I costi della flessibilità non ricadano solo sui giovani
«I salari in Italia sono troppo bassi». É l'allarme che il governatore di Bankitalia Mario Draghi ha lanciato nella sua relazione all'apertura della 48esima Riunione Scientifica Annuale della Società Italiana Economisti all'Università di Torino. «Occorre che il reddito torni a crescere in modo stabile» ha detto Draghi che ha fatto presente che «nel confronto internazionale, i livelli retributivi sono in Italia più bassi che negli altri principali paesi dell'Unione europea. Secondo i dati Eurostat relativi alle imprese dell'industria e dei servizi privati nel 2001-2002 la retribuzione media oraria era, a parità di potere d'acquisto, di 11 euro in Italia, tra il 30 e il 40 per cento inferiore ai valori di Francia, Germania e Regno Unito».
«Una ripresa della crescita del consumo - ha spiegato - è fondamentale per il benessere generale, per la crescita del prodotto, per la stabilità finanziaria. Destinatari e protagonisti di questo processo sono i giovani». I giovani, sostiene Draghi, potrebbero comprimere la loro propensione al consumo in ragione «di un reddito permanente atteso più basso che in passato» e della «discontinuità della vita lavorativa». La precarietà è uno dei fattori del rallentamento dei consumi quindi. Questo perchè i costi della flessibilità sono pagati per lo più dai giovani. Una deriva che deve essere evitata per il numero uno di Bankitalia che ha fatto riferimento a Regno Unito e della Germania. Gli esempi di questi Paesi dimostrano che è possibile adottare «metodi di flessibilità più equamente distribuiti con il contratto di lavoro».
2 commenti:
Se n'è accorto pure Draghi?
Il problema vero sembra la mancata crescita del pil, salari bassi, consumi bassi, produzione che si fotte, crisi piccole medie industrie, crisi mutui, banche in affanno, risparmi erosi, recessione.
E il governo ????
Mat
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