"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

lunedì 22 ottobre 2007

Mastella-De Magistris: la minaccia sul governo


Jacopo Matano, 22 ottobre 2007

L'affaire Why Not comincia a pesare sulla Finanziaria e sulla tenuta dell'esecutivo.

L'Udeur minaccia di votare no al Senato: "se facciamo schifo ce ne andiamo".

A Catanzaro il procuratore generale rende nota l'avocazione dell'inchiesta, e Mastella ironizza: "il governo è come il Libano..."


Una guerra a tutti gli effetti. Civile nella forma, perché combattuta all'interno della stessa coalizione di governo. Ma incivile nei modi, perché rischia di compromettere l'esistenza stessa di questa coalizione, e il voto del 9 aprile. L'ira funesta del Clemente Mastella, reduce dalla battaglia all'ultimo sangue di ieri con Di Pietro, si trasforma nello spettro che già da qualche giorno aleggia nelle stanze di Montecitorio e Palazzo Madama e sulla testa di Romano Prodi. In sostanza, l'Udeur potrebbe non votare la Finanziaria, mandando a casa il governo. "Se si continua sulla cattiva strada e non ci sarà un chiarimento, verificheremo anche la possibilità di non votare il decreto sulla Finanziaria", tuona il capogruppo al Senato Tommaso Barbato. Ipocrisia nei confronti di Mastella e del suo partito, denunciano il senatore e i suoi colleghi spostando definitivamente la polemica sorta dal caso De Magistris sul piano di un possibile ricatto numerico nell'Aula (e sul provvedimento) per il quale la maggioranza trema ad ogni votazione. "C'è troppa ipocrisia. Se facciamo schifo, se siamo indigesti a qualcuno, noi ce ne andiamo", chiude.


BEIRUT, ITALIA - Il ministro della Giustizia, a Benevento per la festa della polizia penitenziaria, unisce la sua voce al fuoco amico e sfodera similitudini mediorientali: "La situazione del Governo è come quella della guerra libanese. Se Prodi riesce a superare questo momento, è lui l'eroe nazionale, e quindi avrà dimostrato capacità e quel 'fattore c' che gli attribuiscono". Su questo fattore c, il guardasigilli si tiene dal dire di più. Sul conflitto libanese, invece, spiega: "All'interno della comunità libanese è guerra continua, ci sono maroniti contro cristiani, cristiani contro Hezbollah. La stessa cosa vale all'interno del Governo".
Il ministro hezbollah Antonio Di Pietro, dalla sua, risponde con tiepida verve sul suo blog, cauto dopo la tempesta di ieri scatenata dalla sua richiesta di "trasferire" Mastella ad altre mansioni: "Abbiamo iniziato con l'indulto e finiamo con la delegittimazione dei magistrati. Io ho chiesto una cosa al presidente del Consiglio, al Consiglio dei ministri e al Parlamento, l'ho chiesto da ministro in carica e da presidente di un partito che tiene in piedi questa maggioranza: ci si deve interrogare su quale politica giudiziaria vogliamo fare per questo Paese. Voglio sapere - aggiunge - se il ministro della Giustizia vuole questa nuova politica o se si sia ridotto ad essere una longa manus di chi vuole bloccare le indagini".


INCHIESTA AVOCATA - Seicentoventi km a sud di Roma, sul fronte della Procura Generale di Catanzaro l'atmosfera resta molto calda. Stamattina è arrivata, puntuale, la comunicazione del provvedimento con il quale il procuratore generale Dolcino Favi avoca a sé l'inchiesta Why Not. Un provvedimento adottato formalmente venerdì scorso ma notificato oggi, che sottrae l'inchiesta a De Magistris e consente al procuratore generale di scegliere tra il condurre personalmente l'inchiesta, il farsi affiancare da uno dei sostituti della procura generale, o chiedere al Procuratore della Repubblica l'applicazione di un sostituto. In tutti e tre i casi l'inchiesta andrà avanti, anche se l'avocazione ha già fatto saltare la deposizione del teste più "ricercato" del''inchiesta, ovvero Pino Tursi Prato, l'ex consigliere regionale socialista ed ex commissario delle Asl di Cosenza, condannato in via definitiva a 6 anni per associazione mafiosa (voto di scambio). Nelle testimonianze rese al pm de Magistris dal carcere di Vibo Valentia in cui sta scontando la pena, Tursi Prato avrebbe fatto riferimento -secondo quanto riportato dalle agenzie- alle telefonate intercorse nel 2006 tra l'imprenditore Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle opere della Calabria, Romano Prodi, allora commissario Ue, e Clemente Mastella, oltre agli altri politici locali indagati.


LE CAUSE - Nelle motivazioni dell'avocazione, il procuratore generale Favi critica a De Magistris la modalità di iscrizione nel registro degli indagati di Mastella, perché avvenuta "con personale iniziativa, senza preventiva comunicazione e comunque senza previo concerto" con il procuratore capo Mariano Lombardi. Per Favi il pm si sarebbe "costantemente sottratto" ai controlli dello stesso Lombardi. Accanto a ciò, resta, secondo il procuratore generale, l'incompatibilità del pm per aver "pubblicamente denunciato la sua personale convinzione di essere soggetto ad intimidazioni e condizionamenti, dipendenti dalle sue attività di indagine", intimidazioni consistenti in "insistite attività degli organi ministeriali di vigilanza". E resta, infine, il "conflitto di interessi" di De Magistris, che "appare ed è davvero evidente, in considerazione della circostanza di essere il magistrato contemporaneamente inquisito disciplinarmente dal ministro Mastella ma anche inquisitore in sede penale della persona che rivesta la carica di ministro guardasigilli".

Tornando a Roma e guardando Palazzo Chigi, si ha l'impressione che l'affare De Magistris -ormai tramutato in "affaire"- andrà disinnescato il prima possibile. Non basterà infatti "aspettare dicembre", ovvero la decisione del Consiglio Superiore della Magistratura, come auspica oggi il prudentissimo presidente della Camera ("siamo in attesa di una decisione del Csm, e io credo che in questo caso bisognerebbe evitare commenti, tacere e affidarsi al Csm"). Non basterà perché per quella data l'ordigno potrebbe essere già esploso.

fonte: http://www.aprileonline.info/4686/mastella-de-magistris-la-bomba-sulla-finanziaria

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Berlusconi: "E' l'ora di voltare pagina"
Fi in piazza contro Prodi a metà novembre
Proprio in quei giorni la Finanziaria sarà alla prova del voto nell'aula del Senato

Fini: "Se cade il governo andiamo al voto con questa legge elettorale"


ROMA - Silvio Berlusconi chiama la piazza "per voltare pagina e mandare a casa il governo Prodi". Chiama il popolo azzurro per il 17 e il 18 novembre, due giorni dopo il voto del Senato alla Finanziaria. Non esattamente una manifestazione ma "dibattiti, gazebi, incontri, eventi", qualsiasi cosa pur di fare pressione sui cittadini e sull'attuale maggioranza e voltare pagina una volta per tutte. L'appello è per la metà di novembre, il periodo in cui il Cavaliere considera "più a rischio" il governo e comunque "inevitabile" la sua caduta. Una mossa inusuale, quella del leader di Fi: quasi che l'annunciata "compravendita" di senatori della ex Margherita non stia andando a buon fine; o che tema il compattarsi di qualche maggioranza variabile sul pacchetto riforme in aula alla Camera. Riforme che, se approvate, suonerebbero come una proroga in bianco per il governo Prodi.

Anche Fini sembra annusare aria di crisi. E in serata, dopo un'altra giornata di rilanci sul tipo di legge elettorale ("avanti con il modello tedesco" ha detto Francesco Rutelli), il presidente di An dice: "Se dovesse cadere il governo siamo pronti ad andare alle urne con questa legge elettorale". Niente modello tedesco nè fotocopie di tipo proporzionali. Una mano a Berlusconi che vuole le urne il prima possibile.

L'appello alla piazza arriva tramite lettera ai suoi parlamentari con cui annuncia una nuova mobilitazione azzurra. "Ti prego - scrive il leader azzurro - di contattare tutte le iscritte e gli iscritti di Forza Italia per una grande mobilitazione da organizzare per il 17 e il 18 novembre attraverso gazebo, dibattiti, diffusione di volantini e altre iniziative per mettere al corrente più cittadini possibile del nostro impegno al fine di mandare a casa questa sinistra dannosa e pericolosa".

L'ex presidente del Consiglio, dunque, continua a guardare alla seconda settimana di novembre come data probabile per la caduta dell'esecutivo Prodi. "Più grande sarà la mobilitazione in ogni angolo del Paese, più forte sarà la possibilità di tornare subito al voto per restituire la parola al popolo sovrano" scrive l'ex presidente del Consiglio.

Berlusconi ritiene ormai che il governo abbia le ore contate: "Gli italiani ne hanno abbastanza. Sono stanchi di assistere ogni giorno al desolante spettacolo dell'ingovernabilità assunta a sistema, sono stanchi di vendette sociali consumate sulla loro pelle, sono stanchi di un governo ostaggio dei diktat della sinistra estrema".

Il leader azzurro lancia un messaggio chiaro ai suoi: "Per questo - sostiene - è l'ora di voltare pagina e di recapitare l'avviso di sfratto al governo delle tasse, dei tesoretti estorti e dello sfascio politico e morale".

L'Agenzia giornalistica Italia è in possesso della lettera integrale. Scrive Berlusconi: "Il ritorno delle sinistre al governo contro il volere della maggioranza degli elettori ha purtroppo riportato indietro di dieci anni l'orologio della politica e ha fatto riemergere una nuova, e forse più grave emergenza democratica (...)". Dichiarata l'emergenza, è facile fare leva sul sentimento dell'antipolitica. "L'unico governo occidentale che annovera dei partiti che ancora, orgogliosamente, sono e si definiscono comunisti, sta trascinando l'Italia dentro un tunnel senza uscita, scavando un solco tra il Palazzo e cittadini che rischia di diventare incolmabile".

Senza appello il giudizio sull'esecutivo Prodi. "L'Unione - aggiunge Berlusconi - tra i comunisti e la ex sinistra democristiana ha perpetuato l'antico patto di spartizione del potere nato sotto l'ombrello ideologico del cattocomunismo, riproponendo vecchi vizi e vecchie logiche politiche, con un governo che assomma impotenza ed arroganza e che blocca, come una pesante zavorra, lo sviluppo del Paese (...)". E impietoso l'elenco dei record negativi collezionati dall'Italia "in mano alle sinistre" tra cui "la tassazione più eccessiva e l'immigrazione senza controllo, che ha abbassato in misura inaccettabile il livello della sicurezza dei cittadini".

(22 ottobre 2007)

fonte: http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/politica/tensioni-unione/berlusconi-manifestazione/berlusconi-manifestazione.html

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