Csm: «Possibile rinvio della decisione»
«E adesso trasferiteci tutti». Comincia così la lunga diretta, tra Roma, la Basilicata e la Calabria di Anno Zero, il programma di approfondimento giornalistico condotto da Michele Santoro. A parlare sono i “ragazzi di Locri”, il movimento di giovani calabresi nato dopo l’omicidio Fortugno dietro allo striscione «E adesso ammazzateci tutti». Ora, lo slogan è cambiato: la solidarietà è tutta per Luigi De Magistris, il pubblico ministero che il ministro Mastella vuole trasferire per le «anomalie» e le «gravi violazioni della privacy» delle sue inchieste. Ospite a Catanzaro Rosanna Scopelliti, figlia del pubblico ministero Antonino Scopelliti, ucciso nel 1991 per le sue inchieste nel primo maxi processo contro la mafia. In studio a Roma, ci sono Sonia Alfano, figlia di Beppe, giornalista assassinato dalla mafia nel 1993, Salvatore Borsellino, fratello del magistrato Paolo, ammazzato in via D’Amelio il 19 luglio 1992, e Luigi Scotti, sottosegretario alla Giustizia. A Milano, c’è il giudice Clementina Forleo, già nota per l’inchiesta Unipol che ha coinvolto, sempre in materia di intercettazioni, il segretario dei Ds Piero Fassino e il ministro degli Esteri Massimo D’Alema.
«È un dovere per me essere qui», esordisce la Forleo, che si sente al fianco di De Magistris in questa sua battaglia contro «i poteri forti», e in sostanza dice che «quando ti metti dove non ti devi mettere, paghi». La vicenda De Magistris comincia l’estate appena trascorsa: il pm ha un teorema, sostiene l’esistenza di una sorta di “nuova tangentopoli” che vedrebbe coinvolti politici e imprenditori, non solo calabresi. Per sostenerlo, il pubblico ministero di Catanzaro che ora il Guarda sigilli Mastella vuole trasferire, ha raccolto una sterminata banca dati, zeppa di intercettazioni e tabulati telefonici. Lì dentro, ci sono praticamente tutti: il presidente del Consiglio Romano Prodi, l’ex premier Silvio Berlusconi, i ministri Amato e il suo vice Marco Minniti, lo stesso Mastella, e molti altri politici tra cui Pierferdinando Casini e Lorenzo Cesa. Ma non solo. De Magistris, secondo le indiscrezioni, ha raccolto informazioni sul traffico telefonico di magistrati, giornalisti, membri della Commissione Antimafia, prefetti, direttori del Sismi, della Dia, delle Poste. Di tutto di più. Le accuse vanno dalla truffa al finanziamento illecito dei partiti politici fino all’associazione a delinquere. Un terremoto.
Giovedì «La Stampa» e «Libero» hanno attaccato il magistrato e il suo sistema da Grande fratello. «Il Giornale», dal canto suo, quest’estate ha portato avanti una accesa campagna in difesa di De Magistris: si riportavano resoconti di verbali secondo cui un’utenza telefonica wind intestata alla Delta spa (la società di Antonio Saladino, imprenditore ed ex-presidente della Compagnia delle Opere calabrese, uno dei maggiori indagati dell’inchiesta Why Not) sarebbe stata rubricata a nome di Romano Prodi, come se fosse lui l’utilizzatore di questa utenza. In virtù di questo sospetto il presidente Prodi sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati. De Magistris, intanto, ha smentito le indiscrezioni, i nomi sarebbero molto meno: per il pm si tratta di «accuse e ricostruzioni dei fatti non corrispondenti al vero, che non mineranno in alcun modo la mia serenità e la determinazione nel portare a compimento le delicate indagini di cui mi sto occupando». Il Consiglio Superiore della Magistratura, nel frattempo, non esclude di rinviare la decisione sul trasferimento del pm: «Stanno ancora arrivando atti», ha detto il vicepresidente Nicola Mancino.
Pubblicato il: 04.10.07
Modificato il: 04.10.07 alle ore 21.53
fonte: http://www.unita.it/view.asp?idContent=69390
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La email non l'ho mandata più ma ho lasciato un commento.
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