"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci
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domenica 20 febbraio 2011

Sanremo: non sono solo canzonette...

Lo so: mezzo mondo è a fuoco e l'altra metà lo sta guardando con un misto di indifferenza ed interesse (dove "interesse" significa solo avere interessi da proteggere, purtroppo), quindi parlare di Sanremo e del festival della canzone italiana può apparire insensato, o una specie di fuga dalla realtà.

Niente di tutto ciò. Sono ben ancorata alla realtà (però, non avendo presunzioni di tuttologia, su certe questioni preferisco astenermi, in attesa di capire cosa effettivamente sta succedendo), e quasi tutti i miei amici blogger stanno postando come dei matti sulla politica internazionale... quindi io mi dedico al mio angolino di mondo, anche perché voglio provare a dire cose che pochi altri (se qualcuno l'ha fatto) fanno circolare.

Contrariamente alle mie (sane) abitudini passate, questa volta ho deciso di guardarmelo (sì insomma: non stare attaccata al video, ma almeno accendere la TV... visto che pago il canone, mi pare giusto poter protestare a ragion veduta! Almeno ogni tanto, ché di più non reggo), soprattutto sulla scia della polemica scatenata dalla vicenda "Bella Ciao".

E subito iniziano le conferme: ad un Morandi un po' sotto tono (impressione personale) fanno da spalla Luca e Paolo, prudentemente "senza contratto" con mamma RAI, così non hanno vincoli su cosa si può e cosa non si può dire... e infatti hanno detto tanto, senza per questo far solo ridere: lo scambio di opinioni "da bar" a proposito di Berlusconi era godibilissimo, ma - nei casi di personalità sensibile quantomeno - poteva anche scatenare una bella critica ed autocritica. Per non parlare de "Gli indifferenti" di Gramsci... sempre molto attuale.

http://video.excite.it/video-di-luca-e-paolo-recitano-gli-V65638.html

Be', loro son promossi, almeno da me. E qui cominciano le dolenti note... perché una dice: è appena passata la giornata in cui le donne son scese in piazza a rivendicare la loro dignità... e sul palco chi ci sta? Due belle ragazze, per carità (mica sono una che rosica, io! Almeno, non da quel punto di vista!), ma sostanza pochina... era troppo pretendere anche un po' di carattere? Ossignur: vero è che per pareggiare i conti con le Iene ci sarebbero volute personalità come la Guzzanti o la Dandini, pure una Littizzetto... ma il problema forse è proprio qui. La par condicio avrebbe fatto presupporre la necessità di una satira di destra... già, ma chi? Anche a sostituire le Iene con le due di cui sopra e dare l'incarico di fustigatori di costumi da destra a un paio di... ehm... stavo per scrivere "satiri"... di comici, chi avrebbero potuto scritturare? A me non viene in mente alcuno... forse la satira è solo di sinistra, son passati i bei tempi di Guareschi, che sarà pure stato di destra ma almeno faceva ridere, ancorché a denti stretti... quindi, ok. Le donne continuano ad essere le bellocce che poco sanno fare (c'è da sperare che la poesia della Canalis gliel'abbiano scritta... quanto al tango di Belen, be' sorvoliamo) ma tanto servono solo per apparire. Con buona pace di quelle che hanno un cervello e lo usano (e infatti, che ironia: Vecchioni dedica la sua vittoria alle donne e chi viene inquadrato se non le due bellocce? ma, forse, Vecchioni non intendeva proprio "quelle" donne, che hanno detto di ritenere inutile la manifestazione di cui sopra... per carità: anche io avevo qualche dubbio in proposito e l'ho anche postato, ma insomma: io sono anche stanca di fare la maggioranza silenziosa).

Nel frattempo, le canzoni. Molte in stile sanremese, cioè proprio festivaiole (e quindi non di mio gradimento), ma qualcuna degna di nota: a parte il "solito" Vecchioni, questa volta mi son trovata a fare il tifo per Al Bano e ad essere contenta del suo ripescaggio!

Ovviamente non è solo un discorso "melodico", anzi non lo è per nulla: quello che mi è piaciuto è l'argomento ed il testo finalmente attinente alla realtà e in qualche modo impegnato (deve avergli fatto proprio bene l'incontro con Caparezza!).

Ultima nota "di colore", che i frequentatori di FB magari hanno già visto: a proposito di Vecchioni e della sua canzone, qualcuno ha avuto da dire perché sì, è una bella canzone, ha un bel testo, ma non ci dice cosa dobbiamo fare... ma poffarbacco: con tutto il rispetto per "il professore", dobbiamo proprio aspettare che ce lo dica lui, cosa fare per far finire questa maledetta lunghissima notte? Bah... dati i presupposti, mi sa che durerà ancora a lungo, non fosse che... :)

E basta parlare delle canzoni in gara: ora dirò invece di una canzone che c'entra solo in quanto esclusa... peraltro, dalla serata commemorativa dell'unità d'Italia: Bella Ciao.

Esclusa, dicevo, perché la par condicio avrebbe imposto, secondo i vertici RAI, che venisse affiancata da "Giovinezza"... allora: che Bella Ciao non fosse proprio la canzone dei partigiani già l'aveva chiarito Morandi, però per saperne di più vi invito a leggere questo pezzo in cui lo storico Bermani (poi intervenuto, insieme al prof. d'Orsi, all'iniziativa sul revisionismo storico organizzata il 19 dalla Federazione della Sinistra) spiega gli antefatti.






Ma l'esclusione di Bella Ciao non è finita qui... infatti, dalla rete è partita un'iniziativa "alternativa": visto che dentro l'Ariston la canzone non era la benvenuta, si è deciso (pare che tutto sia stato originato dai viola di Genova, io l'ho saputo da un amico "esterno" ma tant'è, cambia poco: è lo spirito che conta) di trovarsi e cantarla fuori.

Questo è uno dei resoconti che potete facilmente trovare in rete (si assomigliano tutti), ma la realtà è stata diversa... io c'ero, e ve la racconto.

Noi sanremesi eravamo sparpagliati tra il pubblico assiepato alle transenne per guardare chi entrava (???), poi sono arrivati da piazza Colombo i viola scesi dal pullman, con un lenzuolo che diceva "Bella Ciao è qui" e si sono messi ad intonarla. Li abbiamo sentiti e raggiunti, unendoci al coro (e da una trentina che erano loro siam diventati un centinaio): FdS, partigiani dell'ANPI, PD e persino un gruppetto di studenti, sì proprio quelli che ultimamente hanno animato le strade cittadine (non solo di Sanremo) con le loro proteste contro i tagli alla scuola pubblica.

Non una volta sola è stata cantata Bella Ciao, il 17: almeno sei... e ogni volta è stata seguita da "Fischia il vento", intonata a sorpresa proprio dai nostri studenti, ma subito raccolta e urlata a squarciagola anche da noi (sì insomma: chi ci riusciva... perché qualcuno aveva gli occhi lucidi e non riusciva a cantare).

Una di queste sequenze è filmata qui: http://www.youtube.com/watch?v=znzKehRSB3A (grazie al PD di Sanremo).

Dagli organizzatori era partito l'input di non portare simboli o bandiere identificative, e noi ci siamo attenuti alle disposizioni: l'unico cartello "nostrano" era questo, ben visibile nella foto qui sotto, mentre loro sono arrivati con delle bellissime roselline di carta crespa... peccato che fossero tutte immancabilmente viola... e vabbé. Intanto hanno riconosciuto il nostro contributo per cui va bene così.

Poi i viola se ne son tornati al loro pullman in attesa, mentre noi, che - favoriti dall'essere "locali" - non avevamo problemi di tempo, ci siamo soffermati nei pressi... e ci siamo esibiti in un altro paio di bis fuori programma, visto che una giornalista dalla tribuna stampa ha voluto scendere ed unirsi al coro (massì, c'era pure la Parietti... prima). E, almeno per quel che mi rigurada, abbiamo fatto a tempo a tornare a casa per gustarci Benigni (questa è la parte più... "attuale". La recita ed il canto dell'inno si trovano sicuramente su youtube. Grazie Itsas!)

Ecco, questo è successo. E io sono stata fiera di esserci stata, anche se certamente ci sono cose più importanti e gravi. Ma è un segnale.

domenica 10 febbraio 2008

Frankie Hi-NRG canta il precariato

Sarà sul palco del prossimo Festival di Sanremo ma non ha improvvisamente deciso di darsi alla canzonetta. Frankie Hi-NRG MC sta per cantarle di nuovo chiare, stavolta sul mondo del lavoro. DePrimoMaggio, il suo nuovo album, uscirà proprio durante il Festival e conterrà il brano in gara (Rivoluzione, con il featuring di Roy Paci e lo special guest Enrico Ruggeri) e altre canzoni in cui Francesco Di Gesù (questo il vero nome di Frankie) dirà la sua su precariato e disoccupazione.

Già i titoli dei pezzi parlano chiaro: Call Center (con il featuring di Ascanio Celestini, il cui nuovo film, Parole sante, racconta proprio la lotta dei lavoratori del più grande call center italiano), Direttore (con il featuring di Giorgia), Precariato e Pugni in tasca (con quelli di Paola Cortellesi), Mattatoy (in cui si ascolta la voce del giornalista Gianluca Nicoletti). In più, una chicca: la cover di Chicco e Spillo, il primo grande successo di Samuele Bersani.

Realizzato assieme agli storici collaboratori del rapper torinese (Francesco Bruni, Lino De Rosa, Alberto Brizzi, Marco Capaccioni e Leonardo Fresco Beccafichi) DePrimoMaggio si intitola così, spiega Frankie, "perchè, vista l'attuale situazione italiana, del lavoro più che la festa occorrerebbe fare la commemorazione". Staremo a sentire.

In attesa del nuovo album, tutti gli album di Frankie Hi-NRG recensiti uno per uno

(17:39 - 06 feb 2008)

fonte: http://www.delrock.it/articoli/2008-02/frankie-hi-nrg-canta-il-precariato-in-deprimomaggio.php

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Ascanio Celestini presenta il suo film 'Parole Sante'
Ascanio Celestini presenta il suo film 'Parole Sante'

In occasione dell’anteprima a Milano del film/documento Parole sante ho incontrato Ascanio Celestini, regista e autore della pellicola. Simpatico e semplice si pone subito come uno che vuole raccontarsi e raccontare con la naturalezza di chi crede in ciò che fa.

Ascanio, Lei ha prodotto una pellicola controcorrente in un periodo in cui l’evasione sembra essere la chiave del successo?
Ho semplicemente fatto raccontare ai personaggi del “Collettivo PrecariAtesia” la loro storia non come l’antropologo che descrive un iter culturale, ma dando la possibilità a ciascuno dei protagonisti di raccontarsi rivivendo il vissuto. Ascoltare una storia significa farla raccontare.

Come è maturata l’idea di affrontare il fenomeno del ‘precariato’?
Si tratta di un problema che, lungi dal decrescere come affermano alcuni economisti, sta crescendo in maniera esponenziale e drammatica. Non che non esistesse nel passato: l’hanno vissuto mio padre e mio nonno, ma poi sono riusciti ad avere un lavoro stabile. Oggi è diverso: si va avanti con l’incertezza fino a non si sa quando e soprattutto manca la prospettiva di miglioramento. Anzi è maturato nelle coscienze un meccanismo di ‘perdita di possibilità’.

Si sente un precario?
Sono un lavoratore autonomo, un artigiano e non dipendo da capricci o interessi altrui.

Come mai ha scelto come oggetto dell’analisi proprio un ‘call center”?
Intanto si tratta di uno dei ‘call center’ più grandi d’Europa, il primo in Italia e l’ottavo al mondo con 300.000 telefonate al giorno, e si può considerare a buon diritto una specie di laboratorio aziendale: i primi esperimenti vengono testati proprio in questo alveare dove ogni giorno entrano quattromila persone la maggior parte precari (3500 ca.) per un lavoro pagato 550 euro al mese.

Cosa ha rilevato di particolare in questo mondo?
Ho cercato di raccontare la parte positiva che è quella dell’auto-organizzazione, cioè il fatto che un gruppo di giovani si sia riunito per capire i propri diritti e difenderli anche se ha pagato con licenziamenti, soprusi e prove di forza perdendo l’unica forma di sostentamento che aveva da anni, come è successo alla coppia Salvatore e Cecilia. È una storia di sconfitte che però hanno costruito una coscienza.

Ritiene di non avere detto qualcosa?
Ho cercato di tenere fuori il ruolo dei partiti e dei sindacati anche se all’inizio avevo pensato di fare un documentario diviso in due con una parte dedicata a loro. Poi ho deciso di stare ‘super partes’ anche politicamente senza attaccare nessuno né di destra, né di sinistra perché il vero problema è costituito da questi giovani che chiedono qualcosa e che dovrebbero essere ascoltati e conosciuti anche dai sindacati per evitare che insoddisfazioni e disperazione formino un mix esplosivo.

Inserita il 31 - 01 - 08

Da venerdì 8 febbraio al cinema Metropolitan di Roma - via del corso, 7

Parole Sante




Un documentario di Ascanio Celestini presentato alla Festa di Roma nella sezione Extra

Domenica 10 febbraio alle 20.30 Ascanio Celestini saluterà il pubblico in sala.

A Torino già in sala al King Kong Microplex - via Po, 21, sara' prorogato fino al 17 febbraio.

Cinecittà è un pezzo di Roma a ridosso del Grande Raccordo Anulare. Accanto a uno dei primi centri commerciali della capitale quattromila lavoratori precari attraversano ventiquattro ore al giorno il portone di un’anonima palazzina, una fabbrica di occupazione a tempo determinato che sembra un condominio qualunque. Tra loro alcuni operatori telefonici hanno organizzato scioperi, manifestazioni, scritto un giornale e presentato un esposto all’Ufficio Provinciale del Lavoro. Si sono autorganizzati, hanno rischiato e sono stati licenziati. Qualcuno poteva salvarsi e accettare un lavoro pagato 550 euro al mese, ma “noi non siamo mica il Titanic –mi dicono- non affonderemo cantando”.

Parole sante! Rispondo io.


fonte: http://www.ascaniocelestini.it/main.htm

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domenica 27 gennaio 2008

Yellow Triangle


In memoria dell'Olocausto una canzone di

Christy Moore



niem

Martin Niemöller (1892-1984), teologo e pastore luterano tedesco oppositore della prima ora al nazismo, venne arrestato nel 1937 dalla Gestapo su diretto ordine di Hitler, infuriato per un suo sermone. Rimase per otto anni prigioniero in vari campi di concentramento nazisti, finché non venne liberato. La poesia sulla quale si basa la canzone di Christy Moore è del 1945.
Si tratta di una "poesia contro l'apatia", la "violenza della tranquillità". Nei campi di concentramento, i prigionieri erano costretti a portare dei triangoli di stoffa colorata a seconda della categoria cui appartenevano. Si notino i colori: gli ebrei portavano un triangolo giallo sormontato dalla stella di David. Gli internati politici (comunisti e sindacalisti) portavano un triangolo rosso, gli omosessuali un triangolo rosa e i testimoni di Geova un triangolo porpora. I triangoli verdi erano riservati ai "delinquenti comuni", quelli neri ai cosiddetti "asociali", quelli marroni agli zingari, quelli bianchi a chi aveva scioperato dal lavoro e, infine, quelli blu ai prigionieri di guerra dei paesi occupati.

La poesia, o raccolta di frasi di Martin Niemöller, Als die Nazis die Kommunisten holten è ripetuta in una pagina autonoma a causa dell'interpretazione della Songgruppe Regensburg.

(Riccardo Venturi)

Black triangle, pink triangle, green triangle,
red triangle, blue triangle, lilac triangle,
And they wore the yellow triangle.

When first they came for the criminals, I did not speak.
Then they began to take the Jews,
When they fetched the people who were members of trade unions, I did not speak.
When they took the Bible students,
Rounded up the homosexuals,
Then they gathered up the immigrants and the gypsies,
I did not speak.
Eventually they came for me
And there was no one left to speak.


(inviata da Riccardo Venturi)

fonte: http://www.prato.linux.it/~lmasetti/antiwarsongs/canzone.php?lang=it&id=1008

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Testo: Christy Moore, basato su una poesia di Martin Niemöller
Musica: Christy Moore.






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Altre canzoni sui Campi di Sterminio

Auschwitz (Canzone del bambino nel vento) (Francesco Guccini) Downloadable! Video!

Nuit et brouillard (Jean Ferrat) Video!

Phralipè (Pri li mulé andré Auschwitz) (Alexian Group)

Arbeit macht frei (il lavoro rende liberi) (AreA) Downloadable! Video!

Un sorso in più (Carmen Consoli)

Fuma el camin (Alfredo Lacosegliaz)

Lager (Francesco Guccini) Downloadable! Video!
Khorakhané (A forza di essere vento) (Fabrizio De André)

L'oro di Milcik (Radeau de la musique)

Buchenwald-Lied (Fritz Böda-Löhner)

Cantico dei Cantici (Milly)

La nuova Auschwitz (Claudio Chieffo)

Se il cielo fosse bianco di carta (Ivan Della Mea) Downloadable!

A Survivor from Warsaw (Arnold Schönberg) Downloadable! Video!

Die Moorsoldaten [Börgermoorlied] (Rudi Goguel) Downloadable! Video!

Άσμα ασμάτων (Iakovos Kambanellis / Ιάκωβος Καμπανέλλης)

Ο Αντώνης (Iakovos Kambanellis / Ιάκωβος Καμπανέλλης)

Όταν τελειώσει ο πόλεμος (Iakovos Kambanellis / Ιάκωβος Καμπανέλλης)

Ο δραπέτης (Iakovos Kambanellis / Ιάκωβος Καμπανέλλης)

Zehn Brüder (Jiddischer Todessang) (anonimo)

רבקהלע די שבתדיקע (Pesakh Kaplan / פסך קאפלאן)

[Auschwitz '45] (Budka Suflera)

Kołysanka dla synka w krematorium [Ninna nanna del crematorio] (Aron Liebeskind)

The Train For Auschwitz (Wu-Tang Clan)

Si je te racontais (Rémy Bossut)

L’ultimo viaggio (Casa Del Vento)

Il canto sospeso (Luigi Nono)

פישכו לי [Pishku li] (Les Anarchistes)

Laila tof ('Zuf de Žur)

One Morning A Jew Went Out Into The Street (Yitzhak Katzenelson)

התחנה הקטנה טרבלינקה (Yehuda Poliker / יהודה פוליקר)

Solang die Mörder (Ernst Busch) Downloadable!

Als die Nazis die Kommunisten holten (Songgruppe Regensburg)

Long Kesh (anonimo)

S.S. in Uruguay (Serge Gainsbourg)

Ghosts of Dachau (Style Council)

ניט קײן ראָזינקעס, ניט קײן מאַנדלען - לולינקע (Yeshayahu Spiegel [Shpigl] / אישיהו שפיגל)

Dachau Blues (Captain Beefheart)

The Offending Article (Poison Girls)

L'ultimo viaggio (Casa Del Vento)

Izieu (Claude Hazan) Downloadable!

The Gasman Cometh (Crass) Video!

Mauthausen (Renato Casti)

Se questo è un uomo (Massimo Bubola)

Muss es sein? Es muss sein! (Léo Ferré) Video!

Auschwitz (Winter Family) Downloadable!

Angel of Death (Slayer) Video!

Dat Leed van den Häftling Nr. 562 (Oswald Andrae) Downloadable!

Tredici milioni di uomini (Emilio Jona)

Primo On The Parapet (Peter Hammill)

Se questo è un uomo (Karadell)


fonte: http://www.prato.linux.it/~lmasetti/canzonicontrolaguerra/categoria.php?id=7&lang=it

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venerdì 4 gennaio 2008

(Tanto amato tanto disscusso) Buon compleanno Adriano!

Intervista esclusiva al grande cantante e showman, dopo mezzo secolo fra musica e tv
"Combatto con la musica dalla parte degli operai, sono il vero motore del mondo"

Buon compleanno Celentano
settant'anni a suon di rock

di GINO CASTALDO



ROMA - Celentano esce di rado e parla ancora meno. Ma quando succede, un immancabile fremito di suspense contagia il mondo dell'informazione. Dall'eremo possono arrivare apologetiche pillole di saggezza, o magari semplici canzoni d'amore, oppure uno scarto d'anca, un attacco a politici, architetti, miscredenti, un inno alla foca, chissà. Il ragazzo della via Gluck, che si picca di essere soprattutto un uomo libero, si appresta a celebrare il 6 gennaio, nel giorno della Befana, il suo settantesimo compleanno. È una ricorrenza sontuosa, che merita una riflessione, anche perché non sono solo settant'anni di vita. Dentro ce ne sono almeno cinquanta di musica e spettacolo.


Celentano, dica la verità, quando ripensa a se stesso all'età di vent'anni, quando si scalmanava e urlava il rock'n'roll, prova tenerezza o altro?
"Quando mi capita di vedere certi filmati di quando ero giovane, ancora in bianco e nero, mi guardo e dico: "Ca... o com'ero bello... com'è che non mi sono mai accorto?". La cosa che più mi stupisce è che a 70 anni pensi di aver raggiunto una certa maturità, poi invece quando vedo le cose di 30, 40 anni fa scopro che faccio molte più ca... te adesso. E allora mi guardo un po' incuriosito ma soprattutto divertito e guardo quel tipo nel monitor come uno che ho appena conosciuto. Lo guardo e dico: "ehi, non montarti la testa, sì è vero, tu sei un po' più avanti, ma ancora per poco: il prossimo spettacolo che farò in televisione sarà sconvolgente!"".

Bell'auspicio. Ma se lo ricorda come è cominciato tutto?
"Sì certo, e bisogna anche precisare delle cose. Era il 18 maggio del 1957, quando Bruno Dossena, campione del mondo di boogie woogie, organizzò il primo festival europeo del rock al Palazzo del Ghiaccio di Milano. Mi aveva sentito cantare al Tecla e volle a tutti i costi che io partecipassi, visto che tra tante orchestre che vi partecipavano, io ero l'unico cantante rock. Però io ho pensato: ma io con quale orchestra canto? E allora non sapendo cosa fare, anch'io misi insieme un gruppo: basso, batteria e chitarra erano i fratelli Ratti, tre strepitosi musicisti con cui avevo subito legato. Però ci mancava un pianista e uno dei fratelli mi parlò di un certo Enzo Jannacci che io chiamai immediatamente, era fortissimo, e poi aveva quella tipica follia che hanno i medici quando sbagliano le operazioni. Ancora adesso è così, eh?, ma allora era perfetto. Jannacci portò un sassofonista e così si era completato il gruppo dei "folli". E non è vero che parteciparono anche Gaber e Tenco, come dice qualche male informato. Gaber io lo conobbi soltanto un anno dopo e Tenco addirittura tre anni dopo. E non è neanche vero che io quella sera cantai Ciao ti dirò, quella canzone ancora non esisteva. Anche il medico, che ha fatto delle dichiarazioni proprio a Repubblica, confonde il festival del rock del 18 maggio 1957, con il festival del jukebox, di tre anni dopo, organizzato da Nanni Ricordi. Jannacci, certe volte ci devi andare tu dal dottore...".

E che successe? E' stata davvero la nascita del rock'n'roll in Italia?
"La serata fu esplosiva, e non soltanto dentro il Palazzo del Ghiaccio, soprattutto fuori, perché ci furono dei disordini, nei quali fu coinvolta un'intera processione che seguiva il carro della Madonna, guidata da uno che doveva essere per forza un predestinato, un certo Montini che più tardi infatti diventò Papa, ma quella sera purtroppo rimase solo. I fedeli abbandonarono lui e il carro per accorrere al palazzo del Ghiaccio. E quello fu il primo scandalo della musica rock".

E che voleva dire essere rock?
"Quella sera c'era anche, come seconda chitarra, Ico Cerutti, un grande, un mio amico fraterno scomparso circa dieci anni fa. Lui era quello più rock di tutti e infatti è a lui che mi rivolgo quando nella canzone Mondo in Mi7, dopo un elenco ci cose che avrei letto sul giornale mi fermo e dico: "No, ragazzi, non rattristatevi così. Ico, perché piangi?". Era lui, e insieme avevamo fatto il Clan. Quella era una storia rock".

Pensando alla sua carriera, anche se canta tante canzoni melodiche, sembra che lo spirito sia sempre quello del rock. Anche questo potrebbe sembrare strano a 70 anni. O no?
"Direi che la mia anima è esclusivamente rock. Perché a differenza di chi sostiene che il rock è una musica diabolica, penso invece che sia libertà, voglia di giocare, di stare insieme, ridere e scherzare e alzare la voce in modo giocoso anche quando si parla di cose serie. Una musica, quindi, di aggregazione che riunisce in un solo gregge i popoli di qualunque razza. Naturalmente non mancano, come in tutte le cose, quelli che speculano sull'ingenuità di questo ritmo per lanciare messaggi di guerra. Come accade in certe zone dell'Africa, dove la bellezza dell'anima ormai spenta, arriva al punto di mettere un mitragliatrice nelle mani ingenue di un bambino di 8 o 9 anni".

Tempo fa osservammo che in lei convivevano due anime contrastanti, una più rivoluzionaria, ribelle, e un'altra più tradizionalista, conservatrice. Allora disse che si riconosceva abbastanza in questa definizione. E' ancora così?
"Credo di sì. Mi ribello a coloro che per soddisfare i propri interessi, ci portano via i giochi, senza minimamente pensare alle conseguenze. Mi ribello alla politica, tutta. Nessun colore escluso. comunisti, democristiani, tanto per citare i più responsabili, i quali non hanno fatto niente per fermare l'assalto dei distruttori "edili" capitanato dai comuni. Mi ribello alla povera gente che pur di avere un tetto, accetta di vivere in quelle scatole tombali dove lo sguardo di ciò che li circonda affonda nel nulla. Mi ribello a coloro i quali credono che essere moderni, voglia dire cancellare in un sol fascio tutto ciò che è stato. Come dire che se abito al sesto piano di un palazzo, non me ne frega niente se dal quinto piano in giù lo radono al suolo. Si trova sempre il modo di scendere: l'importante è saltare un paio di metri prima che il sesto piano si schianti a terra. Insomma mi ribello contro chi non tiene conto di ciò che siamo e da dove veniamo. Perché nessuno è più moderno di chi conserva la capacità di non dimenticare il passato".

Come è il mondo circostante visto da un punto di vista così speciale come quello offerto da settant'anni di vita?
"Il punto di vista è effettivamente speciale, forse fin troppo, per non capire lo stato di malattia nella quale ora si trova il pianeta. E tutto per colpa di quei due amanti che non si accontentarono della straordinaria ricchezza di cui godevano e, che soltanto a loro era stata donata. Un giardino incantato dove ogni filo d'erba, ogni foglia gioiva del loro amore, circondato dalla saggezza e dall'allegria di un popolo di animali che parlava la nostra lingua. I toni di voce dell'immensa varietà di questi esseri, non ancora toccati dall'estinzione, erano come un canto melodioso che si librava nell'aria. I due amanti potevano spaziare come e dove volevano. E con la potenza del loro erotismo, procreare la bellezza di miriadi di popoli diversi, senza passare attraverso il dolore del parto. Il re della foresta, che fin da quei luoghi era il Leone, parlava spesso con loro. Il tono della sua voce grave e al tempo stesso melodioso era come una specie di mix tra la bellissima e armoniosa voce di Bocelli e quella rock del sottoscritto. Metteva in guardia i due amanti raccontando loro storie di amori continuamente mortificati da invidie, guerre e tradimenti. Favole incredibili che sarebbero diventate realtà se avessero trasgredito l'unica piccola richiesta che il Padrone del giardino aveva fatto loro".

È una storia piuttosto nota. E a dire il vero sappiamo anche com'è andata a finire...
"Sì. Le solite storie di potere. Uno strisciante, già politico fin dalla prima ora, disse ai due amanti che se avessero mangiato quel frutto, sarebbero diventati loro i padroni del giardino. E loro non accorgendosi che praticamente erano già i padroni, non se lo fecero ripetere due volte. Così vollero appropriarsi anche dell'unica cosa di cui non avevano alcun bisogno: il Male".

Brutta faccenda. Forse Adamo qualche attenuante ce l'aveva, altrimenti non ci sarebbe alcuna speranza di redenzione...
"Malgrado la malvagità che ci circonda, c'è ancora tanta gente buona nel mondo. Nonostante la confusione in cui sguazza il mondo, devo dire che sono ottimista. In ognuno di noi c'è la bontà e la cattiveria al pari di come abbiamo la mano destra e la mano sinistra. Generalmente, tranne i mancini, la maggior parte delle persone usa la destra. Ora se usassimo la bontà come usiamo la destra: quando mangiamo, scriviamo, ci laviamo o facciamo una carezza, cose insomma di tutti i giorni: ci accorgeremmo che ciò che arbitrariamente abbiamo associato alla sinistra, cioè la cattiveria, piano piano per mancanza di uso, si atrofizzerebbe fino a quasi scomparire. Purtroppo però questo non succede, perché la cattiveria si è impadronita sia della destra che della sinistra".

Magari lei avrebbe anche una proposta concreta?
"La prima cosa da fare è sedersi attorno a un tavolo e convocare il P13+1".

E questa sarebbe una proposta concreta? Chi sono i tredici + uno, non saranno mica un gruppo da Ultima Cena?
"I principali esponenti della nostra scena politica, più uno. Io non so se potrò esserci, l'importante però che ci siano Prodi, Berlusconi, D'Alema, Fassino, Veltroni, Bossi, Fini, Casini, Pecoraro Scanio, Bertinotti, Mastella, Di Pietro, Diliberto e il Dalai Lama. Come primo incontro questi possono bastare, se poi vediamo che le cose peggiorano chiameremo anche i cinesi, visto che il Papa ci tiene".

Ma se lei avesse una bacchetta magica capace di tutto, a cosa darebbe la priorità?
"La bellezza innanzi tutto, perché dal suo degrado dipende il malessere della società e il degrado delle coscienze. In secondo luogo i salari degli operai riconoscendogli inoltre il diritto di essere i primi ad approdare alla bellezza delle cose, poiché sono gli operai il vero motore del mondo. E infine la sicurezza. E' assurdo che i cittadini debbano avere paura di uscire di casa. Ma prima ancora, verificare se i 13+1 sarebbero disposti a spendere le loro energie per la messa a punto di un programma che avrà come unico obbiettivo la condivisione di tutti i partecipanti alla riunione; senza sapere, e questo è il punto più interessante, chi sarà poi l'uomo che lo governerà. Per cui una volta raggiunto l'accordo, ammesso che il miracolo riesca, si va alle elezioni per scegliere chi sarà il presidente del consiglio, che per la prima volta, tranne lui, tutti gli altri saranno all'opposizione. Opposizione in quanto controllori che, il programma da tutti approvato, venga eseguito".

Quanto è stata importante la famiglia nel vivere pienamente questi anni?
"La famiglia è importantissima perché se hai la fortuna che non ti saboti, ti sostiene e ti incoraggia".

Se dovesse fare un bilancio della sua vita, pensa di avere commesso degli errori?
"Per rispondere a questa domanda dovrei fare un replay di tutta la mia vita. Potrei anche farlo, ma mettiamo il caso che non trovi neanche un errore?".


FOTO: UNA CARRIERA PER IMMAGINI


(
4 gennaio 2008)

fonte: http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/spettacoli_e_cultura/adriano-celentano/celentano-70-anni/celentano-70-anni.html

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giovedì 20 dicembre 2007

Mariella Nava: una canzone per l'Anmil

Parla Mariella Nava. Il suo ultimo brano "Stasera torno prima" è stato donato all'Anmil. Un gesto contro le morti bianche

"Ho lasciato libera la mia canzone
perché parli delle ansie del lavoro"

di ERNESTO ASSANTE



"Stasera torno prima", una storia d'amore, ma anche una storia operaia racchiusa in una nuova canzone di Mariella Nava (ascolta).
Che ha deciso di donarla all'ANMIL (l'Associazione nazionale invalidi e mutilati del lavoro. Gli abbiamo chiesto perché

Com'è nata questa canzone?

"Non è nata adesso e non è nata all'improvviso. L'avevo già scritta e dopo quello che di recente è accaduto ho pensato che avrei dovuto tener fede al sentire che me l'aveva dettata e che avrei dovuto mandare in giro il brano subito. Non volevo aspettare il prossimo disco o la prossima promozione, in questi tempi in cui tanti si stanno muovendo per sostenere le famiglie dei lavoratori toccati da questi eventi ho pensato di dover fare qualcosa anche io. Ho contattato l'Anmil e mi sono messa a disposizione. Ho pensato che dovevo prendere la canzone e farla andare, lasciarla libera adesso".

E' un tema al quale tiene molto...
"Diciamo innanzitutto che io appartengo a una citta altamente operaia come Taranto, e che fin da bambina ho visto cortei che chiedevano diritti, attenzioni, orari e salari miglori, rivendicazioni importanti, fin da bambina sono vissuta con il grido e i pugni in aria, una forte motivazione ce l'ho dentro dunque, potrei dire che il corteo ogni tanto continua a passare dentro di me. E' chiaro che questi fatti non riguardano solo l'industria, ci sono cantieri, i lavoratori clandestini, gli incidenti che non fanno rumore. Nel tempo tutte queste cose hanno trovato il loro posto nella mia testa, fino a quando non si sono trasformati in una canzone"

Scrivendo cose come questa c'è sempre il rischio di scrivere cose retoriche...
"C'è sempre questo pericolo quando si trattano argomenti difficili. Io ho cercato di entrare in una storia rappresentativa di tante altre e utilizzare un "soft touch", provare ad accendere i monitor giusti per l'attenzione degli altri".

Dopo tanti anni pensa ancora che una canzone possa servire, che possa contribuire a cambiare qualcosa?
"Io penso di si. Credo che addirittura abbia una capacità ulteriore rispetto alle parole. E' così tutto quello che sceglie la corsia preferenziale della cultura. Una canzone, un film, un libro, io credo che possano muovere qualcosa dentro di noi, anche quando nei hai perso le tracce nella tua memoria e sembra che sia tutto passato. Il nostro compito è non fermarci, anche quando sembra che non ci siano risultati: se una canzone come questa è nata in me c'era una necessità da qualche parte, vuole dire che ci sarà anche in chi ascolta. E' questo il piccolo miracolo che si compie ogni volta".

(20 dicembre 2007)

fonte: http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/incendio-acciaieria-1/mariella-nava/mariella-nava.html

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venerdì 14 dicembre 2007

YouTube, pienone per i Led Zeppelin

di Alessia Grossi



Prendete Zep9876, 23 anni, Usa. Poi prendete Ritchie92NK, 46 anni, Giappone. Zep e Ritchie non avrebbero niente in comune se non fossero esistiti i Led Zeppelin. E probabilmente non si sarebbero mai trovati nello stesso luogo (virtuale) contemporaneamente se i Led Zeppelin non si fossero riuniti in concerto all’Arena O2 di Londra lo scorso 10 dicembre dopo 27 anni. E gli anni contano nella vita dei due fan. Quello statunitense, infatti – grazie alla riunione del gruppo - può postare su YouTube questo video del concerto del 2007 al quale ha partecipato.


E il giapponese per l’occasione ricorda a Zep quel concerto del 1973, quando aveva 12 anni e il ragazzo americano non era ancora nato. Così Ritchie a 47 anni e dopo 34 anni dal «suo» concerto vede quello del nuovo millennio attraverso il post di Zep e la «cosa è reciproca». E la magia spazio temporale youtubiana regala a noi che avremmo voluto essere ad entrambi i concerti la sensazione di essere stati Ritchie e Zep. Vietato fare il gioco del «trova le differenze». Di tempo ne è passato parecchio, i due concerti possono differire per molti aspetti, e soprattutto nell’aspetto dei componenti della band. Nei video a confronto ci si potrebbe ritrovare come nei vecchi filmini di famiglia.


Ma guardatevi urlanti e stretti tra altri migliaia di fan. I fan dei Led Zeppelin che riempiono ancora gli spalti.

Pubblicato il: 13.12.07
Modificato il: 13.12.07 alle ore 19.44

mercoledì 24 ottobre 2007

Download legale e gratuito di musica su Downlovers



8 Ottobre 2007


Nessuno vorrebbe vedersi arrivare una multa clamorosa come quella che è stata condannata a pagare Jammi Thomas, 30enne americana la cui storia ha fatto ormai il giro del mondo. Ben $ 222.ooo di sanzione per aver scaricato e condiviso illegalmente file musicali attraverso Kazaa (via html.it).


Sul web la diffusione e duplicazione dei contenuti è quanto di più semplice si possa pensare, ma per restare nel terreno della legalità, almeno per quanto riduarda il download di musica, è apprezzabile l’iniziativa di un sito nato da pochi mesi e, attualmente, ancora in fase di rodaggio. Downlovers è una start up italiana che offre l’ascolto e il download di brani musicali in maniera gratuita e legale per tutti gli utenti registrati, purchè essi si trovino sul suolo italiano o, quantomeno, con un indirizzo IP proveniente dal nostro Paese.


Il modello di business è molto semplice: Downlovers conta tra i pertners numerose case discografiche che “sponsorizzano” i brani scaricati dagli utenti. Ogni volta che effettuiamo il download di una canzone, infatti, siamo obbligati a vedere un breve video promozionale di 30 secondi: mentre Downlovers paga i diritti di ogni brano scaricato alle case discografiche, le aziende si garantiscono spazi di visibilità e l’utente riceve in cambio la sua musica preferita gratis e senza alcun problema legale.


I brani vengono rilasciati con una licenza DRM di Microsoft: in pratica, avviene che dopo aver scaricato un file, la prima volta che ne avviamo la riproduzione Windows Media Player ci richiede un aggiornamento della licenza. Accettando l’invito, riceviamo definitivamente la canzone sul nostro pc, acquisendola a tutti gli effetti e senza limiti di ascolto e riproduzione.


Parliamo di Windows Media Player perchè le tracce scaricate sono in formato WMA, il che esclude, purtroppo, tutti gli utenti Mac da questo circuito di download legale (che ci auguriamo venga presto esteso a tutti).


Provato con Firefox e con Explorer, il sito pare funzionare alla perfezione; il database musicale è ricco di brani italiani ed internazionali, anche con molte novità. L’interfaccia è semplice e la ricerca deille canzoni è offerta sia per ordine alfabetico sia per categorie, con l’aggiunta di classifiche e news dal mondo della musica.L’unica cosa non chiara è che, nelle FAQ, Downlovers si dichiara in fase di beta testing fino a settembre, periodo nel quale i video mostrati non erano ancora quelli delle case musicali partners e gli utenti registrati potevano scaricare un massimo di 30 brani musicali.Bè, il mese è trascorso ma nessun messaggio ci indica se le limitazioni siano ancora valide. Non avendo ancora raggiunto il limite di brani da scaricare, ci chiediamo: siamo già entrati nella fase in cui possiamo scaricare SENZA LIMITI tutta la musica che amiamo?




P.S. ATTENZIONE! Ogni volta che aprite l’Homepage il player spara il video musicale a tutto volume…siete avvisati!







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martedì 9 ottobre 2007

Give Peace A Chance



Un giorno come oggi, di tanti anni fa, nasceva il grande John
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« La vita è quello che ti succede mentre sei impegnato in altri progetti »
(John Lennon)





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domenica 23 settembre 2007

La libertà viaggiava su onde corte

RAGAZZI, PERMETTETEMELO, CHE SODDISFAZIONE POTER DIRE "C'ERO ANCH'IO"..
HO PARTECIPATO, COOPTATO, ALLA FONDAZIONE DI UNA DELLE PRIME RADIO LIBERE D'ITALIA ('74/'75), RADIO NUOVA INFORMAZIONE DI SALUZZO (CN) IN CUI TENEVO ANCHE UNA RUBRICA (POESIA!).. CHE TEMPI, CHE ENERGIA, E CHE INVENTIVA! AVEVAMO POCHE RISORSE MA UN SACCO DI FANTASIA E VOGLIA DI FARE. CI CREDEVAMO, E LO FACEVAMO.. ROMPENDO LE SCATOLE A CHI VOLEVA TAPPARCI LA BOCCA.
mauro
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di Pasquale Colizzi


Danilo Dolci

L’esordio della “radio libera” in Italia fu doloroso, concitato, persino disperato. Il 25 e 26 marzo del 1970 Radio Libera Partinico (Radio Sicilia Libera) sembrava stesse lanciando l’S.O.S da una nave che va a fondo. Invece era la Sicilia ferita dal terremoto del Belice del ’68. Politici e mafia si erano mangiati i soldi della ricostruzione mentre la gente stava nelle baracche. Danilo Dolci, nelle 27 ore prima che la polizia gli chiudesse i microfoni, parlava “dalla radio dei poveri cristi, la radio della nuova resistenza” denunciando “la morte della popolazione” e sperando “che qualcuno lo sentisse in Italia”. La sua voce, come quella dell’amico Peppino Impastato (ascolta) - che da Radio Out (vedi I cento passi di Giordana) raccontava la storiella macabra di “Mafiopoli” - fu zittita dal potere politico-mafioso che si sentiva minacciato da un mezzo così diffuso e in previsione così incontrollabile.



Il fenomeno sotterraneo e brulicante delle “radio libere” che trasmettevano da sottoscala, stanze da letto, roulotte, centri sociali e luoghi di fortuna non fu solo “millefiori” e freakkettoni, scoperta del rock e di un nuovo linguaggio, povertà di mezzi ed ego spropositati. La mostra RADIO FM 1976- 2006. Trent'anni di Libertà d'Antenna lo ripercorre in tanti suoi aspetti, tentando di delineare l’indecifrabile spontaneismo che animò i 1800 punti di emissione sparsi per lo stivale, con i nomi più improbabili, le tendenze più disparate, i personaggi più diversi. Organizzata a tappe dalla Minerva Eventi di Bologna, l’esposizione è attualmente ospitata nel Museo di Roma in Trastevere, in piazza S. Egidio 1b, fino al 4 novembre (martedì-domenica dalle 10 alle 20). L’”anno zero” è considerato il 1976: il 28 luglio una sentenza della Corte Costituzionale sancì “la legittimità di trasmissioni private, purché a copertura locale”.


Radio Caroline


Arrivano i pirati
La Rai dunque perdeva il monopolio delle frequenze proprio un anno dopo la sua legge di riforma, che aveva l’aveva spartita a spicchi per ciascuna forza parlamentare. Nonostante avesse provato a bloccare le frequenze per “ragioni tecniche”, le ragioni restavano tutte politiche. Da alcuni anni emittenti locali spuntavano come funghi – Radio Parma, la più importante, inizia nel ’75 – e di certo non erano indifferenti al clima tempestoso di un’Italia che dal “piombo” stava scivolando nella “politica da bere”. Erano selvagge e si sentivano libere come le prime “radio pirata” (Radio Caroline è del ’64), emittenti off-shore stabilite su navi ormeggiate nei mari del nord Europa, che trasmettevano in inglese e mandavano rock’n’roll. Dagli anni sessanta poi, oltre alla Rai, in Italia si sentiva pure la Radio Montecarlo di Noel Coutisson, con trasmissioni in italiano. Uno degli speaker era Herbert Pagani col suo “Fumorama”, striscia sponsorizzata da una nota marca di sigarette.



Roberto Faenza ai microfoni di Radio Bologna


La proliferazione
L'FM era vuota, con un trasmettitore da due watt e una spesa minima (meno di un milione di lire) si occupavano 30 chilometri. Bastava uno che ci sapesse mettere le mani e il gioco era fatto. A Roma in breve l’etere divenne zeppa: Monte Cavo era un giungla di antenne. La prima emittente cittadina fu Radio Roma, che nel ’75 nacque da una costola di Radio Parma. Poi il far west: 180 emittenti (nel ’78), alcune nemmeno di sprovveduti. C’è chi aveva fiutato il momento per offrire spazi pubblicitari a prodotti che non potevano permettersi la Rai (l’intuizione delle tv di Berlusconi) e chi pensava a esperimenti di libertà. La vicinanza con viale Mazzini significava anche uno scambio sempre più fitto di personaggi e professionisti. Nascevano cooperative di giornalisti, si tentava l’assalto alla diligenza.




La politica
Senza girarci intorno, molte di queste emittenti nascevano fiancheggiando “il movimento”, dando voce a chi non ne avrebbe trovata e visibilità laddove i tg Rai li descriveva come agitatori di piazze. Il ministro degli interni “Kossiga” le bollò subito come “megafoni della violenza politica”. E ne decimò parecchie, con pretesti come “disturbo della quiete” di anonimi denunciatori.

Una per tutte (la ricostruisce il film di Guido Chiesa Lavorare con lentezza) l’irruzione nelle stanze di Radio Alice (ascolta) a via del Pratello 41. Nella Bologna in rivolta. Quel 12 marzo del ‘77 si metteva la sordina ad una radio che aveva sperimentato la guerriglia informativa e tradotto l’essenza del “movimento” in linguaggio e musica. Celebre il trailer: “Radio Alice trasmette: musica, notizie, giardini fioriti, sproloqui, invenzioni scoperte, ricette, oroscopi, filtri magici, amori, bollettini di guerra, fotografie, messaggi, massaggi, bugie”.

Qualche volta, laddove non riusciva la polizia, tentavano i fascisti. Nel ’79 tre dei Nar irruppero nelle stanze di Radio Città Futura ferendo cinque donne che stavano conducendo un programma femminista. Un attentato mirato contro la radio fondata da Renzo Rossellini (figlio di Roberto), che allora militava in Autonomia Operaia e contro le donne. Che dopo le manifestazioni in piazza volevano pure libertà di parole nell’etere.



Radio Alice


Linguaggio, sesso e musica
Il primo “cazzo” pronunciato sulle onde medie della Rai data 25 ottobre 1976. Toccò a Cesare Zavattini, che ne andò sempre fiero. La cosa provocò riprovazione e articolesse da incidente diplomatico. Le radio libere invece davano molta meno importanza alle parolacce. In fondo quelle esperienze dilettantesche, spontanee, vitali utilizzavano un gergo giovanile che non aveva mai avuto filtri. Anzi era necessariamente fuori discussione. Piuttosto c’è chi si incaponiva in analisi sociologiche e politiche (vedi Ecce Bombo di Moretti) e magari voleva impressionare con l’astrusità dei termini da assemblea permanente.

Un altro tabù lo infranse Cicciolina/Ilona Staller, che si fregiò di condurre il primo programma radiofonico erotico sull’emittente romana Radio Luna. Si chiamava “Vuoi venire a letto con me?” e le faceva da spalla lo Schicchi suo manager e impresario hard. Lei, che occheggiava con solo una camicia sbottonata dalle foto della pubblicità, si sbizzarriva in fantasie e racconti, con le risatine, la voce flautata e i doppi sensi.




In mezzo a tutto questo la musica veniva utilizzata come riempitivo alle parole. Oppure rivestiva un ruolo centrale, con la funzione di scoperta e ricerca che la Rai non riusciva a soddisfare. Era esploso il mercato dei vinili, il rock’n’roll stava vivendo il periodo di massima maturità e potenza (pure quello sporco e sconnesso chiamato punk), gli artisti si moltiplicavano e talvolta autoproducevano. I ragazzi delle radio libere arrivavano in cabina con i dischi sotto il braccio, se li portavano da casa, quelli della collezione personale recuperati magari durante i viaggi o i concerti. Una nuova generazione di musicisti dovette a loro l’ingresso nelle orecchie italiane. Qualche emittente era pure nota per organizzare concerti. Radio Flash, per esempio, nell'82 portò a Torino i Rolling Stones. Mick Jagger si lanciò sul palco dall’elicottero. Ma loro ormai erano delle rockstar. E per alcune radio era finito il tempo di improvvisare.

pasquale.colizzi@fastwebnet. it


Pubblicato il: 22.09.07
Modificato il: 22.09.07 alle ore 17.30

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Radio • Eugenio Finardi

Quando son solo in casa
e solo devo restare
per finire un lavoro
o perchè ho il raffreddore.

C'è qualcosa di molto facile
che io posso fare:
è accendere la radio
e mettermi ad ascoltare.

Amo la radio perchè arriva dalla gente
entra nelle case, ti parla direttamente.
E se una radio e libera ma libera veramente.
Mi piace anche di più perchè libera la mente.

Con la radio si può scrivere leggere o cucinare.
Non c'è da stare immobili seduti lì a guardare.
E forse è proprio questo che me la fa preferire:
e che con la radio non si smette di pensare.

Amo la radio perchè arriva dalla gente
entra nelle case, ti parla direttamente.
E se una radio e libera ma libera veramente.
Mi piace anche di più perchè libera la mente

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sabato 8 settembre 2007

senza leggere notizie: Toda Joia Toda Beleza


(fonte immagine: www.alessandrianet.it/)

VOI CHE NE DITE?

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Per un po' ti consiglio, come fosse una vacanza, di non leggere le notizie.


Io l'ho fatto, per un po', come fanno la maggior parte degli italiani, non devi neanche guardarle le notizie, quelle che mandano in tv per capirci...
Che gran lusso l'ignoranza!

Altrimenti ti viene la nausea a scoprire che un esercito di accattoni ti sta attentando la vita, una folla di prostitute invita i maschi in strada, la chiesa è angariata dal fisco, per fare 50 chilometri ci vogliono tre ore come andare a Londra, che nel mezzo di ottobre ti chiedono di votare, che
pagherai paghereremo non pagheranno, che hanno la faccia davanti come il sedere di dietro, allora provalo il lusso della non politica, che tanto “tutti i borghesi sono infatti razzisti, sempre, in qualsiasi luogo, a qualsiasi partito essi appartengano” come diceva Pier Paolo Pasolini...

Prova a non capire che significa licenziare le tre I e approvare i 3 punti, prova a non capire.
Prova per un po' a non capire se la tua è politica o antipolitica, c'è chi tanto al posto tuo dice sempre la cosa giusta al momento giusto, esattamente come tu sbagli con metodo nello stare zitto quando non dovresti e parli quando sarebbe da tacere.
Prova a stare digiuno di notizie e vedere che effetto produce al tuo stomaco, alle rughe facciali, alle sigarette fumate, alla stanchezza aggiunta.

Dicono il clima impazzito, l'uomo è invece saggio e lucido, prova a ribellarti e spegni il potere.

Prova a pensare le notizie come erbacce.Fanne un falò, per un poco. Prova a pensare di tutelarti come una mora, un mirtillo, un fungo, un muschio, un lampone. Perchè non ti possono cogliere ma bruciano la tua casa.
Prova ad assentarti quando gli altri ti dicono di essere presente e ad essere presente quando gli altri ti dicono di andare in ferie, prova solo un po' come cantano Roy Paci e Manu Chao



Prova a vivere nel sottobosco della nonnotizia o meglio, racconta la tua vita, traduci il passatopresente a noi, a me non attori della scena politica italiana. Fatti cogliere impreparato, fregatene di aver perso l'ultimo tg.

Tutta gioia e tutta bellezza, da guadagnare.



Indirizzo web: http://reset.netsons.org/modules/news/article.php?storyid=655


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