Bambini, ragazzi, giovani. Non hanno voglia di studiare, hanno problemi psicologici, paure e ansie nei confronti del futuro. Sono bloccati, esagitati, senza valori e senza il riconoscimento di regole e ruoli. Riconoscimento non significa necessariamente accettazione di regole e ruoli, significa capacità di identificarli o per accettarli, per condividerli, o per criticarli e combatterli, immaginare di ristabilirne dei nuovi. Il nichilismo e la crisi di senso pervade questo mondo. Da cosa dipende tutto questo spiazzamento e disorientamento?
Dalla incapacità sociale degli adulti, dalla crisi sociale degli individui adulti. I genitori, gli insegnanti, il parroco, il politico, il boss della zona, il cantante, il calciatore, il mito televisivo, la comunicazione pubblica attraverso le immagini e le simbologie del potere cosa trasmettono?
Trasmettono un pantano di miserie: i buoni padri di famiglia benestanti si scoprono squallidi affaristi che pippano cocaina e vanno a puttane; altri che tornano col mal di testa e registrano in famiglia la sconfitta sociale di un carrierismo agognato e mai raggiunto; altri ancora si portano a casa l’umiliazione di non essere nessuno, di essere stati trattati dal padrone come merce, come forza fisica da usare e maltrattare; altri ancora sono dei Peter Pan alla ricerca di sogni che non si concretizzeranno mai; altri ancora vorrebbero applicare la gerarchia del comando anche sui figli, altri che vorrebbero diventarci amici per surrogare un sistema di relazioni affettive fallito o sempre più compromesso; altri che vedono il pericolo ossessivo dietro l’angolo e ripongono a mala pena fiducia nelle loro mutande sudice; altri che vanno al Family Day voluto dalla Chiesa Cattolica che si scopre una caserma che protegge pedofili di mestiere; altri adulti che si scoprono accesi tifosi del posto auto e brillano di egoismo da cortile; altri che vorrebbero che i figli fossero i migliori dando gli esempi peggiori; altri che costringono i figli a sbarcare il lunario insieme a loro altrimenti a fine mese non si arriva; altri che pensano solo al denaro, al sesso e al decadimento fisico, riempiendo i figli di regali inutili.
Perché i giovani dovrebbero essere diversi se gli adulti sono la testimonianza vivente di individui sconfitti, membri di generazioni e classi sociali allo sbaraglio? In cosa dovrebbe consistere l’autorevolezza e lo scambio intergenerazionale? In cosa dovrebbe consistere questo discorso adulto, quale intelligenza emotiva dovrebbe sospingerli alla relazione socio educativa e affettiva? Quali esperienze, quali esempi, quali miti, quali immagini e modelli dovrebbero seguire questi ragazzi?
La cosa divertente è che dinanzi alla loro apatia, alla loro indifferenza, alla loro voglia del nulla, la borghesia che di quelle voglie ha fatto un sistema di vita adulto, che ha eretto a sistema di valori l’ipocrisia dell’interesse generale, che è sempre più evidentemente un fatto personale, di prepotenza, di controllo mafioso da parte di un comitato d’affari affinché la valorizzazione capitalistica vada avanti, si scandalizza, si terrorizza, poiché sente il puzzo della propria colpevolezza. Perché vede l’estremizzazione, l’origine, la fanciullezza delle proprie nefandezze quotidiane. Il declino e la decadenza non è solo economica, sociale, politica e culturale, ma di portata psicologica e antropologica. Una borghesia che arranca e che fa della propria ideologia dominante la malattia dei suoi figli. E un proletariato che senza capacità di organizzarsi e proporsi storicamente, fa della propria debolezza la rabbia distruttrice e autodistruttrice dei suoi figli.
La violenza nei giovani aumenta come risultato dell’aumento della violenza del sistema sociale adulto. Un sistema tanto più ripugnante e fastidioso quanto più apertamente dichiara i suoi scopi di potere e di arricchimento sulla pelle di chi lavora. La colpa di questi giovani è che si propongono come riduttori di complessità, semplificano i giudizi e le scelte e portano alle estreme conseguenze il sistema dei valori della crisi della società del capitale. Diventano la vittima sacrificale di una società allo sbaraglio. Lanciano un monito a tutti.
Una crisi di senso che è il senso della crisi percepito, con gli strumenti miserevoli a portata di mano. Agitati nel sonno e dormienti in veglia, sognano i reati che vengono condonati agli adulti. Non credono nel proprio futuro perché non hanno stima del vissuto di quelli che erano giovani prima di loro. Perché questo presente che vivono e subiscono è il futuro sconfitto delle precedenti generazioni.
Come può un sistema sociale che pur di tenersi a galla propina soluzioni che alimentano la crisi sociale, dare lezioni di stile ai suoi figli? Da chi questi giovani sbandati sia delle famiglie borghesi che delle famiglie proletarie, dovrebbero prendere lezioni di stile? E il problema per il borghese buon padre di famiglia non sarà quello di trovarsi il figlio capellone a tavola la sera a casa, ma di ritrovarsi in una valigia fatto a pezzettini da un figlio che odia i capelloni. Così come per il proletario di una famiglia che arranca, il problema non sarà quello di educare il figlio all’etica del lavoro o alla lotta sindacale, ma di trovarselo ad incendiare tutto per strada, sperando che in quell’incendio non capiti pure l’auto modesta del compagno di fabbrica della palazzina accanto.
Ci sono padri destinati a soccombere nonostante i figli non siano migliori. Ci sono generazioni che con la loro sconfitta aprono le porte all’inferno. E che questo inferno sia il benvenuto, se la liberazione umana è costretta a passare per di qua.
Rosario Zanni 5/6/2007
fonte: http://www.stampalternativa.it/wordpress/?p=364
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