"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

giovedì 1 novembre 2007

Cattive notizie in banca, le Borse crollano



La crisi dei mutui non è finita: Citigroup e Credit Suisse mettono ko i listini

Pesanti ribassi in Europa. Wall Street in profondo rosso. Unicredit perde attorno al 5%


MILANO – Le Borse correggono pesantemente la rotta, dopo alcune settimane di moderato ottimismo. La mazzata è arrivata ancora una volta dalle banche: i conti negativi di Credit Suisse, con un calo dei profitti del 31% dovuto a 1,9 miliardi di dollari di svalutazioni, principalmente per effetto della crisi dei mutui subprime, e le nuove preoccupazioni sull’americana Citigroup, hanno trascinato in rosso i listini su entrambe le sponde dell’Atlantico.

ROSSO IN BORSA - In Europa, i mercati finanziari perdono attorno a un punto e mezzo percentuale. Peggio ancora va a Milano, dove l’S&P/Mib cede attorno al 2%, peggiorando ulteriormente dopo l’apertura negativa di New York. Tra i titoli peggiori c’è Unicredit, che alcuni giorni fa aveva ammesso un miliardo di perdite potenziali per i clienti per operazioni sui derivati legate ai mutui subprime: i titoli dell’istituto guidato da Alessandro Profumo perdono addirittura il 6%.

LA TEMPESTA - Le azioni di Citigroup, nel frattempo, crollano dell'8% circa. Unicredit è partita male insieme all'intero comparto bancario europeo, che ha risentito dei brutti dati trimestrali dell banca svizzera Credit Suisse. I titoli del colosso Usa sono stato travolti dalla revisione al ribasso del giudizio da parte di alcune banche d’affari che temono che l'istituto americano possa essere costretto a vendere degli asset o possa ridimensionare i dividendi per recuperare liquidità. Credit Suisse ha anche detto che «è troppo presto» per dire quando termineranno le difficoltà nel credito dopo la bufera estiva innescata dalla crisi dei mutui americani. Credit Suisse cede circa il 3%, Barclays il 3,6%, Ubs il 4,5% e Hsbc l'1,8%.

PIGNORAMENTI RADDOPPIATI - Nel frattempo, sul settore dei mutui, continuano ad addensarsi nubi minacciose: negli Stati Uniti si è registrata un'impennata dei pignoramenti immobiliari, che nel terzo trimestre sono addirittura raddoppiati rispetto al 2006, superando quota 600.000 (635.159). Dai dati emerge che almeno una famiglia su 196 non riesce più a sostenere la rata del mutuo e perde la casa. In 45 dei 50 Stati americani si è avuto un aumento dei pignoramenti e si arriva a un boom nel Nevada con un caso ogni 61 proprietari di una abitazione. Con il forte aumento dei pignoramenti, sale a dismisura il numero di case messe sul mercato, aggranvando il calo dei prezzi.

LA FED INTERVIENE - Al culmine della giornata nera delle Borse è arrivato l'annuncio dell'intervento della Federal Reserve: la banca centrale americana ha soccorso i mercati con un'iniezione di liquidità da 41 miliardi di dollari, una tra le più ingenti dallo scorso agosto, quando la crisi dei mutui mise ko le Borse di mezzo mondo. L'operazione è stata effettuata per evitare un «credit crunch», ovvero una strozzatura della liquidità a disposizione del sistema bancario e delle imprese. Solo 24 ore prima, la Fed aveva tagliato i tassi di riferimento per i Fed Funds di un quarto di punto, fissandoli al 4,50%. La Fed continua a considerare «fragili» le condizioni del mercato finanziario. Lo stesso numero uno, Ben Bernanke, ha precisato che ci vorrà «diverso tempo» perché il sistema torni a funzionare normalmente.

VOLA IL PETROLIO – Dei venti di crisi risente anche il petrolio, che giovedì ha infranto tutti i record precedenti, toccando i 96 dollari al barile e puntando ormai diritto verso la soglia dei 100 dollari. Negli ultimi tre anni, il rialzo rappresenta quasi un raddoppio delle quotazioni dell’oro nero: oltre 46 dollari guadagnati dalla fine dell'estate 2004 quando un barile si aggirava sui 49 dollari (+90% rispetto ai prezzi di tre anni fa). Solo negli ultimi 10 mesi il greggio sui mercati internazionali ha registrato un balzo di 40 dollari al barile, passando dai 56 dollari di gennaio scorso agli attuali 96. Un aumento di quasi il 75% che ha portato l'oro nero a superare i livelli dei grandi shock petroliferi degli anni '80, (al netto dell'inflazione il greggio si attestò sui 76 dollari nel 1980).


01 novembre 2007

fonte: http://www.corriere.it/economia/07_novembre_01/Borse_profondo_rosso.shtml

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1 commento:

Anonimo ha detto...

..giro giro tondo, è falso il mondo - è falsa la terra ...tutti giù per terraaaaa.

Mat