Resi noti i contenuti della "Spe Salvi" tutta centrata sui rapporti tra scienza e fede
"La ragione deve vincere sull'irazionalità, ma non può essere staccata da Dio"
Il Papa mentre firma la sua prima enciclica
Un testo tutto centrato sul rapporto tra libertà, ragione e politica. Benedetto XVI imputa alla filosofia successiva a Francis Bacone di aver trasferito alla teologia il "collegamento tra scienza e prassi", così che la fede è stata spostata sul piano privato e ultraterreno, ed è diventata irrilevante per il mondo: la "crisi della fede è soprattutto crisi della speranza cristiana" , soppiantata dalla fede nel progresso e dalla ideologia del progresso.
L'enciclica accenna quindi ai due "grandi temi 'ragione' e 'liberta, per rilevare che "la vittoria della ragione sull'irrazionalità è anche uno scopo della fede cristiana" ma che la ragione non può essere "staccata da Dio" e che "la ragione del potere e del fare" non può essere considerata "già la ragione intera". La "ragione diventa veramente umana - rimarca il Pontefice - solo se è in grado di indicare la strada alla volontà, e di questo è capace solo se guarda oltre se stessa".
Se la ragione non è in grado di "guardare oltre se stessa", "la situazione dell'uomo, nello squilibrio tra capacità materiale e mancanza di giudizio del cuore, diventa una minaccia per lui e per il creato".
Per quanto riguarda poi la libertà, "bisogna ricordare che la libertà umana richiede sempre un concorso di varie libertà" e che "questo concorso non può riuscire se non è determinato da un comune intrinseco criterio di misura, che è fondamento e meta della nostra libertà". Detto "in un modo molto semplice", sintetizza il Papa, "l'uomo ha bisogno di Dio, altrimenti resta privo di speranza". E un '''regno di Diò realizzato senza Dio, un regno quindi dell'uomo solo, si risolve inevitabilmente nella 'fine perversa' di tutte le cose descritta da Kant".
Nell'enciclica il Papa parla anche del Giudizio universale. Esiste il Giudizio Finale di Dio e non sarà quello dell'iconografia "minacciosa e lugubre" dei secoli scorsi, ma nemmeno un colpo di spugna "che cancella tutto"; esso chiamerà "in causa le responsabilità" di ciascun uomo. Ratzinger riafferma l'esistenza del Purgatorio e dell'Inferno e lega il motivo della speranza cristiana (il filo conduttore del testo) proprio alla giustizia divina.
Anzi, Benedetto XVI afferma che proprio "la questione della giustizia costituisce l'argomento essenziale, in ogni caso l'argomento più forte, in favore della fede nella vita eterna".
"E' impossibile infatti che l'ingiustizia della storia sia l'ultima parola ", afferma in uno dei passaggi più forti della lettera.
"La grazia - spiega ancora Ratzinger- non esclude la giustizia...I malvagi alla fine, nel banchetto eterno, non siederanno indistintamente a tavola accanto alle vittime, come se nulla fosse stato".
(30 novembre 2007)
fonte: http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/esteri/benedettoxvi-17/seconda-enciclica/seconda-enciclica.html
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6 commenti:
E' stato gentile da parte del Santo Padre partecipare, anche se con un po' di ritardo, al dibattito su "fede" e "ragione" che si svolse qualche mese or sono su "L'Arpa e la Spada". Purtroppo usa anch'egli argomentazioni tautologiche ed autoreferenziali che, di conseguenza, non spostano il mio punto di vista: considerare la fede come un fatto legato al privato personale di ognuno e separarla nettamente dalla ragione e, ancor più, dalla scienza è stata una delle grandi conquiste del pensiero umano. Concordo tuttavia che la scienza, oggi, abbia un profondo bisogno d'essere guidata dall'etica: un'etica laica, intrisa di rispetto per la natura, che la liberi dall'Hubris, dall'arroganza che troppo spesso contraddistingue il suo procedere scomposto.
Come al solito, equo, sei stato chiarissimo. E puntuale. Penso non vi sia null'altro da aggiungere.
mauro
La scienza DEVE essere separata dalla fede
Adesso, lo so, mi tirerò addosso vespai memorabili... ma davvero, non c'entra nulla l'arte della ripicca. Sono semplicemente stanca di sentire sempre le solite banalità. Marx e l'illuminismo hanno fallito, dice il papa. Bene, anzi male (be' insomma, più o meno: non ho ancora deciso di schierarmi totalmente con la ragione, dato che trovo motivi di stimolo anche nel romanticismo... ma quello è un "problema" mio). Lui è il capo carismatico di una moltitudine di fedeli smisurata, diffusa su tutta la terra, mentre io sono un qualsiasi nessuno. E proprio per questo le sue parole sono più pericolose delle mie, che se va bene leggete in dieci e nemmanco siete d'accordo tutti.
Ma dico io: se Marx ha fallito perché ha detto, chessò, "proletari di tutto il mondo unitevi" - che è un invito - una dugentina di anni fa e l'appello non è stato raccolto, che dire di Gesù? Senza citare cose difficili tipo "non ammazzare" o "non commettere atti impuri" ma restando nelle cose banali, come ad esempio "non guardare la pagliuzza nell'occhio del vicino...", che successo ha mai avuto dopo duemila anni? Chi dei suoi seguaci lo segue? Secondo me il papa dimentica che un conto è il mondo fenomenico ed un altro quello delle idee, tanto per citare Platone... come dire: non è che se un'ideologia viene praticata da gentaglia che dice di seguirla ma fa tutt'altro, perde automaticamente di valore...
Mi piacerebbe vedere il giorno in cui le persone, invece di praticare la logica del "tu hai detto" "sì però tu hai fatto" si unissero per mettere in pratica la logica del BENE COMUNE. Siamo diversi? E meno male! Ma perché non usare queste diferenze per migliorare, anziché cercare di omologarci tutti ad un'aurea mediocritas che, appunto, è solo mediocre nel senso dispregiativo del termine?
Anche un'idea, anzi un'ideologia può fallire. Falliscono perchè sono troppe lontane dalla vera natura dell'uomo.
Forse dovremmo lottare perchè si affermi un'etica che tenga conto dei principi costituzionali ed anche, perchè no, di alcuni comandamenti.
Sono convinto che un uomo onesto e convinto sostenitore dei principi costituzionali sia più credibile e da preferire ad un seguace di Marx.
by Mat
"Mi piacerebbe vedere il giorno in cui le persone, invece di praticare la logica del "tu hai detto" "sì però tu hai fatto" si unissero per mettere in pratica la logica del BENE COMUNE. Siamo diversi? E meno male! Ma perché non usare queste diferenze per migliorare, anziché cercare di omologarci tutti ad un'aurea mediocritas che, appunto, è solo mediocre nel senso dispregiativo del termine?"
e ancora:
"Mi piacerebbe vedere il giorno in cui le persone, invece di praticare la logica del "tu hai detto" "sì però tu hai fatto" si unissero per mettere in pratica la logica del BENE COMUNE. Siamo diversi? E meno male! Ma perché non usare queste diferenze per migliorare, anziché cercare di omologarci tutti ad un'aurea mediocritas che, appunto, è solo mediocre nel senso dispregiativo del termine?"
Tante e tante volte, si dovrebbero ripetere queste parole, fino a che non se le mettano tutti in testa e nel cuore.
Diversamente, non si va avanti.
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