Che tradotto vorrei che suonasse così, oggi: una goccia di solidarietà scava la roccia della nostra indifferenza.
Vi ricordate?, negli avvisi ai naviganti di sabato parlavo di Morgan e della sua iniziativa solidale. Ecco, adesso è decollata. Grazie alla sua segnalazione ed all'essersi attivati di parecchi blogghisti, qualcosa per un povero uomo abbandonato e malato faremo.
Innanzitutto, di nuovo, il link al blog di Morgan - che vi consiglio caldamente, non solo per la vicenda "in corso": http://acmedelpensiero.blogspot.com/
Poi, ovviamente, il link per mandare il vostro contributo a City Angels: http://www.cityangelsroma.org/comeaiutarci.htm
inserendo nella causale "per Benito".
E poi un paio di considerazioni: chi di noi, almeno una volta, non si è sentito in colpa per aver parlato a vuoto di solidarietà e non aver saputo poi bene come manifestarla? Chi non è stato nauseato da Telethon o Unicef o tutte quelle organizzazioni pseudo-umanitarie sempre a caccia di sostegni economici, ma che – purtroppo – utilizzano quanto raccolto SOLO IN MINIMA PARTE per beneficiare i destinatari dichiarati? Non voglio generalizzare. Conosco alcune organizzazioni (di cui alcune linkate al mio sito) che devolvono al centesimo i soldi raccolti (e guarda caso sono quelle a bilancio certificato…) e non voglio in alcun modo deprimere la voglia di fare del bene che anima chi a queste collette partecipa. Però questa volta si tratta di aiutare una persona che ci sta vicino… e lo so che dovrebbe pensarci la sua famiglia, o lo stato, o le varie assistenze… ma non viviamo nel mondo che vorremmo (altrimenti non avrei neppure aperto questo blog) ed appunto per questo è nostro dovere cercare di cambiarlo, e non solo a parole. Se quest’uomo sarà costretto ad attendere i tempi burocratici, probabilmente sarà troppo tardi… lui ha bisogno ADESSO.
E lo so che questa donazione non è detraibile dalla dichiarazione dei redditi… ma una volta, vogliamo fare qualcosa di gratuito? Solo per la gioia di dire “io c’ero”?
Per i comunisti, vale la frase di Martin: “il miglior modo di dire una cosa è farla”. Per i cristiani, vale “ama il prossimo tuo come te stesso” o, a scelta, “fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te”. Per gli uomini di buona volontà vale la coscienza di aver fatto qualcosa di buono.
2 commenti:
Bravo Morgan e brava Elena che segnala sempre le iniziative degne di ntoa. Sono andata sul blog di Morgan: è davvero UMANO quello che fa. Ci sarò sicuro...ma perché non mettono anche l'opzione carta di credito per gli studenti incasinati che così possono donare da casa? :)
A parte tutto, un piccolo quasi fuori tema: c'era una trasmissione che si chiamava "Gli invisibili" di Marco Berry, l'ex iena per intenderci. Beh, era davvero uan trasmissione bellissima e molto umana, in cui Berry con incredibile tatto e senza commiserazione ma semmai solo umana pietas, parlava con i senzatetto della loro esperienza di vita, e viveva nelle loro condizioni per un paio di giorni. Poi c'era la parte più concretamente televisiva, che però non disprezzavo perché sembrava davvero sortire i suoi effetti: il senzatetto riceveva telefonate in diretta. Il fatto è che, come dice Morgan, spesso passiamo accanto a queste persone ignorandole, facendo finta che non esistano. Molti senzatetto si vergognano delle loro condizioni, e..."spariscono". Ebbene, grazie a quella trasmissione, non erano poche le telefonate di ex-colleghi, ex-amici, ex-conoscenti che non avevano avuto più notizie dell'interessato, e si offrivano di aiutarlo in qualche modo o di trovargli un lavoro, uan sistemazione.
Forse sarò ingenua ma a me quella pareva davvero una televisione di servizio, con un approccio rispettoso, di tatto e non spettacolare. Mi spiace vedere che Berry ritorni con uno spettacolo di illusionismo...
Certo non siamo nei panni di Berry.. è anche probabile che un certo tipo di televisione non abbia incontrato il.. gusto dei piani più alti. Quello che manca a questo tipo di trasmissioni è la possibilità di poter seguire l'evolversi degli eventi a lungo nel tempo. Voglio dire: parecchie mani, sull'onda dell'emotività, si saranno tese, ma per quanto? Rispondere a un bisogno è in qualche modo accollarsi parte della vita delle persone a cui diciamo, si, noi ci siamo.. E se è da una parte gratificante, dall'altra può risultare assai gravoso, anche in termini economici. Per questo dobbiamo dire un grazie enorme a quei volontari (come in City Angels) che spendono parte della loro vita in aiuto dei più deboli, mentre a noi chiedono anche solo il corrispettivo di un caffè. Tante gocce fanno un mare. E nel mare della solidarietà c'è posto per tutti.
mauro
Posta un commento