"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

sabato 12 febbraio 2011

Se non ora, quando?


Già, quando? Magari trent'anni fa... ed era già tardi. Avremmo dovuto approfittare di quel momento storico particolarissimo e glorioso che fu la Resistenza, dove le donne diedero in prima persona il loro contributo e non si limitarono a ruoli secondari o "femminili"... e invece... invece ci siamo lasciate rimettere le catene.

Però... siccome notoriamente sono una "pensatrice libera" e di adeguarmi al sentire comune, se non è il mio, manco ci penso, ecco che - puntuale come l'influenza - dico la mia. Il che ovviamente non significa che non aderisco... ma puntualizzo.

Per cominciare, le donne non sono una classe: non sono come gli operai che, per quanto variegati e sostenitori delle più disparate ideologie, se non altro sai che da alcuni punti di vista sono uguali (ad esempio i bassi stipendi e il lavoro ripetitivo, monotono ed alienante). No, sostenere l'"essere uguali" di individui come la Marcegaglia o la Santanché con la Hack o le mie amiche Silvana o Martina o Manuela o persino me stessa è un assurdo che non meriterebbe neppure approfondimenti, non fosse che Martina e Silvana e Manuela (e tutte le altre che non nomino ma che ho ben presenti, tutte proprio tutte!) non "hanno fatto carriera" per vie traverse, si sudano il loro stipendio (o se lo son sudate finché non le hanno gentilmente messe alla porta) e si impegnano in quel che fanno, sapendo che i loro sforzi devono essere almeno doppi rispetto a quelli dei loro colleghi maschi. Perlomeno in campo lavorativo, perché nell'impegno sociopolitico a volte va meglio. A volte, non sempre: esistevano ai miei tempi di gioventù gli "angeli del ciclostile" come esistono ora le quote rosa... peraltro nemmeno rispettate. Sul lavoro invece... lì sì che ci sono soddisfazioni... per quelle che scelgono la via facile. Il tono ovviamente è ironico.

Ma non vi sembra un po' limitativo e fuorviante scegliere adesso come momento per accorgersi che l'Italia non è uno stato civile? Solo perché un povero vecchietto malato di protagonismo, terrorizzato dall'idea di tornare al nulla cui appartiene (e magari anche di saldare qualche debito, non con la giustizia di cui se ne frega allegramente, ma con qualcuno di ben più temibile: la mafia) e con la passione della carne giovane riunisce in sé il peggio del peggio dei difetti di un popolo (sì perché, fuori dai denti: il problema dell'Italia non è solo Berlusconi, ma tutto ciò che costui incarna, leghisti compresi), allora ci si scatena contro di lui, come se bastasse esorcizzarne la presenza per risolvere tutto... ma quello che abbiamo dentro, i nostri difetti e le nostre debolezze, se la ridono di un esorcismo. Il lavoro da fare è molto più ampio e profondo. E comporta anche una bella dose di autocritica, oltre che critica (in quella siamo tutti bravissimi).

Già: Berlusconi non è che la punta dell'iceberg, non è che il palesarsi di quello che da anni (decenni!) bolle in pentola. Non è che è arrivato lui e sono iniziate le copertine osé di Panorama ed altri giornali "seri", non è che prima di lui nessun capufficio abbia mai allungato le mani su una sua sottoposta con l'allettante promessa di farle fare carriera. Non è che non ci sia mai stata alcuna violenza sulle donne, tanto per dire le cose come stanno. Solo che adesso, a quanto pare, "abbiamo superato la soglia della decenza". Mi pare un po' ipocrita come discorso... la decenza non c'era manco prima. Solo che facevamo finta di non vederlo. Oddio: a voler essere oneste, qualcuna non faceva finta di nulla e si opponeva... pagava un prezzo piuttosto alto, ma almeno alla mattina si guardava allo specchio senza doversi sputare addosso. Ci ha pensato poi la vita, con la collaborazione dell'ennesima crisi economica del mondo capitalista, a ricacciare le donne ancora più indietro nella scala gerarchica della società.

E qui viene l'altro aspetto importante, secondo me: uno stato è civile o non lo è. Non è possibile che lo sia "un po'". Anche se per ipotesi le donne in Italia avessero il rispetto che meritano (a parte il fatto che le cose bisogna guadagnarsele, nessuno ti regala alcunché...), il modo arrogante in cui trattiamo i "clandestini", certe sparate leghiste e il trattamento che le forze dell'ordine troppo spesso riservano ai cittadini - che sono poi coloro che pagano i loro stipendi - basterebbero a far concludere che l'Italia non è un paese civile.

Quindi, come stupirsi? Come indignarsi? Sono mesi, anni ormai che dovremmo essere indignati. Tutti, non solo le donne. Perché che a fronte di prestazioni particolari una fanciulla faccia carriera è la norma, si chiama nepotismo e vale anche al maschile (se non erro il termine fu coniato per definire il favoritismo di certi papi nei confronti di personaggi che, data la regola della castità, a rigore non avrebbero potuto essere loro figli... ipocrisia allo stato puro).

E comunque... Berlusconi non è stato sparato in Italia da qualche malefico extraterrestre, è nato in Italia in una famiglia italiana, è cresciuto nella società italiana e li si è sviluppato... come un cancro. Ma questo cancro è il risultato di un'educazione familiare, scolastica e sociale ben precisa, che opera da prima che nascesse lui ed è assolutamente funzionale al sistema. Poi ovviamente lui ci ha messo del suo... e anche tanto. Indubbiamente. Ma non voglio qui ripercorrere la strada che Travaglio ed altri (pochi, ovviamente) giornalisti ci hanno illustrato. Mi basta dire che i maschietti attuali sono figli delle donne... e se non sono come noi, vediamo di prenderci qualche responsabilità.

Se le nostre figlie pensano che piuttosto che impegnarsi a sviluppare il cervello e le loro specifiche capacità (perché tanto la meritocrazia passa dal letto), interroghiamoci sui modelli che abbiamo dato loro, sugli esempi che siamo state, sulle silenziose sconfitte quotidiane... e lo so che è dura, lo so eccome. Si paga, e sulla propria pelle. Non si fa carriera, ci si vede superate da imbranati maschi o da facili colleghe, gli aumenti di stipendio non arrivano e in caso di crisi si è le prime ad essere lasciate a casa... ma il rispetto di sé parte da lì. O si è capaci di opporsi, oppure è inutile lamentarsi... i Partigiani sapevano che andando in montagna rischiavano la pelle, ma l'hanno fatto ugualmente. Chi si oppone alla mafia sa che nella maggior parte dei casi ha iniziato un conto alla rovescia con la morte. Chi vuole cambiare il mondo sa che non basta dirlo... e che il nemico non si farà da parte solo perché tu hai deciso che la società non va bene. Non ti dice "prego, fammi vedere secondo te come dovrebbe essere", ti ci si oppone con tutte le sue forze. E i maschilisti fanno altrettanto. Non so cos'abbia di tanto interessante e affascinante il potere, proprio non lo capisco... ma a quanto pare la maggior parte della gente che ne viene a contatto ne resta segnato.

Nessuno ti regala quello che vuoi, e solo uniti gli sfruttati possono sperare di capovolgere il mondo. Non è che se la donna in carriera con prestazioni fuori orario decide che domani viene in piazza perché esige rispetto io mi sento meglio... continuiamo a non avere niente in comune. Non sono loro le mie alleate, non è una X cromosomica che avvicina il nostro modo di vedere la vita ed i nostri valori.

Conclusione: domani ci vado anche io, in piazza. Non so ancora dove, ma la mia sciarpettina bianca non mancherà... anche se non capisco perché se porto la bandiera del mio partito questo possa inficiare in qualche modo la riuscita della manifestazione. Io sono una persona intera, da prendere come "blocco unico", non sono usa essere una volta donna, una volta elettrice, una volta mamma e un'altra lavoratrice. Se sono anarchica, lo sono anche quando espongo i miei valori a mia figlia o lavoro. Sbaglio?

Qui trovate sia il testo dell'appello che l'elenco delle città in cui si svolgeranno manifestazioni.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Un pezzo strepitoso! Condivido al cento per cento. Grazie per aver espresso al meglio le quintalate di perplessità che mi porto dentro da quando ho letto la "piattaforma" della manifestazione, ma che non avrei saputo esprimere così bene
Martina

elena ha detto...

grazie a te Martina per essere passata... sono contenta di non essere l'unica ad avere perplessità, mi sentivo un po'... strampalata, ma a quanto vedo non sono sola... il che significa che allora qualcosa di "strano" c'è davvero. :)

antonietta f ha detto...

pezzo che condivido pienamente.
Mi sentivo effettivamente come martina, strana.
Sento che la mia dignità non è stata calpestata solo oggi, o solo per questo, ma appartiene a molti uomini che ho incontrato, anche nel mio partito, anche nella casa della sinistra.
I valori vituperati sono radicati nell'educazione trasmessa.
Non era una manifestazione e non è contro le escort, perchè ognuno ha il diritto di scegliere, di autodeterminarsi. Io ho manifestato perchè ritengo che la donna sia un meraviglioso esempio di armonia che non può e non deve lasciarsi interpretare, deve partecipare ed essere presente anche in politica.

elena ha detto...

grazie Antonietta... non tanto per il fatto che sei d'accordo con me, quanto per essere passata a lasciare il tuo commento. Almeno finchè possiamo, confrontiamoci... e se scopriamo che la pensiamo allo stesso modo, va bene lo stesso! :)