"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

domenica 3 giugno 2007

La pazza: Cindy Sheehan















Avevo conosciuto Cindy Sheehan con internet, era arrivato il suo messaggio di dolore e di rabbia con la velocità della rete. Ne ero stata trafitta come tante nel mondo. Anch'io sono contro la guerra, totalmente. Anch'io sono madre. C'era una differenza, lei il figlio lo aveva perso. La sua protesta e la sua lotta avevano una marcia in più e quel di più, che aveva significato l'infinita perdita, lo ammetto mi era parso un magico antidoto per sedare quella paura atavica della perdita, della morte.
Per motivi diversi ma sempre dolorosamente uguali nella sottrazione, dal 2001, da Genova dove ho camminato per tre giorni, iniziai quella ricerca negli altri e in me di lotta all'omertà, alla menzogna accomodante e senza sosta ho fatto scelte piccole e grandi di vita, mi sono data e ho preso, conoscenza e memoria, speranza e riflessione, energia ed amarezza.
Conobbi nel 2002 a Genova, un anno dopo, a piazza Alimonda la madre di Carlo Giuliani, conobbi nel luglio 2006 la madre di Federico Aldrovandi sempre lì a Genova. Cindy era in mezzo dal 2004, quando perse il figlio Casey, così lontana e così vicina. Sapevo come tutti delle sue lotte estenuanti, della sua capacità e della sua ostinazione, lei, antipolitica per eccellenza, chiara come nessuna, toccante senza nessuna sbavatura.
In queste manciate di anni, stasera mi si affolla la mente delle migliaia di donne senza nome che hanno perso la vita, il loro compagno, i figli, le persone più care. Mi si affolla la mente dei ricordi di quelle che ho avuto la fortuna di incontrare, che avevano un volto reale, madri della pace, donne curde, palestinesi, afgane, africane, turche, argentine, filippine, indiane, americane, cubane, venezuelane, israeliane, francesi, inglesi, spagnole, greche, tedesche, italiane e ancora ancora...
Non ho viaggiato per il mondo, sono stata a Parigi e ad Atene per due Social Forum, sono stata a Bruxelles una volta, per manifestare contro la Bolkestein, sono stata in Italia, nel mio paese, ho ascoltato le voci che mi arrivavano per la strada, al mercato, al lavoro, nella vita, ho letto i giornali, ho letto la posta in rete, ho guardato le immagini che oggi neanche arrivano più delle guerre quotidiane.
Le emozioni di queste donne sono state come le maree, alte-basse, flussi e riflussi, fragori di violenze e di sorrisi, silenzi sommessi di calme piatte e rantoli di risacca, forza inaudita delle tempeste, carezze di onde che arrivano stanche, ma arrivavano, sempre.
Oggi è arrivata tradotta anche la lettera di addio di Cindy. Se ne va. Esce fuori dal sistema, come lei lo definisce. Si è usata, è stata usata, da tutte e da tutti.
Sembra rimanere tra le righe dei comunicati e delle notizie, solo la sua pazzia, quella folle lucida forza che l'ha spinta alla sfida dei signori della guerra. Ha scoperto di avere tanti amici e tanti nemici, ha scoperto le carte, il trucco di chi pensa possa contenere e mercificare il dolore di una donna.
Ho saputo della sua decisione da un messaggio di un uomo, che trova nella sua lettera tante questioni comuni all'Italia, sono ore che aspetto un comunicato femminile, femminista, per ora non c'è. Ci sarà magari nella notte, domani, nei prossimi giorni. Per ora ci sono io, che come una scema, continuo a scrivere e chiedo come far giungere a lei, a Cindy tutta la gratitudine per quello che ha insegnato, per quello che ci ha fatto sognare, per quello che ha reso possibile. Cindy ha messo a nudo tutta la corruzione e la devastazione del sistema globale, del paese mondo dove i nemici sono anche amici, dove si gioca a Mercante in fiera con la pace e la guerra, Cindy ha corso come un uragano, capace di correre e sparire.
Ma Cindy, passando, non ha fatto del male a nessuno, è solo stanca e passa il testimone.
Grazie per averci fatto partecipi della tua vita e di non aver avuto paura.
Ti definiranno una pazza, lo sei, sei malata d'amore, come solo una donna sa esserlo.

Doriana Goracci | altre lettere di Doriana Goracci

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LA LETTERA DI CINDY

il manifesto del 30 Maggio 2007


Gli Stati uniti e la guerra

Mamma pace non abita più qui


Il movimento per la pace americano perde la sua icona più rappresentativa «Questa è la mia lettera di dimissioni da volto del movimento anti-guerra americano». Tradita, insultata, malata, divorziata, la «peace mom» Cindy Sheehan scrive al «suo» sito: basta, raccolgo i cocci e torno a casa


Cindy Sheehan


Dopo che Casey è stato ucciso ho dovuto sopportare un sacco di calunnie e di odio, soprattutto dal momento in cui sono diventata la cosiddetta faccia del movimento americano contro la guerra. Ma soprattutto da quando ho rinunciato anche ai pochi legami che mi erano rimasti con il partito democratico, altro fango mi è stato gettato addosso da blog «liberal» come Democratic Underground. Essere chiamata «puttanella egocentrica» e sentirmi dire «che liberazione» sono stati tra gli insulti più teneri.
Oggi, il Memory day per i veterani, sono arrivata ad alcune strazianti conclusioni. Non sono il frutto di riflessioni del momento ma di una meditazione che va avanti da almeno un anno. Le conclusioni alle quali sono lentamente e con estrema riluttanza giunta sono davvero strazianti per me.
La prima conclusione è che sono stata la beniamina della sinistra finché mi sono limitata a protestare contro Bush e il partito repubblicano. Certo, sono stata diffamata ed etichettata dalla destra che mi ha definito uno strumento del partito democratico per emarginare me e il mio messaggio. Come potrebbe una donna avere un pensiero originale o lavorare al di fuori del sistema bipartito?
Ma quando ho cominciato a trattare il partito democratico con lo stesso metro di giudizio usato per quello repubblicano, il sostegno alla mia causa ha cominciato ad erodersi e la «sinistra» ha cominciato a gettarmi addosso gli stessi insulti della destra. Suppongo che nessuno mi abbia ascoltato quando ho detto che la questione della pace e di coloro che muoiono senza ragione non è questione di «destra o sinistra» ma di «giusto e sbagliato».
Mi ritengono una radical perché credo che le politiche partisan dovrebbero essere accantonate quando centinaia di migliaia di persone muoiono a causa di una guerra fondata su bugie, sostenuta allo stesso modo da democratici e repubblicani. Mi meraviglia che persone così acute nelle argomentazioni e precise come un raggio laser quando esaminano le menzogne, i travisamenti e gli espedienti politici di un certo partito, rifiutino di riconoscerle nel loro proprio partito. La cieca lealtà di partito è pericolosa da qualunque parte venga. I popoli del mondo ci considerano, noi americani, come delle caricature perché consentiamo ai nostri leader politici tanta libertà omicida. Se non troviamo alternative a questo corrotto sistema bipartitico la nostra repubblica rappresentativa morirà e sarà sostituita da quello verso cui stiamo rapidamente discendendo senza incontrare resistenza: il deserto fascista delle corporations. Io vengo demonizzata perché quando guardo una persona non ne vedo il partito o la nazionalità ma il cuore. Se qualcuno sembra, veste, agisce, parla e vota come un repubblicano, perché dovrebbe meritare sostegno solo perché si definisce democratico?
Sono anche arrivata alla conclusione che se faccio quel che faccio perché sono «una puttanella egocentrica» allora c'è davvero bisogno che mi impegni di più. Ho investito tutto quel che avevo nel tentativo di portare pace e giustizia a un paese che non vuole né l'una né l'altra. Se una persona vuole entrambe, normalmente non fa niente di più che passeggiare in una marcia di protesta o sedere al computer criticando gli altri. Io ho speso ogni centesimo che avevo, quel denaro che un paese «grato» mi ha dato quando hanno ucciso mio figlio, e ogni penny guadagnato da allora con conferenze o vendita di libri. Ho sacrificato un matrimonio durato 29 anni e viaggiato a lungo dalle sorelle e dal fratello di Casey. La mia salute ne ha risentito e sono in arretrato con i conti dell'ospedale dall'estate scorsa (stavo quasi per morire), perché ho usato tutte le mie energie per cercare di fermare il massacro di innocenti compiuto da questo paese. Sono stata chiamata con ogni nome spregevole che una mente miserabile può pensare e sono stata più volte minacciata di morte.
La conclusione più devastante raggiunta questa mattina, tuttavia, è che Casey è davvero morto per nulla. Il suo prezioso sangue versato in un paese lontano dalla sua famiglia che lo amava, ucciso dal suo stesso paese che è legato e guidato da una macchina da guerra che controlla anche quel che pensiamo. Da quando è morto ho tentato di tutto per dare un senso al suo sacrificio. Casey è morto per un paese che si preoccupa più di chi sarà il prossimo american idol che di quante persone saranno uccise nei prossimi mesi mentre democratici e repubblicani giocano alla politica con le vite umane. E' davvero doloroso rendermi conto di aver creduto a questo sistema per tanti anni, e Casey ha pagato il prezzo di quella obbedienza. Ho ingannato il mio ragazzo, ed è ciò che mi fa più male.
Ho anche cercato di lavorare all'interno di un movimento pacifista che spesso pone gli ego al di sopra della pace e degli esseri umani. Questo gruppo non lavorerà con quell'altro; lui non parteciperà se ci sarà anche lei; e perché Cindy Sheehan ottiene tutta quell'attenzione? Difficile lavorare per la pace quando il movimento che a questa si richiama è così diviso.
I nostri coraggiosi giovani uomini e donne in Iraq sono stati abbandonati lì indefinitamente da leader codardi che li muovono come pedine su una scacchiera di distruzione, e il popolo iracheno è destinato alla morte e a un destino peggiore della morte da gente a cui stanno più a cuore le elezioni che le persone. Tuttavia in cinque, dieci, quindici anni le nostre truppe torneranno a casa zoppicando dopo un'altra abietta sconfitta e dieci, venti anni dopo i figli dei nostri figli capiranno che i loro cari sono morti per nulla, perché anche i loro nonni avevano creduto in questo sistema corrotto. George Bush non sarà mai sottoposto a impeachment perché se i democratici scavano troppo, potrebbero dissotterrare anche i propri scheletri. E il sistema si perpetuerà all'infinito.
Io riprenderò tutto ciò ho lasciato e tornerò a casa. Tornerò a casa per fare da madre ai figli sopravvissuti e cercare di riguadagnare qualcosa di ciò che ho perduto. Cercherò di mantenere e alimentare alcuni rapporti positivi trovati nel corso del viaggio al quale sono stata costretta dalla morte di Casey, e tenterò di ripararne alcuni altri tra quelli che sono andati in pezzi da quando ho iniziato questa solitaria crociata per cercare di cambiare un paradigma che ora, temo, è scolpito in inamovibile, inflessibile e menzognero marmo.
Camp Casey è servito allo scopo. Ora è in vendita. C'è nessuno che vuole cinque splendidi acri a Crawford, Texas? Esaminerò ogni ragionevole offerta. Sento dire che anche George Bush traslocherà presto... il che incrementa il valore della proprietà.
Questa è la mia lettera di dimissioni da «faccia» del movimento americano contro la guerra. Questo non è il giorno della mia sconfitta, perché non rinuncerò mai a tentare di aiutare i popoli del mondo danneggiati dall'impero dei buoni, vecchi Stati Uniti d'America. Ma ho finito di lavorare dentro, o fuori, questo sistema. Questo sistema resiste con forza a ogni aiuto e divora chi cerca di aiutarlo. Io ne esco prima che consumi totalmente me o ogni altra persona che amo, e quel che resta delle mie risorse.
Good-bye America. Non sei il paese che io amo, e alla fine ho capito che per quanto mi sacrifichi non posso fare di te quel paese, a meno che non lo voglia anche tu.
Ora, tocca a te.

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Dai genitori di un alpino "morto in missione umanitaria"
inviato da: Anna Cremona e Angelo Garro · il 2/6/2007 · alle: 13:39 · email: angelogarro@alice.it

Lettera a "Il Manifesto"

Siamo Anna e Angelo Garro di Milano, genitori del defunto alpino Roberto Garro di 19 anni (vedere: www.alpinorobertogarro.it ) leggiamo solo adesso della Carovana contro la guerra, carovana a cui avremmo partecipato volentieri considerato che da nove anni noi con il nostro camper e da soli affrontiamo questo tour di protesta in giro per l’Italia; tour che ci approntiamo ad affrontare fra pochi giorni, il 18 giugno 2007 partendo da Milano e terminerà a Trapani in Sicilia e ritorno allo scopo di contattare altri familiari di militari caduti in tempo di pace.
Inoltre in occasione del 2 giugno, vi abbiamo appena inviato una nostra lettera dal titolo "2 giugno 2007: L’urlo di rabbia continua" così come abbiamo fatto inviandola a tutta la stampa italiana, vari politici e molti cittadini simpatizzanti; rito che compiamo ormai da nove anni, anche se nessuno delle nostre istituzioni risponde. Nostro rammarico è stato constatare che nemmeno Voi la avete pubblicata. Tornando alla Carovana contro la guerra, sarebbe nostro desiderio l’anno prossimo in occasione del 10° Anniversario della scomparsa di nostro figlio partecipare alla Vostra Carovana se avvertiti per tempo per poterci preparare adeguatamente. Vorremmo poter allegare una foto del nostro camper adibito appositamente in memoria di nostro figlio e dei molti altri caduti in servizio o in "Missioni di pace" a causa dell’uranio impoverito, ma non sappiamo come fare per allegarla.
Un cordiale saluto.
Anna Cremona e Angelo Garro Tel. 02.7389527 - 338.9351886 e-mail: angelogarro@alice.it Via Castel Morrone, 5 20129 Milano (Italy)

-- Doriana Goracci

2007-05-31 17:42:38

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Di seguito la nostra risposta alle dimissioni di Cindy Sheehan.

U.S. Citizens for Peace & Justice - Rome
info@peaceandjustice.it
http://www.peaceandjustice.it

Come cittadini statunitensi apprendiamo con profondo dispiacere la notizia delle dimissioni di Cindy Sheehan dal movimento contro la guerra. Abbiamo avuto occasione di conoscerla durante i suoi viaggi in Italia e l´abbiamo seguita e sostenuta, anche se da lontano, nel suo impegno contro questa guerra ignobile e nella sua lotta per promuovere un vero cambiamento nel nostro paese.

Con il suo messaggio chiaro e semplice, ma altrettanto forte, Cindy ha portato la gente comune a scendere nelle strade. Ha dato coraggio ai familiari dei militari e ai militari stessi di rompere il muro di silenzio. Per più di due anni ha viaggiato attraverso tutti gli Stati Uniti e in tutto il mondo portando il suo messaggio di pace. Ha partecipato a innumerevoli incontri,
dibattiti, fiaccolate, proteste, manifestazioni e atti di disobbedienza civile. Il tutto con il dolore di una madre che ha perso il figlio in Iraq.

È del tutto comprensibile, dunque, la sua stanchezza. Come anche la sua delusione di fronte ad un Congresso a maggioranza democratica che continua a finanziare una guerra che è già costata le vite di tanti statunitensi e tantissimi iracheni, che non rispetta la volontà della gente che l´ha votata, che cede alle politiche di un presidente che sta solo al 28% nei sondaggi.

Ci dispiace della decisione di Cindy, ma siamo comunque consapevoli e riconoscenti del suo contributo al movimento. L´importanza di quanto da lei fatto è testimoniata in numerosi siti, blog, forum e mailing list inondati da messaggi di sostegno e di gratitudine, anche da tutto il mondo, insieme alle promesse di continuare a portare avanti il suo lavoro con maggiore determinazione.

Ed è quello che anche noi statunitensi di Roma intendiamo fare. Perché siamo convinti che cambiare si può. È tutto merito del movimento pacifista il recente voto alla Camera per il ritiro dall´Iraq entro 90 giorni, che non è passato ma ha visto ben 169 democratici e 2 repubblicani votare a favore. Inoltre il voto che ha tanto deluso Cindy Sheehan, e tutti noi, sul finanziamento per continuare la guerra, ha comunque visto 140 deputati e 14 senatori votare contro. Sono risultati inimmaginabili un anno fa.

La sfida continua, e il lavoro che ci aspetta è lungo e duro. Ci vorrà tanto impegno e perciò dobbiamo gustare ogni vittoria per poter tirar avanti. Vogliamo prendere la lettera di Cindy, per quanto triste, non come una sconfitta ma come una chiamata all´azione. Cindy ha già dato tanto. Come dice lei stessa alla fine della sua lettera, ora tocca a noi.

Statunitensi per la pace e la giustizia, Roma

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie ancora a voi due e a Doriana Goracci, che non conosco ancora personalmente ma che considero mia amica elettiva già da un po', avendo vissuto insieme le oscure vicende del "non citato" giornale online...(e di quelli pseudo giornali nascenti!)
Ho cercato di fare una pagina "degna" anche io sul mio blog.
Un caro , carissimo saluto