Nessuna caccia all´uomo. Per le strade ed i vicoli di Genova, nei giorni del G8 la polizia non ha cercato lo scontro, non aveva prede designate. Motivo? Non certo perché si è limitata a garantire l´ordine pubblico, il motivo è che «il corteo di Via Tolemaide non era composto da pacifisti». Quindi, le violenze e gli abusi furono conseguenti alla deliberata scelta dei manifestanti di cercare lo scontro con le forze dell´ordine. È la versione dei fatti del pubblico ministero Andrea Canciani, esposta nel corso dell´udienza di martedì del processo genovese che vede tra gli imputati 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio. Secondo Canciani, i manifestanti in corteo erano «persone che hanno scelto deliberatamente di contrapporsi alle forze dell'ordine, non si stavano difendendo né erano in pericolo di vita». Nessuna giustificazione, tiene a precisare Canciani, ma «un conto è manganellare un passante inerme, un altro è lo sfondamento degli scudi».
Ma non è la sola novità del processo in corso a Genova. Il pm Canciani sostiene anche la tesi secondo cui «la responsabilità operativa è del funzionario che si trova in piazza». Quindi nessun attacco alla polizia e ai suoi vertici, non c´entrano nulla. «Non è compito di questo processo – rivela Canciani – appurare se ci sono stati errori da parte delle forze dell'ordine nel gestire le piazze durante il G8. Noi – ha prseguito – dobbiamo analizzare il comportamento dei singoli imputati, arrestati durante i disordini di piazza e nell'assalto al Defender dei carabinieri in piazza Alimonda dove morì Carlo Giuliani». Insomma poliziotti come singoli cittadini, nessuna rilevanza per l´ordine a cui appartengono. E azzarda un improbabile paragone con il V-day di Beppe Grillo: quello, «non è niente in confronto alla gente che protestava durante i giorni del G8, che urlava, piangeva e telefonava alla polizia per sapere cosa stesse succedendo in città, colpita da devastazioni e saccheggi».
Tutto rinviato a mercoledì, quando sarà il turno dell´accusa per 39 dirigenti, funzionari e agenti di polizia. Verranno nuovamente interrogati in merito alla famigerata irruzione alla scuola Diaz, dove si compirono pestaggi più sanguinosi. Ma l´udienza di mercoledì, che prevedeva tra vl´altro la testimonianza dell´europarlamentare Vittorio Agnoletto, all´epoca portavoce del Genova Social Forum, probabilmente salterà. Manca infatti il difensore per due dei principali imputati, i funzionari di polizia Spartaco Mortola e Nando Dominaci. Il loro legale, l´avvocato Maurizio Mascia ha deciso infatti di lasciare l´incarico. Ancora non sono chiare le ragioni dell´abbandono – Mascia ha fatto sapere che le spiegherà davanti alla Corte – ma alcune indiscrezioni parlano di un esposto depositato quasi un anno fa in Procura da Mascia, dove si denunciava «una gravissima iniziativa a creare una pressione e un condizionamento nei confronti di un difensore impegnato nel processo».
Prima della sentenza, il processo vedrà ancora almeno 3 o 4 udienze, che saranno dedicate alla requisitoria dell'accusa e alle richieste finali di pena. Il rischio, visti anche i probabili ritardi dovuti alla rinuncia dell´avvocato Mascia, è che molti reati cadano in prescrizione, lasciando così senza risposta una delle pagine più tristi e controverse della recente storia d´Italia.
Pubblicato il: 09.10.07
Modificato il: 09.10.07 alle ore 20.04
fonte: http://www.unita.it/view.asp?idContent=69524
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Genova: la vergogna continua
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