La guerra è madre di tutte le cose. Divagazioni semiserie di un cuore irriducibilmente anarchico
"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci
sabato 15 agosto 2009
Caro sindacalista 2: gabbie, salari e prezzi
Dopo il "lenzuolino" che recentemente ti ho dedicato, oggi ti propongo un altro spunto di riflessione (che nel precedente era solo accennato, ma nel frattempo è diventato di pressante attualità).
Le gabbie salariali: una truffa, hai ragione. Non solo perché sarebbero solo un ulteriore modo di discriminare nelle mani di chi l'interesse dei lavoratori non sa proprio cosa sia, né se ne cura (abbiamo bisogno delle gabbie per vedere che i giovani e le donne prendono meno?) ma perché oltretutto si basano su presupposti non del tutto corretti.
Molto tempo fa ho fatto un sondaggio (l'ho anche pubblicato qui, da qualche parte) con qualche amico volonteroso ed è emerso che non sempre il sud è più a buon mercato del nord, per esempio - il che già per me è sufficiente per sconfessare l'assunto iniziale, altrimenti sarebbe necessario personalizzare i prezzi non per regione, ma nemmeno per provincia: per comune!
Ma su questo siamo (io e te) già d'accordo. Quello che mi chiedo io invece è: se è così sbagliato (come io stessa credo) parlare di gabbie salariali, perché non facciamo nulla contro quell'altra enormità sperequativa che è l'appartenenza ad un contratto piuttosto che ad un altro? Perché è "legittimo" che un operaio del commercio percepisca un salario minore di uno del settore metalmeccanico, ma pur sempre superiore a quello di un lavoratore con le stesse mansioni che però è dell'artigianato?
L'ultima volta che ho chiesto delucidazioni al mio sindacalista di riferimento, mi ha risposto che dipende dalla "capacità contrattuale", cioè più lavoratori sono iscritti, più riesci a spuntare vantaggi in sede di rinnovo.
Evidente e logico, per carità: ma quando vado dal macellaio (il mio: quello del mio paesino, non uno di Milano confrontato con uno di... diciamo Salerno, giusto come esempio) mica mi chiede a che contratto appartengo! Una bistecca costa gli stessi soldi per me e per un'altra lavoratrice del commercio: ergo?
La Costituzione - per ora almeno, ancora - parla di pari dignità, di pari diritti e quant'altro: che non solo è un buon motivo per non accettare le gabbie, ma giustifica anche (secondo me) il mio ragionamento.
Lo so che siamo in crisi e tutto il resto. So anche che un lavoratore di una piccola azienda è più ricattabile di uno che sta in una multinazionale (e a questo punto non si può neppure parlare di scelte: vai dove ti prendono e ti baci pure i gomiti, se ti fanno lavorare e ti pagano!) e che questo è uno dei motivi per cui in tanti non si iscrivono ai sindacati (oltre al fatto - innegabile - che non è che i sindacati abbiano sempre dato buona prova di sé e della volontà di tutelare i lavoratori... ma di questo abbiamo già parlato, anzi ho perché ancora attendo risposta... ammesso che).
Secondo me dovremmo approfittare di questo momento di crisi e volare alto più che mai, ricordando le parole del Che: "Siamo realisti, esigiamo l'impossibile". Altro che concertazione!
Scusa la concisione, ma questa volta ho deciso di non dire tutto io... :)
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