di Marco Cottignoli*
Dobbiamo riconquistare la nostra sovranità alimentare, consolidando le nostre economie locali
La notizia è davvero inquietante: il prezzo del pane è aumentato del 79% in 24 ore…La denuncia fatta qualche giorno dal presidente di Coldiretti, Sergio Marini, dimostra quanto sia grave la situazione dei prezzi che incide profondamente sui consumi degli italiani.
Una recente indagine della Coldiretti-Swg mostra che tre italiani su quattro hanno deciso di cambiare menu, che il 40% ha cambiato in modo radicale le scelte della spesa, dedicando più attenzione alle etichette, alla provenienza, al prezzo dei cibi a favore di quelli locali. Il dato preoccupante è il continuo aumento del costo del grano ed il conseguente aumento del prezzo del pane nonostante nel 2007 in Italia sia aumentata la produzione di grano made in Italy; è evidente che i rincari del pane e della pasta non possono essere giustificati dalla carenza di prodotto nazionale ma evidenziano invece una grave dipendenza del sistema industriale dall'estero.
Questa è la spirale che preoccupa, la dipendenza dal prodotto estero, dal mercato globale e dalle inesorabili speculazioni. L’Italia, in particolare, il più grande Paese importatore al mondo – ne produce circa l'1% del raccolto mondiale ma consuma il 2%, è particolarmente esposta al rischio in quanto costretta ad importare circa il 40% del fabbisogno nazionale di grano duro da Stati Uniti, Australia, Kazakistan; Canada ed alla Siria, fra i principali paesi da cui l'Italia importa il grano, da qualche mese hanno bloccato le esportazioni, causando inevitabili oscillazioni di prezzi del cereale.
Il problema è mondiale: in un anno si sono registrati aumenti sul mercato mondiale anche del 30% per il grano. La Fao, insieme ai più importanti istituti di ricerca mondiali, attribuiscono il rialzo alla crescente richiesta di cereali da convertire nella produzione di bioetanolo. Sempre più numerosi sono i produttori agricoli che, per investimento economico, preferiscono coltivare cereali da destinare alle bioenergie piuttosto che per usi alimentari. Il problema è comunque globale e pure la Commissione europea per fronteggiare il caro-grano- il prezzo del mais dal 2005 al 2006 è aumentato dell'85% mentre nell'ultimo anno quello del grano del 60%- propone per biennio il 2007-8 di utilizzare quel 10% di terre lasciate improduttive e di levare i dazi doganali fino alla fine del giugno del 2008.
Proprio paradossale la Politica Agricola Comunitaria che aveva diminuito le semine di grano, esponendo tutti noi all’importazione coatta di questo fondamentale prodotto, causando, ovviamente, l’aumento dei prezzi anche al consumo. E’stata anche avanzata la proposta di creare riserve di cereali strategiche per affrontare periodi gravi come quello attuale. Situazione grottesca se pensiamo che la comunità europea, fino a pochi anni fa, distribuiva contributi per non coltivare grano…
Di fronte alla incertezza dei mercati internazionali ed alla domanda in aumento di Cina e India, è necessario, quanto prima, investire sulla programmazione di filiera valorizzando il territorio e la produzione di grano nazionale, riconquistare la nostra sovranità alimentare, consolidare le nostre economie locali. In questo contesto di aumenti crescenti, non bisogna dimenticare il crollo delle scorte a livello mondiale, dovuto a siccità e cambiamenti climatici, che hanno causato un notevole calo dei raccolti.
Nell’ultimo anno, a livello globale, vi sono stati circa 61 milioni di tonnellate in meno rispetto al fabbisogno mondiale e per la settima volta consecutiva saranno intaccate le scorte di sicurezza. Tuttavia è evidente che l’incremento delle quotazioni del frumento di settembre 2007 e l’andamento oscillante del mais, nello stesso periodo sono stati provocati da capitali finanziari speculativi, i quali, all’inizio dell’anno, hanno agito sul mercato del mais mentre poi sono entrati pesantemente nel mercato del grano, determinando un aumento dei prezzi in tutto il mondo, compresi pure i prodotti derivati come pane, pasta, ecc…Grandi strategie economiche ed industriali che ricadono sulle spalle dei consumatori: dal 1985 il pane è aumentato del 419% mentre il prezzo ai produttori è costantemente sceso. Non si andrà moto lontano continuando in questa direzione.
La politica del liberalismo e della globalizzazione ha raggiunto i propri obiettivi; attraverso le politiche economiche imposte dal WTO si sono distrutti e ridotti in schiavitù i mercati interni dei singoli paesi a favore delle importazioni in mano ai grandi gruppi industriali e finanziari. Distruzione del mondo del lavoro e delle sue tutele, licenziamenti, delocalizzazioni, sfruttamento del lavoro nero nei paesi poveri ed invasione sui nostri mercati di tali prodotti sottopagati…Abbiamo perso da tempo la nostra libertà. In ogni settore da quello alimentare a quello energetico a quello dell’abbigliamento a quello delle materie prime, siamo tutti succubi delle grandi lobbies e dal capitalismo selvaggio.
Marco Cottignoli, Coordinatore regione Friuli Venezia Giulia Fronte Verde
...
3 commenti:
Non voglio...rubare il pane a "Solleviamoci", ma se fate un salto su "L'Arpa e la Spada" troverete un appello di Paolo Borsellino che sarebbe bene, se credete, diffondere.
Grazie.
Fosse solo il pane...
Ma tu guarda quant'è piccolo il mondo... caro Equo, stavo giusto lavorando su "quel" post quando ho letto il tuo invito... poi ovviamente s'è incraniato di nuovo (il computer) ma comunque adesso ce l'abbiamo fatta! Graie per la segnalazione!
Suerte (e mettetevi a mangiare l'orzo e l'avena, no???) :)
Posta un commento