"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

sabato 6 ottobre 2007

Un affettuoso consiglio a Clemente Mastella



CONTROMANO

di Curzio maltese


Il conflitto fra Clemente Mastella ed il pm di Catanzaro Luigi de Magistris era prevedibile e previsto, quasi un'equazione. Propongo di inserirla nei prossimi test per l'ammissione alla facoltà di Giurisprudenza.

Da una parte c'è l'elemento A, un ministro della Giustizia come Mastella. Dall'altra abbiamo B, un magistrato che pretende d'indagare i rapporti fra mafia, politica e massoneria nella regione con la più alta emergenza mafiosa d'Italia, dove 32 consiglieri regionali su sessanta sono già condannati o inquisiti. Il candidato risponda: quanto tempo passerà prima che il ministro A chieda il trasferimento del magistrato B, con una scusa qualsiasi?

In genere, queste operazioni si compiono in un paio d'anni, ma Mastella non è sicuro che il governo duri tanto. Quindi vi è arrivato in poco più di un anno. Un tempo record anche per i Guardasigilli italiani, che sono un po' come gli insegnanti di Difesa dalle Arti Oscure nei libri di Harry Potter. Vengono piazzati dalle forze del male e durano poco, ma portano sempre a termine l'opposto dell'incarico assegnato. Nella fretta, il ministro ha usato un vecchio arnese come il conflitto fra il magistrato ed il suo capo alla Procura di Catanzaro, il chiacchierato Mariano Lombardo, che gli stessi ispettori di Mastella hanno giudicato inadeguato al ruolo.
Infatti, il nostro salomonico Guardasigilli ha chiesto il trasferimento anche per Lombardo.

Sette anni fa, con identica motivazione - il dissidio fra il magistrato Salvatore Boemi ed il capo della Procura - il governo Berlusconi aveva smantellato il pool antimafia di Reggio Calabria, lasciando via libera allo strapotere della 'ndrangheta.
I governi cambiano, ma l'impegno dello Stato in Calabria resta uguale. Uguale a zero. Non per caso a Mastella è arrivata la solidarietà bipartisan dell'ex ministro Maurizio Gasparri.

Clemente Mastella minaccia di far cadere la maggioranza un giorno sì e l'altro pure, ma si sa che finchè avrà una poltrona così comoda non lo farà mai. Però il suo modo di fare il ministro, dall'indulto in poi, rischia di provocare davvero il tracollo della maggioranza.

Tralasciando ogni questione etica, andiamo all'appello diretto. Ministro, le conviene? Ha una bella vita, una magnifica casa (costata una sciocchezza), una simpatica famiglia, che lei ha piazzato a nostro carico. Può prendere l'aereo di Stato anche per andare al Gran Premio di Monza. Deve proprio interessarsi di giustizia?

Curzio Maltese

Venerdì di Repubblica, 5 ottobre 2007

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E, MASTELLA, CHE CI DICE DI QUESTO?

70 udienze, ma l'imputato era morto

Roma, 10 anni di processo senza di lui

Ci sono volute 70 udienze, in dieci anni di tempo, per arrivare alla conclusione che l'imputato del processo era morto da tempo. L'uomo, come racconta il Messaggero, era deceduto all'inizio del procedimento, nel '97. Il tribunale di Roma lo aveva dichiarato contumace nominadogli un avvocato d'ufficio, senza preoccuparsi di capire perché non si fosse mai presentato in aula. Ora una ricerca all'anagrafe ha risolto l'arcano.

L'uomo è morto proprio all'inizio del processo nell'estate del '97. Aveva nominato un avvocato d'ufficio e poi non si era presentato in aula. Era stato dichiarato contumace dai giudici. Poi, dopo la prima udienza c'era stato il decesso. Nelle udienze successive non vedendo né l'imputato in aula né il suo difensore, i giudici hanno continuato a dichiarare l'uomo contumace assegnandogli un difensore d'ufficio. E così via, per ogni udienza.

Ad ogni convocazione veniva assegnato un nuovo difensore d'ufficio che però non si presentava mai e mai verificava la reale esistenza del suo assistito. La lentezza dei procedimenti penali ha fatto il resto. Il processo si è trascinato per 10 anni con la solita indifferenza verso l'assenza di quell'imputato. Alla fine ad insospettirsi è stato il pubblico ministero che ha fatto fare una ricerca all'anagrafe scoprendo che l'imputato era morto in concomitanza con l'inizio del processo.

fonte: http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo382374.shtml

2 commenti:

Franca ha detto...

Che dire? Per situazioni come queste non ci sono più parole

Equo ha detto...

Mmmmm... ce ne sarebbero tre, le ha già usate Grillo.