"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

lunedì 29 gennaio 2007

Allarme psicofarmaci: entro febbraio registrazione Ritalin



e poi qualcuno dice che sono un allarmista..
mauro


Entro febbraio l'Agenzia italiana del farmaco si pronuncerà sulla registrazione del metilfenidato (Ritalin), anfetaminico usato per il trattamento dell'Adhd. Lo ha annunciato il direttore generale dell'Aifa, Nello Martini, intervenuto oggi a Roma all'Istituto superiore di sanità al convegno "Bambini e psicofarmaci: tra incertezza scientifica e diritto alla salute".

Con l'immissione in commercio del metilfenidato partirà il Registro nazionale dei trattamenti farmacologici per l'Adhd, messo a punto dall'Iss dove verranno ascritti i bambini etichettati come affetti da tale "patologia".

Da anni oggetto di polemiche il Ritalin è stato introdotto nel 1956. Commercializzato in Italia due anni dopo l'introduzione, venne ritirato dalla casa farmaceutica nell'89 anche a causa delle tante proteste.
Nel Marzo del 2003 il Ministro della Salute aveva approvato un decreto che riportava il Metilfenidato, quindi il Ritalin (http://it.wikipedia.org/wiki/Ritalin ), in Tabella IV, declassandolo così dalle sostanze stupefacenti (Tabella 1 e 2 ).
Il 26 aprile 2006 il Ministro della Salute e il Ministro della Giustizia pubblicano un Decreto che riporta il metilfenidato nella tabella 1 e 2 delle sostanze stupefacenti (www.altalex.com).

Attualmente si stima che circa 5 mila bimbi con ADHD in Italia siano trattati con il Ritalin, nonostante nel nostro Paese sia incluso nella tabella delle sostanze stupefacenti e quindi il suo uso non approvato.

Ad oggi non esistono test di laboratorio che siano confermati come diagnostici per l'Adhd, "malattia" che ricordiamo essere stata votata per alzata di mano (un principio scientifico, moderno e democratico) dall'Associazione Psichiatrica Americana.
L'Istituto Nazionale per la Salute Mentale degli USA riconosce che il Ritalin, e nello specifico il Metilfenidato, suo principio attivo, ha una funzione soltanto nel sopprimere i sintomi senza però curarne le cause.
Per non parlare degli effetti collaterali, effetti che vanno dalla tachicardia all'arresto cardiaco; dalla psicosi alle allucinazioni; dall'aggressività alle convulsioni, dall'anoressia a disturbi delle funzioni sessuali; dall'arresto della crescita alla depressione; dall'iperattività ad un peggioramento degli stessi sintomi dell'ADHD, alla ridotta capacità di comunicare e di socializzare.


Numerose le reazioni raccolte da ItaliaTv, ne citiamo alcune:

"Il Ministero per la Salute vuole creare una 'rete di controllo' sui bambini, che verranno inquadrati e schedati per questi presunti problemi comportamentali, e poi verranno sottoposti a terapie a base di psicofarmaci stimolanti. Poi compileremo la lista dei morti come negli Stati Uniti. Lo voglio dire chiaramente: il Ministero non sa quello che fa ed a cosa andrà incontro".
Giorgio Antonucci, psicoanalista, già collaboratore di Franco Basaglia

"Ho la netta sensazione che non ci si renda pienamente conto di cosa implica somministrare psicofarmaci stimolanti ad un bambino di 5 o 10 anni, del tipo di impatto sul suo metabolismo, sul sistema ormonale, sul suo sistema nervoso in via di sviluppo"
Luigi Cancrini, psichiatra, Commissione Parlamentare sull'Infanzia

"Parlando di disturbi del comportamento, ed in particolare di sindromi quali ad esempio il deficit di attenzione e iperattività (ADHD), siamo più che altro di fronte ad una 'moda' ed a diagnosi inconsistenti e vaghe. Queste diagnosi, così come vengono oggi semplicisticamente perfezionate, non si possono e non si devono fare, ed il Registro di per se servirà a poco, se non si rivedranno completamente tutti i protocolli: cambierà qualcosa se andremo ad iscrivere in un Registro bambini che a monte non sarebbero dovuti essere sottoposti a terapia a base di Ritalin?"
Emilia Costa, titolare della 1° Cattedra di Psichiatria dell’Università di Roma La Sapienza

fonte: http://www.nopsych.it/article415.html

6 commenti:

Anonimo ha detto...

A leggerlo, questo post, mi è venuto uno strano senso di nervosismo... prendo un Ritalin?

elena ha detto...

NON CI PROVARE, sennò ti diseredo! Parola di vipera...

Anonimo ha detto...

;)

Anonimo ha detto...

"Ai figli più amore e meno droghe"

ho letto in questi giorni con molto interesse su di un quotidiano nazionale (Metro, 17/01/07, pagina 19) l’articolo del Dottor Marco Lombardozzi, dal titolo: “Sedativi ai bimbi? Meglio l’amore”. Ad un certo punto egli afferma quanto segue:”…un bambino può essere distratto, disattento, iperattivo, per un numero illimitato di motivi, e non per questo ciò è patologico, o non per questo il bambino è malato psichiatrico, ci dobbiamo sempre domandare perché quel bambino si comporta così invece di incollare sulla sua fronte, immediatamente, l’etichetta di malato, e da qui allo psicofarmaco il passo è brevissimo”. E’ proprio così! Condivido pienamente le considerazioni del medico. Purtroppo quello che si sta verificando nelle nostre scuole italiane di ogni ordine e grado è il ricorso indiscriminato a Progetti psichiatrici, gestiti da psicologhe, psicopedagogiste, logopediste e neuropsichiatri infantili; questi Progetti vengono presentati ai genitori nelle assemblee di classe come “la panacea”, cioè come Progetti aventi lo scopo di monitorare, prevenire, diagnosticare ed infine intervenire sui “disturbi dell’apprendimento”. Ma quello che in realtà invece succede è il fatto che i bambini vengono sottoposti a questionari d’indagine, a test, a uno screening di massa, come se lo Stato decidesse dall’oggi al domani che tutti i cittadini italiani devono fare un esame del sangue per stabilire la presenza o meno di una malattia, PERO’ una reale malattia fisica! Qui ci troveremmo di fronte ad un regime totalitario: lo Stato non può farlo. Come mai nelle scuole invece questo sta succedendo? Questi test non sono supportati da nessuna base scientifica, ma ruotano intorno unicamente ad un punteggio, ad un criterio unicamente soggettivo, che stabilirà se un bambino è affetto da ADHD (“sindrome” ancora tutta da chiarire e che sta dividendo la comunità scientifica), da disturbo della matematica, del linguaggio o quant’altro, con la grave conseguenza che oggi in Italia ci sono già circa 34 mila bambini affetti da nessuna "reale malattia", ma che sono in cura psico-farmacologica nei Centri di Riferimento. Queste sono alcune domande a cui le insegnanti di scuola materna rispondono osservando il bambino di 5 anni: Segue abitualmente le istruzioni e le regole che gli vengono date? Si adegua facilmente alle nuove situazioni? Ha una buona coordinazione generale dei movimenti? Capisce il significato delle parole che l’insegnante usa? Riesce a imparare brevi filastrocche a memoria?... . E questa sarebbe scienza? Le possibili risposte vanno da 1. per niente/mai, 2. poco/a volte, 3. abbastanza/il più delle volte, 4/molto/sempre. Qui le domande mi sorgono spontanee: quanto si intende per poco? 2, 3, 5, 10? Anche 10 potrebbe essere considerato poco rispetto ad esempio a 100. E per abbastanza? Chi stabilisce quando scientificamente un punteggio è basso o alto? Ai genitori vengono dati i Progetti nella loro interezza, o soltanto un foglio sommario di quello che fa comodo dire? Vengono informati su quali saranno le strategie didattiche ed educative intraprese sul bambino risultato “affetto da…?” Qualora ciò non bastasse il bambino verrà mandato all’ASL di competenza per una terapia psico-farmacologica? Questo viene detto ai genitori? Viene spiegato cosa succede se loro si rifiutano di sottoporre il proprio figlio a questa terapia? Sono passibili di denuncia fino alla sottrazione dei figli? Dal momento che la psichiatria non è parte del corpo docente, qualora entri per screening o osservazione durante, ad esempio, un laboratorio, a che titolo entra? Nei test che linguaggio viene usato per il bambino? Non tutti i bambini hanno un bagaglio culturale uguale. Molto importante è anche il contesto socio-familiare in cui il bambino vive. E se il bambino sbaglia a rispondere perché non conosce il significato della parola? Recentemente sono venuta a conoscenza di un fatto che mi ha lasciata completamente esterrefatta: una mamma, che ho conosciuto indirettamente, quando è andata alla scuola dell’infanzia di suo figlio per la valutazione del test a cui il bambino è stato sottoposto, la psicologa, di fronte alla richiesta della stessa di poter visionare il questionario, non le ha fornito le domande del test, non le ha voluto rilasciare il test e neppure l’ha potuto vedere. Ma non esiste forse la legge sulla trasparenza degli atti amministrativi, che è la numero 241, e, se non ho capito male, l’accesso ai documenti è escluso per quelli coperti dal segreto di stato, nei procedimenti tributari… Cosa ha voluto nascondere quella psicologa? Il bambino per fortuna non aveva problemi! Se un malato esce da un ospedale dopo una degenza o se un semplice cittadino fa gli esami del sangue, gli viene rilasciata la cartella clinica e nel secondo caso il referto degli esami. Ma ci ricordiamo quando eravamo noi ad andare a scuola? C’erano forse gli psichiatri ad insegnarci l’educazione e la didattica? Aiutiamo i nostri figli, ma non con la psichiatria! Antonella Marzaioli - insegnante

Anonimo ha detto...

Cara Elena, ho deciso di prenderlo io dopo l'indulto e altre oscenità simili. Sto diffondendo via posta anche io queste brutte cose pericolose per il nostro futuro. Veltri ne parla nel suo libro vale la pena leggerlo. Parla anche di colesterolo e altro ancora.
A Proposito sto cercando un pianeta nuovo dove far crescere un mio futuro figlio se sarà, ne conosci uno adatto?
Un salutone
Andrea Parmeggiani

elena ha detto...

Ben ritrovato, Andrea!
Purtroppo - o per fortuna - non conosco pianeti adatti (probabilmente se li sono già accaparrati e civilizzati B&B&B... e io con loro non ci voglio stare).
Per questo motivo ho deciso (visto che oltretutto io una figlia già ce l'ho, e a lei tengo più che a me) di darmi da fare con questo pianeta.
Meno parole e più fatti... unità nella diversità, responsabilità, civiltà e coraggio. Mix difficile, ma è forse l'unico che possa funzionare.
Suerte!