"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

martedì 20 novembre 2007

Fini va alla guerra: attacco a Berlusconi e al suo nuovo partito



Critiche anche sulla legge elettorale


Nessuna meraviglia, nessuna presa alla sprovvista,
quello di Gianfranco Fini è un attacco vero e proprio. Destinatario, per la seconda volta in due giorni, Silvio Berlusconi e il suo Ppl, «o come diavolo si chiama». Lunedì il leader di An aveva liquidato il nuovo partito di Berlusconi con un «non se ne parla proprio». Il giorno dopo, è scontro sulla legge elettorale. «Campata per aria» la richiesta di Forza Italia di andare alle elezioni subito dopo le riforme, un semplice «restyling di Forza Italia» l´idea del partito del Popolo delle Libertà. La mossa di Berlusconi, secondo Fini, non era nemmeno così imprevedibile: «Ha cercato solo di uscire da una condizione di difficoltà politica, visto che il governo non è caduto, come lui auspicava, e io e altri alleati gli chiedevamo un cambio di strategia».

Ma quello di Fini è un altolà a tutti gli effetti: «Se Berlusconi pensa di portare gli elettori di An a votare il suo partito – dice il leader di Alleanza Nazionale – si sbaglia di grosso: non considera il fatto che spesso gli elettori sono più avveduti e intelligenti degli eletti». Ma non è una strada sbarrata: «Se invece pensa a un nuovo processo aggregativo, eravamo d'accordo ieri e lo siamo oggi». E gli ricorda un giorno lontano, quel 2 dicembre del 2006, il giorno della manifestazione a piazza san Giovanni: «Richiamo lui e me stesso – dice fini – all'impegno di tener fede a quanto ci chiedeva il popolo del centrodestra il 2 dicembre: unità sui valori e sui programmi. Quali sono i programmi del Pdl, quali sono i valori di riferimento? quali sono le regole? sono pronto a discutere di tutto questo, ma non mi si dica, "io il partito l'ho fatto, chi vuole entrare entri"».

Fini è duro, forse anche perchè un po´ di paura su come uscirebbe An dal nuovo sistema elettorale, ce l´ha: «Evitare la frammentazione e fare le riforme è interesse di tutti, altrimenti siamo all'ingovernabilità. non credo che Veltroni e Berlusconi vogliano essere i pilastri della politica italiana e mettere all'angolo gli altri. La politica è più complicata, non è solo distribuzione delle carte: e noi non ci sentiamo né intimiditi né all'angolo». Per questo, ribadisce Fini, Alleanza nazionale «è pronta a discutere del proporzionale», a patto che sia garantito «il bipolarismo».

Intanto, oltre allo scontro nella Cdl, è giro di valzer su quale sia il sistema migliore per far diventare governabile questo paese. Tutto, come si è detto, propende per un proporzionale corretto, un tedesco alla spagnola, un veltronellum, un vassallum, chiamatelo come vi pare. Proposta lanciata da Walter Veltroni e a cui l´opposizione si è detta disponibile anche se «con lui – avverte il ministro Turco riferendosi a Berlusconi – bisogna sempre andare a vedere le carte, e stringerlo a una posizione univoca e che si traduca in fatti». Già, i fatti: anche il capogruppo del Prc al Senato, Giovanni Russo Spena, invita a mettere da parte le dichiarazioni su giornali e tv e a «riportare la questione della legge elettorale alla sede istituzionale: il provvedimento è incardinato in Senato – spiega – e la commissione Affari costituzionali ha già svolto numerose sedute. Il presidente Bianco è senz'altro in grado, a questo punto, di presentare un testo in grado di raccogliere un adeguato consenso parlamentare».

Ma sulla legge elettorale che dovrà sostituire la famigerata "porcata" di Calderoli, si dividono anche Rifondazione e Comunisti Italiani. Fausto Bertinotti e Franco Giordano elogiano ovunque il sistema tedesco. «C'è la base di partenza per una discussione sulla legge elettorale sul modello tedesco – spiega il presidente della Camera – che con l'uscita di Berlusconi, naturalmente, acquista un peso ulteriore». «Bisogna affrettare i tempi», gli fa eco il segretario Giordano. Ma il Pdci non ci sta e tira le orecchie ai colleghi della Cosa rossa. «Il sistema elettorale tedesco, con il superamento del bipolarismo – dice Manuela Palermi, capogruppo del Pdci al Senato – non è che il ritorno alla prima Repubblica: è la vittoria del trasformismo – prosegue la Palermi – presto Pd e Ppl si accorderanno su un governo istituzionale per riscrivere la costituzione». «È necessario che la maggioranza si riunisca per elaborare una proposta collegiale e condivisa – ribadisce Pino Sgobio, capogruppo del Pdci alla Camera – Anche all'interno del centro-sinistra, non ci possono essere alcuni che decidono per altri».

A temere di più il nuovo assetto elettorale, sono ovviamente i piccoli partiti, che temono di essere penalizzati da una soglia di sbarramento troppo bassa. Li rassicura a parole il capogruppo del Pd alla Camera, Antonello Soro: «Non c'è alcun atteggiamento pregiudizialmente punitivo nei confronti di qualcuno. Le riforme non si fanno contro qualcuno, ma per migliorare la qualità della democrazia». E Veltroni fa di più: martedì mattina ha incontrato in Campidoglio il ministro della Giustizia, nonchè segretario dell´Udeur, nonchè guru dei piccoli che non vogliono abbassare la testa, Clemente Mastella.

Pubblicato il: 20.11.07
Modificato il: 20.11.07 alle ore 17.50

fonte: http://www.unita.it/view.asp?idContent=70758

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1 commento:

Franca ha detto...

La tanto aspettata implosione alla fine c'è stata: nel centrodestra!
Sulla legge elettorale, per il momento, c'è solo tanta confusione