"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

sabato 17 novembre 2007

Cdl, Fini e Casini all'attacco di Berlusconi

A subire i danni più evidenti della mancata spallata è il centrodestra. «La richiesta ossessiva di Berlusconi allontana il voto» ed è «un'assicurazione sulla vita di Romano Prodi», e poi, «Berlusconi non può dare pagelle». Così Gianfranco Fini si è rivolto a Silvio Berlusconi: «Vediamo le carte dell'alleanza o ciascuno per sé». E il leader dell'Udc, Pierferdinando Casini, dice alla Cdl: «Più politica e meno propaganda».

L'opposizione deve cambiare marcia partendo puntando più alla politica che alla propaganda. È questo l'invito del leader dell'Udc, Pierferdinando Casini, dagli Stati generali delle donne del suo partito.

Secondo Casini, «come era facile prevedere, per il governo è andato tutto bene, perché la strategia della Cdl ha aiutato fortemente il premier Romano Prodi». E sollecita a distinguere tra «propaganda e politica»: «Sono importanti le firme ai banchetti», dice Casini. «Ma soprattutto che la politica del centrodestra elabori una strategia in grado», addirittura, «di mandare a casa Prodi».

Lo scontro fra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini sfiora il punto di non ritorno, mentre ognuno dei tre partiti alleati del Cavaliere cerca la posizione migliore per affrontare il nodo delle riforme. E se l'ex premier accusa gli alleati di averlo lasciato solo nella battaglia con Romano Prodi, la replica che arriva all'unisono da via dei Due Macelli - la sede dell'Udc - e via della Scrofa - quella di An - è lapidaria: «È la battaglia, legittima e sbagliata, di un uomo solo contro tutti».

La lettera di Fini al "Corsera" era volutamente tagliente. Il leader di An l'aveva detto a tutti i suoi colonnelli, tre settimane fa: «Se Silvio sta bluffando, stavolta ha chiuso». E, quindi, via libera all'offerta di confronto, forte di un rapporto consolidato con Walter Veltroni. L'analisi che ancora ha consegnato ai suoi, la linea è chiara: «Incontrarsi? Veltroni faccia prima uno proposta che sia quella del centrosinistra, di questa discuteremo». Solo con una legge elettorale si torna a votare, dobbiamo fare la riforma per far cadere Prodi.

Ragionamenti che combaciano in pieno con quelli dei centristi. Il partito di Casini, che venerdì ha riunito l'ufficio politico, ha salutato quasi con sollievo la mancata spallata. «Si è puntualmente avverato quanto dicevamo noi», ha sottolineato con i suoi l'ex presidente della Camera, condendo con un «meglio tardi che mai» la presa di posizione di Fini.

Il dialogo, per Casini, è già cominciato. Spiegano dal suo staff che proprio venerdì pomeriggio il leader dell'Udc ha discusso della situazione con il segretario del Partito Democratico, durante un convegno al quale partecipavano entrambi. Per un faccia a faccia ufficiale, invece, bisognerà attendere almeno il ritorno di Casini da alcuni appuntamenti fissati per i prossimi giorni, «ma se ci chiamano, noi di certo non ci sottrarremo al dialogo». Come segnali di disgelo vanno, infatti, lette le parole dell'ex presidente della Camera, disponibile a partire dalla proposta di Veltroni per la riforma elettorale.

Più tesa la situazione in casa An. Sabato ad Assisi buona parte del partito prenderà parte al convegno organizzato da La Russa e Gasparri. La mission è chiara: far capire che serve la riforma elettorale non per allungare, ma per accorciare la vita del governo Prodi. Evidenziando al contempo che il referendum sta arrivando, e An non ha nulla da temere da quel passaggio. Quanto alla bozza Veltroni, dal partito tagliano corto: «Non ci piace».

Resta la parte più "cruenta", lo scontro durissimo fra Fini e Berlusconi, le parole di fuoco spese dal Cavaliere su alleati poco battaglieri nella sfida con Prodi. Gli uomini vicini a Fini riferiscono che queste dichiarazioni sarebbero state bollate come infamanti. Nessun contatto fra i due leader, «e ci mancherebbe altro....», aggiungono altre fonti.

E Berlusconi? Berlusconi tiene ferma la barra, rimanda al mittente la "pubblica ammissione" di aver sbagliato strategia e rilancia. «Se mi assicurano una data per il voto nel 2008 - ha ragionato in queste ore - io sono a disposizione di chiunque. Altrimenti, se il loro tentativo è votare nel 2009 e magari far un governo istituzionale non se ne parla. E comunque per ora, da loro non arriva alcuna proposta degna di nota». Ragionamento fatto anche in pubblico: «Da noi non si prescinde - ha detto ai cronisti - tanto che molti elettori di An e Udc si metteranno in fila per firmare contro Prodi nei gazebo». E per rendere ancora più chiaro che non è pronto a cedere alle pressioni degli alleati, l'ex premier sottolinea ai suoi: «Mentre io porto la gente in piazza, loro trattano con D'Alema».

Pubblicato il: 17.11.07
Modificato il: 17.11.07 alle ore 14.58

fonte: http://www.unita.it/view.asp?idContent=70677

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1 commento:

Franca ha detto...

Per usare un termine abusato: imploderanno?