Carlo è un piccolo imprenditore edile ligure che acquista appartamenti, li ristruttura e poi il rivende. In questo modo mantiene dignitosamente la sua famiglia. Paga le tasse e ha un fatturato che giustifica l'assunzione di qualche dipendente. Siccome Carlo ha cominciato dalla gavetta e tuttora, quando è necessario, usa le braccia, ha un occhio particolarmente attento nel valutare la capacità lavorativa dei suoi muratori, che sono anche dei colleghi.
Di Enrique, un ragazzo di venticinque anni originario dell'Ecuador, Carlo ha subito apprezzato la serietà - "E' puntualissimo, altro che certi italiani che arrivano al lavoro mezzo addormentati dopo aver passato la notte in discoteca" - e la perizia. Tanto che, un anno e mezzo fa, ha presentato la domanda per l'assunzione internazionale.
Enrique, infatti, lavorava da clandestino. E Carlo, il suo datore di lavoro, violava la legge. Ma era in buona, e soprattutto numerosa, compagnia. Secondo stime del sindacato degli edili della Cgil, i lavoratori stranieri impiegati nel settore sono il 25 per cento del totale. "Ma - ha dichiarato il segretario nazionale Franco Martini - sappiamo che un altro 25 per cento lavora in nero o è irregolare". Com'è noto, l'emersione del lavoro nero è un obiettivo del sindacato condiviso da tutto il mondo politico. La decisione di Carlo andava in questa direzione. Il seguito dimostrerà che non è stato premiato. Al contrario.
Ma prima è necessario ricordare il meccanismo delle assunzioni internazionali. Secondo la legge, il datore di lavoro dovrebbe individuare il lavoratore nel suo paese di origine e, senza averlo mai visto, assumerlo.
Una strana pretesa e, infatti, le assunzioni internazionali sono un sistema per regolarizzare lavoratori che già si trovano in Italia. Quando arriva il decreto, a fare la fila alle poste sono gli stessi immigrati, non i datori di lavoro. E' un fatto noto a tutti. Tanto che al tempo del governo Berlusconi, i leghisti polemizzarono col ministro dell'Interno Beppe Pisanu domandandogli perché mai quei lavoratori in fila, che erano quasi certamente irregolari, non venivano individuati ed espulsi. La cosa finì là: tutti, anche i leghisti, sono consapevoli della somma ipocrisia della legge.
Una legge che, inoltre, è applicata male. Tra la domanda e la risposta spesso passa più di un anno. Infatti, a distanza di un anno e mezzo, Carlo e Enrique ancora l'attendevano. E nell'attesa, come sempre, lavoravano. Stavano lavorando alla ristrutturazione di un casale nel Basso Piemonte quando, due mesi fa, sono stati circondati dai carabinieri che scortavano un ispettore del lavoro. Carlo è rimasto sorpreso: "Eravamo in una zona isolata, non ci vedeva nessuno".
Ma la sorpresa maggiore è stata scoprire che la domanda di regolarizzazione di Enrique è diventata la prova della sua colpevolezza: se ne aveva chiesto l'assunzione internazionale, Carlo sapeva che era un clandestino. Non l'avesse chiesta, avrebbe potuto raccontare - come fanno in casi analoghi molti datori di lavoro in nero - che Enrique era arrivato là proprio dieci minuti prima del blitz. Probabilmente se la sarebbe cavata senza danni. Invece si è preso una multa di ottomila euro ed Enrique ha avuto l'ordine di espulsione. E' chiaro che, se incontrerà un altro Enrique, Carlo non commetterà più lo stesso errore. Continuerà, come tanti suoi colleghi, a violare la legge. Ma si può chiamare "legge" un sistema di norme delle quali si dà per scontata la violazione?
(glialtrinoi@repubblica.it)
Di Enrique, un ragazzo di venticinque anni originario dell'Ecuador, Carlo ha subito apprezzato la serietà - "E' puntualissimo, altro che certi italiani che arrivano al lavoro mezzo addormentati dopo aver passato la notte in discoteca" - e la perizia. Tanto che, un anno e mezzo fa, ha presentato la domanda per l'assunzione internazionale.
Enrique, infatti, lavorava da clandestino. E Carlo, il suo datore di lavoro, violava la legge. Ma era in buona, e soprattutto numerosa, compagnia. Secondo stime del sindacato degli edili della Cgil, i lavoratori stranieri impiegati nel settore sono il 25 per cento del totale. "Ma - ha dichiarato il segretario nazionale Franco Martini - sappiamo che un altro 25 per cento lavora in nero o è irregolare". Com'è noto, l'emersione del lavoro nero è un obiettivo del sindacato condiviso da tutto il mondo politico. La decisione di Carlo andava in questa direzione. Il seguito dimostrerà che non è stato premiato. Al contrario.
Ma prima è necessario ricordare il meccanismo delle assunzioni internazionali. Secondo la legge, il datore di lavoro dovrebbe individuare il lavoratore nel suo paese di origine e, senza averlo mai visto, assumerlo.
Una strana pretesa e, infatti, le assunzioni internazionali sono un sistema per regolarizzare lavoratori che già si trovano in Italia. Quando arriva il decreto, a fare la fila alle poste sono gli stessi immigrati, non i datori di lavoro. E' un fatto noto a tutti. Tanto che al tempo del governo Berlusconi, i leghisti polemizzarono col ministro dell'Interno Beppe Pisanu domandandogli perché mai quei lavoratori in fila, che erano quasi certamente irregolari, non venivano individuati ed espulsi. La cosa finì là: tutti, anche i leghisti, sono consapevoli della somma ipocrisia della legge.
Una legge che, inoltre, è applicata male. Tra la domanda e la risposta spesso passa più di un anno. Infatti, a distanza di un anno e mezzo, Carlo e Enrique ancora l'attendevano. E nell'attesa, come sempre, lavoravano. Stavano lavorando alla ristrutturazione di un casale nel Basso Piemonte quando, due mesi fa, sono stati circondati dai carabinieri che scortavano un ispettore del lavoro. Carlo è rimasto sorpreso: "Eravamo in una zona isolata, non ci vedeva nessuno".
Ma la sorpresa maggiore è stata scoprire che la domanda di regolarizzazione di Enrique è diventata la prova della sua colpevolezza: se ne aveva chiesto l'assunzione internazionale, Carlo sapeva che era un clandestino. Non l'avesse chiesta, avrebbe potuto raccontare - come fanno in casi analoghi molti datori di lavoro in nero - che Enrique era arrivato là proprio dieci minuti prima del blitz. Probabilmente se la sarebbe cavata senza danni. Invece si è preso una multa di ottomila euro ed Enrique ha avuto l'ordine di espulsione. E' chiaro che, se incontrerà un altro Enrique, Carlo non commetterà più lo stesso errore. Continuerà, come tanti suoi colleghi, a violare la legge. Ma si può chiamare "legge" un sistema di norme delle quali si dà per scontata la violazione?
(glialtrinoi@repubblica.it)
fonte: http://www.repubblica.it/2005/b/rubriche/glialtrinoi/legge-lavoro-nero/legge-lavoro-nero.html
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5 commenti:
Trasalisco! :O
Senz'altro per la notizia, ma più che altro perché ero entrata qua per postarla...ri:O
Ma che è, telepatia?
Comunque la notizia mi pare un'ottima esemplificazione della porcata di questa legge.
(per un attimo ho persino pensato di averla postata minuti fa senza ricordarmene...pensate come sto...;)
Finchè non si avrà il coraggio di accettare che il bene comune(compreso TUTTO QUELLO CHE NE CONSEGUE)non è soltanto di una parte, questi saranno i risultati.
Hanno distrutto il mio essere socialista,aiutando ,accettandola e sostenendola una legge di M come la 30 ,che aiuta i troppi Montezemolo & co(badate bene non il capitalismo e gli imprenditori onesti che nulla hanno a che fare con le cordate e simili)così come aiutarono gli stessi con le casse integrazioni del mangia mangia imprenditoriale,sindacale e perchè no dei tanti lavoratori che non aspettavano altro che poter stare a casa per lavorare ....in nero (ovviamente più C.I.G.)
Che schifo la previdenza che deve farsi carico degli errori manageriali e diventare assistenza sulle spalle dei cittadini.
No caro Montezemolo: non è da 12 anni che non si governa per la democrazia e per il popolo ma è da molto di più.
Nulla per i giovani o meno che vogliono avviare una propria attività.
Nulla per garantire le imprese in difficoltà attraverso i licenziamenti che garantiscano in modo giusto l'accesso al salario di disoccupazione di chi ,SENZA ALCUNA COLPA, perde il proprio lavoro.
No interessa altro.
Interessa sta 'azzo di flessibilità anticamera della precarietà perenne,quelle che secondo alcuni.... stanca!
Certo le panze piene di chi ha mamma è papà... ma gli altri?
La Flessibilità quella con la effe maiuscola,quella che dovrebbe garantire lo sviluppo imprenditoriale e invece riempie le tasche di una sola parte di questa categoria e per giunta disonesta.
Ah maledetto Stato servo di tutti e di nessuno,succube delle mafie di ogni genere,splendido esempio del mondo fatto per i furbi .
Ah maledetta parte politica, preda degli imbecilli ,serva del potere ,ancorata ad un mondo che non c'è più e capace di dimenticare l'ideale concreto,rendendo vano il nostro amore.
Migliaia di Enrique e migliaia di Carlo ci attendono se la musica e i suonatori saranno sempre gli stessi a raccontarcela e il nuovo che avanza lo liquidano,bontà loro come antipolitica.
Come previsto Buenaventura!
"La borghesia a pezzi il suo mondo dovrà fare"
Chissà se avevi messo in conto che prima di perire.... in borghesi ci trasformò tutti.
Suerte
Val
Le solite leggi italiane...
Non ho approfondito l'argomento pià di tanto, ma essendomi senbrato strano il comportamento di carlo, ho cercato su internet e, almeno così mi sembra, la legge consente di regolarizzare soggiorno e lavoro.
Carlo ha usato una procedura "sospetta", richiedendo un'assunzione dall'estero, anzichè regolarizzare quella in essere. Forse sapeva che non avrebbero mai risposto o che sarebbe passato molto tempo.
Mat
http://www.comune.torino.it/stranieri-nomadi/stranieri/servizi/fare/sogg_lav_sub.htm
http://www.provincia.torino.it/sportellosociale/immigrazione/si07
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