Ultimatum di Gianfranco Fini al Cavaliere: ha lacerato il centrodestra
"Berlusconi sbaglia e lo sa benissimo, purtroppo non lo riconosce"
"Cambio di strategia entro gennaio
o ognuno andrà per la sua strada"
di MASSIMO GIANNINI
Gianfranco Fini
Presidente Fini, la sua analisi non coincide affatto con quella del Cavaliere, che invece dice di aver lottato da solo, mentre voi facevate giochi di palazzo. E proprio per questo, a lei e Casini ripete "dopo tutto quello che ho fatto, solo io ho titolo per darle, le pagelle".
"Questo ragionamento per me è inaccettabile. Berlusconi sbaglia, e lo sa benissimo. Purtroppo non lo riconosce, e questo è l'errore più grande che sta commettendo. Ognuno di noi, in questo anno e mezzo, ha combattuto la battaglia politica. Con modalità diverse, con la presenza assidua dei senatori in aula, con manifestazioni di piazza. Io personalmente ho fatto un corteo a Roma con centinaia di migliaia di persone, ho organizzato convegni, ho incontrato le categorie, ho contrastato la maggioranza su tutti i temi, la sicurezza, la giustizia, il fisco. Nell'opposizione c'è stata una pluralità di sforzi. Nonostante questo, il governo non è caduto. Insomma, dopo 18 mesi vogliamo riconoscere onestamente che non sono serviti a raggiungere l'obiettivo? Vogliamo riconoscere che se nel Paese c'è una maggioranza che vuole mandare a casa Prodi, in Parlamento c'è una maggioranza che non vuole andare a elezioni anticipate?".
Berlusconi non pare convinto: dice che lui ha fatto "implodere il centrosinistra". E davvero così?
"Questo governo ha una maggioranza numerica, anche se non ha una maggioranza politica. Piaccia o no, questo è il quadro che ci si presenta dopo il voto del Senato sulla Finanziaria. Dobbiamo prenderne atto, una volta per tutte. E dobbiamo fare autocritica. Tutti, e sottolineo tutti. A partire dal risultato elettorale del 2006. Abbiamo perso per 24 mila voti: dove abbiamo sbagliato? Da allora ci siamo dati un obiettivo che non abbiamo raggiunto: dove abbiamo sbagliato?".
Tutte queste domande il Cavaliere non se le pone proprio. Lui vuole solo elezioni subito.
"Anch'io voglio le elezioni. Anch'io voglio mandare a casa Prodi prima possibile, perché questo governo fa solo danni al Paese. Lo ha detto anche Dini al Senato. Ma ora, con grande realismo, voglio chiedere a Berlusconi: qual è la strada migliore per raggiungere l'obiettivo? Quella seguita fino ad ora, evidentemente, non lo è. Lo dicono i fatti. Dopo il voto del Senato sulla Finanziaria c'è un solo modo per staccare dalla maggioranza numerica attuale quei 5 o 10 senatori, che sarebbero anche pronti a farlo, ma a condizione di non tornare a votare subito con questa legge elettorale, che per loro equivarrebbe al suicidio politico. E quel modo è l'accordo tra i Poli su una nuova legge elettorale, e possibilmente su quelle due riforme costituzionali che servono a garantire la governabilità".
Scusi se insisto. Ma Berlusconi ha detto che il dialogo sulle riforme è solo una perdita di tempo.
"Questo è un grave errore strategico. Continuare ad agitare lo spettro delle elezioni anticipate è un'assicurazione sulla vita per Prodi. Io capisco che in questi giorni Berlusconi ha i gazebo nelle piazze, e vuole galvanizzare i suoi. Ma lo aspetto al giro di boa".
E quale sarebbe il giro di boa?
"Guardiamo il quadro politico: alla Camera la Finanziaria passerà senza problemi, e il provvedimento sul Welfare sarà inserito nella stessa manovra, con un decreto su cui metteranno la fiducia. Dunque, per me il giro di boa è l'inizio dell'anno nuovo. Se in quel momento saremo in grado di rilanciare su basi nuove la nostra iniziativa politica, bene. Altrimenti ognuno andrà per la sua strada".
E nel frattempo? Cosa chiede a Berlusconi?
"Mi passi il gioco di parole: la vera cosa sbagliata, che Berlusconi non deve ripetere, è dire che non abbiamo sbagliato. Diciamo la verità: oggi il centrodestra è più lacerato di prima. Il grande consenso che registriamo nel Paese ci deriva dal fallimento cosmico di Prodi, più che dalle nostre virtù. Non abbiamo una posizione unitaria sulle riforme, cioè sulle regole del gioco democratico. E in assenza di nuove regole, a votare non si torna. Non solo: la prospettiva unitaria, ad oggi, è lontanissima".
E quindi?
"E quindi io chiedo: cominciamo a riflettere su nostri errori, per non ripeterli più. Smettiamola di dire solo "tanto prima o poi Prodi cade e noi rivinciamo", senza fare niente di costruttivo. Cominciamo a porci qualche domanda. Intanto, perché abbiamo perso le ultime elezioni? Forse è stato un errore non attuare il Patto per l'Italia, che aveva isolato le posizioni conservatrici della Cgil? Forse è stato un errore non occuparci della riforma della giustizia civile? Forse è stato un errore ridurre le aliquote Irpef, senza preoccuparci di inserire nella riforma il quoziente familiare? E poi, appunto: cosa facciamo se torniamo a governare il Paese? Non possiamo pensare di limitarci a un generico heri dicebamus. E infine, cominciamo ad elaborare una proposta sulla legge elettorale, e a discutere con il centrosinistra...".
Così allunghereste la vita di Prodi, le risponderebbe il Cavaliere.
"E vero l'esatto contrario. Io voglio che Prodi vada a casa, come e più di quanto lo voglia Berlusconi. E non voglio fargli sconti di nessun genere. È su questo che non ci capiamo. Io posso tranquillamente trattare con Veltroni sulla riforma elettorale, ma ciò non significa affatto che la mia opposizione al governo diventa meno dura. I fatti più recenti lo dimostrano: abbiamo attaccato il governo, senza pietà, sulla sicurezza nelle città come sull'immigrazione clandestina. An ha appena presentato una mozione di sfiducia per Padoa-Schioppa, sulla vicenda Petroni-Rai. L'equazione secondo la quale se tratto sulle riforme rendo la vita facile a Prodi la vede solo Berlusconi. Insisto, è vero l'esatto contrario: è più facile che Prodi cada se c'è un serio confronto sulla riforma elettorale, piuttosto che se non c'è niente di alternativo".
Infatti Prodi dice che al suo governo non c'è alternativa.
"Appunto. Vuole una prova ulteriore di quello che dico? Negli ultimi tre mesi vari cespugli dell'Unione, dalla sinistra radicale a Di Pietro o Dini, hanno minacciato di far cadere il governo sul pacchetto sicurezza o sulla manovra. Ma alla fine hanno sempre trovato il compromesso. Oggi è Mastella che minaccia la crisi. E la minaccia sul referendum elettorale, perché lì non esiste compromesso: o si fa, o non si fa. Quella è davvero la questione dirimente. Per questo dobbiamo smetterla di sottrarci al confronto".
Presidente Fini, andiamo sul pratico: se domani Veltroni la chiama, lei si siede al tavolo, anche senza il Cavaliere?
"Non c'è neanche bisogno che Veltroni mi chiami. Il confronto è già avviato. Sulle riforme costituzionali c'è in Commissione un testo già pronto per l'aula. Dobbiamo approfondirlo, perché il problema italiano, oltre che la legge elettorale, è anche il rafforzamento dei governi. Le due questioni si tengono: lo dimostrano l'esperienza francese, dove c'è il maggioritario abbinato al semi-presidenzialismo, e quella tedesca, dove il proporzionale si associa al cancellierato. In Italia, sui modelli elettorali la situazione è più complessa. Siamo divisi noi, ma la confusione è massima anche nel centrosinistra".
Veltroni ha fatto una proposta mista, italo-franco-ispanica. La convince?
"Il suo mi pare il tentativo di tenere insieme modelli non conciliabili. Ma soprattutto, Veltroni parla a nome di tutta la coalizione? Questo non l'ho proprio capito. Io, per parte mia, resto affezionato ad una logica maggioritaria e bipolare".
Quindi lei boccia il modello tedesco che molti, a partire dall'Udc, considerano l'unico possibile terreno d'incontro bipartisan?
"Ogni Paese ha la sua storia. E lo dico soprattutto agli amici dell'Udc. In Germania Schroeder si condannò alla sconfitta annunciando prima del voto che in nessun caso avrebbe mai fatto accordi con Lafontaine. In Italia, se lasciassimo i partiti liberi di decidere le alleanze dopo il voto, sarebbe il caos".
A proposito di Udc. Cosa dice il "borsino" dei suoi rapporti con Casini? Colpite uniti nella critica al Cavaliere, ma marciate sempre divisi per contendervi la sua eredità?
"La politica va oltre le questioni personali. Non c'è dubbio che sul sistema tedesco noi siamo fortemente contrari, mentre Casini è fortemente contrario al referendum. Ma abbiamo il dovere di cercare insieme una sintesi. Anche perché è evidente a tutti che, se c'è una possibilità di trovare un'intesa sulla riforma elettorale, questa nasce dal terrore diffuso nei confronti del referendum. E questo conferma che siamo stati lungimiranti a sostenere la raccolta delle firme".
Quanto le ha bruciato il Cavaliere che va a benedire Storace?
"Un vero leader dovrebbe lavorare per unire, non per alimentare i frazionismi".
Dica la verità: quanto l'ha amareggiata l'offensiva di Mediaset sulle sue vicende personali? Le sono bastate le scuse?
"Di nuovo, le questioni personali in politica non c'entrano nulla. Quando si parla di informazione, in Italia il primo problema è la Rai. Poi, certo, si pongono anche i problemi legati al duopolio. In ogni caso, il problema non è il rapporto privato tra Berlusconi e Fini. Il problema è la strategia e il destino di questo centrodestra".
Che secondo lei è a rischio...
"É a rischio, perché non si è fatto quello che ha fatto il centrosinistra con il Partito democratico. Loro si sono mossi, noi siamo fermi. Io ormai mi sono stancato di parlare del "partito dei moderati". Berlusconi ha detto che per lui è "un sogno nel cassetto". Peccato che poi ha buttato le chiavi...".
Ma secondo lei, a questo punto, la leadership del Cavaliere è in pericolo?
"Dipende solo da lui. Se continua a considerarsi infallibile, e a scaricare la colpa sugli altri, è chiaro che si indebolisce sempre di più".
(18 novembre 2007)
fonte: http://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/politica/cdl10/fini-intervista/fini-intervista.html
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2 commenti:
Prove generali del futuro Grande Inciucio.
Adesso stanno implodendo loro?
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