"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

martedì 23 ottobre 2007

Il governo si salva sull'orlo della crisi

Il chiarimento in Consiglio dei ministri con le parole di Prodi che riconosce "la fiducia alla magistratura e alla sua autonomia e alle politiche del governo sulla giustizia"

Tra Mastella e Di Pietro è pace armata
Intanto al Senato la maggioranza regge (157 voti contro 156) sul decreto fiscale
Anche il Guardasigilli è andato a votare. Bertinotti: "Il malato ha preso il brodino"


ROMA - Hanno chiarito ma restano distanti. Non hanno fatto la pace ma almeno hanno smesso, per ora, di minacciare dimissioni e crisi di governo. L'ennesima giornata "bollente" di governo e maggioranza sul doppio fronte del Consiglio dei Ministri con il nodo Mastella-Di Pietro e poi del Senato con l'inizio della votazione sul decreto fiscale, alla fine si è risolta con un serrate le righe, basta polemiche e esternazioni e ognuno pensi a lavorare. Da qui a dire che i problemi sono risolti, ovviamente, ce ne corre. I cerotti che tengono insieme l'esecutivo sono sempre di più. E se un'altra giornata a rischio è arrivata in fondo senza danni irreparabili, almeno un'altra ce ne sarà in questa settimana: tra giovedì e venerdì, quando l'aula di Palazzo Madama dovrà licenziare il decreto e votare gli emendamenti. Solo allora si saprà se la capogruppo dell'Unione (e del partito democratico) Anna Finocchiaro ha realizzato il solito miracolo di tenere insieme i voti necessari e se la presunta e tanta sventolata compravendita di senatori delusi della ex Margherita da parte di Silvio Berlusconi è andata a buon fine.

Una giornata comunque campale, con repentini cambi di posizioni, la posta continuamente rialzata, minacce, veleni e febbre altalenante. Una giornata che è possibile suddividere in tre momenti.

La mattinata, la minaccia di Mastella - L'altolà del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ("basta liti, l'inchiesta di Catanzaro vada avanti") segna l'avvio della giornata. Una doccia fredda per sedare i bollenti e polemici spiriti dei due ministri in causa, il Guardasigilli e l'ex pm Di Pietro che spesso si pronuncia sulla giustizia quasi fosse un ministro-ombra. Comunque di buona mattina, nello studio di Omnibus-La7 ci prova Di Pietro a minimizzare: "Non esiste un caso Di Pietro-Mastella: è un problema di politica giudiziaria del governo di centrosinistra". Alle undici è convocato l'ufficio politico dell'Udeur. Alla fine, poco dopo mezzogiorno il Guardasigilli chiarisce la posta in gioco: "Voglio che l'inchiesta vada avanti"; "non intendo pronunciare più il nome del De Magistris"; "pretendo dal governo un chiarimento definitivo sulla politica della giustizia di questo esecutivo". Ovverossia, tradotto: o si chiarisce una volta per tutte chi è il ministro della Giustizia e se svolge il suo mandato con la fiducia del governo oppure sono dimissioni. Con queste posizioni in campo ben definite, a fine mattinata si riunisce l'Unione per contarsi in vista della solita votazione thriller del pomeriggio sul decreto fiscale. I conti sembrano tornare ad Anna Finocchiaro che però dice: "Tanto prima deve essere risolto del Consiglio dei ministri...".

Prima del consiglio dei ministri, le grandi manovre dell'Idv - Il Consiglio è convocato per le quattro del pomeriggio. Tra l'ora di pranzo e l'avvio della riunione arrivano segnali contrastanti che testimoniano dell'irrequietezza nel partito di Di Pietro. Nello Formisano, capogruppo dell'Idv al Senato sembra chiudere la questione quando dice: "Le parole di Mastella che chiede che l'inchiesta vada avanti, ma velocemente, per non lasciare i cittadini-elettori nel lembo dell'incertezza sono sagge e forse le uniche che andavano pronunciate fin dall'inizio". Nodo sciolto? Una conferma in questo senso sembra arrivare verso le quindici quando l'ufficio politico dell'Idv annulla "la manifestazione di venerdì 25 convocata da Di Pietro per chiedere al governo di chiarire la sua linea sulla giustizia". Significa che il chiarimento c'è già stato. Di fronte a questi due segnali positivi ne arrivano però altri due di segno opposto. Donadi, capogruppo dell'Idv alla Camera, dichiara: "Io la fiducia a Mastella non la rinnovo". E i senatori dell'Idv fanno propria l'interpellanza di Rifondazione e Sd che chiedono a Mastella di non chiedere più il trasferimento del pm De Magistris. Così, di fronte a Prodi che entra a palazzo Chigi serrando i denti e dicendo: "Crisi? Sono tranquillissimo", i rumors tra Montecitorio e Palazzo Chigi parlano di "decesso del governo". Questione di ore. O minuti.

Ore 20: "Tutto a posto, niente crisi". La terza parte della giornata va raccontata dalla fine, per semplificare un intreccio che si snoda dalle quattro in poi tra palazzo Chigi e palazzo Madama. Pochi minuti prima delle otto il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio esce dalla riunione e dice: "Tutto a posto, niente crisi". Ecco cosa è successo nel mezzo, in quelle quattro ore. La riunione del Cdm comincia dando la parola a Mastella e poi a Di Pietro. Ognuno ribadisce la sua posizione e alla fine Prodi prende la parola per dire: "Confermiamo la piena fiducia al ministro Guardasigilli, alla magistratura e alla sua autonomia e alle politiche del governo sulla giustizia che sono sempre state approvate all'unanimità". Un paio di contentini a ciascuno. C'è ancora un battibecco tra i due. "Vorrei cercare un punto di accordo con Mastella" avrebbe detto Di Pietro. "Il rigore morale mi impedisce di avere a che fare con te" sarebbe stata la replica di Mastella. Prodi avrebbe tolto la replica ad entrambi e i lavori sono proseguiti con l'esame del pacchetto sicurezza. A quel punto, sono circa le cinque e mezza, Mastella lascia palazzo Chigi per andare al Senato dove si stanno per votare la pregiudiziali di costituzionalità del decreto fiscale. Tra le file della maggioranza ci sono due assenti (Franca Rame e Luigi Pallaro). Alla maggioranza servono 157 voti per respingerle. Li porta a casa, uno per uno, grazie ai senatori a vita Colombo e Andreotti. "Il governo tiene, andiamo avanti" può alla fine dire Anna Finocchiaro. Il presidente della Camera Fausto Bertinotti ricorre alla metafora: "Il malato ha preso il brodino". Però, ha aggiunto, "tante persone che sembrano malate poi durano a lungo". L'Unione tutta oggi ha dato un segnale chiaro di voler andare avanti ritirando gli emendamenti alla manovra finanziaria. Erano più di mille. Sono rimasti i 446 dell'opposizione.

(23 ottobre 2007)

fonte: http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/politica/tensioni-unione/il-governo-tiene/il-governo-tiene.html

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5 commenti:

Anonimo ha detto...

In verità, in verità vi dico che non me ne ...... frega!!!
Ogni volta che la palla è messa al centro, io mi sento un "piccolo" cittadino.
Con il diritto di poter finalmente urlare ....VFC :-)
ps: così mi suggerisce il mio psicanalista.

Mat

Equo ha detto...

Dunque: su una torre ci sono Mastella, Di Pietro, Berlusconi e Casini. Chi buttate giù?
Io butto giù la torre.

elena ha detto...

Come misura cautelativa supplementare, propongo di far saltare l'isola su cui sorge la torre: sia mai che lì intorno (alla torre) ci sia qualche altro figuro che cerca di entrare...
Scherzo - non tanto perché pacifista, visto che il mio pacifismo finisce dove comincia l'intollerabile egoismo e supponenza altrui (opinione personale, chiaro...) ma perché quella povera isola non m'ha fatto nulla... Peccato! :)

Equo ha detto...

Suggerimento per Yaris: non accadrà, ma se un prof decidesse di criticare la tua condotta tu potrai, in rapida successione:
A) rivolgerti al preside e farlo rimuovere dall'incarico;
B) dire a tua madre che è una congiura e che se non ti concede piena fiduca tu te ne vai di casa e metti in crisi la famiglia;
C) continuare con una condotta esecrabile, ma con la certezza che tutti chiuderanno entrambi gli occhi;
D) candidarti alle prossime elezioni nelle liste dell'UDEUR.

Franca ha detto...

Povera Finocchiaro!