"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

venerdì 8 giugno 2007

BLACK BLOC, un presente che viene da un remoto passato



I BLACK BLOC

DELL’ANTICHITÀ

IL FENOMENO DEI “KRYPTOYdi di Marino Niola


«Viene organizzata una manifestazione di giovani vestiti di nero e col capo rasato».

Sembra l’attacco dell’ennesima cronaca delle malefatte dei Black Bloc che tornano a far parlare di sé in occasione del G8 di Heiligendamm. E invece no. Il cronista è Senofonte, il grande storico greco che, con un anticipo di duemilacinquecento anni sui no-global, parla dei Black Bloc dell’antichità.

A Sparta li chiamavano Kryptoi, gli oscuri, gli invisibili, i mascherati.

Erano giovanissimi, vivevano ai margini della città, mangiavano quel che capitava, condividendo tane e giacigli con gli animali: un po’ come i nostri “punkabbestia”. Ragazzi-contro in tutti i sensi, resistenti ad ogni forma di organizzazione, di gerarchia, di inquadramento stabili, si muovevano isolati o in piccoli gruppi. Agivano prevalentemente nelle tenebre, sotto la protezione delle divinità della notte.

E, soprattutto, erano violentemente e simbolicamente antagonisti rispetto all’organizzazione sociale e politica della città. La loro tana erano le alture, le boscaglie, le terre di nessuno. Insomma tutti gli spazi che rappresentavano il contrario dell’urbanitas, la negazione della città e delle sue regole.

Il nume tutelare dei Kryptoi era Melanthos il nero, una personificazione di Dioniso, il dio del caos, della trasgressione, degli stati alterati di coscienza. Questo idolo generazionale, chiamato semplicemente l’Adolescente, era per i giovani greci quello che per molti giovani antagonisti di oggi è il subcomandante Marcos, la primula nera del Chiapas che abita le alture più impenetrabili del Messico, da cui di tanto in tanto esce inatteso, come un Dioniso guerrigliero, per irrompere a sorpresa sulla scena politica. Il suo volto coperto, la sua identità criptata, ne fanno un significante zero, il simbolo di un rifiuto radicale. Un No fatto persona. Il modello di ogni margine inquieto: geografico, sociale o generazionale.

Persino nel modo di esercitare la violenza i Kryptoi greci sembrano gli antenati dei Black Bloc. Questi “cattivi ragazzi” dell’antichità si avvicinavano ai bersagli da colpire armati solo dello stretto necessario, spesso addirittura disarmati per non farsi individuare. Le armi se le fabbricavano sul posto a seconda della situazione e dell’avversario. Il loro asso nella manica erano le reti da caccia con le quali tendevano agguati ai nemici impedendo loro di reagire con lucidità.

Un’arma assolutamente generazionale visto che nel mondo mediterraneo la caccia con la rete veniva considerata una cosa da ragazzi, non da veri uomini che hanno famiglia e che combattono per la patria in campo aperto. Non a caso il mito greco attribuisce l’invenzione delle reti ad Ippolito, figlio di Teseo, il prototipo del giovane che rifiutando matrimonio e famiglia, di fatto si ribella alla società ed alle sue istituzioni.

Detto con le parole di oggi, la rete dei Kryptoi era il simbolo di una violenza impolitica, dell’istinto quasi animale di chi ha meno forza del nemico e quindi gioca d’astuzia.

Anche i commando antiglobal usano la rete, ma quella virtuale, che oltre ad essere strumento di lotta, è il simbolo stesso della loro aggregazione senza capi e della loro connessione senza organizzazione, senza un centro politico.

Le analogie però finiscono qui. Perché la violenza dei Kryptoi aveva un termine, durava due anni. Poi la città degli adulti li ammetteva fra gli uomini. Quel periodo senza tetto né legge era dunque una iniziazione alla violenza nel corso del quale questi Brothers in arms sperimentavano la morte della

propria innocenza infantile. Il nero che li avvolgeva era anche il simbolo del lutto per quella perdita di sé che rende così impenetrabili il dolore e il furore che a tratti compaiono sul volto degli adolescenti di ogni tempo e di ogni luogo.

Con quella vita di branco ai margini della società, i giovani greci imparavano a conoscere il male – a farsi amico l’orrore, avrebbe detto Conrad - e al tempo stesso mettevano in scena l’ultimo sussulto dell’adolescenza che sta per essere abbandonata.

Il loro viaggio nella tenebra era dunque un rito di passaggio che trasformava i ragazzi selvaggi in cittadini pronti ad occupare il loro spazio nella politica degli adulti.

Nel caso dei Black Bloc invece non c’è nessuna iniziazione. Il nostro mondo infatti non fissa più riti di passaggio, non stabilisce premi e castighi, meriti e responsabilità, tappe che diano ritmo e senso al cammino della vita.

Quello di oggi è un mondo che non fa spazio ai giovani, condannandoli a restare “ragazzi” a tempo
indeterminato, a vivere una marginalità che è sociale prima ancora che generazionale.
Quando il timer che comanda l’avvicendamento fra le generazioni si inceppa la macchina sociale gira a vuoto. E gli adulti rimangono fermi sulle loro posizioni mentre i giovani sono costretti a fare i giovani.

Senza futuro. Allora la rabbia diventa furore distruttivo e rituale autodistruttivo. In questo senso più che una contestazione politica, quella del Blocco Nero è una dissipazione antagonistica di sé. L’affermazione violenta di una “estraneità criptica” gettata in faccia alla politica degli adulti.

fonte: LaRepubblica-Diario, venerdì 8 giugno 2007

...........

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi avete fregato un post che stavo tramando di fare... soprattutto dopo che oggi al telegiornale di rai uno ho ascoltato per l'ennesima volta, l'ennesima critica fredda e distante sulla violenza dei "pericolosi" black bloc.
I potenti sono proprio stronzi e diabolici, i black bloc mi rappresentano.
Grande la vostra sensibilità su questo tema.... ma chi siete? :))

Equo ha detto...

Chissà perché, leggendo l'articolo, mi è tornato in mente uno slogan dei "vecchi" Comontisti... Diceva:
"Meglio una fine disperata che una disperazione senza fine"...

Anonimo ha detto...

Ciao Equo, mi fa piacere essere sempre più in sintonia con te.
Oltre ai Comontisti, riporto anche qualcosa sugli scapigliati, movimento culturale della metà dell'Ottocento.

Da wikipedia:
"Gli scapigliati erano animati da uno spirito di ribellione contro la cultura tradizionale e il buonsenso borghese. Uno dei primi obiettivi della loro battaglia fu il moderatismo della cultura ufficiale italiana. Si scagliarono sia contro il romanticismo italiano, che giudicavano languido ed esteriore, sia contro il provincialismo della cultura risorgimentale. Guardarono in modo diverso la realtà, cercando di individuare il nesso sottile che legava quella fisica a quella psichica. Di qui il fascino che il tema della malattia esercitò sulla loro poetica, spesso riflettendosi tragicamente sulla loro vita che, come quella dei bohémiens francesi, fu per lo più breve."

Ciao.

ska ha detto...

Bellissimo ed interessantissimo articolo.

ska ha detto...

Ad ogni modo non direi proprio che i black bloc mi rappresentano.
A meno che non vadano a rompere le macchine e le "vetrine" dei potenti, non di chi magari col sudore della fronte si fa un culo così per arrivare alla fine del mese.
Non scherziamo.

elena ha detto...

Infatti, Ska... i peggio di loro mi ricordano tanto gli autonomi, che facevano espropri proletari a suon di whisky, televisori ed altri articoli di tale fatta: come se uno che fa fatica a tirare la fine del mese, al supermercato si gettasse sullo champagne. E che diavolo!

ska ha detto...

Eh, infatti. Un mio ex autonomo (ex sia mio che degli autonomi) mi raccontò di un esproprio di non so quante copie del documentario di Michael Moore "Fahrenheit 9/11"...bene di primissima necessità!

Piper ha detto...

Sì sì mi associo a Ska ed Elena...
Edgar non mi riferivo a loro nella mail :)

Anche perchè... beh se rompessero anche solo le macchine dei "potenti" non servirebbe a niente lo stesso... sarebbe solo un bel modo per dare un pretesto alla valanga di manganellate. E poi non è così che si cambiano le cose, anche se nell'immediato può dare una certa soddisfazione sfasciare i vetri della casa bianca a colpi di fionda...

Ska ormai manca solo l'ex astronauta e l'ex combattente alla lista! Ah ah ah LOL :)

Anonimo ha detto...

Anteporre ciò che portate a casa alla fine del mese è anteporre le politiche neoliberiste alla giustizia sociale, al sogno di un cambiamento radicale, al sogno di un progresso.

Dove parcheggiate di solito la macchina voi?