"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

domenica 1 aprile 2007

Fagiolino2 Story









Le avventure di Fagiolino


Burkina Faso, per chi non lo sapesse (nemmeno io, fino ad oggi), tradotto in italiano suona così: “La terra delle persone oneste”.

Non oso immaginare come si potrebbe tradurre Italia nella lingua burkinabè..

Giustamente Adriano Sofri, nel fondo di oggi su La Repubblica, sottolinea: “Io sono affezionato alla favola dei fagiolini del Burkina Faso, e perciò, quando è stata attaccata ad alzo zero, ci sono rimasto male. Così mi sono chiesto come stia la cosa coi fagiolini, e con questioni grosse come la solidarietà e l’altro mondo. Il Burkina sta in fondo alla classifica mondiale della povertà, e questo lo mette piuttosto in alto nell’impegno di Ong e organismi internazionali”.

La Coop è arrivata in Burkina seguendo l’opera di un parroco di San Miniato, don Andrea Cristiani, e la sua Shalom, che opera lì da vent’anni, a scavare pozzi e salvare orfani. Sempre Sofri: “L’orfanatrofio vicino alla capitale aveva un centinaio di bambini (più che altro orfani a causa dell’Aids), ed oggi ne ha 300, e grazie all’invenzione di una pizzeria(!) e panetteria, a distanza di tre anni, dà lavoro a 25 persone, e, con un utile di 20 mila euro, è diventato autosufficiente”.













la pizzeria di Loumbilà in Burkina



Da lì ai fagiolini il passo è stato breve.

L’Unicoop di Firenze ha messo insieme i volontari di Shalom, la Regione Toscana, il Governo Italiano e l’Unione Europea, e due cooperative agricole burkinabè che uniscono 8 mila lavoratori in due zone, l’una nel bacino di un affluente del Niger, l’altra a nord della capitale.

Tralasciando i dati tecnici sulla produzione (quantitativi modesti, per ora, ma si spera di aumentarli) è corretto sottolineare come non vi sia intermediazione: i fagiolini veramente arrivano sulle tavole degli italiani direttamente dal produttore. Tuttavia la sagace Sabina Morandi su Liberazione scrive con mano pesante: “una pessima idea”, “davvero letale”, “perniciosa”, “coloniale” (coloniale?).

Ma non basta: Antonio Onorati, dell’Ong Crocevia, chiede polemicamente se i fagiolini siano di coltivazione biologica. Ebbene, la risposta è: sì.

Sostiene Onorati che l’agricoltura da proteggere in Africa è soprattutto quella familiare.. Perché, quella cooperativa gli fa schifo? Non contento aggiunge che Toscana e Coop spacciano per cooperazione “un’operazione puramente commerciale”, che è soltanto una banale delocalizzazione.

Allora, per amor di giustizia, vediamo le cifre:

i fagiolini (al kg) vengono pagati alla cooperativa 0,762 euro, contro 0,40 circa pagato al contadino in Italia. Alla cooperativa burkinabè vanno inoltre altri 0,238 euro per la messa in scatola e il trasporto all’aeroporto, per un totale di un euro. Circa 1,35 euro è il costo del trasporto aereo. I fagiolini arrivano dunque in Italia al costo di 2,35 al kg.

Con i costi ulteriori (trasporto agli stabilimenti di lavorazione, confezionamento e trasporto ai magazzini) si arriva a 2,8 al kg. I consumatori pagano i fagiolini alla Coop, in confezioni di 750 grammi, l’equivalente di 3,50 al kg (molto meno se comprati sfusi).

Chiosa Sofri: “Dal mio fruttivendolo i fagiolini costavano, oggi, 5,50 euro”

Allora chiedo alle varie Morandi e Onorati: chi sta sfruttando chi? Fossi al posto di un contadino italiano saprei benissimo con chi prendermela..

mauro






http://www.movimento-shalom.org/demo2/default.asp


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“l'aumento di saggezza si può misurare con esattezza in base alla diminuzione di bile”

Friedrich Nietzsche


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