"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

venerdì 9 novembre 2007

Pakistan, Bhutto "prigioniera" in casa - Birmania, qualcosa si muove

Le autorità: "L'ex premier è detenuta in casa per tutelare la sua sicurezza"
La Casa Bianca: "Chiediamo la liberazione sua e degli altri oppositori politici"

Musharraf imbavaglia l'opposizione

Bomba contro la casa di un ministro, quattro morti



Benazir Bhutto

ISLAMABAD - E' sempre più alta la tensione in Pakistan. Una bomba è esplosa davanti all'abitazione di un ministro a Peshawar facendo quattro morti (l'esponente del governo è rimasto illeso) mentre nella capitale l'abitazione dell'ex premier Benazir Bhutto è circondata fin dalla notte da duecento poliziotti e filo spinato. La Bhutto infatti è agli arresti domiciliari su decisione del premier Musharraf, che non vuole che partecipi a un comizio dell'opposizione.

Il comizio che ha "provocato" la misura degli arresti domiciliari era stato organizzato dal partito d'opposizione (Ppp) nel parco della capitale per le 13 locali (le 9 in Italia) ma è sempre stato vietato per via dello stato di emergenza in vigore da una decina di giorni nello stato asiatico. La Bhutto ha provato ad uscire di casa poco dopo le tredici, ma è stata subito fermata dalla polizia. "Lasciatemi passare - ha gridato alla polizia mentre veniva stoppata con alcune collaboratrici - mio padre ha sacrificato la sua vita per voi e per questa nazione".

Il ministro dei Trasporti Sheikh Rashid Ahmed, uno dei principali alleati di Musharraf, ha confermato in mattinata che la Bhutto è agli arresti domiciliari: "Una misura temporanea finalizzata a tenerla lontana dal meeting di oggi. Abbiamo provato in tutti i modi a dissuaderla dal partecipare al comizio anche perchè abbiamo avuto segnalazioni precise circa attentati suicidi. L'unico modo per far rispettare le disposizioni sono gli arresti domiciliari".

Il ministro è quasi costretto a parlare e spiegare dopo che fin dall'alba un portavoce del partito della signora Bhutto, Sherry Rehman, aveva denunciato la detenzione e spiegato che in questo modo si tenta di impedirle di tenere il comizio oggi nella vicina città di Rawalpindi in sfida allo stato d'emergenza imposto dal presidente Pervez Musharraf.

E una condanna delle misure restrittive verso la Bhutto è stata espressa dagli Stati Uniti, con la Casa Bianca che ha chiesto la liberazione dell'ex premier e degli altri oppositori politici. "Restiamo preoccupati per il persistere dello stato di emergenza e la limitazione delle libertà fondamentali e chiediamo alle autorità pachistane il pronto ritorno all'ordine costituzionale e alle norme democratiche", ha detto il portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale Gordon Johndroe.

Il 18 ottobre scorso un attacco suicida aveva già preso di mira la Bhutto, appena tornata in patria dopo otto anni di esilio. L'ex premier e la sua famiglia sono rimasti illesi ma lungo il suo corteo sono stati contati 139 morti. Oggi, via telefono, la donna ha dichiarato: "Mi hanno posto agli arresti, ma il mio Partito Popolare del Pakistan continuerà a battersi per la democrazia e la legalità. Non vi è nessun processo politico, questa è una farsa".

(9 novembre 2007)

fonte: http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/esteri/pakistan/bhutto-arresti/bhutto-arresti.html

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Myanmar - 09.11.2007
(fonte: www.peacereporter.net)

Aung San Suu Kyi incontra i vertici della Nld e si dice pronta a collaborare con la giunta
Questa mattina la dittatura birmana ha consentito alla premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi – agli arresti domiciliari da dodici anni – di incontrare tre membri del comitato centrale e il portavoce del suo partito, la Lega Nazionale per la Democrazia (Nld). Non accadeva da oltre tre anni. Dopo l’incontro, il portavoce della Nld, Nyan Win, ha dichiarato che ‘la Signora’, come i birmani chiamano Suu Kyi, “si è detta molto ottimista sul fatto la giunta militare ora abbia la volontà di raggiungere la riconciliazione nazionale”.
Aung San Suu Kyi

“Pronta a collaborare con la giunta”.
Il significativo incontro di oggi – Suu Kyi non aveva contatti diretti con il suo partito dal maggio 2004 – segue di poche ore una storica dichiarazione in cui la stessa leader dell’opposizione ha annunciato la sua disponibilità a “cooperare” con la dittatura del generale Than Shwe. “Nell’interesse della nazione – ha scritto in una nota letta ieri sera a Singapore dall’inviato dell’Onu, Ibrahim Gambari – mi dichiaro pronta a cooperare con il governo affinché il processo di dialogo sia coronato da successo”. E’ la prima dichiarazione pubblica rilasciata da Aung San Suu Kyi dalla riconferma del suo arresto nel 2003.
Il dittatore brimano Than Shwe

La spinosa questione delle sanzioni.
Nyan Win, il portavoce della Nld, ha dichiarato alla stampa che durante l’incontro con lui e con i tre dirigenti del suo partito – Aung Shwe, Lwin e Nyunt Wai – la leader democratica ha discusso con loro una lista di punti su cui strutturare il dialogo con il Consiglio per la pace e lo sviluppo dello Stato (Spdc) – lo stridente nome ufficiale della giunta militare birmana. Non sono stati forniti dettagli su quali siano questi punti, ma pare che il più controverso e ‘scottante’ sia quello delle sanzioni internazionali. Il generale Than Shwe ha infatti posto come condizione per l’avvio del dialogo la fine del sostegno della Nld all’embargo commerciale occidentale.

Enrico Piovesana
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1 commento:

Franca ha detto...

Musharraf è salito al potere con un colpo di Stato.
Gli Stati Uniti che vanno esportando la loro democrazia ovunque faccia loro comodo, come mai non l'hanno messo nell'elenco degli Stati canaglia?
La possibilità di mantenere basi militari e truppe in una regione a loro strategica evidentemente vale la deroga!