"Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza." Antonio Gramsci

domenica 11 novembre 2007

Roma, scoppia la guerriglia ultrà


Scontri nella zona intorno all'Olimpico fino a Ponte Milvio
Centinaia di tifosi attaccano le sedi di polizia e carabinieri

Assalti alle caserme, Coni devastato


L'assalto alla caserma
di via Guido Reni

ROMA - Un assalto in piena regola, un blitz di centinaia tifosi contro una caserma della polizia in via Guido Reni a Roma, la caserma delle volanti nella zona del Flaminio. Un altro assalto al commissariato di polizia di Porta del Popolo, messo sotto assedio da decine di teppisti con spranghe, tondini di ferro e sanpietrini. Un altro contro i poliziotti barricati nello stadio Olimpico e nella sede del Coni. E poi, come in una marcia forzata dall'Olimpico verso Ponte Milvio e Tor di Quinto, un intero quartiere ostaggio della violenza. E' il caos. E' il prepartita e il dopo partita della partita che non ci sarà.

Roma-Cagliari è stata rinviata a data da definirsi come altre due partite di oggi. Non ci sono le condizioni per giocare dopo la morte di Gabriele Sandri, 28 anni, tifoso laziale ucciso da un colpo di pistola sparato da un agente della Polstrada in un autogrill vicino ad Arezzo.

La decisione di sospendere la gara, dopo una domenica all'insegna della tensione in tutti gli stadi d'Italia, è arrivata nel tardo pomeriggio. Ma i tifosi sono andati comunque allo stadio e poco dopo le 18 sono incominciati gli scontri. Ma gli autori non sono solo romanisti. Ci sono anche i laziali: un fronte unito contro un nemico comune, le forze dell'ordine.

La caserma
In via Guido Reni c'è la caserma delle volanti. La polizia, in tenuta antisommossa, cerca di contenre l'assalto. Due giovani vengono arrestati. Secondo le prime informazioni sarebbero due giovani ultras, una ragazzo ed una ragazza. Avevano i volti coperti da bandane ed erano armati di bastoni.

Lì vicino, a terra, resti di mattoni, cassette di legno, mazze. Davanti alla caserma, alcuni cassonetti divelti. Tre sono stati rovesciati in terra sul lungotevere Flaminio. E' stato incendiato anche un bus. Alcuni poliziotti parlano di "danni ingentissimi". Sul posto inoltre si è appreso che l'assalto è avvenuto poco dopo le 18, ma è stato bloccato e disperso. Abitanti della strada hanno riferito che gli ultras hanno rovesciato fioriere, rivoltato cassonetti e ciclomotori, prima di essere caricati dalla polizia. "Ci hanno attaccato, erano almeno 400 persone. Non sono riusciti ad entrare per un pelo", racconta uno dei poliziotti.

"Mi hanno tirato una pietra di grossa dimensione sulla costola", ha detto Antonio Soluri, un funzionario di polizia ferito, "hanno sfondato un vetro antiproiettile. Hanno lanciato di tutto".

Il commissariato
In via Fuga a Porta del Popolo dove c'è un commisariato presidio di polizia, la scena non è diversa. Distrutto e dato alle fiamme il portone, distrutte piante e infranti vetri, incendiato un bus della polizia. I due agenti che si trovavano all'interno si sono messi in salvo.

Lo stadio
Ma è vicino all'Olimpico che la guerriglia si organizza e tine in scacco polizia e carabinieri. Centinaia di tifosi assaltano la sede del Coni lì vicino. Le guardie di sorveglianza, non armate, barricate all'interno dell'edificio, mentre gli ultras devastano le aree interne della sede. E' una manovra per attirare le forze dell'ordine che stazionano nell'area dello stadio e ingaggiare uno scontro organizzato. Quando i poliziotti lo capiscono, tornano indietro ma alcuni restano feriti. Gli uffici del Coni vengono devastati. I tifosi lanciano una bomba carta all'interno dell'atrio danneggiando i marmi. Completamente distrutto l'orologio con il count down verso le Olimpiadi di Pechino 2008, tutte le vetrate rivolte al lato di Lungotevere e i computer della reception.

Poi i tifosi bloccano il ponte duca d'Aosta con transenne e isolano l'area dello stadio. Un fotografo collaboratore dell'Ansa viene picchiato e derubato, un cameraman aggredito.

La violenza si sposta a Ponte Milvio: un centinaio di persone lancia una sassaiola contro una caserma dei carabinieri e una delle loro auto viene incendiata.

Intorno alle 22, arrivano una decina di camionette di polizia e carabinieri e mettono in fuga il gruppo di ultras.

Resta il ricordo del loro passaggio: cassonetti divelti, vetri e mazze abbandonate per terra, pezzi di marciapiedi divelti. "Hanno spaccato tutto - racconta spaventato il gestore di un ristorante sulla piazza - erano una cinquantina di ragazzi, tutti vestiti in nero, sono venuti con le mazze e hanno assalito anche alcuni negozi". Restano tre fermati (i due del commissariato più uno a Ponte Milvio) e decine di carabinieri e poliziotti feriti.

(11 novembre 2007)

fonte: http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/cronaca/tifosi-morto/assalti-roma/assalti-roma.html

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Manganelli: Ps si assumera' colpe

Napolitano si tiene costantemente informato

11 novembre 2007


Il capo della Polizia Manganelli assicura: il Corpo si assumera' le sue responsabilita' e collaborera'nell'indagine sull'uccisione del tifoso. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appena giunto nella capitale dal Qatar, e' stato informato sullo svolgimento dei fatti che hanno portato alla morte del tifoso laziale Gabriele Sandri e ha chiesto di essere continuamente aggiornato sugli accertamenti e sugli sviluppi della situazione.




fonte: http://www.raisport.rai.it/sportarticolo/0,,76546,00.html

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12 commenti:

Anonimo ha detto...

Per quanto riguarda il ragazzo ucciso, secondo il mio modesto parere, non credo in un'azione volontaria del poliziotto, o meglio, non vorrei immaginare minimamente potesse accadere davvero. Quindi attendiamo tutti l'evolversi di ciò sencondo l'iter della giustizia italiana.
Per quanto riguarda invece i tifosi violenti che hanno assaltato, distrutto, ecc., nonostante sia completamente diverso da loro, sento che la questione è più sociale che sportiva.
Attaccare le divise vuol dire attaccare lo Stato. Ma se lo Stato è lontano dai suoi cittadini (che siano borghesi colti e "impoltronati" o giovani "barbari") queste manifestazioni di odio sono il prezzo che si paga.

ska ha detto...

Purtroppo il poliziotto era assente alla lezione in cui si spiegava con che angolazione si spara quando si spara "in aria".
Qualcuno dovrà pagare, stavolta davvero. Stavolta non ci sono estintori che stavano per essere lanciati, non c'era nessun pericolo imminente, e la volante era dall'altro lato della strada.
Se non avessi il ben fondato sospetto che i "tifosi" per la strada stiano solo cogliendo l'ennesimo, drammatico pretesto per fare casino e mettere a ferro e fuoco la città, non esiterei a giustificare questa guerriglia. Ma il fatto, Edgar, è che per questa gente attaccare le divise non vuol dire attaccare lo Stato, anche perché l'intima contraddizione che queste persone vivono è di essere (la maggior parte) dichiaratamente fascisti....perché attaccare lo strumento repressivo per eccellenza, allora? Sono fascisti ma si rollano un bel cannone allo stadio, sono razzisti ma non se il negro ha segnato al derby, ecc.. Io, mio malgrado, li ho avuti a stretto contatto per qualche anno, motivo per cui ormai da anni non vado più allo stadio. Ti assicuro, Edgar, che è solo gente allo sbando, senza identità, che aspetta la domenica perché sa che gli stadi sono zona franca, perché in mezzo a decine di migliaia meglio si confonde il vigliacco.
Esaltati dal grilletto facile da una parte, bestie dustruttrici dall'altra...stiamo messi bene!

Equo ha detto...

Condivido in gran parte l'analisi di Skakkina. Il poliziotto in questione era assente anche il giorno della lezione "sull'uso legittimo delle armi". Avendo condotto più corsi di "security" per Guardie Giurate, la maggior parte delle quali ex poliziotti o carabinieri, ho potuto constatare di persona quanta tragica ignoranza esista sui confini della "legittima difesa" e su quando e come un tutore dell'ordine è autorizzato ad usare le armi da fuoco. Se al posto di un "tifoso organizzato" su quell'auto-bersaglio ci fosse stato un giovane qualunque la notizia sarebbe finita in un trafiletto di cronaca. In quanto alle organizzazioni "ultrà" delle tifoserie è da lungo tempo che si hanno prove precise del fatto che i burattinai che ne tirano i fili sono gli stessi mestatori d'estrema destra, indipendentemente dalle "fedi sportive" apparentemente opposte. Discorso diverso riguarda la "manovalanza" che le compone: ma qui sfociamo nella psicopatologia...

Franca ha detto...

Sulla violenza che coinvolge il mondo del calcio (e non dello SPORT come si sente dire normalmente) è ora di fare delle serie riflessioni.
Per quanto riguarda il ragazzo ucciso, non c'è da preoccuparsi: la verità non verrà a galla, perchè non si processano le forze dell'ordine.
Genova insegna.

elena ha detto...

Si parlava, poco tempo fa, di "certezza della pena" per chi delinque, no? Ecco, questo è un concetto che dovrebbe, appunto, valere per tutti. Peccato che per le forze di polizia non sia MAI stato applicato - sia che si trattasse di un tifoso ucciso per errore che di un manifestante, anzi nel secondo caso meno che mai... Lungi da me il voler giustificare le violenze da stadio - ho già detto che il Roma Club di Milano si sciolse proprio per protesta contro la società che non voleva emarginare (almeno!!!) i violenti. Poi è vero: la maggior parte delle curve è in mano alla destra - vedi anche le ultime "avventure" della curva milanista. Ma quando si tratta di fare a botte con la polizia, i confini si volatilizzano ed i tifosi si coalizzano... Il discorso sarebbe ancora più lungo, ma per ora son costretta a fermarmi qui... a dopo.

ska ha detto...

E' di una gravità inaudita che, per l'ennesima volta, un poliziotto metta mano alla pistola con una tale facilità. Che a 200 metri di distanza veda un parapiglia di un gruppo di imbecilli che si danno due schiaffoni per "il calcio" (questo cancro del calcio!), e senza manco capire che succede, prenda e spari...sarebbe assurdo pure se avesse sparato in aria, cosa che comunque neanche un bambino crederebbe...
Lungi da me fare di tutta l'erba un fascio, è lontano il tempo in cui mettevo tutte le forze dell'ordine in un unico calderone, ed anche quello in cui ritenevo saremmo stati meglio senza...ma se la formazione è questa...prima di dare una pistola in mano a chicchessia, bisogna accertarsi della perfetta integerrimità morale, padronanza di sé e sangue freddo del soggetto. Ci vorrebbe un addestramento Jedi che insegni ad usare "la forza", nel modo corretto, senza incorrere nel lato oscuro, che in questo caso è, nella migliore delle ipotesi, panico: un sentimento che un poliziotto non può permettersi.
Quando si capirà questo, il mestiere di poliziotto sarà un mestiere nobile e sarà difficile accedervi, non sarà più un ricettacolo per tanti non ancora cresciuti che non vedono l'ora di giocare al far west.
Ad ogni modo qua non si tratta di voler la testa di nessuno, ma è ora che - come sottolinea Elena - le leggi vengano applicate anche nei confronti delle forze dell'ordine. Altrimenti la sfiducia si allargherà sempre più, e sentiremo di vivere in uno stato di polizia. E i "civili" (si fa per dire) si sentiranno autorizzati ad armarsi come potranno contro le forze dell'ordine, che percepiranno come nemico armato dallo Stato.
L'errore più grande che si può fare ora è insabbiare il tutto, trattare la vicenda come "tragico errore umano", e spostare l'attenzione sul vandalismo degli imbecilli di ieri, che va certamente curato, ma a parte, e in modo radicale, per esempio chiudendo tutti gli stadi per qualche anno.
Come dite? Non conviene a nessuno?

Anonimo ha detto...

Non sono quasi mai andato allo stadio Ska, ma quello che mi rode è che tutto si concluderà (al di là della condanna o meno del poliziotto) con un IRRIGIDIMENTO "fascista" su chi andrà allo stadio. Con felicità dei magnati del calcio.
Io non voglio una società iperprotetta e controllata... la temo.
Meglio che si rompano le vetrine e che il vandalismo interiore nato tra le mura di quartieri degradati si opponga allo Stato indifferente e tiranno.
L'indifferenza e l'attuale sistema o pseudo democrazia, hanno creato i mostri si vedono per strada a spaccare tutto. Sono figli di uno padre (lo Stato) cattivo.
E ancora: il pesce puzza dalla testa.

Ciao.

ska ha detto...

Edgar, tu devi capire una cosa importante: la polizia allo stadio se la fa sotto, credimi. Te lo dico dal mio punto di vista, che certo non si contraddistingue per simpatia e solidarietà alle forze dell'ordine.
Andare a fondo alle cose è una cosa che ti riesce bene di solito, ma non sempre dare la colpa ai genitori per i figli balordi è cosa saggia o giusta. A questa gente non frega niente del ragazzo ucciso: questa è la stessa gente che la domenica grida "10, 100, 1000 Paparelli". Paparelli è un tifoso della Lazio che nel 1979 fu ucciso da un razzo sparato dalla curva romanista durante un derby, e che durante ogni derby viene ancora oggi simpaticamente "ricordato" con il suddetto coro. Capisci la logica perversa? Un tifoso di una squadra avversaria può essere ucciso da un tifoso ma non da un poliziotto.
A prescindere dal fatto che voglio vederti a giustificare le distruzioni quando la macchina è la tua e quella che usi per andare al lavoro, o la vetrina quella del tuo negozietto, voglio sottolineare che è sempre possibile trovare una responsabilità "altra", ma così si crescono figli viziati. Se si intuisce un disagio sociale si deve intervenire, ma mai giustificare, mai. Altrimenti va compatito il ROM che ha violentato e ucciso la donna romana, perché vive nell'emarginazione, vanno compatiti i soldati americani che torturano i prigionieri a Guantanamo perché poverini, ce li hanno mandati, gli hanno fatto il lavaggio del cervello, e così via. Ognuno paghi per i suoi cocci, il poliziotto dal grilletto facile in primis, e tutti i vandali per i danni che infliggono alla società e ai beni altrui, di gente che non c'entra assolutamente nulla.

Un'altra cosa su cui secondo me sei fuori strada: i magnati del calcio non ci guadagnano assolutamente nulla da un presunto irrigidimento fascista nei confronti dei tifosi, tutt'altro. I magnati del calcio ci campano con questa gente, gli pagano le trasferte organizzate, li finanziano, li coprono. Sono i loro "datori di lavoro", in certo modo: chi credi che compri tutti i loro stupidi gadgets calcistici, a 100 euro a maglietta? Fidati, non lo dico io: è così.
E' vero: il pesce puzza dalla testa. Dai vertici. Del calcio. Non è più uno sport ormai da anni, è inconcepibile che ogni domenica vengano impiegati così tanti fondi pubblici per garantire la sicurezza. E ti garantisco che non è un eccesso di zelo, è davvero necessario: la città è loro, la domenica. Non è giusto.
L'unica soluzione è giocare a porte chiuse per qualche anno, far guardare il calcio alla gente in tv, se ci tiene, e riaprire gli stadi a scolaresche e famiglie.
Pensa solo all'america latina, dove il calcio è religione quasi più che da noi, e dove il disagio sociale è molto maggiore che in Italia. Lì queste cose non succedono, il calcio è una festa. Secondo te perché? Perché lì il calcio non è business come da noi, tant'è vero che tutti i piuù grandi campioni sud-americani traversano l'oceano per stabilirsi qui da noi.

Anonimo ha detto...

Si, mi fido di quello che dici e ne convengo su taluni punti.
Diciamo pure che quanto si è verificato è una deriva di ciò che non si è fermato in tempo.
Speriamo soltanto che non se vengano (chi comanda) con soluzioni del tipo: microchip nel braccio del tifoso pericoloso, ecc. ecc.
Altrimenti scendo io a spaccare tutto, compreso la mia stessa macchina (ah però... potrei usarla come bomba.... ahhh ;)) )

Ciao.

elena ha detto...

Facciamo un giochino: il famoso "cui prodest".
A chi giova un irrigidimento generalizzato delle norme sull'ordine pubblico?
A chi giova lasciare che migliaia di giovinastri tutte le domeniche sfascino tutto e se la prendano principalmente con la polizia (non a caso TUTTE le tifoserie ieri erano unite contro il nemico: le forze dell'ordine - e non è un'opinione che condivido, anche se neppure io son tenera con la pula... ma quando ce vò...)
A chi giova immolare questo specifico poliziotto (che per carità, mica è da assolvere. Ma a me puzza tanto di capro espiatorio...)
E poi facciamo un altro giochino: la fantapolitica al potere. Vi suona tanto strano pensare che ieri qualcuno abbia telefonato in qualche TV per dire cosa divulgare al mondo? E se non vi suona strano (ma ricordate che è fantapolitica...), chi potrebbe essere stato? :)
Dopodiché il passo successivo è far quadrare il cerchio: tifosi scalmanati = non allineati = terroristi (già detto, no?). Quindi tutti quelli che la pensano in modo diverso dal potere sono da colpire. Non è così che si fa l'unità nazionale???

elena ha detto...

Solo una riflessione: da più parti si è premuto per la sospensione del campionato, solo Manganelli ha insistito (e ottenuto) sul fatto che si dovesse giocare.. Strana erronea valutazione, per uno navigato come Manganelli.
Ora, il tifo organizzato si definisce così proprio perchè tale; non è un mistero per nessuno, ormai, come tutti, e dico tutti, i capi tifoseria siano in continuo contatto tra loro, si conoscano per nome, abbiano i numeri di cellulare di ognuno e si sentano più volte in settimana (io l'ho saputo per fonte diretta, da un ex ultras). Seconda cosa, come il malumore nei confronti dell'ordine costituito circoli da tempo in Rete e come fosse prevedibile una esplosione di violenza di questo tipo, sapendo che l'origine di tale violenza sia da far risalire all'omicidio Raciti. Perchè Raciti? Perchè, al contrario di ciò che adombra la versione ufficiale e che come stoicamente sostiene la vedova del poliziotto ucciso, Raciti non è stato ucciso da un tifoso scalmanato, ma è morto in seguito all'investimento, a marcia indietro, di un automezzo della polizia. E ci sono molte prove per dire ciò.
Il popolo degli ultras tutto questo lo sa molto bene, ed era inevitabile che a fronte di un fatto di sangue come quello del tifoso laziale ucciso tale popolo si sia scatenato. Unito dal sentimento di vendetta, senza vessilli e bandiere. Tanto è vero che a Roma tra gli assalitori vi erano sia tifosi laziali che romanisti, indistinguibili con le loro sciarpe nere.
Qualcuno cercava lo scontro? Come dice Elena, cui prodest?
Ed è stata una pura fortuna che da una tragedia non ne sia nata un'altra nacora più grande..
mauro

Anonimo ha detto...

"Dopodiché il passo successivo è far quadrare il cerchio: tifosi scalmanati = non allineati = terroristi"

Bravi. Anche per il gioco del "cui prodest?"