di Carlo Bertani – 27 giugno 2007
Ero certo che ci si arrivava: quando si cerca d’avvisare dei possibili pericoli, ai quali siamo esposti per il mutamento climatico in atto, la prima accusa che si riceve è quella d’esser una Cassandra. Chi si permette queste calunnie, però, non ricorda molto l’epica: Cassandra, aveva ragione.
Oggi, giugno 2007, scopriamo di non riuscire a coprire la richiesta d’energia per l’accensione dei climatizzatori: 54.700 MW di punta, e la rete non ce la fa perché non c’è abbastanza energia.
Il gestore della rete non ha altra scelta che staccare a rotazioni le sezioni della rete meridionale, quella dove “succhiano” più energia perché – con 47 gradi – gli anziani iniziano a soffrire ed a rischiare la vita.
Non lanciamoci nella solita querelle delle colpe e delle responsabilità, su chi doveva fare e non ha fatto, oppure su chi ha fatto e non doveva fare: il tempo, sta scadendo. Vediamo cosa possiamo fare subito.
Anche se la captazione fotovoltaica non è ancora a buon mercato, è quella che consente rapide installazioni e di superare le emergenze: ovviamente, non quella dell’estate in corso, bensì della prossima.
I provvedimenti presi in materia dal governo Berlusconi e, oggi, da Prodi, conferiscono delle agevolazioni fiscali per l’installazione dei sistemi fotovoltaici. Il problema è che la quota compresa nelle agevolazioni è troppo bassa: poche centinaia di MW di picco.
Se la richiesta della rete è superiore ai massimi storici, e viaggiamo intorno ai 55.000 MW/h di richiesta (o pressappoco), è evidente che non possiamo affrontare l’emergenza con dei pannicelli caldi.
Chiediamo alla classe politica di elevare gli incentivi per almeno 3.000 MW di picco che, nella stagione estiva e nelle ore diurne, coincidono praticamente con una produzione reale di 3.000 MW/h. Nelle ore d’accensione dei climatizzatori, saremmo coperti dalla produzione fotovoltaica.
Invece di finanziare dubbi progetti – come quello di stivare l’anidride carbonica nel sottosuolo – cerchiamo di non generarne e di produrre energia pulita: investiamo dove sappiamo d’ottenere risultati certi.
Il risparmio energetico si attua sistemando dei collettori solari per l’acqua calda al posto dei boiler elettrici e, il precedente governo, stimò un risparmio del 3% d’energia elettrica se venivano attuati interventi come quelli austriaci. La legge è stata varata dall’attuale governo, ma è troppo farraginosa e, soprattutto, nessuno lo sa.
Poi, bisognerebbe passare agli interventi strutturali di medio periodo: il piano del ministro Matteoli, 13.000 aerogeneratori sul territorio, deve partire subito. L’attuale governo vuole incrementare quel numero? Ben venga: perché non affidare ai comuni l’impianto di quei sistemi, sull’esempio di Varese Ligure?
Con 15.000 aerogeneratori da 1 MW di picco ciascuno, per 1051 ore (media italiana) di funzionamento annuo alla massima potenza, ricaveremmo circa 1.800 MW/h in più da immettere in rete. Alla faccia di Sgarbi e di Ripa di Meana.
Sommando i due interventi di produzione elettrica, avremmo a disposizione 4.800 MW/h, ossia avremmo incrementato del 10% circa la produzione e – pur considerando che non tutti quei 4.800 MW/h sarebbero sempre disponibili (in certe ore ci può essere meno vento e più sole, ecc) – saremmo almeno fuori dell’emergenza estiva. Se si attuasse anche il risparmio sui boiler elettrici, supereremmo anche quella percentuale.
Bisognerebbe quindi passare agli interventi strutturali di lungo periodo: il recupero del piccolo e medio idroelettrico (soprattutto sui fiumi, dove un tempo c’erano migliaia di mulini) e la grande promessa, ossia il solare termodinamico.
Non dimentichiamo, inoltre, che questa è un’emergenza estiva: e se, lo stesso scenario, dovesse verificarsi d’inverno, per un brusco calo delle temperature seguito dall’accensione di milioni di stufette elettriche? Finiremmo congelati? Meglio correre ai ripari.
Come potrete notare, questo intervento è di poche decine di righe, a fronte di migliaia di ore di chiacchiere. E’ ora di finirla con i tanti “esperti” che vendono fumo: queste sono realtà, espresse in poche, semplici righe. Chi si chiama fuori, se ne assuma le conseguenze.
Carlo Bertani articoli@carlobertani.it www.carlobertani.it
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