Sarà sul palco del prossimo Festival di Sanremo ma non ha improvvisamente deciso di darsi alla canzonetta. Frankie Hi-NRG MC sta per cantarle di nuovo chiare, stavolta sul mondo del lavoro. DePrimoMaggio, il suo nuovo album, uscirà proprio durante il Festival e conterrà il brano in gara (Rivoluzione, con il featuring di Roy Paci e lo special guest Enrico Ruggeri) e altre canzoni in cui Francesco Di Gesù (questo il vero nome di Frankie) dirà la sua su precariato e disoccupazione.
Già i titoli dei pezzi parlano chiaro: Call Center (con il featuring di Ascanio Celestini, il cui nuovo film, Parole sante, racconta proprio la lotta dei lavoratori del più grande call center italiano), Direttore (con il featuring di Giorgia), Precariato e Pugni in tasca (con quelli di Paola Cortellesi), Mattatoy (in cui si ascolta la voce del giornalista Gianluca Nicoletti). In più, una chicca: la cover di Chicco e Spillo, il primo grande successo di Samuele Bersani.
Realizzato assieme agli storici collaboratori del rapper torinese (Francesco Bruni, Lino De Rosa, Alberto Brizzi, Marco Capaccioni e Leonardo Fresco Beccafichi) DePrimoMaggio si intitola così, spiega Frankie, "perchè, vista l'attuale situazione italiana, del lavoro più che la festa occorrerebbe fare la commemorazione". Staremo a sentire.
In attesa del nuovo album, tutti gli album di Frankie Hi-NRG recensiti uno per uno
(17:39 - 06 feb 2008)
fonte: http://www.delrock.it/articoli/2008-02/frankie-hi-nrg-canta-il-precariato-in-deprimomaggio.php...
Ascanio Celestini presenta il suo film 'Parole Sante'
Ascanio, Lei ha prodotto una pellicola controcorrente in un periodo in cui l’evasione sembra essere la chiave del successo?
Ho semplicemente fatto raccontare ai personaggi del “Collettivo PrecariAtesia” la loro storia non come l’antropologo che descrive un iter culturale, ma dando la possibilità a ciascuno dei protagonisti di raccontarsi rivivendo il vissuto. Ascoltare una storia significa farla raccontare.
Come è maturata l’idea di affrontare il fenomeno del ‘precariato’?
Si tratta di un problema che, lungi dal decrescere come affermano alcuni economisti, sta crescendo in maniera esponenziale e drammatica. Non che non esistesse nel passato: l’hanno vissuto mio padre e mio nonno, ma poi sono riusciti ad avere un lavoro stabile. Oggi è diverso: si va avanti con l’incertezza fino a non si sa quando e soprattutto manca la prospettiva di miglioramento. Anzi è maturato nelle coscienze un meccanismo di ‘perdita di possibilità’.
Si sente un precario?
Sono un lavoratore autonomo, un artigiano e non dipendo da capricci o interessi altrui.
Come mai ha scelto come oggetto dell’analisi proprio un ‘call center”?
Intanto si tratta di uno dei ‘call center’ più grandi d’Europa, il primo in Italia e l’ottavo al mondo con 300.000 telefonate al giorno, e si può considerare a buon diritto una specie di laboratorio aziendale: i primi esperimenti vengono testati proprio in questo alveare dove ogni giorno entrano quattromila persone la maggior parte precari (3500 ca.) per un lavoro pagato 550 euro al mese.
Cosa ha rilevato di particolare in questo mondo?
Ho cercato di raccontare la parte positiva che è quella dell’auto-organizzazione, cioè il fatto che un gruppo di giovani si sia riunito per capire i propri diritti e difenderli anche se ha pagato con licenziamenti, soprusi e prove di forza perdendo l’unica forma di sostentamento che aveva da anni, come è successo alla coppia Salvatore e Cecilia. È una storia di sconfitte che però hanno costruito una coscienza.
Ritiene di non avere detto qualcosa?
Ho cercato di tenere fuori il ruolo dei partiti e dei sindacati anche se all’inizio avevo pensato di fare un documentario diviso in due con una parte dedicata a loro. Poi ho deciso di stare ‘super partes’ anche politicamente senza attaccare nessuno né di destra, né di sinistra perché il vero problema è costituito da questi giovani che chiedono qualcosa e che dovrebbero essere ascoltati e conosciuti anche dai sindacati per evitare che insoddisfazioni e disperazione formino un mix esplosivo.
fonte: http://www.alcinema.org/rubriche/interviste/dettaglio.asp?id_news=1797
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Da venerdì 8 febbraio al cinema Metropolitan di Roma - via del corso, 7
Parole Sante
Un documentario di Ascanio Celestini presentato alla Festa di Roma nella sezione Extra
Domenica 10 febbraio alle 20.30 Ascanio Celestini saluterà il pubblico in sala.
A Torino già in sala al King Kong Microplex - via Po, 21, sara' prorogato fino al 17 febbraio.
Cinecittà è un pezzo di Roma a ridosso del Grande Raccordo Anulare. Accanto a uno dei primi centri commerciali della capitale quattromila lavoratori precari attraversano ventiquattro ore al giorno il portone di un’anonima palazzina, una fabbrica di occupazione a tempo determinato che sembra un condominio qualunque. Tra loro alcuni operatori telefonici hanno organizzato scioperi, manifestazioni, scritto un giornale e presentato un esposto all’Ufficio Provinciale del Lavoro. Si sono autorganizzati, hanno rischiato e sono stati licenziati. Qualcuno poteva salvarsi e accettare un lavoro pagato 550 euro al mese, ma “noi non siamo mica il Titanic –mi dicono- non affonderemo cantando”.
Parole sante! Rispondo io.
fonte: http://www.ascaniocelestini.it/main.htm
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5 commenti:
Il termine "Rivoluzione", infatti, Frankie Hi-NRG l'aveva menzionato in un'altro testo, dove vi diceva che era un termine diventato tabù.
Ecco perchè ora lo porterà adirittura a San Remo. Forza Frankie... però fammi un favore... dopo che Pippo Baudo ti presenterà, avvicinati a lui e dagli un ceffone da parte mia.
Ciao.
"... vista l'attuale situazione italiana, del lavoro più che la festa occorrerebbe fare la commemorazione":
parole sante!
Non vedo l'ora di vedere il film di Celestini: oltre ad amare molto lui, sono un'ex Atesia...come dire che non mi sono fatta mancare nulla, a livello di sfruttamento lavorativo...
Sei sicura che non ti sei fatta mancare nulla al riguardo Ska?
A me arrivarono persino a vietarmi di bere l'acqua durante il lavoro nei campi, come oggi fanno per gli extracomunitari.
Ciao Ska.
L'hanno fatto, l'hanno fatto....all'Alitalia: come se bere fosse una vergogna. E per fortuna avevo ancora la forza di incazzarmi per questo.
Ciao Edgar.
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