"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

giovedì 20 settembre 2007

Mio marito licenziato ed è crollato il mondo


Storia di una (ex) famigliola felice..
Questo non è uno psicodramma, è la vita, signori. La vita di tutti i giorni, dove sempre più persone, che onestamente facevano il loro lavoro e si barcamenavano per arrivare alla fine del mese, si ritrovano, dall'oggi al domani, senza lavoro e senza casa, senza paracadute e senza aiuti dallo Stato.. Magari con figli, come nella lettera che proponiamo, che vanno ad alimentare una generazione, o più, di futuri (ormai prossimi) spostati..
Figli che verranno sottratti ai legittimi genitori perchè impossibilitati a sostenerli nelle loro più elementari necessità, rinchiusi in "comunità" per il "loro bene" e, nei fatti, trattati come polli d'allevamento per alimentare quel circuito poco virtuoso dove le varie cooperative (quasi tutte "bianche") del settore la fanno da padrone.
Figli disadattati. E da "trattare" magari, con psicofarmaci e derivati.
Questo è lo Stato Sociale italiano. Dove chi cade viene calpestato. E se affoga nei suoi problemi, bè, tanto peggio per lui.
mauro
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Lettera ad un quotidiano, pubblicata in data di oggi:


Dal giorno in cui io, mio marito e mia figlia di 10 anni, stavamo trascorrendo qualche giorno di vacanza e abbiamo dovuto anticipare il rientro per il licenziamento in tronco di mio marito, senza preavviso, dopo un'esperienza lavorativa trentennale, , e a 52 anni, il mondo ci è crollato addosso.

Io lavoro part-time e il mio stipendio si aggira sui 500 euro. Nonostante il mio impegno, la fortuna non mi ha assistito abbastanza, per raggiungere una migliore retribuzione.

Fatto sta che le stiamo tentando tutte, il legale incaricato (appena rientrato dal periodo delle vacanze) deve attendere i percorsi burocratici, anche quel pò di Tfr che dovremmo ricevere, è stato speso durante il cambio di locazione qualche mese fa: insomma, tuttora è bloccato.

Mio marito ha risposto a diverse inserzioni e sarebbe disposto a qualsiasi lavoro, ma nulla.

Ci siamo rivolti persino ai servizi sociali per avere almeno un aiuto economico in attesa di un'occupazione; tra l'altro è iniziata la scuola, le rate scolastiche, bollette, affitto, col rischio che presto arrivi lo sfratto, dovremmo pur mangiare. Ci siamo sentiti rispondere che col mio stipendio di 500 euro si può vivere, per legge. Sfido chiunque con un affito che equivale al mio stipendio, a farlo.

Sono una donna affranta e una madre straziata per non poter concedere i bisogni primari a mia figlia, il primo pensiero naturalmente. Come possono le istituzioni essere così crudeli nei confronti di chi si trova all'improvviso a dover affrontare situazioni del genere, senza colpe?
Per farsi ascoltare bisogna incatenarsi all'albero?

Maria Grazia Spadaro
mgarte@yahoo.it

Se qualcuno avesse un'idea, anche piccola, per aiutarli lo faccia.
Perchè, pensateci, un giorno potremmo esserci noi, al loro posto.



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Lancia l'allarme un'indagine dei sindacati inquilini Sunia, Sicet e Uniat Uil
Aumentano le domande al fondo sociale ma gli stanziamenti diminuiscono

Più della metà dello stipendio in affitto
Sunia: "Il 70% degli sfratti per morosità"

Metà dei contratti di locazione (più di 2 milioni) sarebbero irregolari: evasi 5 miliardi euro

I sindacati inquilini chiedono un "piano casa"


ROMA - Per pagare l'affitto di casa se ne va più della metà dello stipendio. Si sfiora l'80% dell'intero reddito di una famiglia operaia per affittare nella periferia di Roma un alloggio di 80 metri quadrati al prezzo minimo di 800 euro.

Il sindacato degli inquilini Sunia lancia l'allarme: gli sfratti aumentano, l'8,5% in più rispetto al 2005, e di questi più del 70% sono stati sfratti per morosità. A Firenze una famiglia su 50 è colpita da sfratto; una su 60 a Roma e a Genova.

Sempre più famiglie fanno domanda per ottenere un aiuto economico che li aiuti a pagare l'affitto ma i fondi statali continuano a diminuire. Mentre le richieste sono salite in sei anni, dal 2000 al 2006, del 148%, i fondi statali sono diminuiti del 41%.

Un'indagine condotta dai sindacati degli inquilini Sunia, Sicet e Uniat Uil traccia uno scenario a tinte fosche. Domani il ministero delle Infrastrutture riunirà la conferenza nazionale sulla casa. I sindacati inquilini hanno indetto un presidio davanti alla sede del convegno: "La debolezza reddituale delle famiglie in affitto, l'inadeguatezza oramai cronica dell'offerta di alloggi popolari e delle risorse del fondo sociale - scrivono Sunia, Sicet e Uniat Uil - impongono di avviare una vera politica abitativa adeguatamente finanziata".

Per un alloggio medio di 80 metri quadrati gli affitti medi variano da un minimo di 502 euro per l'estrema periferia di Bari, a 2.000 euro per un appartamento nel centro di Milano. I risultati confermano che per affittare un appartamento nella periferia di una grande città sono mediamente necessari 800 euro mensili, l'equivalente del 40% del reddito di una famiglia milanese o fiorentina con un reddito di 30 mila euro l'anno.

"I dati - spiegano i sindacati degli inquilini - confermano una forte pressione sui redditi delle famiglie in affitto, con la progressiva esclusione dei redditi bassi dal mercato". Per questo, Sunia, Sicet e Uniat Uil rivendicano la modifica dell'attuale regime delle locazioni, previsto dalla legge del '98: servono forti riduzioni fiscali a favore degli inquilini e dei locatori. I sindacati individuano altresì metodologie per la tracciabilità nel pagamento dei canoni per contrastare l'evasione fiscale, misurata secondo lo studio in 5 miliardi di euro: in pratica la metà dei contratti di locazione, più di 2 milioni, sono irregolari. E chiedono inoltre il rifinanziamento del fondo sociale.

(19 settembre 2007)

fonte: http://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/economia/affitti-sfratti/affitti-sfratti/affitti-sfratti.html

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5 commenti:

Anonimo ha detto...

Mauro, mi fa molto piacere che queste cose le noti e che le senti dentro. Sapessi come le noto anch'io ogni giorno!
E ci ritroviamo sempre soli o disarmati davanti a questi problemi.
Come... come aiutare queste persone?
Ogni atto è burocrazia alla quale si accede previa requisiti guarda caso economici... ma allora se si è in difficoltà economica come può fare un famiglia o un individuo?
Basta, facciamo la rivoluzione. Rompiamo tutte le regole.

Val ha detto...

Edgar,hai detto una parola che è la chiave di tutto.
Burocrazia!
Che fare?
Rivoluzione riformista, quella vera però così come sosteneva Mario in un suo post : a nuovo rinascimento.
Suerte
Val

Franca ha detto...

Una storia toccante come purtroppo oggi ce ne sono molte.
Per il problema casa ci auguriamo che il Governo si decida ad attuere una politica di costruzione di alloggi popolari

Anonimo ha detto...

Questo articolo è presente anche sul blog di Beppe Grillo. Ho provato a contattare questa donna tramite email. La sua email è inesistente.
Ora mi sorge il legittimo dubbio che sia l’ennesima bufala compassionevole creata ad arte (per quanto effettivamente rispecchi una realtà italiana!)

Qualcuno ha controllato la veridicità della lettera prima di pubblicarla?
danilo

elena ha detto...

Danilo: la lettera è apparsa su Repubblica, indirizzata ad Augias. Non so che tipo di controlli abbia fatto lui - o chi per lui. Noi abbiamo deciso di pubblicarla perché, anche se l'indirizzo e-mail è inesistente, o irraggiungibile o qualsiasi altra cosa, la realtà che racconta è... reale. Senza contare che potrebbe essere stata stampata sbagliata.
Io abito in un paesino di circa 1500 abitanti. Venerdì, a fare il modulo ISEE, eravamo in tre. Tre famiglie che campano con circa 500 euro al mese. Tenendo conto che c'è tempo fino a ottobre per presentare la domanda di aiuto finanziario per i testi scolastici dei figli (medie inferiori) e che l'incaricata c'è tutte le settimane, a me pare che la situazione di disagio sia evidente. Come è evidente - perché me la vivo sulla mia pelle - la sensazione di inadeguatezza, di non-valere-un-fico-secco, perché la società ha deciso che può fare a meno di te. E se non servirà all'autrice della lettera pubblicata, qualsiasi suggerimento potrebbe essere utile, chessò, a me.
E poi non chiede soldi...
Che altro dirti: magari fosse una bufala...