IL MISTERO DELLA TORTURA BIANCA
Individuati corpi estranei nel cranio di Paolo Dorigo: si tratta di microchip sottocutanei?
di Alessandro De Lucia
"Hanno installato qualcosa nel mio corpo": è dal maggio 2002 che il detenuto veneziano Paolo Dorigo, attualmente agli arresti domiciliari, denuncia la presenza nella sua testa di un "intruso", ovvero un microchip sottocutaneo che gli sarebbe stato inserito nel condotto uditivo. Questo microchip, secondo Dorigo, sarebbe il principale strumento di una vasta operazione tecnologica di annientamento psicofisico e di controllo mentale praticata contro di lui.
Fantasie? Ipotesi assurde? Così le autorità carcerarie e giudiziarie interpellate hanno sempre liquidato queste denunce, ma gli ultimi esami medici effettuati da Dorigo gettano una luce inquietante sul caso: una TAC effettuata il 5 ottobre rivela la presenza di una piccola areola radiopatica nei tessuti molli in prossimità del timpano sinistro . Un secondo esame datato 3 novembre conferma la presenza di un corpo estraneo non meglio identificato nel condotto uditivo sinistro . Altre lastre effettuate più recentemente hanno rivelato la presenza complessiva di cinque sagome in vari punti della testa, di cui non è stata fornita un esauriente spiegazione medica.
Il deputato di Rifondazione Comunista Giovanni Russo Spena, che si occupa del caso, ha così commentato questi risultati diagnostici: "Ciò che appariva assurdo ha ora riscontri scientifici della veridicità. Partendo da questa nuova importante indagine chiediamo che gli organi giurisdizionali, il Tribunale di sorveglianza, riprendano in esame la vicenda di Paolo Dorigo e in secondo luogo, vogliamo chiedere al governo se è possibile che in Italia vengano praticate torture scientifiche di questo tipo, come accade in altri paesi, come gli Stati Uniti".
Il riferimento del parlamentare Russo Spena agli Stati Uniti è diretto all' MK-ULTRA, il programma di controllo mentale della CIA attuato con la collaborazione di scienziati nazisti sopravvissuti alla seconda guerra mondiale e reclutati segretamente dal governo americano tramite l'operazione Paperclip. Perfino Bill Clinton ha ammesso l'esistenza di questo progetto che prevedeva l'uso di cavie umane non consenzienti, cosa peraltro comprovata dai documenti governativi declassificati grazie al Freedom of Information Act.
Carcerazione speciale e tortura bianca
Per capire meglio la controversa vicenda di Paolo Dorigo è necessario riassumere la sua odissea carceraria: Dorigo è un maestro elementare e un pittore di 46 anni, nato a Venezia, con un passato da giornalista militante, prima nel quotidiano Lotta Continua e poi a Radio Sherwood come conduttore di trasmissioni sui diritti dei detenuti nelle carceri speciali.
Nel 1994 gli viene rivolta la pesante accusa di terrorismo per un attentato contro la base NATO di Aviano, firmato dalle Brigate Rosse: l'attentato è di dimensioni molto ridotte (una molotov e alcuni colpi di pistola contro il muro della base, senza danni né feriti) e non è mai stato verificato, a parte la rivendicazione, un effettivo coinvolgimento delle nuove BR. L'accusa contro Dorigo, che si dichiara innocente, si basa solo sulle dichiarazioni del pentito Angelo Dalla Longa, non controinterrogato e nemmeno presente in aula, ma basta per farlo condannare a 13 anni di carcere, con un processo in seguito tacciato di grave irregolarità e denunciato come illegittimo dalla Corte Europea per i Diritti Umani e dal Consiglio dei ministri europei (nonostante il parere dell'Unione Europea nel dicembre 2005 i giudici hanno nuovamente rifiutato l'istanza di revisione del processo).
Dorigo subisce il regime di carcerazione più duro, il 41 bis, che prevede pesanti restrizioni e misure di sicurezza invasive che spesso, secondo molti detenuti, sconfinano nella tortura. Nel 1996 Dorigo, per protestare contro le condizioni di prigionia, incendia la sua cella e rimane gravemente ustionato. Viene operato d'urgenza in ospedale, e qui accadono le prime stranezze: l'operazione chirurgica a cui viene sottoposto nel reparto grandi ustionati del CTO di Torino risulta essere durata solo due ore, mentre in realtà è durata ben sette ore: molte pagine della sua cartella clinica sono scomparse.
Sei anni dopo Dorigo inizia a denunciare il manifestarsi di disturbi molto anomali: insieme a ipersensibilità uditiva molto acuta, fischi persistenti e ben cinque otiti infiammatorie, parla di interferenze radio esterne e di voci che bombarderebbero la sua mente con messaggi subliminali, minacce di morte e stimolazioni sessuali. Gli accertamenti clinici in carcere gli diagnosticano una patologia di acufeni a 1000 hz (normalmente la frequenza è sui 400 hz). Gli viene inizialmente rifiutata la richiesta di un esame emocromocitrometrico, che può effettuare solo nel febbraio 2003 e rileva una presenza del 5% di LUC (cellule non nucleate).
Dorigo ritiene gli accertamenti clinici insufficienti e richiede di potere effettuare esami medici approfonditi in un ospedale esterno al carcere, per scoprire l'origine di quella che per lui è diventata una vera e propria tortura, e che sospetta essere provocata da una microspia inserita nella sua testa durante le sette ore di "buco" nell'operazione chirurgica del 96. Naturalmente la sua convinzione di essere vittima della "tortura bianca" del controllo mentale rischia di farlo passare per pazzo, ma la piena salute mentale di Paolo Dorigo viene confermata da ben tre perizie psichiatriche: i referti del dr. Taburni (2002-2004), del dr. Paladini (febbraio 2003) e del dr. Mascabruno (ottobre 2004) negano qualsiasi stato psicotico.
Fino al Giugno 2004 le autorità continuano a negare a Dorigo la possibilità di effettuare esami all'esterno del carcere:contro questi divieti egli protesta con lo sciopero della fame. Dopo 52 giorni di digiuno il 22 luglio 2004 vengono accolte formalmente le sue richieste e gli viene annunciato che entro 90 giorni avrebbe potuto effettuare tutti gli accertamenti clinici ritenuti necessari in una struttura non militare. Ma le richieste, di fatto, non vengono accettate: passano più di quattro mesi e al detenuto non viene concesso di sottoporsi ad esami medici in una clinica civile. Nel frattempo, in data 9 agosto 2004, il Consiglio d'Europa gli propone la grazia presidenziale, che ha sdegnosamente rifiutato in quanto essa presuppone un'ammissione di colpevolezza, mentre invece tuttora continua a dichiararsi innocente.
Dorigo ha portato avanti, dal 22 settembre al 30 novembre 2004, un altro lungo digiuno di protesta (70 giorni), che lo ha pesantemente debilitato, portandolo molto vicino alla morte. L'istanza che gli avvocati di Dorigo avevano presentato in tribunale, in cui si richiedeva la sospensione della pena o almeno gli arresti domiciliari ospedalieri per il loro assistito, non è stata accettata, nonostante quest'ultimo fosse in gravi e preoccupanti condizioni di salute.
Il 12 dicembre 2004 la commissione medica incaricata dal tribunale di sorveglianza di Perugia di accertare se le condizioni di Dorigo necessitassero di un ricovero ospedaliero extracarcerario ha espresso, tramite la prof. Francesca Barone e lo psichiatra dott. Paolo Catanzaro, il seguente giudizio: il soggetto esaminato sarebbe affetto da "schizofrenia affettiva" e "con un'identità pericolosamente fondata sulla sovversione sociale", che andrebbe curato con una "terapia fondata sul lavoro", oltre che con sostanze come benzodiazepine ipnoinducenti. In poche parole, secondo la commissione medica, Dorigo sarebbe uno psicopatico che non necessita di cure esterne al carcere, ma solo di psicofarmaci.
Ma allora perché le perizie psichiatriche precedentemente effettuate l'avevano giudicato totalmente sano di mente? Come si spiega l'ampia e approfondita documentazione scientifica che Dorigo ha presentato più volte alle autorità per giustificare le proprie richieste? E se è davvero uno psicopatico, perché non gli viene permesso di essere visitato fuori dal carcere? Se non c'è niente che possa essere rivelato dagli esami, di che cosa hanno paura? Oggi i risultati degli esami effettuati da Dorigo nell'ospedale civile di Dolo (Ve) mostrano che forse qualcosa da nascondere c'era…
Numerose persone si sono mobilitate per chiedere che sia fatta luce e verità su questo caso: da alcuni deputati che hanno fatto uno sciopero della fame a staffetta (tra cui il già citato Giovanni Russo Spena e Luana Zanella dei Verdi) fino ad un appello firmato da numerose personalità, tra cui il premio Nobel per la letteratura Josè Saramago e il noto giornalista Enzo Biagi, in cui si chiede il rispetto del diritto di Dorigo ad un giusto processo e soprattutto alla salute psicofisica. Da qualche mese Paolo Dorigo ha finalmente ottenuto gli arresti domiciliari per motivi di salute, ma non ha ancora concluso la sua battaglia e ora cerca un chirurgo disposto ad operarlo per estrarre i corpi estranei individuati nella sua testa grazie agli esami da lungo tempo richiesti.
L'associazione italiana delle vittime delle armi elettroniche-mentali
Quello di Paolo Dorigo sembrava essere il primo caso denunciato di controllo mentale in Italia, simile a quelli delle vittime dell'MK-ULTRA negli Stati Uniti, tuttavia non è l'unico: altre persone hanno denunciato di subire forme di tortura tecnologica da parte di servizi segreti "deviati" e entità governative. Nel settembre 2005 è nata l'Associazione Vittime Armi Elettroniche-Mentali (AVAEM) su iniziativa di Dorigo e di altri tre cittadini italiani che, a differenza di lui, non sono mai stati in carcere, ma denunciano analoghi trattamenti. I membri dell'associazione dichiarano di vivere in città diverse e non di non essersi mai conosciuti prima del giugno scorso.
Gli scopi e le finalità dell'associazione sono così spiegate nell'home page del loro sito internet: " Nasce praticamente per dare voce a chi non ha il diritto di udire il silenzio, a chi non ha il diritto alla propria interiorità, sessualità segreta, scrittura, pensiero…L'interferenza di pensiero e la violenza fisiologica via radio, ultrasuoni, laser, stimolazione transcranica sottocutanea, radio-terapia, trasmissioni tramite elettrodi magari innestati e pilotati da medici per motivi di "controllo" dell'epilessia e della schizofrenia, o protesi acustiche in persone non sorde, o polimeri tecnologicamente studiati in centri di ricerca piemontesi, o sostanze radioattive di natura biologica come chip a dna… Nulla e niente possono giustificare l'uso di questi strumenti. Ne chiediamo la moratoria mondiale, come per le armi chimiche al gas nervino dopo la Ia guerra mondiale."
Questa associazione accusa gli apparati dello stato di servirsi della scienza a scopo di tortura, i quali userebbero sofisticate armi psicotroniche per controllare e colpire persone scomode: "Si tratta di forme di tortura terribili, tali da portare alla pazzia le persone, tali da far desiderare loro la morte, tali da trasformarli in oggetti sessuali o in killer prendi-ordini."
Oltre al caso di Paolo Dorigo, nel sito dell'associazione sono documentati altri due casi molto meno noti: quello di T.C., una donna tra i 45 e i 55 anni, e di M.B., pensionato romano tra i 55 e i 65 anni. T.C. denuncia di subire intrusioni e torture elettroniche dal 1988, di avere portato avanti da sola una indagine per capire da cosa sono provocate, ma di essersi imbattuta nella reticenza dei medici. M.B, invece, sostiene di essere stato un economo di Montecitorio, che dopo aver denunciato gravi irregolarità ed episodi di corruzione ai suoi superiori ha subito minacce di morte ed intimidazioni di ogni genere fino ad arrivare all'agosto 2004, quando inizierebbe ad essere torturato con ultrasuoni presumibilmente provenienti da fonti radio esterne.
Queste denuncie sono state citate anche dal dossier sulla tortura in Italia stilato da ARES, Agenzia Ricerca Economico Sociale. L'AVAEM sostiene che questi sono solo due dei casi di controllo mentale e tortura scientifica in Italia, e che c'è ne sarebbero decine di altri: gli fanno eco alcune inquietanti testimonianze anonime pubblicate sul sito censurati, che indicano il nome di una caserma in particolare, che si chiamerebbe "Castro Pretorio Interforze", come possibile regia di alcune di queste operazioni. Bisogna poi ricordare che qualche anno fa persino due insospettabili trasmissioni televisive, La Storia Siamo noi di Rai Tre e Stargate di La7, hanno parlato di casi simili nel nostro paese, ma stranamente sono state ignorate.
Non abbiamo elementi sufficienti per asserire con certezza la veridicità di tutte queste denunce, ma certo le ultime risultanze mediche di Paolo Dorigo lasciano pensare: se è tutto vero cosa sta succedendo? Vengono usati microchip e apparecchi elettronici per controllare la mente qui, ora, in casa nostra? Sono diretti contro tutti noi? Siamo di fronte a qualcosa di veramente pericoloso per il nostro futuro?
Non lo sappiamo ancora , ma visto che qualcosa di analogo è gia accaduto in America rimane il dubbio: che Paolo Dorigo, con le sue denunce e i suoi scioperi della fame, abbia scoperchiato un terrificante vaso di pandora?
Note:
i Liberazione, 5/10/2005
ii Il Manifesto, 10/12/2005
iii http://www.paolodorigo.it/#cm2
iv Liberazione, 5/10/2005
v www.paolodorigo.it
vi Per approfondire nel dettaglio l'entità dei disturbi denunciati da Dorigo vedere il suo dossier su www.paolodorigo.it, e il mio articolo "Il caso Paolo Dorigo: un operazione tecnologica di controllo mentale?" sul n.8 di Camelot Chronicles reperibile su www.camelotchronicles.com
vii Esame acufeni: http://www.associazionearmielettroniche-mentali.org/crimine/2002-ORL.pdf
Esame LUC: www.associazionearmielettroniche-mentali.org/crimine/LUCsintesi.htm
viii www.associazionearmielettroniche-mentali.org/crimine/psichiatria-no-psicosi.htm
ix http://www.italy.indymedia.org/news/2004/12/693959.php
data pubb: 28 Febbraio 2006
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I quadratini rossi localizzano altri "casi" in Italia
1 commento:
2 giorni dopo questo articolo c'è stata a Marghera una conferenza stampa di Paolo Dorigo data la refertazione di un primario radiologo italiano che escludeva per 5 di questi corpi estranei, una natura anatomica o patologica.
Ciò nonostante nessun chirurgo disposto ad operare alla presenza di avvocato, telecamera e testimoni, è stato reperito. Per questo dallo scorso dicembre Paolo Dorigo ha rotto le relazioni con Russo Spena e con il suo avvocato, Trupiano.
Cfr. in
http://www.associazionevittimearmielettroniche-mentali.org/7.htm
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