sotto - foto autentica di Ratzinger in divisa nazista, 1943, fatta sparire dal web poco prima della sua elezione al Soglio Pontificio..
CARO PAPA,
DOVE STA LA DIFFERENZA?
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Lettera aperta al predicatore del papa
(E se “in capite” ci fosse il veleno)
di p. fausto marinetti
Caro predicatore del Papa, tu predichi la quaresima al papa, ma chi la predica a te? Non credi che spetta di diritto a noi, le vittime dei preti pedofili (oltre 11.000 solo negli USA), perché ci hanno definiti “invisibili”, come gli angeli? O, se vuoi, ai martiri, perché quelle mani consacrate, che hanno profanato il nostro corpo, ci hanno ucciso anche l’anima. E pensare che perfino gli atei romani erano arrivati a dire: “Maxima debetur puero reverentia”! Quando predichi non girare attorno a te stesso per spiegare e tra-spiegare quel Cristo che si spiega solo vivendoLo. E’ per questo che vedi i peccati degli altri e non quelli di santa madre-chiesa? Non possiamo tacere, griderebbero le pietre: e se “in capite” ci fosse veleno? Con quale autorevolezza può insegnare una chiesa, che assiste alla strage degli innocenti senza gridare in casa propria: “Chi scandalizza un bambino sarebbe meglio per lui mettersi una macina da mulino al collo e buttarsi nel mare”? Negli USA le vittime l’hanno scritto su un monumento dedicato a se stesse, piazzando una macina da mulino davanti all’episcopio di Davenport. Che lezione! Perché non ne mettiamo una nella piazza San Pietro? Tutto il mondo applaudirà quel papa che avrà questo santo coraggio. “Sepolcri imbiancati, razza di vipere”, il Cristo non lo urla agli atei, alle prostitute, alle copie di fatto, ai divorziati, ma ai sacerdoti del suo tempo. Chi mai, oggi, osa gridarlo ai nuovi “padroni del tempio”? Siamo stufi di chiacchiere, specie se sanno d’incenso. La quaresima non può essere ridotta a uno sterile esercizio di belle devozioni, perché è il luogo di opere di giustizia, cioè di riparazione delle ingiustizie anche nei nostri confronti. Quindi: 1- né esecutori materiali né mandanti né complici, nessuno resti impunito. Non si tratta di “errori”, ma di “crimini”. Se alcuni Vescovi sono colpevoli, per quale privilegio non devono pagare? 2- La tolleranza zero comincia dall’alto. Non si può premiare i complici per aver nascosto e smistato “le mele marce”, amplificando il disastro. Il card. Bernard Law, promosso arciprete della basilica di S. Maria Maggiore, pontifica (si dice che i comunicandi, quando si trovano davanti a lui si spostano nell’altra fila) e gode del privilegio dell’immunità. Per noi, ogni notte, il privilegio dell’incubo che qualcuno si infili nel nostro letto. I prelati colpevoli di omissione in atti d’ufficio siano giudicati, scontino la pena, facciano penitenza per il resto della loro vita. 3- Opera di giustizia è consegnare i latitanti alla polizia e rimpatriare i fuggitivi dai paesi d’origine alla vigilia del processo (almeno 200 dagli USA). Chi li nasconde sottocoperta nella “barca di Pietro”? Secondo il codice penale è reato di complicità. 4- Perché non hai il coraggio di dire al papa, che il card. Ratzinger ha sbagliato quando dettava ai vescovi le “istruzioni per l’uso” della pedofilia clericale? Può un papa starsene assiso sul trono di Pietro, cioè sul mucchio dei bambini macellati e farsi chiamare “padre di tutti”? Non sarebbe meglio buttare via le insegne pagane, vestirsi di sacco, coprirsi la testa di cenere, convocare dodici vittime e lavargli i piedi, urbi et orbi? 5- La Conferenza Episcopale Americana solo nel 2006 emana le “Norme essenziali” per gestire “la cosa”. Se oggi si riconosce che i delinquenti vanno consegnati alla polizia, vuol dire che ieri, coprendoli, si è sbagliato. Quale penitenza ci si propone di fare? 6- Chiudete tutti i seminari, per carità!, é contro natura crescere un ragazzo senza la mamma e la famiglia, che voi tanto predicate a parole. Se è così essenziale, non è una violenza educare in un ambiente di soli maschi? Se i trasgressori avessero avuto una formazione “normale”, avreste la consolazione di dire: “Non è colpa nostra se, ecc.”. Invece vi confortate con giustificazioni speciose, distinguendo tra pedofilia ed efebofilia o allegando: “Dopotutto la pedofilia si consuma soprattutto tra le mura domestiche…”. Ma chi commette di questi crimini non ha fatto professione di castità, non ha dichiarato al mondo di “agire in persona Christi”. Di grazia, il prete è “configurato a Cristo” anche quando consuma il suo delitto? Nessuna tolleranza zero toglierà di mezzo “le mele marce”, perché il marcio prima di stare nei frutti bacati, negli effetti, sta ma nella causa, l’apartheid del seminario. Il direttore spirituale non sostituisce la mamma; le pratiche di pietà non suppliscono le emozioni né controllano le pulsioni; ascetismo e misticismo non sostituiscono quella “dolce metà”, che completa “l’altra metà”. Ricordi s. Tommaso? “Gratia naturam non destruit”. Perfino l’ONU condanna ogni forma di reclutamento e di segregazione dei minori dalla famiglia (cf Convention on the Rights of the Child, U.N. General Assembly, Document A/RES/44/25, 12.12.1989). I primi cristiani ci hanno lasciato in eredità un’esperienza insuperabile: i presbiteri erano coltivati nel popolo, dal popolo. Solo persone mature, anziane, di provata esperienza possono presiedere la comunità. 7- La causa ultima della pedofilia (agli esperti pronunciarsi su possibili fattori genetici e socio-culturali) non sta anche in una visione distorta del piacere sessuale? Nelle facoltà teologiche sarebbe doveroso approfondire dei testi come quello di C. Jacobelli, Risus pascalis, Il fondamento teologico del piacere sessuale. Fino a quando non avremo una cultura positiva della corporeità; fino a quando non impareremo dai laici, che la gestione del regno del corpo umano appartiene al loro sacerdozio, non potremo mai cambiare rotta. A loro, non a voi, spetta di dettar legge sulla famiglia. 8- Prima di cercare la pagliuzza nell’occhio del fratello (gay, divorziato, ecc.), togliamo la trave dal nostro. Come riparate il male che voi avete occasionato, se non provocato? E la condizione di tutto è la trasparenza. Perfino i senza Dio hanno fatto la loro glasnost! Perché nascondete i numeri (=la realtà) dei preti e delle suore costretti/e a lasciare, occultate i loro figli, le suore abusate, le donne tradite, le novizie importate dal sud del mondo? Riparare vuol dire restituire agli umiliati e offesi la dignità di persone e non costringerli all’anonimato, a farsi “invisibili” per non dare scandalo. Il loro annientamento è il vero scandalo. Il figlio del prete ha diritto di avere un padre; il figlio della suora non sia abortito; il prete che si innamora si sposi. Non è un delitto. Legiferate che non potete fare quello che volete delle offerte, dell’8 per mille, degli immobili e dei capitali, perché “i figli” devono mangiare prima dei “padri/madri”. Anche noi piangiamo sulla Chiesa. Papa Ratzinger non fa altro che “parlare” di amore, ma lascia in ombra il suo presupposto: la giustizia, che è il suo piedestallo. In campo civile, trattandosi di delitti, bisogna applicare la giustizia. Se rompo la gamba a uno non posso aggiustargliela con una preghierina, con la carità, ma per giustizia devo risarcire i danni. Non si può obliare la giustizia in nome dell’amore. Sarebbe come dire: noi cristiani, siamo passati al piano superiore, quello inferiore della giustizia non ci riguarda. Senza giustizia non c’è neanche l’uomo come fai a fare il cristiano? La giustizia umana è imperfetta, certo, ma guai se non ci fosse almeno quella nel serraglio della storia. Gesù propone la “sua” legge, la carità, il perdono, nell’intimo della coscienza, non in piazza, cioè nella gestione della convivenza civile. Al giudizio l’esame è in umanità, non in cristianità. Ci verrà chiesto come abbiamo trattato l’uomo nei suoi bisogni primari. Se trovi uno senza scarpe e tu ne hai due paia; per giustizia uno spetta a te, l’altro a lui. Se arrivano due senza scarpe, per amore le dai a loro e tu resti senza. Se non c’è questa cultura, si capovolgono le cose, come ha fatto l’arcivescovo di Agrigento, contro-denunciando la vittima di don Puleo. E’ il replay della famosa favola del lupo, che beve a monte, e dice all’agnello: “Perché mi sporchi l’acqua?”. Ma mons. Ferraro è ancora là, nel suo regno, a pontificare. Don Zeno, un vero profeta, diceva: una civiltà si giudica da come tratta la sessualità. Aveva immerso mani e cuore nelle vittime di tante aberrazioni. Noi cristiani, diceva, non chiamiamo il figlio della ragazza madre: "figlio del peccato" come se l’avesse generato il diavolo? Agli orfani abbiamo dato l’istituto non la paternità/maternità, perché non abbiamo messo a frutto la fede, che fa fare le cose impossibili all’uomo (superare i vincoli del sangue). Scriveva al papa di essere un "segugio di Dio. Io conosco il tanfo di satana. E in Vaticano ce n’è parecchio...". Perché la vostra dottrina e la vostra prassi sono funzionali ad un sistema di ingiustizia. Come possiamo pretendere, da chi non ha vissuto il Calvario nella propria carne, che provi quello che proviamo noi? Tra noi e te c’è il guado delle nostre lacrime e del nostro sangue. E’ questo il battesimo di cui tutti abbiamo bisogno. Visto che sei prossimo alla pensione, perché non vai a stare con gli ultimi per vedere quali quaresimali ti suggerisce la nostra vita di croce? Coraggio, alcuni sono andati a passare la vecchiaia nelle baraccopoli. Noi, con tutte le vittime dell’ingiustizia, ti faremo vedere che il nostro corpo è un ostensorio esposto 24 ore su 24 con le stesse stigmate di Cristo. Ti aspettiamo a cuore e braccia aperti. p. fausto marinetti PS. La lettera é stata inviata al destinatario con richiesta di replica. Fino ad ora, nessuna risposta.
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