"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

martedì 30 gennaio 2007

Noi ci impegniamo…

Noi ci impegniamo…
Ci impegniamo noi, e non gli altri;
unicamente noi, e non gli altri;
né chi sta in alto, né chi sta in basso;
né chi crede, né chi non crede.

Ci impegniamo,
senza pretendere che gli altri si impegnino,
con noi o per conto loro,
con noi o in altro modo.
Ci impegniamo
senza giudicare chi non s’impegna,
senza accusare chi non s’impegna,
senza condannare chi non s’impegna,
senza cercare perché non s’impegna.

Il mondo si muove se noi ci muoviamo,
si muta se noi mutiamo,
si fa nuovo se qualcuno si fa nuova creatura.
La primavera incomincia con il primo fiore,
la notte con la prima stella,
il fiume con la prima goccia d’acqua
l’amore col primo pegno.
Ci impegniamo
perché noi crediamo nell’amore,
la sola certezza che non teme confronti,
la sola che basta
a impegnarci perpetuamente.

(don Primo Mazzolari)



stasera io ed Elena abbiamo riletto insieme questa bella poesia di don Primo. Com'era prevedibile (premetto che per Elena era la prima volta che la leggeva), c'è stata qualche divergenza di interpretazione.. Mi è sembrato un bel tema da proporre, quello dell'impegno, per verificare tra noi (e in noi) quanto (e come) voglia dire questo "impegnarsi". Se la si legge, la poesia, senza le lenti deformanti di un qualunquistico anticlericalismo, se ne potrà scorgere le bellezza e l'universalità del suo valore..
E parlando di preti, averne come don Mazzolari! Ricordo che questo prete è stato colui che ha detto "no" a muso duro ai fascisti alla loro richiesta di celebrare un "Te Deum" in chiesa, in speciale ringraziamento per il fallito attentato a Mussolini. Gli hanno pure sparato (nella notte..), ma non è servito certo a fargli cambiare idea. Anzi.

mauro

lunedì 29 gennaio 2007

Allarme psicofarmaci: entro febbraio registrazione Ritalin



e poi qualcuno dice che sono un allarmista..
mauro


Entro febbraio l'Agenzia italiana del farmaco si pronuncerà sulla registrazione del metilfenidato (Ritalin), anfetaminico usato per il trattamento dell'Adhd. Lo ha annunciato il direttore generale dell'Aifa, Nello Martini, intervenuto oggi a Roma all'Istituto superiore di sanità al convegno "Bambini e psicofarmaci: tra incertezza scientifica e diritto alla salute".

Con l'immissione in commercio del metilfenidato partirà il Registro nazionale dei trattamenti farmacologici per l'Adhd, messo a punto dall'Iss dove verranno ascritti i bambini etichettati come affetti da tale "patologia".

Da anni oggetto di polemiche il Ritalin è stato introdotto nel 1956. Commercializzato in Italia due anni dopo l'introduzione, venne ritirato dalla casa farmaceutica nell'89 anche a causa delle tante proteste.
Nel Marzo del 2003 il Ministro della Salute aveva approvato un decreto che riportava il Metilfenidato, quindi il Ritalin (http://it.wikipedia.org/wiki/Ritalin ), in Tabella IV, declassandolo così dalle sostanze stupefacenti (Tabella 1 e 2 ).
Il 26 aprile 2006 il Ministro della Salute e il Ministro della Giustizia pubblicano un Decreto che riporta il metilfenidato nella tabella 1 e 2 delle sostanze stupefacenti (www.altalex.com).

Attualmente si stima che circa 5 mila bimbi con ADHD in Italia siano trattati con il Ritalin, nonostante nel nostro Paese sia incluso nella tabella delle sostanze stupefacenti e quindi il suo uso non approvato.

Ad oggi non esistono test di laboratorio che siano confermati come diagnostici per l'Adhd, "malattia" che ricordiamo essere stata votata per alzata di mano (un principio scientifico, moderno e democratico) dall'Associazione Psichiatrica Americana.
L'Istituto Nazionale per la Salute Mentale degli USA riconosce che il Ritalin, e nello specifico il Metilfenidato, suo principio attivo, ha una funzione soltanto nel sopprimere i sintomi senza però curarne le cause.
Per non parlare degli effetti collaterali, effetti che vanno dalla tachicardia all'arresto cardiaco; dalla psicosi alle allucinazioni; dall'aggressività alle convulsioni, dall'anoressia a disturbi delle funzioni sessuali; dall'arresto della crescita alla depressione; dall'iperattività ad un peggioramento degli stessi sintomi dell'ADHD, alla ridotta capacità di comunicare e di socializzare.


Numerose le reazioni raccolte da ItaliaTv, ne citiamo alcune:

"Il Ministero per la Salute vuole creare una 'rete di controllo' sui bambini, che verranno inquadrati e schedati per questi presunti problemi comportamentali, e poi verranno sottoposti a terapie a base di psicofarmaci stimolanti. Poi compileremo la lista dei morti come negli Stati Uniti. Lo voglio dire chiaramente: il Ministero non sa quello che fa ed a cosa andrà incontro".
Giorgio Antonucci, psicoanalista, già collaboratore di Franco Basaglia

"Ho la netta sensazione che non ci si renda pienamente conto di cosa implica somministrare psicofarmaci stimolanti ad un bambino di 5 o 10 anni, del tipo di impatto sul suo metabolismo, sul sistema ormonale, sul suo sistema nervoso in via di sviluppo"
Luigi Cancrini, psichiatra, Commissione Parlamentare sull'Infanzia

"Parlando di disturbi del comportamento, ed in particolare di sindromi quali ad esempio il deficit di attenzione e iperattività (ADHD), siamo più che altro di fronte ad una 'moda' ed a diagnosi inconsistenti e vaghe. Queste diagnosi, così come vengono oggi semplicisticamente perfezionate, non si possono e non si devono fare, ed il Registro di per se servirà a poco, se non si rivedranno completamente tutti i protocolli: cambierà qualcosa se andremo ad iscrivere in un Registro bambini che a monte non sarebbero dovuti essere sottoposti a terapia a base di Ritalin?"
Emilia Costa, titolare della 1° Cattedra di Psichiatria dell’Università di Roma La Sapienza

fonte: http://www.nopsych.it/article415.html

domenica 28 gennaio 2007

comunicazione di servizio 2

ATTENZIONE:
i commenti al post "compagni comunisti..." sono stati spostati al post "Comunismo e fascismo...".
Non si tratta di censura ma dell'esigenza di poter sviluppare entrambe le discussioni in modo esaustivo, senza che si sovrappongano ed ingenerino confusione.
Sono certa che apprezzerete.
Grazie e suerte!

Compagni comunisti: illusi e delusi?


Molti compagni sono scontenti da quanto visto finora di questo Governo: decisioni criticabili, provvedimenti procrastinati e quant’altro.

Tutto vero, ma… analizziamo un po’ “i retroscena”.

Siamo andati a votare il candidato unico per le primarie – e già in questo modo abbiamo dimostrato di voler far parte di una maggioranza – ma abbiamo scelto Prodi. Hanno scelto, potrebbe obiettare qualcuno (anch’io). Poco cambia alla fine, se poi alle politiche abbiamo votato la coalizione.

Si può disquisire sulla selezione che ha portato a “quella” rosa di nomi, ma è innegabile ed inconfutabile che la stragrande maggioranza degli elettori delle primarie abbia indicato lui come premier. Ma Prodi è oggi quello che fu in passato. Prodi viene dall’IRI, non è mai stato un barricadero ultracomunista… Ed è esattamente quello che è tuttora. Lui è coerente con sé stesso – anche se il programma diceva cose per ora rimaste sulla carta.

E’ inutile adesso piangere sul fatto che le nostre truppe sono ancora in Afghanistan, che si spinga per approvare il progetto di allargamento della base di Vicenza “perché così s’ha da fare”, che il governo abbia esordito con l’indulto e che di abolizione di legge 30 non si parli…

Lo sapevamo già: Mastella e Prodi, Rutelli e Fassino non sono “così sinistri”… e se anche la legge dei numeri (dei voti presi) dà torto a qualcuno di loro, loro sono molto più funzionali dei comunisti DOC ad un governo guidato da Prodi. Ci hanno accettato perché facevamo comodo per portare voti che altrimenti sarebbero andati persi (certo non all’altra parte…), esattamente come noi abbiamo accettato di partecipare ad una coalizione che, in nuce, aveva già le caratteristiche che sta palesando al governo.

L’altra scelta possibile – ma sarebbe stata da compiere allora, non adesso – era quella di starsene fuori. Abbiamo valutato giusto privilegiare la caduta di Berlusconi alla ricerca di una formazione – che non avrebbe avuto la forza necessaria, diciamolo! – che potesse effettivamente cambiare le cose in senso popolare e giusto: adesso dobbiamo coerentemente fare il possibile per ottenere quanto più si riesce, magari anche qualcosa apparentemente impossibile, ma non possiamo tirarci indietro.

Non solo perché in meno di un anno è difficile mettere riparo a situazioni createsi nel corso dei decenni precedenti (e diciamolo, che non è stata solo colpa di Berlusconi e del suo governo, che l’attacco ai lavoratori è venuto da destra come da sinistra, che certe leggi non le ha inventate il cavaliere, il quale al massimo le ha portate alle estreme conseguenze!), ma anche perché in questa coalizione, per fortuna, ci sono ancora compagni che si battono con passione e volontà forte, innanzitutto per evitare che la destra riprenda il potere (ma riuscite ad immaginarvi a che punto di degrado ci porterebbe? Non siamo già messi abbastanza male?) e poi perché le promesse elettorali vengano mantenute.

Ma davvero pensavamo che sarebbe bastato piazzare a capo del governo un moderato per avere la giustizia che ci siamo fatti portare via da sotto il naso, rimbambiti e narcotizzati da mezzi di comunicazione asserviti al più forte? Quanto a quello, ancora oggi l’informazione è tutt’altro che obiettiva ed imparziale: prova ne è che chi si batte con coerenza dall’interno della maggioranza difficilmente assurge agli onori delle cronache – a meno che non sia possibile buttargli un bel po’ di fango addosso.

Insomma… abbiamo deciso di starci, e adesso ci stiamo. Non ci piace questo gioco? A parte il fatto che non è un gioco e che comunque le regole erano già sufficientemente chiare, quand’ero giovane esisteva all’interno della sinistra “vera” qualcosa chiamato “centralismo democratico”, a cui ci attenevamo tutti. Le decisioni prese dalla maggioranza potevano anche rivelarsi sbagliate alla luce dei fatti, ma quelle erano e quelle venivano seguite (esisteva anche qualcosa come la critica e l’autocritica: la seconda decisamente più difficile…). Magari con qualche mugugno, magari con poca convinzione personale. Ma non si sgambettavano i compagni con mal-di-pancia dell’ultima ora e/o ripensamenti e pentimenti.

Capito, compagni al governo? Sapevate che avremmo dovuto fare dei compromessi (e se non lo sapevate siete dei poveri illusi metastorici). Fateli dunque!

Preferirei poter dire “andiamo sulle barricate”, ma non è questo che abbiamo scelto qualche mese fa – e non è questo che, nella situazione attuale, ci può far compiere dei passi in avanti. Come ebbe a dire Montanelli in tutt’altro contesto: “tappiamoci il naso e votiamo…..”.

Possiamo passare la vita scandendo slogans, belli e giusti ma che lasciano il tempo che trovano, oppure possiamo fare – nell’ambito che ci siamo scelti – tutto quanto in nostro potere per modificare le regole. Anche quelle che concernono la nostra appartenenza alla NATO.

sabato 27 gennaio 2007

Comunismo e fascismo: vuote parole?




Ieri ho pubblicato un post che, nelle mie intenzioni, avrebbe dovuto aiutare a fare chiarezza sul corretto modo di comportarsi e di agire dei parlamentari della "sinistra vera" - quella che un tempo fu extraparlamentare.
Siccome la discussione si è subito incentrata sull'attualità e sulle rispettive nefandezze di fascismo e comunismo nella storia, modifico il post per adeguarlo ai commenti e ri-posto l'altro, in modo che chi volesse commentare l'attuale situazione politica lo possa fare senza "inciampare" in commenti che sono sì legati al tema, ma in un contesto più vasto.
Continuiamo qui, se volete, la diatriba. Per aiutarvi nel districarvi tra i post, metto qui i simboli di entrambe le dottrine (anche se un po' mi viene male...)


venerdì 26 gennaio 2007

Il giorno della memoria: non di sola Shoah...










Domani, 27 gennaio, ricorre l'anniversario dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz. Questa data è stata scelta, simbolicamente, per non dimenticare.
Non dimenticare la Shoah, lo sterminio del popolo ebraico nei lager nazisti, come recita "il Venerdì di Repubblica". Ma non solo.
Questo giorno è stato voluto per ricordare ANCHE le leggi razziali, la persecuzione che anche l'Italia fascista attuò nei confronti degli ebrei, gli Italiani che subirono deportazione, prigionia e morte, come coloro che - anche di schieramenti diversi - si opposero a quella ideologia razzista.
Questo prevede la legge 20 luglio 2000, n. 211.
Domani si ricordano tutti i martiri del nazismo, non solo gli ebrei. Perché non ci sono vittime di serie A e di serie B, non ci sono morti che pesano meno... ci sono solo persone indifese che una "pazzia" estremamente lucida ha cercato di eliminare e/o di usare per i propri abietti fini. Il discorso è ampio e ci ritornerò a breve. Quello che ora mi preme è segnalare le molteplici iniziative che avranno luogo in questo periodo (le trovate sul link in fondo) e riportare l'appello del Presidente dell'A.N.P.I., Tino Casali:

"Dal 2001 il 27 gennaio è il giorno dedicato al ricordo dei delitti del nazifascismo, dello sterminio del popolo ebraico e della deportazione di partigiani, militari e lavoratori italiani nei campi di prigionia e di annientamento.


Le Associazioni della Resistenza, i Comitati Antifascisti, le Comunità Ebraiche, i Figli della Shoah, e tutte le istituzioni democratiche rivolgono, in particolar modo alle giovani generazioni, l’invito a partecipare con chiara coscienza alle iniziative promosse in tutta Italia per non dimenticare quei tragici fatti: momenti di analisi, riflessione e approfondimento quanto mai necessari in una fase storica come quella attuale, in cui i conflitti armati insanguinano ancora molte parti del mondo.

Le forze democratiche antifasciste chiamano ancora una volta a raccolta i cittadini italiani per manifestare il loro alto senso di civiltà, contro l’odio sociale, religioso, politico e razziale, contro il terrorismo e la violenza, contro tutte le guerre.

Intendiamo riaffermare la nostra voglia di Pace e diffondere un preciso messaggio per la concordia universale. E’ fondamentale per ogni uomo e per qualsiasi comunità promuovere e difendere l’armonia sociale: al fine di rendere impossibile, dopo quei terrificanti anni di distruzione, che si possa ripetere nella storia d’Europa e del mondo l’esperienza di allora, colma di tragedie e disperazione.

Occorre infondere, sempre e continuamente, fiducia e speranza al mondo che verrà, ai nostri figli, alle nuove generazioni.

Vi preghiamo di tenerci informati su tutte le iniziative da voi assunte in occasione del “Giorno della Memoria”.

Cordialmente,

IL PRESIDENTE
Tino Casali

Una panoramica sulle principali iniziative del Giorno della memoria sul sito dell'ANED

http://www.anpi.it/documenti/270107_casali.htm

mercoledì 24 gennaio 2007

IL MIGLIOR MODO DI DIRE UNA COSA E' FARLA


Ultimamente mi sento un po' oppressa dalla quantità di informazioni negative che mi arrivano e/o diffondo.
Pare che al mondo ci siano solo guerre, disastri ecologici più o meno naturali (meno, meno... più prodotti dall'uomo che altro), psicosi collettive antiqualcosa, economie che non tirano e famiglie che non campano, scuole allo sfascio, lavoratori precari/licenziati/abusati/mobilitati (purtroppo solo nel senso di "messi in mobilità...), disoccupati cronici e sanità sporca. Molto sporca, soprattutto se si scava un po' in rete e si riesce a mettere le mani su "cose-che-è-meglio-non-far-sapere" (ma di questo parlerà a breve Mauro, che è l'esperto del settore).
D'altra parte, è ormai difficile distinguere chi effettivamente urla nel deserto per aprirci gli occhi da chi invece strepita per interessi suoi.
Allora potrebbe venire la tentazione di rinchiudersi nel proprio privato e coltivarsi il proprio orticello.
NON POSSIAMO. E' giusto quello che qualcuno aspetta per imbavagliarci definitivamente. Ma non possiamo neppure vivere in un mondo nero di ottimismo e senza speranza.
Ho pensato di segnarlarvi - e di linkare, ove non già fatto - qualche sito che (fino a prova contraria quantomeno) trasmette l'ottimismo del fare. Cose piccole magari, cose "insignificanti". Ma fatti e non le solite belle parole.
Comincio con questi tre (in ordine alfabetico perché scegliere mi è difficile) Alce Nero, Cesvi ed Oltretutto.
Alce Nero, la comunità di Montebello voluta e realizzata da Gino Girolomoni, si occupa di agricoltura biologica ed eco-compatibile, nonché di recupero del territorio e delle tradizioni locali.
Il Cesvi (acronimo di Cooperazione e Sviluppo) ha a che fare con l'aiuto a paesi del terzo mondo in gravi difficoltà, sia sanitarie (lotta all'AIDS con farmaci antiretrovirali in Africa) che per emergenze fisico-economiche (ricostruzioni dopo la guerra nella ex Jugoslavia e perfino in Corea del Nord finché gliel'hanno permesso, costruzione di case sorriso per bambini orfani o comunque poverissimi anche tramite l'adozione a distanza di comunità, costruzione e messa in opera di scuole, pozzi, fabbriche per la lavorazione di prodotti locali. Il tutto addestrando personale indigeno ed emancipando le popolazioni dal bisogno di aiuti stranieri).
Oltretutto è una testata che ho conosciuto l'anno scorso e che riporta, tra l'altro, storie di persone che "ce l'hanno fatta" a cambiare la loro vita e quella di chi sta loro vicino. Una ventata di aria fresca in mezzo a tanto fumo.
Già ho detto troppo. Andate e leggete...

Operaio subisce attentato: licenziato!




Incollo da http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o8315 e non commento...

Operaio subisce un attentato in azienda; e ora lo licenziano !

(23 gennaio 2007)

Due anni fa alcuni operai furono feriti da diversi colpi di fucile sparati a Vazzano (Vibo Valentia) contro la fabbrica Ecocall, azienda che ha come socio Filippo Callipo, ex presidente regionale di Confindustria.
Altri colpi furono poi sparati contro le finestre dell'edificio.

L'operaio DOMENICO MARTELLI rimase gravemente ferito all'addome e agli arti, e ancora oggi deve sottoporsi a continue operazioni chirurgiche in Francia.

Il 12 dicembre scorso il padrone ha licenziato Domenico, colpevole di rivendicare l'applicazione del contratto di lavoro!

Dopo l'attentato di 2 anni fa furono utilizzate dall'Ecocall sei guardie giurate della Vigilanza Italia; anche loro hanno perso il posto di lavoro dopo che hanno fatto denuncie sulla sicurezza sul lavoro.

Il coordinamento nazionale dello Slai Cobas chiede
. l'immediato reintegro nel posto di lavoro dell'operaio Domenico Martelli e delle sei guardie giurate;
. l'intervento della commissione nazionale antimafia.

SOSTENIAMO CON FORZA LA LOTTA DEI LAVORATORI CALABRESI LICENZIATI!

La Confindustria calabrese ciancia di legalità e poi i suoi principali esponenti si comportano in questo modo vergognoso!

Roma, 21-1-2007

Slai Cobas

fonte: infoslai@fastwebnet.it

lunedì 22 gennaio 2007

MINI-SONDAGGIO


Buongiorno a tutti!
Premesso che non credo nelle statistiche e nei numeri in generale, vorrei però avere la vostra opinione su un paio di fatterelli che riguardano questo blog (e a tale proposito, per stimolare anche i più pigri, una tantum toglierò l'impossibilità di lasciare commenti anonimi - però mi piacerebbe che magari li firmaste in fondo, anche un nick va bene)

Domanda 1: secondo voi sarebbe meglio se riportassi gli articoli che segnalo solo con il link di appartenenza, anziché rimandarvi al sito in cui i suddetti sono stati pubblicati la prima volta?

Domanda 2: come vedete la possibilità di lasciare commenti anonimi? Dovrei "aprire" o no?

Grazie per la collaborazione... sto lavorando PER ME! :)

PSICHIATRIA: chiariamoci le idee



Non per annoiarvi, ma per chiarire ulteriormente lo stato delle cose sul tema della psichiatria.
L'articolo che segue queste mie note è piuttosto illuminante: non illudiamoci, su questo tema dovremo confrontarci tutti, perché si acquisti la consapevolezza della reale posta in gioco... il nostro di futuro, ma sopratutto quello dei nostri figli che dovranno essere gli attori e gli artefici di una "nuova società", più giusta e più libera. All'articolo sicuramente non c'è molto da aggiungere, salvo una piccola riflessione: come mai tra i bambini "trattati" psichiatricamente non vi è uno, e dico uno, che sia rappresentante della classe cosìdetta ricca? Guarda caso (e posso dirlo per esperienza personale) o sono figli di prostitute, o di immigrati, o comunque provenienti dalle fasce basse, o più marginalizzate, della società.. Un segno di cambiamento però c'è, lentamente si sta intaccando anche il ceto medio. Perchè, tanto, nel prefigurato e programmato appiattimento sociale, è destinato a scomparire..
Buona lettura.
Mauro.

Gli attacchi della legge Basaglia e la psichiatria vista come strumento di egemonia e repressione.

In questi anni centro-destra e centro-sinistra stanno proponendo, per quanto riguarda il problema della stima dell’utenza sul versante psichiatrico, una quantificazione che si aggira intorno al 20/25% della popolazione, al 40% delle famiglie ed al 10% degli alunni delle scuole materne, di quelle elementari e medie.

Nella valutazione del disagio psichico vengono considerate una pluralità di voci che vanno dalle sintomatologie psicotiche vere e proprie alle tossicodipendenze, alla depressione, all’ansia, ai disturbi nell’alimentazione. Persino le ammissioni relative a situazioni e vissuti di stress in ambito familiare o lavorativo sono recepiti come indice di sintomatologie indicatrici di disagio mentale. Sempre più l’uso di alcolici ed il fumo di sigarette vengono definiti in ambito psichiatrico come “alcolismo” o “tabagismo”. Per quanto riguarda la scuola sono in cantiere disegni di legge per considerare l” ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività), la dislessia, la disgrafia (la scrittura poco chiara e non allineata), la discaluculia (lentezza nel fare i calcoli, non conosce bene le tabellone) come indicative di disturbi neuropsichiatrici.

Questa dilatazione abnorme del bacino dell’utenza reale e potenziale del servizio psichiatrico è pienamente in linea con analoghi processi volti a introdurre su larga scala figure professionali come quelle dello psicologo oltre che in tutti i gradi scolastici anche negli ambienti di lavoro, dai servizi pubblici in via di privatizzazione, alle supervisioni dei cosiddetti lavori d’equipe e più in generale ai processi formativi e gestionali nell’ambito di tutti quei lavori che richiedano un certo grado di cooperazione a livello relazionale.

E’ questo un quadro dove la tendenza alla “psichiatrizzazzione” di una parte consistente della società, parte rappresentata oltre che dai settori più sfruttati, oppressi e marginalizzati delle masse popolari, anche da quelli che, su un piano culturale, comportamentale e magari anche su quello politico e sociale, vengono identificati come portatori di conflitto, si coniuga con i tagli alle spese per la sanità e lo smantellamento e la distruzione del servizio sanitario pubblico e con i processi di privatizzazione ed esternalizzazione dei servizi psichiatrici a cooperative, cliniche private ed enti religiosi. Mentre sempre più si assiste alla riduzione del trattamento del disagio psichiatrico a problema di contenimento farmacologico e di ordine pubblico, con riscoperta dell’elettroshock, diffusione di strutture neomanicomiali, introduzione del “lavoro coatto” come metodologia terapeutica, uso massiccio degli psicofarmaci e diffusione di particolari categorie di psicofarmaci “antipsicotici” che svolgono una vera e propria funzione di lobotomizzazione chimica con trasformazione progressiva ed irreversibile della personalità dell’”utente”.

La psichiatria si trova così a svolgere sempre meno un ruolo di servizio nell’ambito di un sistema sanitario pubblico e sempre più un ruolo funzionale a necessità complessive della borghesia e dell’imperialismo sul versante egemonico e repressivo: dalla diffusione a livello di massa delle teorie psichiatriche in quanto portatrici di una concezione reazionaria del mondo, al piano relativo alla “psichiatrizzazione” del conflitto e disagio psichico, all’uso ed alla strumentalizzazione del disagio psichico in funzione dell’ulteriore limitazione dei diritti dei cittadini, in particolare di quelli delle masse proletarie e popolari ed in direzione dell’introduzione di nuovi meccanismi di schedatura di massa, di controllo sociale e di repressione poliziesca.

Le teorie biologiste in ambito psichiatrico relative al disagio psichico come “malattia genetica” o “degenerazione psico-fisica”, teorie che sembravano sulla difensiva e ridotte ad una posizione sempre più marginale, ritornano a svolgere un ruolo di primo piano e sembrano conquistare spazi non indifferenti (non a caso in stretto raccordo con i vari processi di “riforma” della scuola) sul versante della valutazione e del trattamento dei cosiddetti disturbi di apprendimento e di comportamento degli alunni nei vari gradi scolastici.

Queste teorie si combinano peraltro con quelle tuttora di matrice “psico-dinamica” e “comportamentista” che nel corso degli anni, dopo la fase basagliana, si sono sempre più “private”di ogni elemento di critica dei rapporti sociali dominanti. Elementi che viceversa, pur in modo eclettico e confuso, si erano andati sviluppando negli anni 70 sull’onda e come riflesso dello sviluppo della lotta di classe e delle varie esperienze rivoluzionarie.

Senza contare che i processi di privatizzazione ed esternalizzazione dei servizi psichiatrici che sono andati sviluppandosi a partire dagli anni 80 se da un lato hanno trovato nell’operato di alcune generazioni di operatori sociali e di educatori una effettiva fonte di arricchimento empirico dell’esperienza del trattamento del disagio psichiatrico, dall’altra hanno visto il prevalere, da parte degli enti gestori dei servizi psichiatrici convenzionati, appaltati o accreditati (dalle comunità alloggio, alle strutture residenziali, ai centri diurni, al reinserimento lavorativo ecc.) delle versioni più grossolane e regressive delle teorie psichiatriche alla moda, in genere pragmatiste-comportamentiste o espressione dell’egemonia della psicologia e della “psicanalisi” americana. Per non parlare poi di quei casi, tutt’altro che isolati, in cui privatizzare la psichiatria ha significato dare il disagio psichico in pasto a “preti” ed aspiranti tali, i quali non si sono certo lasciati sfuggire l’occasione per introdurre massicciamente la religione cattolica come metodologia terapeutica.

Ed è rispetto a tutto questo che il centro-destra ed il centro-sinistra in ultima analisi non si distinguono sul piano politico, ideologico e programmatico.

Da anni sono in atto processi, gestiti in forme simili tanto dal centro-sinistra quanto dal centro-destra, che non solo possono essere considerati come un deficit di applicazione della 180, ma che vanno anche considerati come uno stravolgimento del suo stesso spirito orientato ad una certa tutela dei diritti dell’utenza e di quelli dei cittadini più in generale.

Così come anche sotto le amministrazioni del centro.sinistra, con il complice silenzio dei sindacati confederali, di Rifondazione Comunista e di settori dei movimenti, con un ruolo di primo piano dei servizi di salute mentale, in genere gestiti da cosiddetti “psichiatri democratici”, si sono negli ultimi anni accelerate le tendenze alla costruzione di nuovi piccoli manicomi (con tanto di “reparto lavoro”) in genere collocati all’estrema periferia delle città e spesso accompagnati dalla chiusura di case famiglia e strutture residenziali prima ubicate nei centri cittadini. Una logica che comprende la trasformazione, in corso, in “custodi” ed “infermieri precari e sottopagati”, di operatori ed educatori i quali in tutti questi anni tra mille difficoltà ed una crescente devastazione delle condizioni contrattuali e di lavoro sono stati in realtà i principali artefici della creazione di un clima terapeutico-riabilitativo nelle strutture protette dove hanno trovato collocazione anche migliaia di utenti ex-manicomiali.

Si tratta di processi molecolari che persino anticipano quando non si ripropongono di competere in peggio con i disegni di legge presentati in questi anni dal centro-destra e che per vari motivi non sono ancora andati in porto.

Si tratta di difendere la 180 smascherando contemporaneamente la politica falsamente progressista del centro-sinistra. Si tratta di denunciare i reali processi in atto e l’uso crescente della psichiatria nel conflitto sociale in funzione egemonica e repressiva, l’introduzione della “psichiatria” nella scuola e la somministrazione di psicofarmaci ai “bambini difficili”, i tagli al servizio sanitario e l’abbandono dell’utenza psicotica alle famiglie, le privatizzazioni, le crescenti interferenze della chiesa, la precarizzazione del lavoro di operatori sociali ed educatori, il crescente peggioramento della qualità dei servizi per l’utenza ed il contemporaneo incremento dei costi a carico delle famiglie.

In questo quadro l’iniziativa politica e culturale sul versante della difesa della 180 può contribuire a riunificare e ricomporre una soggettività variegata e multiforme dai lavoratori alle prese con lo psicologo del lavoro e le supervisioni dei gruppi di lavoro, alla scuola, alle famiglie delle masse popolari e proletarie, alle donne, agli operatori ed educatori precarizzati dei servizi pubblici ed esternalizzati, agli stessi psichiatri più coscienti del carattere sociale del problema del disagio psichico.

Si tratta di una lotta da far agire come uno dei tanti fili della lotta di classe, in funzione della costruzione di un blocco ideologico-politico e sociale di massa, capace di determinare l’apertura del processo rivoluzionario per l’instaurazione di uno stato popolare democratico, di una sanità pubblica realmente al servizio di tutti e di una concezione avanzata del disagio psichico capace di contribuire alla costruzione di una nuova sovrastruttura morale e culturale nella società, nella scuola, tra le famiglie ed in ogni altro ambito collettivo.

STRALCI DI UN ARTICOLO SCRITTO DA UN GRUPPO DI EDUCATORI DI TRENTO PER IL GIORNALE COMUNISTA “PUNTO A CAPO”

Fonte: http//www.pane-rose.it

domenica 21 gennaio 2007

VICENZA....



... la NATO, la sovranità sul territorio statale e la sinistra.
Tema scottante, che non può e non deve passare sotto silenzio - ma sul quale soprattutto è il caso di fare chiarezza e non dover seguire pedissequamente le dichiarazioni di parte dei vari politici.
Ci sono un paio di post sul blog dell'amica Nilde (http://calinde.ilcannocchiale.it/) datati 18 e 20 gennaio.
Come di consueto, mi attengo alle regole che mi sono data: vi invito ad andare "di là" e leggere bene i post, poi commentarli e diffonderli.
Questo ovviamente non significa che sono totalmente d'accordo con quanto riportato nel sito suddetto - però troverete là anche i miei eventuali appunti.

Comunicazione di servizio

A causa di problemi con il mio modem, l'aggiornamento del sito potrebbe subire dei ritardi: portate pazienza... sto lavorando per voi!!!

Storia di ordinaria ingiustizia



C’era una volta, nell’Italia monarchica dell’800, un paesino lucano chiamato Salvia di Lucania. In questo luogo, come altrove, come oggi, albergava la miseria… Lì nacque un bambino, Giovanni Passannante, figlio di contadini, che crescendo divenne anarchico… e cominciò a pensare a come poter fare un gesto dimostrativo per protesta ed in nome della "Repubblica Universale”. Fu così che decise di colpire re Umberto I di Savoia, in visita a Napoli, deve Giovanni lavorava come cuoco. Lo affrontò con un coltellino, con il quale certo non avrebbe potuto ucciderlo: infatti lo ferì solo ad una gamba.

Venne arrestato e torturato affinché confessasse una congiura inesistente, poi condannato a morte. La pena gli fu commutata in ergastolo: fu rinchiuso all’Elba, in una cella sotterranea di dimensioni minime – e ve lo tennero in condizioni inumane, legato ad una catena di 18 kg. Venne costretto a cibarsi dei propri escrementi. Nel frattempo sua madre ed i suoi fratelli furono rinchiusi in un manicomio, dove morirono.

In tutt’Italia fu scatenata la repressione, eppure il grido sovversivo di "viva Passannante" echeggiava da un capo all'altro della penisola. Giovanni Pascoli gli dedicò "Ode a Passannante" e si fece quattro mesi di carcere.

Il sindaco del paese nativo di Passannante dovette recarsi dal Re a Napoli per scusarsi. La piccola comunità lucana espiò la "colpa" di aver dato i natali all'attentatore: fu costretta a cambiare il nome al paese, e così Salvia diventa Savoia di Lucania.

Per Giovanni l'ergastolo è peggiore della morte . Dopo dieci anni di patimenti fu trasferito nel manicomio criminale di Montelupo Fiorentino, dove morì nel 1910. La crudeltà nei suoi confronti non si affievolì con la morte ma, in pieno XX secolo, venne decapitato: cranio e cervello sono tuttora esposti nel Museo criminologico di Roma, dove sono “ammirabili” per 2 euro.

A tutt’oggi, le spoglie dell’anarchico non hanno sepoltura. L’onorevole Diliberto, da ministro di Grazia e Giustizia, si occupò del caso e diede il via libera alla sepoltura, ma problemi “tecnici” (scelta ed approntamento del luogo in cui far riposare la salma) ancora fanno sì che la situazione sia in sospeso.

Se volete firmare la petizione, visitate il sito di Ulderico Pesce: http://www.uldericopesce.com/

E… fate passare…

Grazie.

giovedì 18 gennaio 2007

ANZIANI, politici e... le solite bugie

ANZIANI, politici e.. le solite BUGIE

Elena mi ha invitato a mettere sul blog alcune idee in merito al tema del titolo. Tutto è partito dall’ultima puntata di Ballarò che, in un suo servizio, accennava al tema “badanti, anziani, assistenza sociale”.. Giustamente è stato messo in rilievo come l’assistenza domiciliare, in Italia, sia non solo desolatamente all’ultimo posto in Europa, sopravanzata anche dagli stati dell’Est, ma anche con un coefficiente di spesa davvero ridotto al lumicino. Questo si traduce in risorse sempre più scarse, anziani lasciati a sé stessi ed alle loro difficoltà (a volte insormontabili), ad una ricerca affannosa per un posto letto in qualche “casa di riposo” (non si chiamano più così perché la società ha sentito come beffarda questa definizione, ma nell’immaginario collettivo è comunque rimasta tale), alla portata della capacità di spesa dell’anziano e dei suoi familiari che (a volte) partecipano in solido, con integrazioni economiche dei Comuni, dei Servizi Sociali, del Servizio Sanitario Regionale.

Ma proviamo ora a vedere cosa c’è dietro a tutto questo.

Lo Stato stanzia pochissime risorse economiche destinate al sociale (e, questo, da una ventina d’anni, sempre più depauperando il settore a beneficio di altre voci di spesa, e da tutti i governi in carica che fin qui si sono succeduti). Perché? Perché gli anziani forse stanno meglio in struttura che a casa propria? FALSO!

In casa propria hanno prospettive più lunghe di vita, relazioni sane col mondo (vicini, parenti, amici), pur con tutte le difficoltà, una salute generalmente migliore maturata dal semplice fatto di poter vivere nel “proprio” ambiente e con i propri stili di vita.

Altro dato sconfortante: la più alta percentuale di mortalità in struttura si riscontra nel PRIMO mese di ricovero! Questo è illuminante e non ha bisogno di altre spiegazioni. E quasi sempre entrano con le proprie gambe e, nel giro di poco, si ritrovano allettati o costretti in carrozzina, perché la realtà abbruttente di quella misera vita che si trovano a vivere li colpisce come un maglio, e si lasciano andare, perdendo quelle poche facoltà residue di autonomia che avevano.

L’assistenza sanitaria dicono che in struttura viene garantita al massimo grado e con una tempestività impensabile domiciliarmente. Allora lasciatemi dire che anche questo è FALSO! Perché, fatte le debite e poche eccezioni, in struttura anche il sanitario bada più alla sopravvivenza dell’anziano ricoverato (quindi non di rado percorre la strada dell’accanimento terapeutico, con conseguente rimpinguamento dei bilanci delle case farmaceutiche con oneri di spesa enormi per lo Stato), ridotto ad una specie di zombie dall’uso massiccio e, non di rado, sconsiderato di farmaci e “PSICOFARMACI”. E già, perché il vecchietto rompicoglioni mica lo vogliono! Devono badare a che tutto scorra liscio, si stilano protocolli a cui ci si deve attenere alla lettera, pena lo scadimento del servizio e conseguente cessazione dei rifornimenti “liquidi” da parte degli Enti preposti e paganti. Ma non era il vecchietto che pagava il suo ricovero? Certo! Ma il suo contributo economico non arriva ad ammontare al 40% della spesa necessaria per il mantenimento, il resto lo paghiamo noi cittadini attraverso le tasse.. Non lo sapevate? Si piange sul fatto che le badanti arrivano a costare 1.200 euro al mese con ferie e quant’altro pagato (e questo nella migliore delle ipotesi, conosco persone che si occupano di anziani, anche a coppie, e disabili per 500 euro al mese vivendo in casa con loro, quindi 24 ore al giorno, e con una mezza giornata di libertà alla settimana), mentre in struttura si arriva a spendere anche 6.000 euro al mese, ammesso che l’anziano non abbia patologie gravi del tipo Alzheimer per cui si richiede personale più specializzato, giustamente, e un rapporto utente-operatore di 1 a 1 (ma non succede mai che questo avvenga) con ulteriore aggravio economico.

Ma volete mettere quanto denaro muove il solo progettare e costruire una nuova struttura per anziani? Quanti amici degli amici si possono così soddisfare.. e anche dopo! Nell’assegnare appalti per le forniture di ogni genere, comprese quelle “umane”: si appaltano sempre più i servizi di assistenza alle cosiddette “cooperative sociali” che, sempre fatti salvi i casi di onesta conduzione e benemeriti intenti, sono ormai la VERGOGNA del settore. Doppi e tripli turni per una paga da fame, contratti a termine o a progetto rinnovati per anni, magari facendo ballare il personale: 3 mesi con un’azienda proponitrice di lavoro interinale, altri 3 a contratto con la Fondazione (buone le Fondazioni!) per cui si lavora, poi di nuovo sotto Agenzia e via così.. per anni. E questo sta capitando a dei miei amici proprio su nel ricco Nord! Lavorando a ritmi massacranti.. Credetemi, per molti versi erano meglio le tante vituperate suore..

Dovremmo iniziare una campagna per abolire “in toto” questi allucinanti serbatoi di cadaveri viventi per restituire alla vita quelle persone, per dare spazio a un massiccio incremento del servizio domiciliare alla persona. Quegli anziani, quei vecchi siamo “noi”, ci hanno generato e trasmesso col DNA un patrimonio immenso.. uccidendo loro , perché così li “uccidiamo dentro”, uccidiamo anche noi stessi, la nostra presunta umanità.. Che ricchezza, gli anziani.. e non ce ne rendiamo più conto.

Sapete, quando siamo stati recentemente in visita a Montebello, da Gino di Alce Nero, guardavo quelle foto di 50, 60, 70 anni fa e quei visi sorridenti e pieni di antica saggezza dei vecchi di allora.. ancora pieni di voglia di vivere, anche con poco, anche male, ma circondati dai loro affetti, e, non di rado, ancora attivi e lenti e infaticabili lavoratori.. falcetto in mano o alle prese con un covone di grano. Mi è venuta una malinconia e un senso di oppressione enormi.

Cosa gli abbiamo fatto, cosa gli facciamo ai nostri vecchi?

Mauro – operatore socio sanitario

mercoledì 17 gennaio 2007

BALLARO’: l’informazione di parte


Non so quanti di voi abbiano guardato la trasmissione in oggetto (che in tempi sospetti venne tacciata di essere troppo “di sinistra”).

Io sì, dopo parecchio che mancavo l’appuntamento (il canone l’ho pagato… ma già nella Banca dei Favori c’è un post connesso: andate e commentate)

C’erano un rappresentante del governo (D’Alema), uno dell’opposizione (Tremonti), un sindacalista (segretario della CISL) ed un rappresentante degli industriali, i metalmeccanici, che sono tra i più forti e numerosi: par condicio assicurata.

Ohibò. S’è parlato di diverse cose, si sono rimpallate accuse come al solito, non sono mancate frecciatine e battutacce – ma in modo piuttosto civile, finalmente.

Quello che è mancato invece (nonostante la parola “sinceramente” sia risuonata diverse volte, ma a me, come dire, mette agitazione piuttosto che tranquillità, se pronunciata da certi personaggi) è il voler sviscerare fino in fondo i temi, è il prendersi le proprie responsabilità e la volontà di dimostrare di voler smettere di prendere in giro la gente.

Tutti concordi (TUTTI!) che per far uscire l’Italia dalla crisi che l’attanaglia bisogna CRESCERE… ma crescere chi, crescere come? Se crescere significa produrre, c’è qualcosa che mi sfugge. Produrre per chi e per cosa? Se le retribuzioni e le pensioni non vengono adeguate al costo della vita (vi ricordate della contingenza? Quella grossa vittoria che il sindacato ottenne nel 1975 e fu firmata, per gli industriali, nientedimeno che da Agnelli, allora presidente di Confindustria, dove si unificava il punto per tutti, con grande vantaggio – finalmente – per i lavoratori? Quello stesso meccanismo che Craxi dimezzò nel 1984 ed Amato abolì nel 1992? Strano, a pensarci adesso, che Agnelli – il padrone per antonomasia – abbia firmato quell’accordo e che Craxi ed Amato – socialisti almeno per nome – l’abbiano ridotto ed abolito… O no? Be’, ieri sera, forse per pudore, nessuno l’ha nemmanco menzionato. Acqua passata…) possiamo produrre tutto quello che vogliamo, tanto il mercato (cioè noi consumatori) non compra. Perché non ha i soldi per campare quattro settimane al mese, figuriamoci per il superfluo… ma già, esistono finanziarie che ti prestano i soldi per andare in vacanza, comprarti il SUV e il cellulare di ultima generazione (che domani è già vecchio, ma che importa… si chiede un altro prestito!) e se proprio noi non riusciamo ad assorbire quello che produciamo, c’è sempre l’estero che assorbe le nostre eccedenze. Ma quale estero? L’occidente più o meno alle prese con i nostri stessi problemi, gli Stati Uniti protezionisti, l’est europeo dove tanti industriali esportano l’attività per pagare meno la manodopera (quindi chissà quanti soldi hanno, i nostri poveri simili dell’est…), oppure il terzo mondo? Non contenti di “regalare” latte condensato scaduto a chi non ha l’acqua, adesso gli esportiamo pure lavatrici e lavastoviglie… peccato che in molte zone manchi ancora la corrente elettrica!

Be’ insomma. Che un ex comunista non faccia parola di un accordo affossato passi (per rimorso?), che non ne parlino i rappresentanti della destra (perché dimostrazione clamorosa che non è affamando la gente che l’economia tira) ci sta, ma che nemmeno il sindacalista della situazione se ne voglia ricordare… sembra che il balletto verta tutto su come infinocchiare ancora una volta i lavoratori dipendenti, i precari, i disoccupati ed i pensionati. E poi, chi l’ha detto che vogliamo continuare a fare i consumatori, cioè gli oggetti, e non i soggetti del nostro produrre? Una volta il calzolaio produceva le scarpe quando qualcuno ne aveva bisogno, non faceva scorte colossali che poi gli sarebbe toccato svendere… e stava forse peggio? Non costretto a passare la vita alla catena di montaggio della produzione? Non è un puro discorso retrò, è un invito a riappropriarci del nostro tempo e della nostra vita… Stefano, aiutami tu! E anche su Alce Nero (vedi link) si trovano elementi di meditazione sufficiente contro la produzione coatta.

E se invece di “buttarci a produrre” cercassimo di sfruttare in modo eco-compatibile ed intelligente le risorse innegabili – in termini di cultura, arte ma anche di natura – di cui siamo beneficiari senza merito (se proprio vogliamo essere precisi, più con demerito… distrazione, disattenzione, menefreghismo etc)?

Ma torniamo a quanto stavo dicendo: i pensionati. Ecco: ieri si è parlato anche di pensioni e, anzi soprattutto, della necessità di riformare il sistema pensionistico. Anche qui, non mi sono stupita – piuttosto sono rimasta amareggiata – della faziosità della discussione. Nessuno, dico NESSUNO, ha detto perché l’INPS è in deficit.

Secondo gli intervenuti alla trasmissione, campiamo troppo per mantenere le condizioni in vigore, quindi è giusto che chi lavora lavori di più. E chi non lavora? Invece di fare una riforma seria ed impegnativa del mondo del lavoro (che vorrebbe dire mettere in discussione non solo la famigerata legge 30, che qualcuno si ostina a chiamare “legge Biagi”, ma anche la Treu… ministro di un governo di centrosinistra…. Sarà per questo che non se ne parla, per non dover ricordare che, ancora una volta, è stata “la sinistra” ad andare per prima contro i lavoratori? Ma non voglio mettere troppa carne sul fuoco. Per il dibattito sulle pensioni - e sulla reale situazione dell’INPS, e sul fatto che un ente previdenziale sia stato saccheggiato per assistenzialismo - vi rimando al blog del PdCI: www.comunisti-italiani.it, sezione blog, argomento pensioni, guarda caso…. Lì si trovano “memorie” interessanti… anche se il blog in sé è piuttosto “rigido” per i miei gusti), si parla di innalzare il numero di anni che la gente deve lavorare (ovviamente, cercando di contenere gli stipendi!), si tirano in ballo coefficienti da pazzi (pardon, da maghi delle assicurazioni. Insomma, da qualcuno che fa gli interessi di tutti tranne che i nostri), si parla di esonerare dal lavorare più a lungo i lavoratori “usurati” (siamo proprio come le macchine…) ma senza specificare bene quali sarebbero questi lavori usuranti. Certo, stare in miniera otto ore non dev’essere una pacchia – ma usura meno, anche se in modo diverso, stare in classe con una banda di ragazzini scalmanati il cui divertimento principale consiste nel buttare i banchi fuori dalla finestra? O è forse meglio fare turni di 13/14 ore filate come operatori socio-sanitari, alle prese con ragazzi e/o adulti con problemi di relazione? Certo nelle attività usuranti è difficile far rientrare l’incarico di ministro… o di parlamentare in genere, almeno per come si comporta la maggior parte di lorsignori.

Conclusione: Ballarò sarebbe una trasmissione “di sinistra”, misteriosamente sopravvissuta allo strapotere della destra berlusconiana. Ma dove? L’opposizione, quella vera, non c’era… C’era invece la folta rappresentanza di gente che vuole continuare a spartirsi la torta.

PS: Rifondazione ha messo il veto alla liberalizzazione dell’acqua: ma Vendola lo sa?

lunedì 15 gennaio 2007

USTICA: verità e giustizia assenti


Come ho scritto in altro luogo, non ho intenzione di proporre nel mio blog dibattiti avviati già altrove, anche se li considero importanti e mi piacerebbe ospitarli. E Ustica, il suo mistero e la verità mai voluta palesare sono già argomento di riflessione nel blog dell'amica Nilde, cui vi rimando.
Non riporto nemmeno la lettera che il Capitano Mario Ciancarella ha inviato anche a me - la trovate nel sito di Nilde, insieme alla testimonianza di una ragazza i cui genitori sono morti nell'"incidente" aereo ed alla possibilità di prenotare il libro che non ha editore, perché fa paura.
Andate a leggere e commentare su http://calinde.ilcannocchiale.it perché è vero che poco possiamo fare, ma non è un buon motivo per non fare anche quel poco. Se si può considerare così continuare a pretendere verità e giustizia.
Buon lavoro Nilde (e buon lavoro anche e soprattutto a Mario!)

domenica 14 gennaio 2007

un altro blog: era proprio necessario?


Me lo sono chiesta anch'io, prima di imbarcarmi in quest'impresa. E la risposta, pure tra tentennamenti ed incertezze, è: "sì, ci voleva" - o perlomeno lo volevo io.
Ci sono tanti blog in cui , più o meno a sproposito, più o meno liberamente, più o meno convinta, mi esprimo. Ma in nessuno mi riconosco al 100%, perché sono talmente individualista che ritengo che ognuno di noi sia un caso a parte. E siccome l'individualismo è collegato ad una buona dose di pigrizia e non ho voglia (né tempo) di fare continui copia-incolla delle mie pensate, ecco l'esigenza di avere un posto tutto mio.
Non ho intenzione di copiare post dai blog altrui - soprattutto non da quelli degli amici. Semplicemente, chi conosce me potrebbe non conoscere loro - e se soltanto tre persone si avvicinano tramite me a blog importanti, è un bel risultato. Potrebbe essere un passaparola informatico che funziona. Quindi, se so che in altri blog si è aperto un dibattito su qualcosa che tutti dovremmo sapere e/o contribuire a cambiare/fare, lo segnalerò e vi rimanderò al blog interessato.
In fondo con gli amici formiamo una grande famiglia, soprattutto di persone di buona volontà e non in contrapposizione. Se la strada è comune, non ha senso "litigarsi" gli spazi (e nemmeno costringere le persone ad intervenire 30 volte sulle stesse cose...).
Prometto che non attuerò censure preventive - soltanto, invito quelli che hanno la verità in tasca, i razzisti ed i fascisti a stare alla larga. Nessuno di noi qui convenuti ha tempo da perdere.
Suerte!

Il Mondo psichiatrico..


Mi chiamo Mauro, sono un operatore socio-sanitario, uno di quelli che frequentemente incontrate nell'ambiente sanitario e sociale (case di riposo, strutture educative, attraverso i servizi sociali, ospedali ecc.), uno di quelli, cioè, che per quattro soldi si occupano della salute e del benessere altrui.. almeno dovrebbero. Io, per scelta, lavoro nel campo psichiatrico, ho avuto esperienze sia con adulti che con minori e, ahimè, se mai avevo dubbi è da un pezzo che li ho seppelliti. Il mondo del disagio mentale (e se di malattia dobbiamo parlare allora chiamiamole malattie dell'anima) vede ormai il dominio incontrastato degli psicofarmaci, dispensati dai sacerdoti di una nuova religione, gli psichiatri, alla quale, volenti o nolenti, dovremo inchinarci tutti. Sta avanzando un nuovo conformismo di tipo coatto: una volta si prendevano coloro che marciavano fuori dalle righe della società e li si internavano nei manicomi o nelle patrie galere, oggi li si tratta domiciliarmente o in "comunità" con dosi massicce di psicofarmaci, veri e propri veleni del corpo e dello spirito. E nemmeno i bambini ne sono dispensati; basta essere vivaci in modo giudicato non tollerabile (con metri e misure molto elastici) e, alè, una bella visita dallo psichiatra e poi giù, una bella dose quotidiana di pillole e goccine, tanto per rincoglionirli un po e renderli innocui.. Peccato che dopo un mese di assunzione, adulti o minori che siano, non potranno più fare a meno delle loro dosi, e quindi saranno malati a vita. E recentemente il nostro Ministero della Sanità ha decretato che la soglia di somministrazione non può essere inferiore agli otto anni.. Otto anni, capite? Da quell'età in poi possono venire somministrati psicofarmaci, anche contro le indicazioni delle stesse case farmaceutiche.. Io stesso ho dato questi cosiddetti medicinali ai bambini, nonostante nei bugiardini venisse esplicitamente detto che non dovevano essere dati ai minori, o che non erano stati "testati" sui minori (per cui non si potevano conoscere le conseguenze sulla loro salute), pena gravi patologie con rischi anche di morte. Già, alcuni disgraziati muoiono pure, a causa di questi veleni ingurgitati.. Potete immaginare con quale animo io possa lavorare, quale rabbia e tristezza mi possano prendere nell'espletamento dei miei "doveri". Ah, sento già qualcuno esclamare: beh, perché non ti ribelli, perché non denunci la situazione ecc. ecc. Allora, prima di tutto io credo nel mio lavoro, cerco di farlo meglio che posso, ho bisogno di mangiare anch'io e quindi non mi è consentito fare barricate ad oltranza; e, seconda cosa, noi abbiamo l'OBBLIGO di fare quello che facciamo perché in Italia funziona così: responsabile della prescrizione è il medico. Il farmaco è un veleno (difatti è sinonimo)? Lo sappiamo, ma, suvvia, operiamo per il bene del malato.. quindi, se non nel caso di accertato dolo (ma sfido voi a provare che un medico è in mala fede) qualsiasi prescrizione che lo psichiatra mette nero su bianco NON E' contestabile.
Per ciò, e perché le cose cambino, bisogna che la società, cioè le persone, si costruiscano una coscienza in materia attraverso una corretta informazione. Difficile, ma si può fare. Ad esempio scrivere queste note ora, per questo blog, ha proprio lo scopo di aprire un dibattito serio e approfondito in materia. Che dite, vogliamo parlarne?

Pubblico volentieri questo post - evidentemente non mio: non ne ho le competenze - perché il tema mi interessa e secondo me è un'altra di quelle cose per le quali DOBBIAMO fare qualcosa!

Dieci piccoli indiani...


Non si tratta della favola, o più precisamente non è "quella" favola: è la più importante. Parlo dei dieci comandamenti dei Pellerossa - da cui ancora oggi abbiamo tanto da imparare:

  • Resta vicino al Grande Spirito
  • Mostra rispetto per gli altri esseri
  • Dà aiuto e gentilezza ogniqualvolta siano necessari
  • Sii sempre onesto e leale
  • Fa' quello che sai essere giusto
  • Preoccupati del benessere di mente e corpo
  • Tratta la terra e tutti gli esseri che ci risiedono in modo rispettoso
  • Assumiti la responsabilità delle tue azioni
  • Dedica una parte dei tuoi sforzi al bene supremo
  • Coopera per il bene del genere umano
Se solo seguissimo queste indicazioni, magari senza aspettare che qualcun altro inizi, la terra ne avrebbe un gran beneficio... e noi anche.

perchè solleviamoci?



Ci sono molti modi di sollevarsi.. credo ne conosciate già parecchi; ma per un blog un titolo così ha il fascino del mistero.. ancorché può risultare alquanto nebuloso. Sollevarsi da che? Dal peso della vita quotidiana? Mmmmhhh.. sa tanto di disimpegno, e, in definitiva, porta da nessuna parte.
Dagli obblighi morali e materiali? Beh, può avere un certo fascino il rifugiarsi in una grotta alle pendici dell'Himalaya, ammesso che questa sia la nostra vocazione, però.. Non mi ci vedo. E neanche vi ci vedo, altrimenti non sareste qui a leggere queste mie righe. La scelta si fa sempre più difficile, eh?
Credo che la risposta sia in ognuno di noi: tutti abbiamo qualcosa per cui sollevarci, un sogno da realizzare (quantomeno dovremmo..), una meta da raggiungere.
Allora mettiamo in comune i nostri sogni, i nostri progetti, le nostre aspirazioni.. Ma anche i nostri malumori e disagi e quant'altro ci faccia star male e sembra possa impedirci di raggiungere quella cosa a cui tanto agogniamo.
Questo blog è un agone, una fucina, un gymnasium nel quale ci si può "incontrare" ed anche scontrare.. sempre con toni e modi consoni al vivere civile. Non sono ammessi settarismi, qualsiasi colore abbiano, né ideologismi forzati e, tantomeno, imposti.
Ci si incontra da persone, e come tali umilmente lavoriamo, affinché ognuno possa portare il suo contributo, anche minimo, a una qualsiasi forma di "crescita", positiva, intelligente e.. realizzabile!