di Pino Finocchiaro
Ecco perché noi di articolo21 stiamo nettamente con Michele Santoro e la sua redazione. Non condividiamo per niente l’intervento dell’Autorità garante.
Come mai l’autorità di garanzia non ha avuto altrettanto da ridire sui processi paralleli di Cogne, Erba e Perugia messi su da assise mediatiche con tanto di plastici e perizie di parte?
Non è possibile usare due pesi e due misure per i delitti privati e per quelli che coinvolgono pubblici interessi oltre che pubblici funzionari.
Anzi, andrebbe garantita la privacy del presunto innocente, ma anche, per compassionevole e doverosa carità morale, quella dei parenti delle vittime.
Nel caso specifico della puntata di Anno Zero monitorata dall’autorità garante che ne ha stigmatizzato l’assensa del contraddittorio, basti ricordare che Santoro aveva invitato l’ex governatore di Sicilia, Totò Cuffaro - spinto alle dimissioni dopo aver festeggiato a suon di cannoli la condanna a cinque anni per favoreggiamento di personaggi vicini a Cosa Nostra – ma il politico ha chiesto che la puntata venisse spostata perché aveva un impegno ineludibile.
Bene ha fatto Santoro ad andare in onda lo stesso. Perché la rilevanza della notizia è determinata anche dall’attualità. Spostare di una settimana la notizia serviva solo a far sommergere l’evento da altri che inevitabilmente sarebbero emersi nel frattempo.
Secondo noi di articolo21 Michele Santoro è stato corretto ed equilibrato. Non ha superato alcun limite. Bene ha fatto a non farsi frenare non dalla ragionevolezza ma dalle ragioni difensive dell’ex governatore Cuffaro.
Ah, l’impegno ineludibile di Totò Cuffaro, detto “vasa vasa” (bacia, bacia), era una cena con gli ex allievi salesiani nel giorno di San Giovanni Bosco preceduta dalla messa in una piccola chiesa. Beh, la cena poteva essere rinviata. Oh, comunque avrebbe potuto tenersi anche in assenza del governatore. Peccato per tutti quei baci in meno. Quanto al diritto di partecipare alla messa in suffragio del sobrio don Bosco, nulla da dire. Ma le messe si iniziano a celebrare alle sei del mattino. Alle sette, le otto. Da quel momento, Totò Cuffaro aveva tutto il tempo di arrivare da Santoro, anche in treno. Ma già, Cuffaro preferisce gli autobus.
Il pubblico interesse, però, non può attendere. Bene ha fatto, per noi di Articolo21, Michele Santoro a non attendere. E non ci piace proprio che qualcuno, autorità o meno, lo accusi solo per aver fatto il suo lavoro, bene.
fonte: http://www.articolo21.info/editoriale.php?id=3223
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Intervista La collaboratrice del giornalista: è solo un pretesto
«A Michele accuse infondate
E la sinistra non lo difende»
La Borromeo: contestato perché attacca il potere
ROMA — «Ma è ovvio che sono pretesti! Creano accuse infondate per far parlare di queste e non delle cose dette in trasmissione che evidentemente sono scomode».
Beatrice Borromeo, figlia del conte Carlo e nipote di Marta Marzotto, aveva due anni quando Michele Santoro scatenava polemiche feroci con Samarcanda. E prima di Annozero ha lavorato solo come modella. Ma frantuma le accuse di faziosità ad Annozero con la stessa naturalezza con cui si annoda i lunghi capelli biondi. E replica senza esitazioni, con quel parlare diretto, severo e distaccato, scambiato all'inizio per cattiva capacità di leggere il gobbo (che invece non c'era): «Michele viene accusato di essere fazioso semplicemente perché fa le pulci a chi è al potere». C'è chi non la pensa così.
«Veniva accusato quando c'era la destra al governo e l'opposizione la criticava. Poi quando al governo c'è andata la sinistra non lo ha difeso più. Questo perché quando qualcuno è toccato se la prende».
L'Authority dice che alcune puntate erano sbilanciate.
«Non è vero. Noi siamo ben felici di sentire tutte le parti in causa. La puntata sbilanciata è poco interessante. Invitiamo tutti e se ci dicono di no non lo prendiamo come alibi, cerchiamo fino all'ultimo momento utile di rimpiazzarli».
Vi accusano di non rispettare il contraddittorio.
«Non è vero. Semmai può accadere al contrario, come nella puntata di giovedì su Cuffaro che erano tutti ospiti in suo favore».
Alla puntata sul pm de Magistris per l'Agcom non c'era pluralismo.
«Avevamo invitato Mastella. Non è venuto e il suo staff ci ha indicato il sottosegretario Luigi Scotti che infatti c'era».
L'ex ministro Gasparri si era lamentato della puntata con solo il ministro Gentiloni ospite.
«Doveva venire il giornalista de Il Giornale Filippo Facci, che la Rai non ci ha lasciato invitare. Mi pare ci fosse Veneziani. Ma lì a dare fastidio sono state le intercettazioni tra Berlusconi e Saccà. Ma quello ...».
Quello?
«A parte che i tg le avevano già trasmesse, e i giornali già scritte. Penso che alcune cose sono talmente gravi che deve essere garantito ai cittadini il sacrosanto diritto di sapere ».
La fiction sulla Forleo al Csm ha sollevato i dubbi dell'Authority
«Figuriamoci. Le ricostruzioni sono ormai una prassi su cui si basano molte trasmissioni. Anche su cose inventate. Noi abbiamo trasmesso solo cose vere».
Contestano che dopo non c'è stato dibattito, ma solo il commento di Tabucchi.
«Ma se c'era Alfredo Mantovano. Trovo un po' frustrante dover giustificare ogni cosa. Ci contestano persino che in un servizio si vede un pacchetto di Marlboro. Ci facciano delle accuse circostanziate e noi risponderemo con la coscienza assolutamente a posto».
Niente gogne mediatiche?
«Mi incuriosisce che con una scusa o con l'altra siamo sempre noi a stare all'attenzione dell'Authority. Santoro, con il Raggioverde, è stato già chiuso una volta, non vorrei esserci se decidessero di farlo ancora».
V.Pic.
02 febbraio 2008
1 commento:
Anch'io naturalmente!
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