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Il leader della Lega ha accusato la maggioranza di governo di "odio razziale e ideologico contro i popoli del Nord"
Umberto Bossi, leader della Lega Nord, lancia una nuova provocazione.
Il leader della Lega ha accusato la maggioranza di governo di "odio razziale e ideologico contro i popoli del Nord"
Umberto Bossi, leader della Lega Nord, lancia una nuova provocazione.
Dopo le dichiarazioni sullo sciopero fiscale e sui "fucili", il senatur ha arringato la platea del Parlamento del Nord invocando una "guerra di liberazione". "La libertà - ha detto Bossi - non si puó piú conquistare in Parlamento ma attraverso la lotta di milioni di uomini disposti al sacrificio in una guerra di liberazione".
Bossi a poi attaccato la sinistra e il presidente della Repubblica per aver "fatto una cosa gravissima". Napolitano e le forze della sinistra sono colpevoli, secondo il leader della Lega, di "avere tirato fuori il referendum per lottare contro la devolution. In questo modo hanno affossato la democrazia del Paese che ha perso ogni barlume di lucidità democratica".
Bossi ha inoltre accusato la maggioranza di governo di "odio razziale e ideologico contro i popoli del Nord".Il senatur ha poi ribadito la sua fiducia in Berlusconi. "Il candidato premier per noi rimane lui - ha spiegato - perché riesce a tenere bene insieme tutta la coalizione. Una coalizione in cui ci sono tanti matti. Io stesso non nascondo di essere un po' matto…". "Berlusconi - ha aggiunto - è almeno uno che cerca di muoversi per cambiare qualcosa" (fc).
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Bufera su Bossi e «i 10 milioni di combattenti»
Gli vuole «bene come un fratello» e non può non condividere il tono delle sue dichiarazioni. Silvio Berlusconi, che ha festeggiato il suo compleanno a Vicenza, davanti ai “delegati” del Parlamento del nord, difende l’ultima uscita di Umberto Bossi. Il Senatur ha detto di sentirsi forte di «dieci milioni di lombardi e veneti pronti a lottare per la libertà». Di più. Considerando forse inutile la dialettica all’interno delle istituzioni, si è spinto a affermare che «la libertà non si può più conquistare in Parlamento ma con uomini lanciati in una lotta di liberazione». Il leader di Forza Italia, per forza o per ragione, tenta di stemperare il tenore delle dichiarazioni dell’alleato di ferro leghista: «Bossi usa sempre un linguaggio colorito, ma nella pratica ha sempre dimostrato un grande senso di responsabilità».
Non la pensano così evidentemente quelli che ancora credono che la battaglia politica si fa con le idee e non con le baionette. Così il sindaco di Roma Walter Veltroni, intervenendo ad un dibattito con il leader del Prc Franco Giordano, si è rivolto all’opposizione. Con qualche distinguo. «La Cdl deve dirci con chi vuole governare l'Italia e se vuole farlo con chi rifiuta di riconoscere la bandiera nazionale e dice determinate frasi». Ma evidentemente non può chiedere spiegazioni ai due a braccetto a Vicenza. E così bypassa il leader della Cdl e il suo fido alleato: «Mi rivolgo soprattutto ad An - prosegue - perchè quando si è discusso delle frasi di Caruso, 24 ore dopo avevamo la smentita del gruppo dirigente del Prc».
La risposta arriva da Mario Landolfi, che cerca di liquidare tutto come chiacchiericcio: «Ritengo da tempo che con la Lega ogni tanto è un problema di decibel» ha dichiarato l’esponente di An «Bisogna quindi distinguere il sottofondo dal rumore: queste cose sono sicuramente il rumore, poi bisogna cogliere l'essenza politica di quello che dice Bossi, anche rispetto a valutazioni fatte all'interno di una sede del Carroccio». Ma a margine della convention della Democrazia Cristiana per le Autonomie Gianfranco Rotondi, padrone di casa e suo alleato, bacchetta il leader della Lega dandogli del ritardatario: «La libertà è stata conquistata con i sacrifici di uomini e donne che hanno fatto la resistenza, anche e soprattutto nei valichi da cui spesso parla Bossi, per cui penso che la lotta per la libertà sia già avvenuta». Gli fa eco Marco Follini, che ironizza: «Per fortuna non stiamo parlando della Birmania».
Meditano i passi da compiere in Parlamento i capigruppo dell'Ulivo al Senato e alla Camera, Anna Finocchiaro e Dario Franceschini: «La gravità delle parole di Umberto Bossi e il violento attacco ai valori dell'unità nazionale e al Parlamento richiedono una risposta delle forze democratiche nelle sedi istituzionali – hanno fatto sapere in una nota congiunta - Per questo porteremo le parole del leader della Lega in Parlamento». Mentre Pino Sgobio, capogruppo del PdCI alla Camera e il segretario di Rifondazione Mario Giordano si richiamano all’«unica guerra di Liberazione che si è combattuta in Italia, che è stata quella contro il regime fascista ed è costata la vita a tantissimi italiani, che, pur di difendere la libertà del proprio Paese, non hanno esitato a mettere a rischio la loro vita».
«La sinistra persevera nel voler mescolare il “sacro” con il “profano”. Sappiamo che l'umorismo, così come la goliardia, non è una delle caratteristiche che storicamente appartengono alla sinistra». Chiude la vicenda come fosse una ragazzata Mario Baccini, dell'Udc, che vede nelle critiche della sinistra solo un pretesto: «Certo è che ogni comizio o ogni manifestazione non prettamente politica e comunque non in sede istituzionale per loro è occasione per fare scoppiare polemiche inutili quanto pretestuose. Di mira hanno spesso e volentieri Bossi».
Alla fine la vittima è diventato il Senatur.
Pubblicato il: 29.09.07
Modificato il: 29.09.07 alle ore 20.14
Pubblicato il: 29.09.07
Modificato il: 29.09.07 alle ore 20.14
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1 commento:
Ma dov'è il problema?
C'è Berlusconi che garantisce per Bossi!
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