Intendiamoci: non ho alcuna intenzione di difendere gli stupratori. Ci mancherebbe: come essere umano, come donna, ma soprattutto come madre, non riesco a trovare alcuna giustificazione per una violenza gratuita e bestiale.
Però, giacché nel mio piccolo sono coinvolta (non solo in quanto "soggetto a rischio", ma anche e soprattutto perché sono, nel mio piccolo, parte lesa... e non ad opera di extracomunitari assatanati), mi pare opportuno fare qualche precisazione.
E' ovvio che le notizie urlate fanno molta più impressione di quelle sottaciute... allora diventa evidente che (senza volerli in alcun modo minimizzare) qualche episodio di violenza ad opera di stranieri diventa "la regola" (tutti gli stranieri, anzi gli extracomunitari, anzi i rumeni, sono violenti), mentre la violenza familiare – visto che siamo in Italia, diciamo pure italiana – viene ignorata.
Eppure in questo articolo del Gruppo Abele la percentuale di violenza subita dalle donne italiane vede chiaramente come principali responsabili proprio i maskietti nostrani… ma evidentemente al sistema non fa comodo dirlo, al momento… tant’è vero che c’è subito qualcuno che se ne esce con articoli che sarebbero esilaranti se non fossero pietosamente faziosi: ad esempio, leggete questo.
Niente da eccepire: esistono anche donne violente (il fatto di essere donna non mette automaticamente al riparo da stupidità, violenza ed altri difetti: non mi sembra necessario citare esempi…); non ritengo tuttavia utile o risolutivo il rimpallo di accuse tipo asilo (“tu mi hai rotto l’automobilina” “sì ma tu mi hai tirato i capelli”, per intenderci… ma qui c’è in ballo ben altro!).
La riflessione su cui però vorrei soffermarmi è un’altra: come si può pretendere il rispetto di un genere – quello femminile – se poi il corpo delle donne è sistematicamente utilizzato per pubblicizzare tutto il pubblicizzabile, anche quello che non c’entra nulla, per puri fini di marketing? Come si può pretendere di far passare l’assunto che una donna vale quanto un uomo – in buona parte dei settori della vita, se non proprio in tutti (perché qualche differenza c’è, ma d’altronde mi sembra innegabile che di diversità anche all’interno del “cosmo maschile” ce ne siano, e pure grandi… come dire che non esiste “la donna” come genere, se non come astrazione. Come non esiste la classe “uomo” o “italiano” o “straniero”: ci sono uomini forti e donne cattive, stranieri gentili ed italiani brutali… etc) – quando la situazione dei salari è fortemente diseguale ed il presidente del consiglio in carica consiglia ad una disoccupata di sposarsi uno ricco?
Eggià, era una battuta!
E invece no: per me tutta questa “cultura” non è altro che la dimostrazione che, in fondo, di strada da quando le donne erano angeli o peripatetiche (o streghe) non ne abbiamo fatta molta… allora, anziché limitarci solo a scagliarci contro i portatori di una cultura prevaricatrice e violenta, forse faremmo bene a domandarci se non è il caso di modificare la cultura imperante… e non è certo mettendo i bronzi di Riace in bella vista (ma nessuno ha detto che non ci saranno veline) che si migliorano le cose.
Quando saremo tutti individui e basta, con pari dignità e pari diritti e pari opportunità, come sancito dalla Costituzione?
2 commenti:
Bella domanda Elena, bella domanda!
Comunque, io credo che noi donne in quanto madri potremmo e dovremmo fare molto per cambiare la mentalità dei nostri figli che saranno gli uomini di domani...
Concordo in quello che dici Elena, ma rispondendo a Franca penso che è importante si l'educazione da parte dei genitori. Ma questa una società che avvolte ci fa sembrare dei disadattati...
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