Eduardo Di Blasi
Il conto non è semplice da fare, a dieci giorni dalla chiusura dei termini per la presentazione delle liste, e nel giorno in cui, chiudendosi la partita delle segreterie regionali, si mette automaticamente in moto un nuovo circuito di candidature locali. Con le dovute approssimazioni, però, il 14 ottobre prossimi si troveranno a concorrere per le assemblee costituenti (quella nazionale e le venti regionali) del Partito Democratico, almeno 40mila persone.
Il regolamento del Pd prevede infatti che il 14 ottobre siano eletti, attraverso un sistema di liste bloccate, 2400 «costituenti» nazionali, 4800 «costituenti» al livello regionale, e 60 per l'estero.
Questo vuol dire che, per ciò che riguarda i tre candidati accreditati del maggiore risultato (Walter Veltroni, Rosy Bindi ed Enrico Letta), dovranno contare almeno su 7200 persone in lista: 2400 in Italia, 4800 tra le diverse regioni, 60 per il voto estero. Gianni Pittella, che appoggia Letta, ritiene, che a parte qualche apparentamento regionale, Letta abbia i numeri per poter presentarli tutti e 7200.
A questo dato, ricorda il costituzionalista Stefano Ceccanti, tra i padri del regolamento, va anche aggiunto il possibile bonus che scatta quando nel singolo collegio gli elettori delle primarie superino (del 20%) quelli che sono andati a votare per l'Ulivo alla Camera nelle ultime politiche. È un'ipotesi. Ma nel caso in cui la soglia sia superata, il collegio si aggiudica un candidato in più. Il che vuol dire, numeri alla mano, che in linea teorica si debbano prevedere liste nazionali che non siano di 2400 persone, quanto di 2875 (ai 2400 si devono aggiungere i 475 «bonus» per ogni singolo collegio). Quindi i tre big dovranno mettere in campo almeno 7735 perone (e siamo quindi a 23205). Ma i candidati a livello nazionale non sono tre. Accanto a loro corrono Mario Adinolfi, Jacopo Gavazzoli Schettini e Pier Giorgio Gawronski. Non hanno una capacità organizzativa tale per stare dietro al sistema elettorale di queste primarie. Ciò non toglie che dovranno mobilitare per una candidatura almeno un migliaio di persone. Adinolfi, ad esempio, è in grado ad oggi di mettere in campo«1200 candidati al livello nazionale», ma non crede di provare con liste regionali (che avrebbero anche una minore capacità di affermazione).
Ci sono poi le due liste per Veltroni. Quella costituita da Vincenzo Vita e Massimo Brutti «A Sinistra per Veltroni» si presenterà «in più della metà dei collegi nazionali», spiega Vita. Questo significa che correranno con lista propria e simbolo (ma anche in liste collegate), circa 1250 persone. «La lista - sostiene anche Vita - sta crescendo».
Ben piantata, però, appare anche la lista «Ambiente, Innovazione, Lavoro» (sempre a sostegno di Veltroni), quella che Ermete Realacci chiama «una jam session», potendo contare su esponenti politici, sindacali, della società civile di diversa estrazione (Anna Finocchiaro, Cesare Damiano, Giovanna Melandri, Giulio Santagata, Luigi Nicolais, Andrea Ranieri, Pina Picierno, Achille Passoni). L'intenzione, spiegano Realacci e Passoni, è quella di costituire liste in quasi tutti i collegi (quindi con almeno 2400 persone), e di presentarsi al livello regionale dove non ci siano più candidati regionali che appoggino Veltroni. D'altronde sarà proprio nelle Regioni che si metteranno in gioco il maggior numero di persone. Solo in Campania corrono in 5 per la segreteria regionale. Questo vuol dire che per avere delle chances di vittoria devono mettere in campo 438 candidati per uno: oltre duemila persone. La moltiplicazione si può fare (con la tabella accanto), moltiplicando il numero dei posti disponibili nelle assemblee regionali per il numero dei candidati alla segreteria regionale. Su questi, poi, potranno però anche confluire, a discrezione del candidato alla segreteria, liste territoriali indipendenti.
Pubblicato il: 13.09.07
Modificato il: 13.09.07 alle ore 11.22
fonte: http://www.unita.it/view.asp?idContent=68863
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