Critiche anche sulla legge elettorale
Nessuna meraviglia, nessuna presa alla sprovvista, quello di Gianfranco Fini è un attacco vero e proprio. Destinatario, per la seconda volta in due giorni, Silvio Berlusconi e il suo Ppl, «o come diavolo si chiama». Lunedì il leader di An aveva liquidato il nuovo partito di Berlusconi con un «non se ne parla proprio». Il giorno dopo, è scontro sulla legge elettorale. «Campata per aria» la richiesta di Forza Italia di andare alle elezioni subito dopo le riforme, un semplice «restyling di Forza Italia» l´idea del partito del Popolo delle Libertà. La mossa di Berlusconi, secondo Fini, non era nemmeno così imprevedibile: «Ha cercato solo di uscire da una condizione di difficoltà politica, visto che il governo non è caduto, come lui auspicava, e io e altri alleati gli chiedevamo un cambio di strategia».
Ma quello di Fini è un altolà a tutti gli effetti: «Se Berlusconi pensa di portare gli elettori di An a votare il suo partito – dice il leader di Alleanza Nazionale – si sbaglia di grosso: non considera il fatto che spesso gli elettori sono più avveduti e intelligenti degli eletti». Ma non è una strada sbarrata: «Se invece pensa a un nuovo processo aggregativo, eravamo d'accordo ieri e lo siamo oggi». E gli ricorda un giorno lontano, quel 2 dicembre del 2006, il giorno della manifestazione a piazza san Giovanni: «Richiamo lui e me stesso – dice fini – all'impegno di tener fede a quanto ci chiedeva il popolo del centrodestra il 2 dicembre: unità sui valori e sui programmi. Quali sono i programmi del Pdl, quali sono i valori di riferimento? quali sono le regole? sono pronto a discutere di tutto questo, ma non mi si dica, "io il partito l'ho fatto, chi vuole entrare entri"».
Fini è duro, forse anche perchè un po´ di paura su come uscirebbe An dal nuovo sistema elettorale, ce l´ha: «Evitare la frammentazione e fare le riforme è interesse di tutti, altrimenti siamo all'ingovernabilità. non credo che Veltroni e Berlusconi vogliano essere i pilastri della politica italiana e mettere all'angolo gli altri. La politica è più complicata, non è solo distribuzione delle carte: e noi non ci sentiamo né intimiditi né all'angolo». Per questo, ribadisce Fini, Alleanza nazionale «è pronta a discutere del proporzionale», a patto che sia garantito «il bipolarismo».
Intanto, oltre allo scontro nella Cdl, è giro di valzer su quale sia il sistema migliore per far diventare governabile questo paese. Tutto, come si è detto, propende per un proporzionale corretto, un tedesco alla spagnola, un veltronellum, un vassallum, chiamatelo come vi pare. Proposta lanciata da Walter Veltroni e a cui l´opposizione si è detta disponibile anche se «con lui – avverte il ministro Turco riferendosi a Berlusconi – bisogna sempre andare a vedere le carte, e stringerlo a una posizione univoca e che si traduca in fatti». Già, i fatti: anche il capogruppo del Prc al Senato, Giovanni Russo Spena, invita a mettere da parte le dichiarazioni su giornali e tv e a «riportare la questione della legge elettorale alla sede istituzionale: il provvedimento è incardinato in Senato – spiega – e la commissione Affari costituzionali ha già svolto numerose sedute. Il presidente Bianco è senz'altro in grado, a questo punto, di presentare un testo in grado di raccogliere un adeguato consenso parlamentare».
Ma sulla legge elettorale che dovrà sostituire la famigerata "porcata" di Calderoli, si dividono anche Rifondazione e Comunisti Italiani. Fausto Bertinotti e Franco Giordano elogiano ovunque il sistema tedesco. «C'è la base di partenza per una discussione sulla legge elettorale sul modello tedesco – spiega il presidente della Camera – che con l'uscita di Berlusconi, naturalmente, acquista un peso ulteriore». «Bisogna affrettare i tempi», gli fa eco il segretario Giordano. Ma il Pdci non ci sta e tira le orecchie ai colleghi della Cosa rossa. «Il sistema elettorale tedesco, con il superamento del bipolarismo – dice Manuela Palermi, capogruppo del Pdci al Senato – non è che il ritorno alla prima Repubblica: è la vittoria del trasformismo – prosegue la Palermi – presto Pd e Ppl si accorderanno su un governo istituzionale per riscrivere la costituzione». «È necessario che la maggioranza si riunisca per elaborare una proposta collegiale e condivisa – ribadisce Pino Sgobio, capogruppo del Pdci alla Camera – Anche all'interno del centro-sinistra, non ci possono essere alcuni che decidono per altri».
A temere di più il nuovo assetto elettorale, sono ovviamente i piccoli partiti, che temono di essere penalizzati da una soglia di sbarramento troppo bassa. Li rassicura a parole il capogruppo del Pd alla Camera, Antonello Soro: «Non c'è alcun atteggiamento pregiudizialmente punitivo nei confronti di qualcuno. Le riforme non si fanno contro qualcuno, ma per migliorare la qualità della democrazia». E Veltroni fa di più: martedì mattina ha incontrato in Campidoglio il ministro della Giustizia, nonchè segretario dell´Udeur, nonchè guru dei piccoli che non vogliono abbassare la testa, Clemente Mastella.
Pubblicato il: 20.11.07
Modificato il: 20.11.07 alle ore 17.50
fonte: http://www.unita.it/view.asp?idContent=70758
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1 commento:
La tanto aspettata implosione alla fine c'è stata: nel centrodestra!
Sulla legge elettorale, per il momento, c'è solo tanta confusione
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