"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

mercoledì 3 ottobre 2007

Quando tornano i fantasmi del passato




di GIUSEPPE D'AVANZO

Rapina una banca. Lo beccano con tre pistole. Alle spalle, ha una condanna a tre ergastoli e un passato di terrorista che nessuno può e vuole dimenticare. Nel presente, gode di un regime di semilibertà: di giorno fuori, di notte in carcere. L'arresto di Cristoforo Piancone, brigatista di prima generazione, sollecita due interrogativi. Il primo è di natura investigativa: l'assalto alla sede centrale del Monte dei Paschi di Siena è il gesto di un disperato senza arte né parte per fare un po' soldi e magari sparire dalla circolazione o è l'azione di finanziamento di un gruppo terroristico che segnala una ripresa operativa dell'eversione, un innalzamento del livello "militare" delle sue sortite?

Il secondo interrogativo è d'ordine politico: è ragionevole o soltanto emotivo e demagogico sorprendersi per il regime di semilibertà concesso a un ergastolano?

Per trovare una risposta alla prima domanda, occorre ricordare che il ritorno in libertà dei "brigatisti irriducibili" della prima stagione di sangue preoccupa, e da qualche tempo. Non è una novità l'assillo di una possibile "fusione di estremismi vecchi e nuovi"; "il pericolo che un progetto di ispirazione brigatista possa sopravvivere al ricambio generazionale". Gli investigatori ne hanno avuto una conferma in febbraio con gli arresti, tra Milano e Padova, di quindici brigatisti del "Partito comunista politico-militare", nati tra il 1952 e il 1985, dai cinquantaquattro ai ventuno anni. È questo corto circuito tra un fondo di simpatia o nostalgia del brigatismo e il protagonismo di esponenti della "vecchia guardia" a mettere sul chi vive.

Soprattutto quando qualche "padre fondatore" delle Brigate Rosse si impegna allo scoperto in ambigue operazioni "commemorative" o di "testimonianza". Per dire, il 3 giugno di quest'anno dinanzi al carcere dell'Aquila muove un corteo di solidarietà a Nadia Desdemona Lioce (condannata all'ergastolo per l'assassinio di Massimo D'Antona e Marco Biagi). Tra gli animatori dell'iniziativa appare Paolo Maurizio Ferrari, uno dei capi storici della Brigate Rosse, libero dal 2005 dopo 30 anni di carcere (nessun fatto di sangue per lui).

Con Ferrari sfilano le aree dell'antagonismo, i centri sociali più "duri", gli anarco-insurrezionalisti, gli sventurati che ai cortei antiamericani gridano: "uno, cento, mille Nassiryia". La saldatura tra il "vecchio" e il "nuovo" è l'incubo delle polizie e dell'intelligence. Che sostanzialmente, però, individuano condizioni per un allarme in un pugno di "casi"; in non più di sei, sette nomi. Il direttore del Sisde, Franco Gabrielli, li ha proposti in un'audizione parlamentare.

Cesare Di Leonardo, arresto nel 1982, condannato all'ergastolo per il sequestro del generale James Lee Dozier. Prossimo alla libertà, ha rivendicato, in una sua apparizione in aula giudiziaria, l'omicidio di Marco Biagi. Ancora. Fausto Marini e Tiziana Cherubini, della colonna romana. Una volta fuori hanno cercato di allacciare rapporti con l'area antagonista (Marini è già stato condannato in primo grado per apologia sovversiva e istigazione a delinquere). Sono da poco fuori anche Francesco Aiosa (colonna genovese), Ario Pizzarelli (colonna Walter Alasia), Flavio Lori (colonna romana).

Cristoforo Piancone non è in quest'elenco e, oggi, l'intelligence civile e l'eccellenza investigativa dei carabinieri concludono che l'ex-operaio della carrozzeria di Mirafiori, il membro della direzione strategica delle prime Br, con il terrorismo non c'entra più nulla. "Nei molti anni di carcere - sostiene un investigatore - Piancone non ha mai dato segno di voler continuare un'esperienza che, esplicitamente, ha definito "chiusa". Mai una presa di posizione. Mai la sua firma per un documento politico. Un comportamento irreprensibile". "E' molto più probabile - spiega una qualificata fonte dell'intelligence - che Piancone sia finito in un giro criminale. Si sia associato a banditi di mestiere, come è già accaduto a qualche uomo di Prima Linea alla fine degli anni novanta, per sbarcare il lunario, per mettere da parte qualche soldo, sistemare le difficoltà della famiglia o magari tagliare la corda".

Quel che l'intelligence non dice è che questa convinzione si rafforza soprattutto per l'attenzione con cui "si cura" la Toscana dove sono in attività "componenti estremiste che hanno firmato qualche azione emulativa e intimidatoria di stampo brigatista". Anche se la polizia appare più cauta nel liquidare in fretta e così l'assalto di Siena, si può dire che il ritorno sulla scena di Cristoforo Piancone non deve farci credere a una ripresa del processo eversivo, a un nuovo ingaggio della "vecchia guardia" delle Brigate Rosse.

La convinzione delle polizie non servirà a mitigare le polemiche suscitate dalla "scoperta" che un pluriergastolano se ne andava libero per l'Italia, pistole in pugno, per poi tornare la sera nella sua cella. E' legittimo sorprendersi che anche il condannato all'ergastolo possa essere ammesso al regime di semilibertà, detenuto di notte, libero cittadino di giorno?

Quel che sorprende, in verità, è la sorpresa di chi si sorprende, come accade in queste ore a molti esponenti del centro-destra e al questore di Siena. La legge che concede anche agli ergastolani la semilibertà ("il condannato all'ergastolo può essere ammesso al regime di semilibertà dopo aver espiato almeno venti anni di pena") è in vigore da ventuno anni, approvata "per attuare pienamente - come si legge in un documento del Parlamento del 1986 - il principio contenuto nel terzo comma dell'articolo 27 della Costituzione: "Non è ammessa la pena di morte"".

Allora, il legislatore fece più o meno questo ragionamento: escludere il condannato all'ergastolo è privo di senso. Egli, con la legislazione in vigore, dopo ventisei di carcere può essere ammesso alla libertà condizionale. Perché allora non prevedere anche la semilibertà come momento preparatorio di quel provvedimento nell'ottica di "un trattamento progressivo"? Infatti, ieri come oggi, la semilibertà è prevista al termine di una "sequenza premiale", come si dice, che deve assicurare la regolarità della condotta; la partecipazione all'opera di rieducazione; i progressi compiuti nel corso del trattamento; il comportamento che faccia ritenere sicuro il ravvedimento.

Se Piancone ha ottenuto la semilibertà, è lecito pensare che l'amministrazione penitenziaria gli abbia riconosciuto nel tempo buoni risultati rieducativi. Val la pena di ricordare che quella legge dell'86 fu il punto di arrivo di una serie di interventi legislativi, giurisprudenziali e di dottrina, "tesi ad umanizzare e a finalizzare in senso rieducativo la pena dell'ergastolo o addirittura ad abolirlo, perché in contrasto con la Costituzione".

Naturalmente si può non essere d'accordo con questa interpretazione del dettato costituzionale, o essere ostili a ogni flessibilità della pena, ma - va detto - nei cinque anni governati dal centro-destra, nulla è stato detto, discusso e approvato per invertire quell'interpretazione e la direzione di marcia. Non si è mossa foglia. Appare così demagogico e strumentale - mediocre teatro politico - agitare oggi l'albero quando un ergastolano - uno dei pochissimi - torna a delinquere, tradendo chi gli ha concesso fiducia e il futuro di tutto coloro che, in regime di semilibertà, non delinquono.


(3 ottobre 2007)

fonte: www.repubblica.it/2007/10/sezioni/cronaca/siena-rapina-ex-br/comme1/comme1.html

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2 commenti:

Franca ha detto...

Il problema, secondo me, non sta tanto nell'istituto della semilibertà, perchè il carcere dovrebbe avere "anche" una funzione rieducativa per poter restituire alla società, alla fine della pena, una persona migliore.
Il problema sta nelle persone che devono giudicare se un carcerato possa o meno usufruire di certe agevolazioni.
E' qui che il meccanismo s'inceppa.
In questo caso, nei confronti di un "non pentito", non riesco proprio a capire le ragioni della scelta.

Anonimo ha detto...

il carcere funzione rieducativa????
Mi viene da ridere.

by Mat