"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

venerdì 1 febbraio 2008

Human Rights Watch denuncia: il 2007 anno dei diritti negati




 carcere guantanamo ANSA 220
Il carcere americano di Guantanamo

Attacco alle finte democrazie: Human Rights Watch, l’osservatorio Onu sui diritti umani, nel suo Rapporto 2008 (questa la versione in inglese) punta il dito contro gli «autocrati che si atteggiano a democratici» e contro i leader politici occidentali che non fanno nulla per smascherarli. Dal Pakistan, alla Nigeria, alla Russia, fino alla Thailandia: in troppi paesi, denuncia Hrw, pensano che sia sufficiente indire le elezioni per dimostrare di essere una democrazia.

Ma anche in Occidente, non tutto fila liscio.
Gli americani non possono chiudere gli occhi di fronte allo scempio dei diritti umani che è Guantanamo, dove ancora oggi quasi 300 persone sono detenute senza sapere perché e senza poter sperare in un giusto processo. Per questo, fa capire Human Right Watch, anziché pensare a “esportare” la democrazia farebbero bene a risolvere le contraddizioni di casa.

Il Rapporto tira in ballo anche l’Italia, relativamente alla questione delle rendition e a quelle delle espulsioni dei cittadini rumeni. Il caso Abu Omar e i fogli di via che continuiamo ad emettere anche nei confronti di cittadini comunitari, insomma, non sono esattamente una bella prova di tutela dei diritti umani.

Le cronache di questi giorni, poi, fanno guadagnare posti nella lista nera dei paesi a rischio anche a Israele: il blocco della Striscia di Gaza, attacca il Rapporto, è stata «una punizione collettiva che viola il diritto internazionale».

Non poteva mancare un capitolo dedicato alla Birmania, che nel 2007 ha visto mettere in campo una dura repressione nei confronti della protesta dei monaci, quella che tutto il mondo ha potuto conoscere attraverso le immagini degli indimenticabili cortei rossi. Hrw si scaglia contro il «pugno di ferro dei generali» che devono rispondere non solo dei crimini commessi durante le proteste, ma anche degli arresti indiscriminati di oltre 1.100 oppositori politici che da anni sono rinchiusi nelle prigioni birmane.

La maglia nera comunque va alla Cina. In vista delle Olimpiadi che si terranno a Pechino nel prossimo agosto, nel paese asiatico si sono aggravati gli abusi nei confronti dei lavoratori immigrati e dei dissidenti. Hrw lancia la sfida e ricorda alla Cina che quella dei giochi olimpici è «un'opportunità storica per dimostrare che il governo cinese può trasformare in realtà i diritti umani per 1 miliardo 300 milioni di persone».


Pubblicato il: 31.01.08
Modificato il: 01.02.08 alle ore 13.07
fonte: http://www.unita.it/view.asp?idContent=72553

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1 commento:

Franca ha detto...

... anziché pensare a “esportare” la democrazia farebbero bene a risolvere le contraddizioni di casa..."

Ottimo consiglio!