i miei genitori. E comunque tutto questo non avrebbe alcuna influenza su come la penso e su come mi comporto). Ma l’ultima gazzarra scatenata dal comportamento “poco ortodosso” del nostro PdC esula dal privato, non solo perché si potrebbe anche parlare di abuso di potere nei confronti di una minore – ok, con il beneplacito della famiglia: peggio ancora! – ma anche perché il già poco edificante episodio è stato poi condito con menzogne a raffica. Riporto un articolo illuminante de “la Repubblica”, 26 maggio:
LA STORIA. La "verità" del padre di Noemi e le falsità del Cavaliere
Il ricordo di Elio Letizia non coincide con quello di Berlusconi
La prima ammissione in un rosario di bugie: "L'ho vista sempre in compagnia dei genitori".
Ma poi è il premier stesso a dire...
di GIUSEPPE D'AVANZO
Si può immaginare che a Palazzo Grazioli ci sia come "un'unità di crisi", per lo meno dal 3 maggio quando Veronica Lario ha lanciato il suo j'accuse politico contro il marito premier. Si può immaginare uno staff (ne ha preso le redini l'avvocato Niccolò Ghedini?) che mette insieme i cocci delle troppe contraddizioni; tiene i contatti con i protagonisti e sotto controllo coloro che potrebbero diventarlo; influenza il lavoro delle redazioni e la comunicazione politica; coordina le dichiarazioni pubbliche e le interviste dei co-protagonisti; distribuisce servizi fotografici, utili a fabbricare una realtà artefatta: lo si è visto con le performance di Chi (Mondadori).
Se questa "unità di crisi" è davvero al lavoro a Palazzo Grazioli, va detto che il suo impegno è mediocre e dannoso per Berlusconi che dovrebbe avvantaggiarsene per uscire dal cul de sac in cui lo hanno cacciato, dopo dodici giorni, le troppe parole bugiarde scandite nei primi giorni dell'affaire e l'imbarazzato silenzio opposto alle dieci domande che Repubblica ha ritenuto di dovergli rivolgere.
Lunedì 25 maggio, ieri, avrebbe dovuto essere il giorno della riscossa. Domenica, i ricordi di Gino Flaminio, l'operaio di 22 anni legato sentimentalmente a Noemi Letizia dal 28 agosto 2007 al 10 gennaio 2009, aveva mandato per aria il tableau manipolato senza sapienza (Repubblica, 24 maggio). Non era vero che la famiglia Letizia né tanto meno il padre di Noemi, Elio, avevano una lunga amicizia con Berlusconi, sostiene Gino. Il premier telefonò alla minorenne Noemi per la prima volta soltanto nell'ottobre del 2008, soltanto sette mesi fa. Le telefonò direttamente. Nessuna segreteria. Nessun centralino. Le disse parole di ammirazione per la sua "purezza" in un pomeriggio, per la ragazza, di studio. Dopo quel primo contatto ne seguirono altri, e poi - come ha ammesso la giovane Noemi - incontri a Roma, a Milano e la vacanza di dieci giorni a Villa Certosa in Sardegna (26/27 dicembre - 4/5 gennaio) a ridosso del Capodanno 2008, rivelata da Gino.
Questa verità andava prontamente contrastata. L'"unità di crisi" decide che ad opporvisi subito debba essere il padre della ragazza. Berlusconi approva l'iniziativa e l'anticipa alla stampa. "Vedrete che il padre della ragazza chiarirà ogni cosa in un'intervista, dirà lui della genesi dei nostri rapporti" (Corriere, 25 maggio).
Così è stato. Il signor Elio Letizia, dopo categorici rifiuti ["Non ho alcuna intenzione (di spiegare come ho conosciuto Berlusconi)", Oggi, 13 maggio] decide di offrire al Mattino la ricostruzione dell'incontro con il premier, il come e il quando, il ricordo del primo incontro tra il presidente del consiglio e la giovane figlia. Contemporaneamente, anche il premier rievoca con il Corriere quel primo incontro con Noemi. Ne vengono fuori due racconti divergenti, l'ennesima verità che cancella le precedenti versioni pubbliche, altre gravi incoerenze.
Forse si ricorderà che Berlusconi ha detto di aver conosciuto Elio Letizia perché questi era "l'autista di Craxi" (Ansa, 29 aprile). La familiarità politica era stata, in quei giorni, invocata anche da Anna Palumbo, madre di Noemi: "Berlusconi ha conosciuto mio marito ai tempi del partito socialista" (Repubblica, 28 aprile).
Ancora Berlusconi, nella puntata di Porta a porta del 5 maggio (titolo, "Ora parlo io") aveva ripetuto che quell'amicizia antica aveva il colore della passione politica. Il premier ha rivelato di essere volato a Napoli per discutere con Elio Letizia di candidature alle Europee. Dunque, in questa prima versione "congiunta", i riferimenti sono Craxi (fugge ad Hammamet il 5 maggio del 1994) e il partito socialista (si scioglie il 13 novembre del 1994). Se ne deve dedurre che l'amicizia di Berlusconi con Elio Letizia, nata "ai tempi del partito socialista", risale a un periodo precedente al 1994, ad oltre quindici anni fa.
Nell'intervista al Mattino, Elio Letizia liquida per intero la quinta politica dell'amicizia. Non azzarda a dire che è stato un militante socialista né conferma di aver discusso con il presidente del consiglio chi dovesse essere spedito al parlamento di Strasburgo. La prima, insignificante stretta di mano, "nulla di più", avviene nel 1990 (Berlusconi si occupa di tv e calcio), dice Letizia, mentre la "vera conoscenza ci fu nel 2001" quando Craxi non c'è più e il suo partito è liquefatto, dunque sette anni dopo "i tempi del partito socialista". Elio sa - racconta - che a Berlusconi piacciono "libri e cartoline antiche" e nelle sale dell'hotel Vesuvio (maggio 2001) gli propone di regalargliene qualche esemplare. L'idea piace a Berlusconi e Letizia lo raggiunge, poco dopo, a Roma per mostrargli le più belle "cartoline di Secondigliano", dove Elio è nato e vive. Nasce così un legame che diventa un'affettuosa e partecipata amicizia quando Anna e Elio Letizia sono colpiti dalla crudele sventura di perdere il figlio Yuri in un incidente stradale. Berlusconi si fa vivo con una "lettera accorata e toccante". Letizia decide di presentare la sua famiglia al presidente del consiglio nel "dicembre del 2001": "A metà dicembre io e mia moglie andammo a Roma per acquisti e, passando per il centro storico, pensai che fosse la volta buona per presentare a Berlusconi mia moglie e mia figlia"
(il Mattino, 25 maggio).
Questa è la versione dalla viva voce di Elio Letizia, dunque: il capo del governo "per la prima volta vide Anna e Noemi" nel dicembre del 2001 non in pubblico ma nella residenza privata del premier, a palazzo Grazioli, o a Palazzo Chigi. Noemi ha soltanto dieci anni.
Il ricordo di Elio Letizia non coincide con quello di Silvio Berlusconi.
La memoria del capo del governo disegna un'altra scena decisamente differente da quella che ha in mente Elio Letizia. Quando Berlusconi ha incontrato per la prima volta Noemi? "La prima volta che ho visto questa ragazza è stato a una sfilata", risponde il premier (Corriere, 25 maggio). Quindi, in un luogo pubblico e non nei suoi appartamenti pubblici o privati. Non nel 2001, come dice Elio, ma più avanti nel tempo perché Noemi avrebbe avuto l'età adatta per "sfilare" (quattordici, quindici, sedici anni, 2005, 2006, 2007).
Non è il solo pasticcio che combina l'"unità di crisi" immaginata.
Le incoerenze che si ricavano dalla lettura dei due racconti consegnati alla stampa per "il lunedì della verità" sono almeno altre due.
Berlusconi sostiene di conoscere "la famiglia di quella ragazza da più di 10 anni", quindi da molto più tempo di quel che ricorda Elio che ammette di aver conosciuto personalmente il presidente del consiglio nel maggio 2001 e gli presenta la sua famiglia (la moglie Anna e la figlia Noemi) in dicembre. Otto anni fa e "non più di dieci".
Contraddittorie anche le ricostruzioni della serata del 19 novembre 2008 quando il premier invita Noemi a Roma in occasione della cena offerta dal governo alle griffe del made in Italy, raccolte nella Fondazione Altagamma. La ragazza siede al "tavolo numero 1" accanto al presidente e a Leonardo Ferragamo, Santo Versace, Paolo Zegna.
Dice il capo del governo: "Ho visto Noemi non più di quattro volte, l'ho già detto, e tre volte in pubblico. A Roma, accompagnata dalla madre. A Villa Madama". Nella rievocazione di Berlusconi, Elio non c'è, non è presente. Noemi è accompagnata dalla madre Anna.
Nei ricordi di Elio, Anna non c'è e le cose andarono così: "[Noemi] più volte aveva espresso il desiderio di vedere una sfilata di moda dal vivo e avevo chiesto al presidente di accontentarla. Fummo invitati a Roma. Noemi andò subito a Villa Madama. Io rimasi a palazzo Grazioli con Alfredo, il maggiordomo, con il quale vedemmo la partita dell'Italia, un'amichevole con la Grecia". (il Mattino, 25 maggio).
Nel racconto di Elio, non c'è alcun accenno ad Anna, la moglie non è presente a Roma quel giorno, il 19 novembre, né durante il viaggio in treno né a Villa Madama né a palazzo Grazioli dinanzi alla tv con Alfredo, il maggiordomo.
Se le incoerenze di questo affaire invece di sciogliersi s'ingarbugliano ulteriormente con l'ultima puntata, si deve registrare la prima ammissione di Silvio Berlusconi dopo dodici giorni. Nel corso del tempo, il capo del governo ha sempre detto di aver visto Noemi "non più di quattro volte e sempre accompagnata dai genitori". Oggi concede, dopo le rivelazioni di Gino Flaminio, l'ex-fidanzato di Noemi, di aver ospitato la ragazza a Villa Certosa per il Capodanno 2008 senza i genitori: "E' vero, è stata ospite a casa mia a Capodanno insieme a tanti altri ospiti, non capisco perché debba costituire uno scandalo".
Vale la pena ragionare ora sulla parola "scandalo" scelta da Berlusconi. Scandalo non è una festa di Capodanno, naturalmente. Scandalose sono le troppe scene contraddittorie, alcune inventate di sana pianta ("Elio era l'autista di Craxi"; "Ho discusso con Elio di candidature"; "Ho sempre visto Noemi accompagnata dai genitori"), che il premier ha proposto all'opinione pubblica per giustificare il suo legame con una minorenne e smentire le accuse di Veronica Lario. Ma c'è in queste ore un altro scandalo e prende forma giorno dopo giorno quando un "caso politico" che interpella il presidente del consiglio - quindi, un "caso Berlusconi" - si trasforma in un "caso Noemi" che piomba come un macigno sulle spalle di una famiglia senza potere, nascosta in un angolo di Portici, alle porte di Napoli. Una famiglia oggi smarrita dal clamore che l'assedia, disorientata nell'affrontare una tensione che non è pronta a fronteggiare, priva di punti di riferimento nell'impresa di proteggere se stessa e il futuro di una figlia. C'è uno squilibrio evidente che non rende onore al più potente che chiede al più debole di difenderlo. Uno squilibrio che diventa impudente quando gli avvocati del premier minacciano di "azioni civili" e quindi economiche Gino Flaminio, un operaio che guadagna mille euro al mese, "colpevole" di aver raccontato una "verità" che centinaia di persone hanno avuto per sedici mesi sotto gli occhi.
Appare cinico il calcolo di Berlusconi e la pretesa dei consiglieri dell'"unità di crisi": deve essere la famiglia Letizia a spiegare, a raccontare, a dimostrare. Quest'urgenza, che con ogni evidenza è di Berlusconi non dei Letizia, spinge alla luce del sole una famiglia sempre riservata e gelosa della sua privacy. La obbliga ad affrontare la visibilità delle copertine dei settimanali e la curiosità dei media.
I Letizia non devono spiegare niente a nessuno, in realtà. Non sono né Noemi né Anna né Elio i protagonisti di questo affaire. Il "caso politico" ha un unico mattatore, Silvio Berlusconi, "incaricato di un pubblico servizio". E' questa responsabilità che rende necessario che il presidente del consiglio risponda alle domande che Repubblica gli ha posto. Quelle domande non nascono da un ghiribizzo, ma dalle incoerenze di una versione che non ha retto, finora, alle verifiche ed è apparsa presto soltanto un rosario di menzogne.
Sono le tre accuse di Veronica Lario ("frequenta minorenni", "non sta bene", fa eleggere "vergini che si offrono al drago") e le repliche bugiarde del capo del governo all'origine di questo "caso" politico. Non una ragazza e una famiglia di Portici.
(l’originale è qui: http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-3/prime-ammissioni/prime-ammissioni.html)
A me i rapporti tra i Letizia e Berlusconi non interessano. Mi interessa però avere un capo di governo onesto (e lo so che chiedo la luna…). Uno che chieda il voto ai cattolici ed esegua tutte le volontà del Vaticano perché ne è convinto, non per puri fini elettoralistici, anche se, logicamente, ne preferirei uno che parlasse più da laico e considerasse che, se di fronte alla Costituzione siamo tutti uguali, non è logico fare leggi che vanno bene solo ad una parte. Ma è l’ormai annosa questione del divorzio, per dirne una: il fatto che ci sia una legge che lo permette – neanche tanto all’avanguardia, se vogliamo proprio essere puntigliosi – non significa che un cittadino deve PER FORZA divorziare: se è contento del suo matrimonio perché buttarlo all’aria? Mentre ovviamente se la legge stabilisce che non si può porre fine ad una vita di sofferenze (la propria) con l’autodeterminazione dichiarata in tempi non sospetti finisce che se un essere pietoso mi aiuta a liberarmi di un peso è perseguibile penalmente. Ma torniamo in tema: uno che, per quanto unto, ha quasi due divorzi alle spalle non è che può pensare di venirmi a fare la predica sui valori della famiglia, tanto per capirci (ma la chiesa, quella che difende i valori della vita e della famiglia, quella dei dieci comandamenti, perché sta zitta?). Uno che racconta frottole peggio di Pinocchio non può pensare di essere credibile. Uno che per stare a galla ha bisogno di leggi su misura non può pensare di vincolare gli altri al rispetto delle leggi – e questo indipendentemente dal suo nome: fosse successo a Prodi, avrei scritto lo stesso, anzi pure peggio perché dai candidati della “mia” parte pretendo di più, in termini di coerenza ed etica. Se poi, orrore e raccapriccio, fosse capitato ad un comunista, sarei stata tra i primi ad esporlo al pubblico ludibrio. Certo, con le prove, sennò è puro pettegolezzo, è lapidare prima di aver acclarato fatti e responsabilità.
E infatti il punto, per me, è questo: sono così ottimista che potrei anche crederci, che il cavaliere e la ragazzina sono amici di famiglia – senza tirare in ballo cose “strane” tipo “Harold & Maude”, per capirci. Non è poi così impossibile che un amico/a dei genitori si affezioni ad un figlio/a dei medesimi, e non c’è neppure alcunché di male se i due si incontrano da soli: quante volte sono andata alla fiera, io decenne o giù di lì, con il marito dell’amica di mia madre! O al cinema con un altro adulto maschio, amico di famiglia, senza che venissero scatenati tuoni fulmini e saette!
Ma… ecco, c’è una piccola differenza – ed è il motivo per cui ho scritto questo post. Non è il profilo decisamente più basso dei protagonisti delle “mie” storie. E’ il fatto che noi, se qualcuno avesse domandato qualcosa, avremmo dato una versione univoca, senza contraddizioni e mezze verità. Perché se non c’è niente da nascondere, a chi giova farlo?
E qui i casi sono due:
1) i rapporti tra i due sono un po’ meno limpidi di quanto il cavaliere e la sua ciurma si affannino a far credere - e questo posta ad un’altra considerazione, squallida quanto sconvolgente: si sa che la miseria fa fare cose “strane”, ma ci rendiamo conto dell’abisso in cui ci siamo fiondati, chi più chi meno consapevolmente? Pur di emergere, far carriera, “apparire”, buttiamo le nostre creature in bocca ad un mostro xxxenne per il solo fatto che ha il potere…
2) la loro conoscenza è effettivamente limpida – e allora la logica conseguenza è la domanda: perché impiastricciare tutto? Forse perché, nonostante il continuo richiamo alla famiglia, non si può fare a meno di strizzare l’occhio (sempre in termini di guadagno elettorale) a chi magari pensa che “il Silvio è proprio tosto, si fa anche le minorenni”?
Non è mia intenzione offendere i – tanti – cattolici o quantomeno non comunisti con questa mia ultima affermazione sottostante, ma mi viene proprio da pensare che l’anticomunismo di Berlusconi sia talmente radicato da fargli aborrire la celebre frase “la verità è rivoluzionaria”… quindi, meglio raccontare balle!
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