Come mai non succedeva da diversi anni, il festival-baraccone di Sanremo ha rivelato un personaggio degno di attenzione.. Piuttosto scomodo, per la verità.. ma credo che pochi, al momento di votarlo, se ne siano resi conto. Ovviamente. Ovviamente, perché altrimenti non lo avrebbero votato. Farlo vincere è un po come trasformare spettatori e critici in tanti Tafazzi.. Visone divertente. Il ragazzo ha numeri notevoli, impegno civil-demenziale ma sempre intelligente e una vena artistica che promette molte cose buone per il futuro. Leggetevi l'intervista che segue, tratta da Alteredo (http://www.alteredo.org/), è piuttosto illuminante sul personaggio.. D'altra parte, come si dice?, se non son matti non li vogliamo..
mauro
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Pronto, Simone…
Ciao, Edoardo.
Ciao. Mi hanno detto che abbiamo poco tempo…
Dimmi tutto, tranquillamente.
La prima domanda è relativa alla mia città, Firenze, con la quale hai un legame particolare: la canzone di apertura del primo album, Fabbricante di canzoni, era la bellissima Senza, che viene da qui, da Firenze, e l’ha scritta Cristiano Sciascia, un cantautore fiorentino che suona al Porto di Mare. La canzone ha una quindicina d’anni ma era rimasta inedita fino a quando non l’hai incisa tu…
Ho frequentato Firenze per circa tre anni e mezzo, perché avevo una fidanzata lì. E le mie prime canzoni le ho fatte ascoltare proprio al pubblico fiorentino, all’Eskimo e al Porto di Mare. Senza non era inedita ma comunque non era conosciuta al grande pubblico.
Mentre la prima traccia di questo nuovo disco, Dall’altra parte del cancello, è una rivisitazione de L’Italiano di Toto Cutugno. Come mai?
È stato un esperimento che iniziato nei miei concerti dal vivo, all’inizio del tour dell’estate passata. Improvvisavo pezzi diversi su una base rock, e l’ho fatto anche per questo di Toto Cutugno che acquistava tutto un altro senso, grazie ad un arrangiamento che lo ha stravolto totalmente. E si è rivelato molto attuale, con l’ultima parola cambiata: ho sostituito Sono un italiano, un italiano vero con un italiano nero. Cambia totalmente il senso del testo, perché in questo caso a cantarlo è un immigrato.
E anche l’inizio del pezzo è stato cambiato: prima di attaccare con l’Italiano c’è una citazione da Bella ciao….
È una registrazione che ho fatto in un ex manicomio con uno dei matti che ho intervistato, che ha cominciato a cantare. Gli ho chiesto di cantare Bella ciao e lui l’ha improvvisata, storpiandola. E mi sembrava un buon inizio per questo disco.
Hai citato il tema portante del disco: i matti. Non ti voglio tediare con domande su Sanremo, te ne hanno fatte milioni, come su questa canzone. Te ne farò solo una: sui matti i luoghi comuni si sono sempre sprecati: follia e genialità, follia e rifiuto della società. Quando invece, come tu racconti, sono essenzialmente dei malati e dei ghettizzati. Il cammino per emanciparsi da questi luoghi comuni, è da oggi, grazie a te, un po’ più in discesa?
Sicuramente la canzone è andata a toccare qualcosa che ci appartiene, che appartiene alla nostra società. Chi più chi meno, tutti abbiamo avuto a che fare o conosciamo la storia di qualche matterello che abbiamo conosciuto… Quindi, la canzone è stata come uno strumento. Io stesso, durante l’esibizione al Festival, stavo fermo, immobile sul palco, perché volevo dare importanza alla canzone e non alla sua interpretazione.
Sicuramente c’è stato un piccolo risveglio nei confronti di questo tema: si sono avvicinati e mi hanno contattato anche dei politici molto importanti per poter realizzare insieme delle cose. Ciò che mi preoccupa però è che, come accade sempre in Italia e come dice Marco Paolini, in Italia lo scandalizzarsi dura il tempo di un orgasmo. Dura troppo poco lo stupore.
Cercherò comunque di portarlo avanti questo progetto, che comunque è nato al di là di Sanremo. E portare avanti questo disco, che contiene molte altre cose, altri messaggi, altre problematiche, come quello dei precari.
Per chiudere sul tema dell’igiene mentale: parliamo del libro. Credo che nasca dalla necessità di ampliare un ragionamento che nella forma-canzone ha trovato forse eccessivi limiti di spazio e vincoli… Oltre dalla volontà, appunto, di allargare il dibattito.
Esatto. Sono delle canzoni espanse. È stato un viaggio e mi è venuto facile raccontare quello che stavo vedendo. Tra l’altro sono legato a Firenze perché, grazie alla compagnia di Scandicci Gogmagog ho scoperto l’esistenza delle lettere dei ricoverati di Volterra.
Il titolo del disco, Dall’altra parte del cancello, richiama una canzone di Giorgio Gaber del 1973, tratta da Far finta di essere sani. E tu hai detto spesso di essere cresciuto a Gaber e De André. Far finta di essere sani richiama poi in pieno le tematiche del tuo lavoro con i matti. Dunque, qual è il tuo legame con Giorgio Gaber?
È un legame molto forte. Tra l’altro ho adottato la sua formula del teatro-canzone per i miei spettacoli. Sono molto affezionato a Gaber e quando è morto ho sentito la sua mancanza, lo seguivo con grande rispetto e con grande stima. È stato un rivoluzionario.
Nel nuovo disco c’è una canzone che mi ha particolarmente colpito e che è dedicata a Piero Welby. Il nome di Welby non viene mai menzionato e neppure la parola eutanasia. Hai già ampiamente dimostrato in passato di essere molto sensibile ai temi della laicità: penso a Prete e a Bastonaci Signore che sono rimaste tuttora inedite, censurate. A questo proposito lo scorso Natale tu hai scritto una email ad un mio amico, Hereticus, che gestisce un blog che si chiama Clerofobia. In quella email dicevi ad Hereticus che avresti pubblicato Prete in questo nuovo disco, ma così non è stato…
Ci sono stati problemi molto grossi. Ho lottato fino all’ultimo momento per inserirla nel disco, e alla fine hanno vinto loro. Mi dispiace molto. Comunque, per chi vuole andarla a cercare, Prete si trova su internet, facilmente e anche gratis. Mi dispiace perché è una canzone a cui tengo particolarmente, che esprime una protesta, una polemica. In quella canzone ci sono anche dei luoghi comuni sulla Chiesa, però, in qualche modo, sono cose che pensano in tanti.
Anche in Senza, la canzone di Cristiano Sciascia, c’era una seconda strofa fortemente anticlericale. C’è quindi, nel tuo percorso artistico, questo tema molto forte. Pensiamo alla canzone su Welby…
Sì, lo sento come un tema portante perché sono cose che ci toccano tutti i giorni. Vuoi o non vuoi, l’influenza della Chiesa sulle nostre vite è molto presente. Ce l’abbiamo col fiato sul collo.
In Prete usi un’espressione molto forte: “Il cristianesimo è la più grande bugia della storia”. Si può capire come una frase del genere possa portare ad essere censurati…
Beh, sì, ci sono tante frasi forti all’interno di quel brano. Il fatto di affermare che il cristianesimo è la bugia più grande della storia sicuramente è qualcosa che può creare dei problemi. Infatti c’è stato poi un articolo sull’Indipendente in cui Massimo Introvigne mi ha attaccato pesantemente per questo testo. E ho continue scariche di messaggi nella mia casella di posta elettronica da parte di aderenti a Comunione e Liberazione. Però è un fastidio che in qualche modo mi fa piacere perché vuol dire che c’è una certa reazione. Se ci fosse stato il silenzio, allora mi sarei preoccupato.
Nonostante non sia mai stata edita. Figuriamo invece se…
Esatto, hai detto bene, nonostante non sia mai stata edita…
A questo punto possiamo ben esultare di una grande novità: per la prima volta sale sul trono di Sanremo un libero pensatore, un ateo! È uno scandalo!
Ahahah! È uno scandalo dici? Ben vengano questi scandali allora! Ed è una novità, come no, certo.
Il pubblico e la giuria di Sanremo forse non sapevano che stavano votando un ateo di tal fatta…
Questo non lo so, comunque penso che abbiano votato la canzone. Se poi uno si mette a pensare alla fazione politica o alle convinzioni di vita di ciascuno, insomma… Penso invece che la canzone abbia vinto perché ha toccato qualche corda nascosta. Al di là del fatto che io sia un laico.
Allora, bentornata canzone d’impegno nelle nuove generazioni di cantautori!
Lo spero. Spero che la canzone sia così recepita. Perché è una canzone sincera.
Quando Stalin ti incontra ti fa il suo sermone politico poi ti mette fra le mani una tessera telefonica ed esclama: "Benvenuto nel club!". Nello stanzone in fondo al corridoio c'è Giovanni Blu, un ragazzo autistico che passa le sue giornate a colorare paesaggi. In tasca tiene sempre tre pennarelli a punta grossa per riempire tutto il cielo, e guai se resta a secco. Nessuno direbbe che anche il Professore è matto: è capace di declamare a memoria tutti i canti della Divina Commedia. Poi però si interrompe sempre sul più bello e ti chiede se gli hai portato il cavatappi, anche se a che cosa gli serva non si è mai capito. C'è una gran bella compagnia nei Centri di Igiene Mentale raccontati da Simone Cristicchi, luoghi anche immaginari, che gli permettono di esprimere al meglio il suo talento di cantastorie contemporaneo.
Mariella a metà, Angelo il custode, la Morlacca, Pendolino, Suor Elisabetta sono alcuni dei tanti personaggi che abitano la "nave dei folli". Che siano invenzioni o persone in carne e ossa poco importa. In questo libro ci sono le loro storie che tratteggiano un mondo pieno di tenerezza, colpi di genio, sofferenze, ma anche di inaspettata allegria.
Un mondo oscurato alla vista dei normali, ma pieno di piccole luci. Un mondo sedato ma pulsante, un mondo immobile eppure in continua altalena fra follia e normalità. Insinuando il dubbio sulla nettezza del confine fra chi è sano di mente e chi no, Cristicchi ci fa conoscere la misteriosa bellezza di coloro che chiama i "Santi silenziosi".
Cristicchi li racconta in un viaggio che tocca gli ex manicomi italiani, facendo sentire direttamente la loro voce anche attraverso la pubblicazione integrale di trentacinque lettere mai recapitate dalla direzione del Manicomio di Volterra.
Mondadori Ed
euro 15
7 commenti:
Comunque non credo al fatto che Sanremo ha fatto un salto di qualità, nel senso che ha permesso che artisti del calibro di Simone Cristicchi, vincessero il festival.
Ricordo che anni addiettro proprio davanti alle telecamere un'altro artista urlò felice (anche se non vincitore): "Sanremo è finalmente cambiato!" - Samuele Bersani.
C'erano in quella stessa edizione (credo quella condotta da Raffaella Carrà) anche i Subsonica, i Blu-Vertigo, Daniele Silvestri ed Elisa neo-conosciuta all'epoca, che vinse il Festival.
Quella fu una vera svolta Sanremese, in quanto artisti così "alternativi" vi si trovarono tutti insieme sullo stesso palco perbenista (con tanto di Placebo come ospiti stranieri che alzarono il dito verso la platea, dopo aver spaccato una chitarra).
Invece questo Sanremo, organizzato da quella mummia che si chiama Pippo Baudo, è stata l'ennesima trovata astuta del presentatore d'oltretomba, per essere nuovamente alla ribalta e prendersi il merito di aver "lanciato" artisti di qualità.
Ciao.
Concordo su Baudo, è un marpione e lo si sapeva. E non dissento nemmeno sugli artisti che citi. Concorderai con me, però, sulla sorpresa.. Che Cristicchi vincesse il festival non ci credeva nessuno (i bene informati sul personaggio men che meno). E' stato un festival "quasi" perfetto, per Baudo: le mene di corridoio indicavano in altri i possibili vincitori. Premesso che io il festival non l'ho visto (e questo ormai da anni), comunque Cristicchi è stata una bella scoperta; sarà perché io ci lavoro coi "matti" ma la sua canzone mi ha emozionato.. Certo, è un anticlericale duro e puro, e questo è l'unico aspetto di lui che un po mi disturba. Anche se ognuno ha il diritto di pensarla come vuole, io non concordo sul titolo che ho scelto per il post, chiaramente una mia provocazione a un più approfondito dibattito.
Ciao a te.
mauro
Premetto che io di Cristicchi conoscevo (mio malgrado!) solo il tormentone su Antonacci, non ho seguito il festival, ma il giorno dopo per Radio già si sentiva insistentemente, ho pensato che avrebbe vinto, pur non sapendo assolutamente nulla delle altre canzoni, ed infatti ha vinto. Io credo invece che la vittoria sia stata abbastanza annunciata, perché il festival da qualche anno vuole sbandierare velleità di impegno sociale.
Di Cristicchi ho pensato: "Bel paraculo: prima si fa il nome tormentonando un altro cantante più noto, ora fa della demagogia con un argomento che tocca i cuori di tutti!". Poi mi è capitato di vederlo in qualche trasmissione e pensare che aveva un atteggiamento simpatico e intelligente. Di queste due canzoni citate nel post non so assolutamente nulla, mi documenterò.
Forse il mio è stato un giudizio affrettato, ma mi sa pure quello di coloro che lo hanno votato e che - se davvero si tratta di un laico di tale portata - si troveranno a rimpiangere di averlo fatto tra qualche anno. Staremo a vedere.
p.s. Se il Papa l'avesse saputo, avrebbe senz'altro esortato la gente e la giuria sanremese a non votare "artisti contro natura"
:)
Premetto che sono cristiana cattolica e ho fede, sono anche comunista democratica ma questa è un altra storia. Cristicchi, nè nessun altro può permettersi di dire che una religione è la più grande bugia della storia, semplicemente perchè nessuno di noi sa qual'è la verità, si crede in Dio per fede e non perchè è oggettivamente provata la sua esistenza o altrettanto oggettivamente la si può escludere.
Altrettanto vale per le altre religioni e chi ha fede in un Dio diverso da quello cristiano.
Altrettanto rispetto ci vuole per chi è ateo e non crede, credo sia un errore madornale parlare in un caso o negli altri di bugia più grande della storia. Cristicchi dovrebbe essere molto più umile e capire che nessuno è verità assoluta o dice la verità assoluta.
Quanto ai malati di mente in loro non c'è pregiudizio e sono speciali anche per questo. Laura
Laura, hai ragione, ma dovremmo guardare al contesto: probabilmente si trattava di una provocazione. Se così non è, era giusta la mia prima impressione e lui è un gran paraculo...
In un momento così delicato è meglio rispettarci profondante, tra credenti delle varie religioni, tra atei e credenti lasciando perdere questo tipo di provocazione, sempre che lo sia. laura
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